GIOACCHINO ROSSINI
GIOACCHINO ROSSINIIl grande compositore italiano in un ritratto di ignoto conservato al Civico Museo musicale di Bologna. Dopo aver scritto la sua ultima opera, il Guglielmo Tell, che già anticipava i fermenti e le tendenze del romanticismo, al culmine del successo e a conclusione di un periodo di produttività frenetica – quaranta opere in diciassette anni – Rossini mise fine deliberatamente a una trionfale carriera di operista con cui si era guadagnato tra i contemporanei il riconoscimento di massimo compositore teatrale italiano. Nei successivi quarant’anni di vita avrebbe composto sporadiche perle musicali, e un capolavoro come la Petite messe solemnelle.

La prima del Barbiere di Siviglia .Curiosi e ridicoli incidenti ai cantanti e un malaugurato gatto nero che attraversa il palcoscenico: il Barbiere di Siviglia, l'immortale capolavoro lirico di Gioacchino Rossini, esordì sotto i peggiori auspici. Ma sembra non essere stata solo colpa del caso sfortunato.La prima del Barbiere di Siviglia di Rossini fu data a Roma, al Teatro Argentina, il 20 febbraio 1816 e fu un tale fiasco che i romani si convinsero che l'opera fosse stata seppellita per sempre. Proprio per tale clamoroso errore di valutazione, quella resta la serata più famosa di tutta la storia del teatro romano. A spiegare in parte ciò che accadde concorrono alcune circostanze: sembra ad esempio che quella sera all'Argentina ci fosse parecchia gente pagata per fischiare l'opera di Rossini. Erano interessati al fiasco il compositore Giovanni Paisiello, che poco prima aveva musicato un'altra riduzione dell'opera di Beaumarchais e temeva la nuova opera, e l'impresario del Teatro Valle che temeva a sua volta la concorrenza dell'Argentina. Al di là di questi retroscena, tuttavia, sembra esserci stato dell'altro. Come ammise un giorno lo stesso Rossini in una lettera a Wagner, tutti fecero del loro meglio quella sera, per affossare il Barbiere. Il tenore che cantava la parte del conte d'Almaviva, ad esempio, fece ridere tutti quando, mentre cantava sotto la finestra dell'amata accompagnandosi con la chitarra, ruppe una corda dello strumento; poco dopo don Basilio scivolò sul palcoscenico e quando si rialzò versava abbondante sangue dal naso. Verso la fine dell'opera, infine, un gatto nero attraversò con aria spaesata il palcoscenico e questo contribuì per buona parte a far naufragare tutto nel ridicolo. In mezzo a quel finimondo Rossini si comportò con grande dignità. Secondo la consuetudine del tempo, quella sera egli suonava il cembalo e, quando più alti si levarono i clamori del pubblico, egli si alzò in piedi in mezzo ai colleghi dell'orchestra e applaudì ostentatamente gli interpreti, ringraziandoli per la buona volontà che avevano dimostrato. Mario Francini, Quante storie. Fatti, fattacci e fatterelli di vita italiana giorno dopo giorno attraverso i secoli, Frassinelli, Milano 1985. (Pesaro 1792 - Passy, Parigi 1868), compositore italiano. Massimo autore di opere comiche del suo tempo, espresse il proprio talento in modo particolarmente felice nell'opera buffa, affermandosi come uno dei maggiori esponenti dello stile del belcanto, che pone la bellezza della linea melodica al di sopra dell'intensità drammatica o emotiva.

GLI ANNI DELLA CREATIVITÀ  
Figlio di musicisti, studiò al liceo musicale di Bologna; nel 1806, mentre era ancora studente, scrisse Demetrio e Polibio, la prima delle 40 opere del suo catalogo. A questi anni appartengono la farsa La cambiale di matrimonio (1810) e l'opera buffa La pietra di paragone che, rappresentata alla Scala nel 1812, costituisce l'apice della produzione giovanile. Il secondo intenso periodo della carriera musicale di Rossini, quello degli anni 1813-1817, vede la creazione delle sue grandi opere comiche: L'italiana in Algeri (1813), Il turco in Italia (1814), Il barbiere di Siviglia (scritto nel 1816 in meno di tre settimane) e La Cenerentola (1817). Appartengono a questo periodo anche l'opera seria Tancredi (1813) e la semiseria La gazza ladra (1817). Nel 1815, invitato dall'impresario teatrale Domenico Barbaja, Rossini si trasferì a Napoli, diventando direttore artistico e musicale dei teatri partenopei. A questo felice periodo appartengono Otello (1816), Armida (1817), Mosè in Egitto (1818) e La donna del lago (1819), opere serie che, oltre a occupare un posto centrale nella produzione rossiniana, esercitarono un forte influsso sul futuro melodramma italiano. Da Napoli, Rossini compì frequenti viaggi in Europa e soprattutto a Parigi dove, dal 1824, soggiornò per quasi cinque anni. Qui fece rappresentare molte sue opere precedenti, spesso adattandole per il pubblico francese. Tra i capolavori di questo periodo si possono ricordare Semiramide (1823), L'assedio di Corinto (1826), Le Comte Ory (1828) e soprattutto il Guglielmo Tell (1829).

GLI ANNI DEL SILENZIO  
Il Guglielmo Tell fu l'ultima opera scritta da Rossini: per i successivi quarant'anni egli abbandonò infatti totalmente il teatro per rinchiudersi in una sorta di esilio volontario. Le ragioni di questa scelta sono complesse. Rossini apparteneva, per formazione musicale e culturale, al Settecento. La sua concezione dell'opera era legata a un mondo di valori che l'avvento del romanticismo stava mutando profondamente. La musica delle opere rossiniane accompagna i personaggi lungo la vicenda e gioca con loro, senza tuttavia mai scavare nel loro universo interiore. L'estrema compiutezza delle parti orchestrali, talvolta di livello superiore a quello di molti operisti dell'Ottocento, fa sì che queste sembrino a tratti concepite autonomamente dal canto. Per contro, la voce viene trattata con l'eleganza, la pienezza e la flessibilità proprie di uno strumento musicale, come già era avvenuto in Wolfgang Amadeus Mozart. La poetica rossiniana era dunque lontana dal nuovo clima romantico che affidava alla musica il ruolo di voce dell'anima e il compito di esprimere emozioni. Con il Guglielmo Tell Rossini dimostrò di aver colto perfettamente i fermenti e le tendenze della nuova epoca, ma non volendo venir meno a se stesso preferì ritirarsi in un silenzio compositivo che venne rotto soltanto da lavori sporadici di ampio respiro. Tra questi si ricordano lo Stabat Mater (1841), la Petite messe solennelle (1863-1867) e una serie di composizioni (per formazioni da camera, per pianoforte e per voce e pianoforte) raccolte in 14 volumi sotto il titolo complessivo di Péchés de vieillesse (Peccati di vecchiaia).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANNO

TITOLO

 

 

 

 

1810

La cambiale di matrimonio

 

 

 

 

1812

La scala di seta

 

 

 

 

1812

La pietra del paragone

 

 

 

 

1813

Il signor Bruschino

 

 

 

 

1813

Tancredi

 

 

 

 

1813

L’italiana in Algeri

 

 

 

 

1814

Il turco in Italia

 

 

 

 

1815

Elisabetta, regina d’Inghilterra

 

 

 

 

1816

Il barbiere di Siviglia

 

 

 

 

1816

Otello

 

 

 

 

1817

La Cenerentola

 

 

 

 

1817

La gazza ladra

 

 

 

 

1817

Armida

 

 

 

 

1818

Mosè in Egitto

 

 

 

 

1819

La donna del lago

 

 

 

 

1822

Zelmira

 

 

 

 

1823

Semiramide

 

 

 

 

1826

L’assedio di Corinto

 

 

 

 

1828

Le comte Ory

 

 

 

 

1829

Guglielmo Tell