CIRENAICI

 

I seguaci di Aristippo di Cirene (città della Libia), trovano, dopo la morte del fondatore della scuola, avvenuta intorno al 355 a.C., una guida in Aristippo il Giovane, nipote del maestro, che edifica e definisce la dottrina della scuola non sulla base della matematica o della fisica, ma sulla condotta umana (analogamente a Socrate, di cui Aristippo è stato discepolo).

Il fine della vita ed il sommo bene per l’uomo diventa allora il piacere corporeo presente o momentaneo (μονόχρονος), inteso come movimento debole o dolce, in contrasto con la violenza del dolore e distinto dal piacere catastematico o statico della dottrina epicurea. Forte in Aristippo rimane la convinzione che il benessere fisico costituisce il bene supremo, così che il piacere diventa il primo movente della vita. Unica condizione è che il saggio sappia possedere il piacere e non finisca invece per esserne posseduto, finendo così preda delle passioni e dei moti violenti che generano infine dolore. Al piacere sensibile è associata, sul piano della conoscenza, la certezza sensibile riguardante le nostre sensazioni, impressioni ed emozioni: solo di queste ci è possibile giudicare, mentre ci è preclusa la conoscenza delle cose esterne.

Tra le figure della scuola, in attività fino al secolo III a.C. spiccano le figure di Antipatro, Parebato, Aristotele Pirenaico, Anniceride, Egesia (il “persuasore della morte”) e Teodoro (l’“ateo”, celebre nell’antichità per avere negato, oltre all’esistenza degli dei, anche i tradizionali valori portanti della società, dall’amicizia, all’amore verso la patria, sostenendo una tesi audacemente cosmopolita).

 

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