itinerari - quintana ad ascoli piceno


La Giostra
L'etimo è ancora incerto. Chi la vuole come derivante dal francese quintane o dal provenzale quintana, chi dal latino quintus (negli accampamenti romani era la strada tra il V e il VI manipolo dove i legionari probabilmente facevano i loro esercizi militari). Chi, infine, propone Quintana com'era chiamato il simulacro, fantoccio di un guerriero (Moro, Saraceno, Infedele, nomi legati alla letteratura e alle cronache delle Crociate).
Val la pena, a questo punto, segnalare al lettore che ad Ascoli esiste un Centro Studi sui Giochi Storici che organizza convegni, mostre, pubblicazioni e dibattici proprio alla ricerca di tutte le possibili origini della Quintana, con l'apporto dell'Archivio di Stato, della Biblioteca Comunale e d'esperti e studiosi medievalisti.
La Giostra della Quintana è una gara d'abilità e di destrezza nella quale si cimentano per la conquista del Palio, sei cavalieri, ciascuno rappresentante un sestiere cittadino, come nell'antica suddivisione urbanistica.
Ricordate questi nomi dei Sestieri, che sono alla base dell'accesso agonismo che infervora gli Ascolani: Piazzorola, Porta Maggiore, Porta Romana, Porta Solestà, Porta Tufilla, Sant'Emidio. I tornei furono un prodotto del feudalesimo e della cavalleria, e si riallacciano, per ciò che riguarda il fine di esercitarsi nell'arte militare, ai giochi guerreschi propri di quasi tutti i popoli. Essi furono molto numerosi durante i secoli XII e XIII, in tutte le città grandi e piccole. Naturalmente anche più dei tornei furono numerose le giostre dal Sec. XIII in avanti, e tanto vivo e diffuso fu l'amore per tali feste, che se ne vollero correre dappertutto.
Nella seconda metà del Cinquecento le giostre risentono delle nuove idee sociali e politiche. Talché, accanto ai solenni spettacoli offerti dai principi e dai signori, non mancano le giostre popolari, cui prendono parte non solo i borghesi, ma anche gli artigiani e i famigli.
All'inizio del Quattrocento s'era risvegliato quasi dappertutto in Italia lo spirito militare e guerresco, e le giostre avevano raggiunto in quell'epoca una magnificenza cui prima non si erano nemmeno avvicinate. È sul finire del sec. XIV, verso il 1378, in coincidenza con la redazione degli Statuti del Popolo, conservati ancor oggi nell'Archivio storico della città, che abbiamo notizia della Giostra della Quintana d'Ascoli che, secondo alcuni era per l'appunto una giostra e non un torneo. La distinzione è del Muratori (Dissertazione XXIX nelle Antichità Italiane): le giostre, anche quando consistevano in finti combattimenti, erano incruente.

Il Corteo Storico
E siamo alla parte più attraente, più spettacolare della Quintana. Siamo al Corteo Storico che vede presenti, in un lungo, ordinato serpente colorato dai velluti, ai damaschi, alle trine di Dame e Damigelle, ai severi costumi delle Magistrature, ai rami, agli argenti, ai bronzi di corazze, elmi ed armi, ai paludamenti variopinti delle varie Corporazioni, agli scoppi di colori e disegni dei cento e cento drappi che gli sbandieratori lanciano al cielo, per un totale di almeno 1200/1400 personaggi partecipanti. Un corteo che nel lento passo segnato dal rullare dei tamburi e dagli squilli argentini delle lunghe trombe (chiarine), sembra uscire da un affresco del Quattrocento e realizzarsi, oniricamente, nel suo ambiente storico naturale: le tortuose rue, le magnifiche piazze, alle ombre degli antichi manieri, torri e palazzi. Ecco dunque una visione (tra virgolette) da non mancare, una "emozione" da vivere.
Lo stesso Sindaco della città, in carica, anche lui in un severo ed elegante costume d'epoca, apre il corteo quale Magnifico Messere; è seguito dalle Magistrature che sono rappresentate dagli assessori comunali in carica e altri maggiorenti come i consiglieri provinciali, regionali e presidenti d'Enti.
Una singolarità, questa, che non aveva l'eguale in altre rievocazioni. A questo punto è difficile dettagliare tutte le "figure" che sfilano: ricordiamo le Guardie nere comunali che fanno da scorta al Magnifico Messere e al Gonfalone Civico con i suoi Valletti.
Quindi il folto stuolo dei Musici e degli Armigeri che scortano il Palio. Si tratta di un drappo di seta che ogni anno viene dipinto da un artista locale, con un soggetto sempre legato alla Quintana.È l'ambito premio che andrà al Sestiere vincitore e che, una volta conquistato, sarà poi gelosamente conservato nella sede del Sestiere e riportato in corteo (con gli altri trofei vinti) gli anni seguenti.Non dimentichiamo che al corteo partecipano anche le rappresentanze dei Castelli a suo tempo devoti e legati ad Ascoli Piceno (Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Castignano, Folignano, Patrignone, Porchia, Ripa e Berarda).
Tutte le località nel circondario del capoluogo Piceno, anch'esse ricche di testimonianze storico - artistiche e che nell'ambito dei loro gruppi, usano proporre le loro caratteristiche monumentali o di costume (Dame e Castellani dei manieri, Corporazioni dei mestieri soprattutto artigianali, cacciatori, pastori con cani e con mazze di radica ed altro ancora).
E riprendiamo la riassuntiva illustrazione del corteo, che vede nei sei Sestieri l'essenza sempre viva della città. Ogni Sestiere apre il proprio gruppo con un Console seguito dalle notabilità del rione, dai nobili e dalle varie Corporazioni di professioni e mestieri che rispondono a tali qualifiche anche nella vita quotidiana. Ogni Sestiere figura poi con prestanti cavalieri, con armigeri, alfieri vessilliferi e prestanti e carismatici Capitani del Popolo nonché con un suo gruppo di tamburini.
Quindi, circondata da paggetti, la Dama, la signora Sestiere, scelta tra le più belle del rione, seguita dalle damigelle anch'esse accuratamente scelte tra le più significative bellezze muliebri. Ogni anno questa cernita non è delle più facili poiché tutte le giovani del Sestiere sanno quale ambito onore rappresenti il partecipare al corteo storico: un riconoscimento, cioè, che ha molto e più desiato valore di una moderna elezione di "miss".
Sfila quindi il personaggio più acclamato, temuto, ammirato del Sestiere: il Cavalier giostrante, colui cioè che si batterà contro il Saraceno o Moro per la conquista del palio.
Cavalier giostrante e cavallo, rappresentano un binomio che tiene preoccupati per tutto l'anno i "sestieranti" e priva del sonno, negli ultimi giorni che precedono la Giostra, tutti coloro che hanno a cuore i colori del proprio Sestiere. Tra l'altro il più stretto riserbo viene mantenuto sul cavallo che è tenuto nascosto. Su questo culto della cavalcatura l'anedottica è infinita, pari cioè all'inventiva dei sestieranti (cavalli sosia dei veri destrieri, portati perfino alle prove), cavalcature che devono avere caratteristiche speciali da Giostra, che debbono essere curate e sostenute con attenzioni incredibili, fatte magari passare per "brocchi" in strumentali e provocatori "si dice", e tanto altro ancora...
Un culto che tocca momenti e atteggiamenti perfino parossistici, come quel Sestiere che faceva dormire il cavallo, con disegnato sopra la greppia, il Moro con tanto di scudo per i punti, onde farlo abituare a questa figura, che deve affrontare con coraggio e determinazione nella Giostra.
Come detto, questa competizione cavalleresca, ha per scenario naturale le strette vie medievali della città, la rinascimentale Piazza del Popolo ed il Campo dei giochi ove, in più assalti al Moro, i cavalieri si contendono la vittoria in una cornice di migliaia di spettacoli che seguono rumorosi, quanto trepidanti le evoluzioni dei propri giostranti.
In particolare la spettacolarità del corteo storico offre una suggestiva sinfonia di colori rappresentati dai rigorosi costumi quattrocenteschi, dalle brillanti armature, dagli svettanti vessilli e dalla leggiadria delle rappresentanze femminili. I costumi sono, ovviamente, un rifacimento in stile dei panneggi medievali. Essi sono stati desunti da affreschi ed altri disegni d'epoca. Non poche volte si ha l'impressione di vedere quasi animati, personaggi di Piero della Francesca, del Pinturicchio, di Paolo Uccello. Anche per le armi (le picche, le alabarde, le corazze, gli elmi, le grande spade) si fa ricorso a vecchi disegni d'artigiano medievale, ma non poche sono le armi "autentiche" che nobili ascolani ancora posseggono e conservano gelosamente e che solo nelle giornata della Quintana permettono che vengano impugnate da cavalieri, armigeri e capitani. Lo stesso discorso vale per gli antichi strumenti di liuteria.
Nel corteo storico, infatti, oltre alle figure militari e di magistrati, sfilano anche menestrelli, cavalier serventi di dame e damigelle ed alcuni di questi suonano e pizzicano strumenti d'epoca. Un capitolo a parte meritano gli sbandieratori che sfilano in seno alle rappresentanze del loro Sestiere, ricalcandone i colori ed i simboli nei loro drappi, che scagliano al cielo con lanci che hanno del prodigioso (non per nulla alcuni di essi hanno vinto le Olimpiadi della Bandiera).
Va però precisato che per tutto l'anno gli sbandieratori, con i loro maestri e registri, studiano movimenti per coreagrafare sempre più attraenti e spettacolari, poiché nella seconda domenica di luglio partecipano ad una gara che si volge sulle Piazza del Popolo per la conquista di un sospirato premio. Una gara che unisce ai momenti di spettacolo, eleganza, abilità, l'agonismo più caloroso di protagonisti e supporters di Sestiere. Nel giorno della Quintana, invece, oltre cento sbandieratori si esibiscono al Campo dei Giochi in una straordinaria coreografia d'insieme, con il lancio finale dei drappi che si perdono nel cielo tra l'entusiasmo spontaneo e irrefrenabile degli spettatori.

La Benedizione dei Ceri
Qual è l'ordine di partenza dei cavalieri per le loro tornate?

E qui, come nei romanzi, si deve fare un passo indietro…., Cioè si deve parlare dell'Offerta dei Ceri e della Benedizione dei cavalli, una manifestazione che si svolge sul sagrato della Cattedrale, la sera precede la Giostra, durante la quale avviene l'estrazione a sorte dell'ordine di partenza dei Cavalieri giostranti. Estrazione garantita dalla presenza del Magnifico Messere, del Maestro Provveditore di Campo, del Capitano degli Armigeri, del Mossiere. I rotolini con i nomi dei Sestiere vengono collocati entro un elmo e un giovane valletto provvederà all'estrazione. Sono questi momenti di palpitante tensione, ma anche di sapore religioso poiché la cerimonia si svolge, come detto, sul sagrato della Cattedrale dedicata al patrono della città: S. Emidio da Treviri, in tutto il mondo venerato come santo protettore "dal flagello dei terremotati". È presente il Vescovo con il suo Capitolo che impartisce la benedizione dei Cavalieri giostranti invocando la protezione del Santo per le loro cavalcature.
Dinanzi al Presule sono schierate le rappresentanze dei Castelli e dei sei Sestieri con in testa, i Cavalieri giostranti con i propri cavalli.
Il Mossiere dà le "grida", cioè i comandi in volgare. Come detto, questa cerimonia si chiama Offerta dei Ceri, in quanto valletti della Quintana, secondo l'antica tradizione, offrono dei mazzi di ceri che bruceranno tutto l'anno sulla tomba del santo Patrono, onde impetrare il bene sulla città e giustizia per i cittadini. La cerimonia si conclude con la lettura del "Bando". Esso è in certo senso la "sfida" che viene lanciata dal banditore a tutti i Sestieri per la conquista del Palio. È ancora "gridata" nella lingua volgare, seguendo gli antichi canoni cavallereschi e dell'arte militare del medioevo.

Il Corteo Finale
Al termine della Giostra si ricompone il corteo storico ed alla sua testa si pone, dopo il gruppo comunale, il Sestiere che ha vinto. Nell'ordine di classifica, sfilano quindi gli altri Sestieri, in maniera che i cittadini che non hanno potuto assistere alla gara al Campo dei Giochi possano da lontano, attraverso il colore dei drappi che salgono altissimi nel cielo lanciati dagli sbandieratori, conoscere immediatamente il vincitore della Quintana. Il corteo si scioglie all'ingresso del quartiere cittadino che ha vinto e sino al quale. Magnifico Messere e Magistrature, Mossiere e Provveditore di campo assieme a tutti gli altri componenti il corteo, scortano, in segno d'omaggio, il Sestiere vincente. Nell'ambito del quartiere iniziano quindi i festeggiamenti che si protrarranno fra canti, danze e libagioni fino alle prime ore dell'alba. Neanche negli altri Sestieri si dorme però; dalle immediate discussioni e commenti, prende corpo il più acceso sentimento di rivincita che coverà nell'animo dei "sestieranti" per tutto un anno fino al giorno della Quintana successiva, in cui riesploderà violento, con tutto il suo bagaglio di passioni represse, di speranze e delusioni. La Giostra della Quintana di Ascoli Piceno, un'autentica pagina di medioevo che riaccende ogni anno la passione negli animi degli ascolani, proponendosi all'ammirata attenzione di migliaia e migliaia di turisti, rappresenta uno dei molteplici aspetti della storia, del costume e del folklore italiano, e come tale ha spesso rappresentato questi valori anche all'estero in particolari occasioni, come all'Esposizione Mondiale di Montrèal dove una sintesi della manifestazione è stata presentata al pubblico cosmopolita in occasione della giornata Nazionale Italiana. Ha ancora rappresentato l'Italia a Les Fetes Internationalles de Geneve, e l'ha rappresentata in decine e decine di altre occasioni in quasi tutta Europa. La Quintana è gemellata con la Repubblica di S. Marino, dove da diversi anni è sempre presente.
E non è una coincidenza trascurabile che in città (da molti anni) si tengono annuali convegni per la consegna del "Premio Internazionale Città di Ascoli" su opere e temi medievalisti.
Abbiamo cercato, nei termini più stringati possibile, di darvi un'infarinatura sulla Quintana. Vi abbiamo premesso che la rievocazione (che rimane indelebile per spettacolarità e suggestione nei ricordi di chi ha l'occasione o la volontà di assistervi) trova il suo teatro ideale proprio nel tessuto urbano della città che è testimonianza notevolissima del periodo medievale, talché può essere considerata monumentale per quanto riguarda i secoli dal' XI al XIV, fino al Rinascimento ed oltre. Ma dopo aver visto questo spaccato di storia medievale, non certo in visione virtuale, ma concreta e palpabile, dopo aver assistito alla Quintana, non lasciate la città. Ci sono da visitare raccolte d'arte eccezionali, un Museo Archeologico Statale con reperti preistorici, una Pinacoteca Civica ritenuta la seconda nelle Marche (dopo Urbino), un ricchissimo Museo d'Arte Diocesana, una Biblioteca Civica con incunaboli e rarissime edizioni, preziose stampe e cartografie, una Galleria d'Arte Moderna e tanto altro ancora. Una città con risvolti ambientali incredibili: in dieci minuti si è sulla costa Adriatica al sole dei centri balneari, con altrettanti, invece, salendo il Colle S. Marco, si è sulle nevi d'alta quota. E, dulcis o … salitus in fundo, una gastronomia cui si deve fare onore, se non altro pensando alle famose olive tenere ascolane ripiene e fritte.