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Colore e luce -
Vincenzo Porcelli (1976)
I temi dominanti del De Rosa, ancora oggi come nel passato,
sono la poetica degli angoli suggestivi che la natura offre e la figura ancorata
all'ambiente naturale. Le opere nitide con efficaci trasparenze sono giochi di colori
caldi, soffusi, che danno alle presenze fisiche la capacità di suscitare quei sentimenti
che egli prova nello sceglierle e realizzarle.I toni e i mezzi toni, in luce diffusa
inebriano e danno il senso dell'infinito.
Le tecniche ed i mezzi per esprimersi denotano padronanza e maturità artistica. Vivendo
accanto a lui si nota il travaglio che è la molla a dare di più, sempre meglio, con
caparbietà tipica di chi l'arte la vive. L'ambizione di sfiorare la perfezione espressiva
lo inebria ed il giudizio del pubblico anche quando non lo ricompensa, l'aiuta a procedere
su questa sua via.
L'essenza delle vegetazioni di primo piano colte come in un
caleidoscopio cromatico - Carlo Marcantonio (1986)
Ennio De Rosa , dopo aver
momentaneamente abbandonato la sua poetica e romantica tematica paesaggistica e
naturalistica, affronta decisamente soggetti più difficili e suggestivi,quali le
figure femminili.E qui le "suggestioni" sono rappresentate dal connubio
tra poesia e romanticismo, ai quali non ha mai rinunciato, ed una raffinata
rappresentazione di sapore e derivazione vagamente teatrale, con impianti scenograficidi
effettuale resa estetica. L' immagine trova un inserimento logico nella sua fase
descrittiva, che trova una coerente consequenzialità tra i dati somatici e caratteriali
rappresentati ed i costumi ed i fondi che fanno da contorno e completemento al soggetto.
De Rosa raggiunge l'equilibrio della
composizione proprio ricorrendo a parziali scomposizioni dell'assieme che, già esaminate
individualmente assumono valore di soggetto, ma unite in un fantastico e variegato
susseguirsi di piani e di elementi, raggiungono esiti di misurata e voluta
spettacolarità. Realizza così efficaci effetti spaziali ricorrendo a gradevoli
trasparenze di piano,dove l' insieme assume toni impalpabili e rarefatti, mentre le cromie
tenui e variate al tempo stesso si disperdono in improvvise ma quasi inavvertibili
accensioni. Ed il dettaglio, il particolere, l' elemento decorativo, pure nella loro
delicata indeterminazione, attraggono proprio per la loro spettacolare possibilità di
interpretazione.
Certa malizia descrittiva ed un sicuro
possesso di capacità realizzative conferiscono atmosfere conturbanti ai soggetti più
casti ed ambigua innocenza e nudi di sapore esotico e di derivazione "liberty".
In questi casi mestiere, poesia ed un animo
romantico si fondono alla ricerca di esiti di indubbio valore artistico. Il tutto
sostenuto da un segno delicato ma sicuro, rispettoso delle proporzioni e della prospettiva
e da cromie, che nella loro improbabilità, aggiungono evocazioni fantastiche e di sogno.
Le delicate ed eleganti fanciulle di De Rosa lasciano sempre l' osservatore in bilico fra
una scelta di interpretazioni innocenti od una, più audace, di provocanti tentazioni. Ma
è proprio in questa scelta la possibilità, in in questa dualità di lettura, simile a
certi famosi ed ambigui oracoli, che si rivela la maturità dell' artista e l'
intenzionalità di porre il fruitore di fronte all' insostenibile dilemma
dell'eterno femminino. - Giuseppe Quinzatti (1983) PRAXIS
Artistica
Poesia del silenzio - Lapis
(1997)
Le isolate radure ed i silenti scorci paesaggistici assumono
il senso di pause, fughe dalla vita quotidiana. Il tempo cessa di essere una dimensione
per fare spazio alle emozioni di chi è teso a cogliere la disordinata e incantevole
lirica della natura. Nel silenzio metafisico esplodono le vivide cromie: i campi di
papaveri, gli arbusti in fiore,i prati, tutta la tavolozza si armonizza sulla tela. Si
delinea così uno dei temi dominanti di questo artista: l'amore per il colore, forzato
anche nelle tempere con risultati insoliti e gradevoli.
E poesia del silenzio è ancora presente nel suo ritrarre le donne, colte in
atteggiamenti intimistici ed introspettivi. In atmosfere rarefatte dai contorni
sapientemente sfumati,come appartenenti al sogno o alla fantasia, le figure si stagliano
con morbida grazia e al contempo suggestiva sensualità, carnali e al tempo stesso
irraggiungibili, nell'interpretazione della quinta essenza femminile. Ma c'è anche
l'amore per il particolare, quasi comprimario eppure mai prevalente, in perfetta armonia
con l'insieme, in sinergia con un consapevole e maturo equilibrio compositivo di
proporzioni e prospettiva.
I luoghi dell'incontro - Luigi
Manciocco (1998)
In una sorta "d'identità mutandi" che accoglie
tuttavia più istanti in uno stesso principio unitario si pone il lavoro di De Rosa.
All'atteggiamento analitico, quasi di una ricerca lenticolare" fiamminga"
che indaga lo spazio del paesaggio, il "landscape", il luogo d'incontro di
minuziosi accostamenti cromatici, corrisponde, secondo una identica identità, lo studio
di un paesaggio altro quello della geografia del corpo.
Il nudo. Eva (una definizione ed un intento dichiarato) di per sè può sembrare tutto
o niente ,ci introduce in un codice dove il corpo femminile, l'icona per eccellenza
la Magna Mater mediterranea si allunga e campeggia tra le coltri di un inconfessabile
voyer. Nudi abbandonati racchiusi in una intimità senza tempo sono un possibile richiamo
al mondo ovattato di un'alcova, ma anche alle moderne desolate e desolanti stanze di un
anonimo hotel californiano on the road.
Lo spazio che ci circonda è esso stesso anaonimo, soglia di slittamento tra identità e
linguaggio. Nella possibilità di toccare verità intime, l'artista veicola la
nostra attenzione con inquadrature ed ambiguità prospettiche dall'alto, oppure con una
visione fortemente ravvicinata. Stanze ,spazi, sfondi di un verde bluastro, muri tinti
circondano i corpi avviluppati nelle coltri di bianchi abbaglianti.
Con la medesima identità di percorso del paesaggio, l'occhio dell'artista indaga e
corteggia il nudo cercando di coglierne gli istanti irripetibili di un rituale di una luna
che si muove al ritorno delle maree.
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