INTERCULTURALITA' E RIFORMA DELLA
SCUOLA
1948-1998
Dalla cultura dei diritti umani
alla prassi didattica
di ANTONIO NANNI
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L'educazione ai diritti umani
nelle raccomandazioni degli Organismi Internazionali.
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Le raccomandazioni
dell'Unesco
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La dichiarazione
di Vienna sui diritti umani (1993)
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Proposta del Consiglio
d'Europa per l'insegnamento e l'apprendimento dei diritti umani nelle scuole.
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Pronuncia del
CNPI del 23 febbraio 1995
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Dalla cultura alla didattica
dei diritti umani. Uno strumento importante.
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Ogni
10 dicembre: celebrare la giornata mondiale dei diritti umani
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Le
tre generazioni dei diritti umani
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Una
ricerca sulla Magna Charta Libertarum del 1215
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Che
cosa comprende il codice internazionale dei diritti umani
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Un'analisi
comparativa tra dichiarazione universale e costituzione italiana
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I
diritti del bambino
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I
diritti della donna
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I
diritti dei popoli
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I
diritti delle minoranze
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I
diritti della Terra
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Una
ricerca sul carattere universale dei diritti umani
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L'importanza
dell'articolo 28
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L'evoluzione
storica del concetto di "cittadinanza"
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Adottare
un diritto umano
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Lo
statuto degli studenti
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Se
fossi il sindaco… i consigli municipali dei ragazzi
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Sostenere
gli organismi e i movimenti impegnati sul fronte dei diritti umani
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Per
una biblioteca scolastica sui diritti umani
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Che cos'altro mettere a fondamento dei nuovi saperi
della scuola se non la cultura dei diritti e dei doveri dell'uomo e del
cittadino? E non è soltanto un problema di scuola ma coinvolge l'intera
società cioè le regole della convivenza civile a livello
planetario. Il 10 dicembre 1998 è una giornata da segnare sull'agenda:
50 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. Opportunamente
il Papa ha scelto come tema per la prossima giornata mondiale della pace
(1 gennaio 1999): "Nel rispetto dei diritti umani il segreto della pace
vera". |
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1.
L'educazione ai diritti umani nelle raccomandazioni degli Organismi Internazionali.
In questi ultimi tempi vari organismi internazionali sono intervenuti
per sollecitare gli Stati, i governi e in particolare i responsabili delle
istituzioni educative a prendere decisioni finalizzate alla informazione
e alla formazione dei cittadini alla cultura dei diritti umani.
Vorremmo richiamare in questa sede almeno tre provenienti dall'Unesco,
dalla Conferenza di Vienna e dal Consiglio d'Europa.
A)
Le raccomandazioni dell'Unesco
Ci riferiamo alla "Raccomandazione" del 19 novembre 1974 sull'Educazione
per la comprensione, la cooperazione e la pace internazionali e sull'educazione
relativa ai diritti umani e alle libertà fondamentali.
Si dice esplicitamente che i "diritti umani" e le "libertà fondamentali"
cui ci si riferisce sono quelli enunciati nella Carta delle Nazioni Unite,
nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e nei Patti internazionali
sui diritti economici e culturali e sui diritti civili e politici.
Si afferma che: gli Stati membri dovrebbero incitare gli educatori
a realizzare, in collaborazione con gli alunni, i loro genitori, le organizzazioni
e la comunità, metodi i quali, facendo appello all'immaginazione
creativa dei bambini e degli adolescenti e alle loro attività sociali,
li preparino ad esercitare i loro diritti e le loro libertà, nel
riconoscimento e nel rispetto dei diritti altrui e ad adempiere alle loro
funzioni nella società.
La partecipazione degli studenti all'organizzazione delle varie fasi
e dell'intera impresa educativa dovrebbe essere considerata di per sé
come un fattore di educazione civica e un elemento fondamentale dell'educazione
a vocazione internazionale.
Tutti i programmi di educazione scolastica dovrebbero, quanto più
possibile, avvalersi di un approccio mondiale e contenere adeguati elementi
morali, civici, culturali e scientifici dell'educazione a vocazione internazionale.
Sviluppare presso gli educatori le motivazioni della loro ulteriore
azione: adesione all'etica dei diritti umani e all'obiettivo di cambiare
la società allo scopo di realizzare i diritti umani di inculcare
la percezione della ricchezza che la diversità delle culture apporta
ad ogni persona, gruppo o popolo.
Ricordiamo che nel marzo 1993 l'Unesco ha adottato un piano mondiale
di azione per l'educazione ai diritti umani e alla democrazia.
B)
La dichiarazione di Vienna sui diritti umani (1993)
Ben 171 rappresentanti degli Stati che hanno partecipato alla seconda
Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sui diritti dell'uomo - che si
è tenuta a Vienna nei giorni 14-25 giugno 1993 - hanno sottoscritto
la Dichiarazione di cui riprendiamo alcune brevi indicazioni:
-
Tutti i diritti umani derivano dalla dignità e dal valore inerente
alla presenza umana, e che la persona umana è il soggetto centrale
dei diritti umani e delle libertà fondamentali, e che di conseguenza
deve essere il beneficio principale e deve partecipare attivamente alla
realizzazione di tali diritti e libertà.
-
I diritti umani e le libertà fondamentali sono un diritto di nascita
di tutti gli esseri umani; la loro difesa e promozione è la responsabilità
più importante dei governi
-
Tutti i diritti umani sono universali, indivisibili, interdipendenti e
correlati. La comunità internazionale deve trattare i diritti umani
globalmente in modo onesto e leale, sullo stesso piano e con la stessa
importanza.
-
I diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrante
e indivisibile dei diritti universali. La piena ed eguale partecipazione
delle donne alla vita politica, civile, economica, sociale e culturale
a livello nazionale, regionale e internazionale, e lo sradicamento di ogni
forma di discriminazione fondata sul sesso sono obiettivi primari della
comunità internazionale.
-
La Conferenza mondiale sui diritti dell'uomo riafferma che gli stati hanno
il dovere, come convenuto nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo
e nella Convenzione sui diritti economici, sociali e culturali e in altri
strumenti internazionali sui diritti umani, di assicurare che l'istruzione
sia indirizzata al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle
libertà fondamentali. La Conferenza mondiale sottolinea l'importanza
di incorporare nei programmi la materia sull'educazione ai diritti umani
e chiede agli stati di farlo. L'istruzione deve promuovere la comprensione,
la tolleranza e l'amicizia tra le nazioni e tra i gruppi razziali e religiosi
e incoraggiare lo sviluppo delle attività delle Nazioni Unite nel
perseguire questi obiettivi. Pertanto, l'istruzione sui diritti umani e
la diffusione di adeguata informazione, sia teorica che pratica, svolge
un ruolo importante nella promozione e nel rispetto dei diritti umani in
riferimento a ogni individuo senza distinzioni per ragioni di razza, sesso,
lingua o religione e questo deve essere incorporato nelle politiche educative
a livello nazionale e internazionale.
C)
Proposta del Consiglio d'Europa per l'insegnamento e l'apprendimento
dei diritti umani nelle scuole.
È il documento, allegato alla Raccomandazione n. R (85) 7 (adottata
dal Comitato dei ministri il 14 maggio 1985).
Tra le indicazioni principali che sono contenute nel testo del Consiglio
d'Europa riportiamo le seguenti:
-
La conoscenza e l'esperienza vissuta dei diritti dell'uomo e una parte
dell'educazione sociale e politica, che include la comprensione interculturale
e internazionale.
-
I concetti legati ai diritti dell'uomo possono e devono essere assimilati
fin dalla più giovane età.
-
Le attitudini necessarie per comprendere e sostenere i diritti dell'uomo
sono in particolar modo le seguenti:
-
Atteggiamenti intellettuali, in particolare: - atteggiamenti legati
all'espressione orale e scritta, ivi compresa la capacità di discutere
e di ascoltare, e di difendere le proprie opinioni;
-
atteggiamenti di analisi critica come: - raccogliere e analizzare
il materiale proveniente da diverse fonti, compresi i media, e saper analizzarlo
per arrivare a conclusioni obiettive e equilibrate; - saper riconoscere
il partito preso, i pregiudizi, gli stereotipi e le discriminazioni;
-
atteggiamenti sociali, in particolare: - saper riconoscere ed accettare
le differenze; - stabilire con altri relazioni costruttive e non oppressive;
- risolvere i conflitti in modo non violento; - assumere responsabilità;
- partecipazione alle decisioni; - comprendere l'utilizzo dei meccanismi
di protezione dei diritti dell'uomo a livello locale, regionale, europeo
e mondiale.
-
L'insegnamento e l'apprendimento dei diritti dell'uomo devono essere centrati
sugli aspetti positivi. Numerosi esempi di violazione e negazione dei diritti
dell'uomo rischiano di generare negli allievi un sentimento di impotenza
e di scoraggiamento; conviene piuttosto mostrare loro i progressi e i successi.
-
È importante che le scuole offrano agli allievi la possibilità
di conoscere l'implicazione affettiva dei diritti umani e di esprimere
i loro sentimenti per mezzo del teatro, dell'arte, della musica, della
creazione di strumenti audiovisivi.
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La scuola deve promuovere la partecipazione dei genitori delle altre componenti
della collettività alle proprie iniziative.
-
La scuola e gli istituti di formazione degli insegnanti devono essere motivati
a celebrare la Giornata internazionale dei diritti dell'uomo (10 dicembre).
D)
Pronuncia del CNPI del 23 febbraio 1995
Nella pronuncia del 23 febbraio 1995 su "Educazione civica, democrazia
e diritti umani" molto opportunamente il CNPI afferma che: "per contrastare
ogni forma di individualismo, di intolleranza, di razzismo, di massificazione,
la scuola deve saper costruire percorsi di educazione alla conoscenza e
al rispetto dei diritti di ogni uomo, al dialogo, alla collaborazione,
alla giustizia, alla legalità, e alla pace, ossia ai valori che
danno consistenza agli ideali e alle forme storiche della democrazia. La
dignità di ogni persona, la conquista della propria autonomia, la
capacità di decidere secondo un proprio personale progetto di pensiero
e di vita, tutto questo dovrebbe costituire il nucleo centrale della progettazione
educativa ad ogni livello".
I problemi della complessità e della conflittualità sono
in buona sostanza problemi di civismo, di partecipazione responsabile,
di legalità, di convivenza democratica di senso del bene comune.
Si deve tener ben presente che i valori dell'educazione civica sono trasversali
a tutte le discipline scolastiche e a tutte le attività della scuola
in quanto partecipe di un compito che non può non essere dell'intera
società.
Ecco perchè la cultura dei diritti umani - che è a fondamento
dell'educazione civica - va collocata non ai margini ma al centro della
proposta formativa della scuola. In realtà questo processo è
già iniziato da tempo ma non v'è ancora né una consapevolezza
diffusa né uno "scuotimento" delle coscienze degli stessi operatori
della scuola che sarebbe, invece, necessario e auspicabile.
2.
Dalla cultura alla didattica dei diritti umani. Uno strumento importante.
Finalmente anche gli insegnanti della scuola italiana potranno avvalersi
delle indicazioni e dei suggerimenti offerti da un testo in via di pubblicazione
presso le edizioni "Gruppo Abele" e già sperimentato con successo
nelle scuole di altri paesi.
Di questa preziosa opportunità bisogna essere grati alla "Tavola
della Pace e al Cipsi che hanno saputo cogliere un tempo propizio - il
50º anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani
- per realizzare un interessante "pacchetto" di iniziative e di strumenti
che certamente saranno apprezzati per la loro qualità.
A noi è stato chiesto, in particolare, di scrivere una introduzione
pedagogico-didattica di questo strumento elaborato dal Centro per i Diritti
umani di Ginevra al fine di contestualizzarlo alla situazione scolastica
italiana.
La novità più evidente di questo testo - come ognuno
potrà verificare - sta nella sua impostazione operativa: attività
pratiche, giochi di ruolo, brainstorming, sinclerion... In una parola:
metodologia attiva, un approccio centrato sull'esperienza. Si afferma nel
capitolo dal titolo: "Di che cosa parla questo testo" che le azioni comunicano
di più delle parole e che insegnare è tutt'altra cosa che
predicare.
Se si parte da esercizi di "fiducia" è perché spesso
i ragazzi soffrono di una "mancanza di fiducia" in se stessi. Diventa allora
difficile impegnarsi per la tutela e la promozione dei diritti umani, o
semplicemente mostrarsi interessati a conoscerli, se per scarsa autostima
non ci si aspetta neanche di avere propri diritti. Inoltre, se le proposte
didattiche sono sempre fortemente coinvolgenti, ciò è dovuto
alla convinzione che l'insegnamento dei diritti umani diventa efficace
nella misura in cui si cerca di rispettare i diritti umani già nel
gruppo classe e nello stesso ambiente scolastico. Soprattutto gli insegnanti
- si fa osservare - corrono continuamente il rischio dell'incoerenza e
dell'ipocrisia quando sul piano dei comportamenti reali finiscono per smentire
il contenuto ideale dei diritti umani che pretendono invece di insegnare
(solo a parole). Ecco perchè il testo insiste molto sulla concretezza,
questo vale per i docenti come per gli studenti, rispetto ai quali la maniera
più efficace che viene suggerita per cominciare un percorso di educazione
ai diritti umani è quella di negoziare con loro un complesso di
regole e responsabilità per la vita in classe e nell'ambiente scolastico.
La via maestra per educare ai diritti umani è dunque quella
di verificarli direttamente (anche se in forma simulata) sulla propria
pelle. Se gli studenti prendono consapevolezza anzitutto che sono portatori
di diritti, poi, che questi loro diritti possono essere violati, poi ancora,
che esistono forme concrete per rivendicare il rispetto dei propri diritti,
ebbene questo processo di coscientizzazione diventa contemporaneamente
un processo di responsabilizzazione nei confronti dei diritti (calpestati)
degli altri. Ciò che il testo raccomanda vivamente di evitare è
di presentare i diritti umani come una "litania" di cose sacrosante ma
anche imbalsamate come mummie. Il processo di mummificazione dei diritti
umani si riconosce abbastanza facilmente dalla frequenza con cui si fa
ricorso ai "si deve... si deve... si deve...". Meglio sarebbe allora lavorare
con gli studenti su casi concreti, su conflitti e contraddizioni, perchè
così l'insegnamento diventa più dinamico e coinvolgente,
meno retorico e stereotipato. E se qualche insegnante (o molti) cercasse
un metodo di insegnamento più "cognitivo"? Nessun problema insormontabile.
Questo insegnante deve solo sapere che troverà in questo testo un
approccio diverso ma complementare al suo.
Forse l'indicazione più bella che è data leggere nel
testo è quella in cui si dice che "la più ricca risorsa con
cui un insegnante deve lavorare sono i suoi studenti e le loro esperienze
nella vita quotidiana".
Ancora una volta: un approccio centrato sull'esperienza. Non un sapere
sganciato dalla realtà, dunque. Non una disciplina scolastica giustapposta
alle altre. Niente di tutto questo. Ma qualcosa di pervasivo, di trasversale,
aperto alle interconnessioni e dunque reticolare, sistemico: "come un ombrello
colorato che copre diverse aree tematiche", si dice nel testo con un'immagine
solo apparentemente felice.
Per
le scuole materne ed elementari
Piena sintonia tra le indicazioni che troviamo in questo testo e quelle
degli "Orientamenti" (1991) per le scuole materne e i Programmi (1985)
della Scuola elementare. Alla base dell'educazione ai diritti umani, a
questa età, ci sono i sentimenti di fiducia e di rispetto, di tolleranze
sociali.
L'educatore riveste un ruolo decisivo. Conta molto il suo "temperamento
educativo" che dovrebbe essere caratterizzato da una naturale tendenza
all'incoraggiamento. Sul piano didattico vengono raccomandate le storie,
le narrazioni, ma anche le attività ludiche e manuali. Senza dimenticare,
però, il senso delle regole. Molto coinvolgenti le attività
che vengono proposte: io chi sono (costruendo un libro); un cerchio per
confrontarmi; la vita appesa a un filo di lana; io rappresentato sul muro;
i miei cinque sensi; il pozzo dei desideri (se potessi essere... sarei...);
costruire una famiglia di pupazzi; un amico immaginario; scambio di lettere,
poesie e regali con un'altra classe; l'amico della classe superiore; come
vivono gli abitanti della Luna; guidare un compagno "cieco" (bendato) e
poi invertire i ruoli; dalle regole della classe alle regole della comunità
mondiale; confrontare alcune di queste regole con la Dichiarazione universale
dei Diritti umani; riscrivere i testi delle Dichiarazione e delle Convenzioni
(nonché dei "Patti", ecc.) in versioni semplificate comprensibili
anche ai più piccoli; predisporre spot pubblicitari sui diritti
e poi rappresentarli (o recitarli) in classe.
Per
le scuole medie e superiori
Le attività operative che vengono proposte per i ragazzi delle
scuole medie di primo e secondo grado si riferiscono ad un ampio spettro
di "questioni fondamentali" sui diritti umani.
Si osserva che i problemi specifici si prestano meglio per una riflessione
di approfondimento ma che è compito dell'insegnante sapere ricondurre
la trattazione di casi particolari ad un orizzonte più generale
che includa l'intero sistema di diritti umani.
Ecco l'elenco delle questioni fondamentali e, in qualche caso, il tipo
di esercitazioni che vengono suggerite:
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Tutela della vita. L'individuo nella società: scrivere su
biglietti di carta chi sono gli "esseri umani" in modo che un visitatore
extraterrestre possa farsene un'idea;
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Pace e diritto alla vita. Un approccio completo all'educazione ai
diritti umani, si afferma nel testo, deve comprendere sia l'educazione
alla pace e al disarmo, che l'educazione allo sviluppo e alla consapevolezza
ambientale; agli studenti si può chiedere di scrivere la sceneggiatura
di una probabile crisi internazionale, confrontandola con una crisi reale
già avvenuta; simulare un dibattito annesso tra due o più
leaders politici sul problema dei test nucleari o del controllo degli armamenti;
invitare gli studenti a sdraiarsi tutti per terra, supini, per alcuni minuti,
pensando al rischio di una guerra;
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Sviluppo e ambiente: organizzare attività didattiche sull'alimentazione
(ad esempio, scegliere un pasto e risalire dai suoi ingredienti alla loro
provenienza); sull'uso dell'acqua (ad esempio far calcolare dagli studenti
la quantità di acqua che consumano in un giorno); sugli alloggi
(si può chiedere agli studenti di disegnare il modello di case che
desidererebbero); sul rapporto tra incremento demografico mondiale e risorse
disponibili; sulle questioni del lavoro e della disoccupazione; sulle fonti
energetiche (carbone, gas, elettricità, energia solare, eolica,
ecc.); sul diritto alla
salute e all'assistenza sanitaria.
-
Il Governo e la legge: i diritti umani esigono il senso civico,
la coscienza della cittadinanza, il perchè delle regole e delle
responsabilità per assicurare una convivenza democratica; è
importante organizzare una visita della classe al Parlamento, al Municipio,
al tribunale...; riflettere sui meccanismi decisionali in seno alle Nazioni
Unite; incontrare un personaggio politico locale e chiedere perchè
si fanno le leggi? Perchè bisogna rispettarle? Come si raggiunge
l'imparzialità nell'amministrazione della giustizia?
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Libertà di pensiero, di coscienza, di religione, di opinione
e di espressione: riflettere su questi fondamentali diritti a partire
dai casi concreti; spingere la classe a formare un'Associazione per la
tutela e la promozione dei diritti umani;
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Sviluppo economico e benessere: chiedersi cosa fare per garantirlo
tenendo conto che esistono punti di vista molto divergenti tra loro e dando
voce alle ragioni di tanti punti di vista (ad esempio, incontrandosi coi
rappresentanti delle imprese multinazionali o di organismi non governativi,
o di cooperative di lavoratori del Sud del mondo);
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Benessere sociale e culturale: riflettere sul ruolo della famiglia,
costruire una mappa della propria famiglia, invitare alcuni nonni in classe...
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La discriminazione: gli esseri umani sono uguali man non identici;
le differenze, però, non devono diventare fonti di discriminazione.
Dalla differenza di genere (o sessuale) a tutte le altre: del colore, della
lingua, della religione, dell'opinione politica, dell'origine nazionale
o sociale, ecc. Che c'è di meglio di un bel gioco di ruolo sul superamento
di pregiudizi e stereotipi? Tuttavia è veramente paradossale che
mentre il testo proponga esercizi per il superamento del razzismo... continui
ad usare il concetto e il vocabolo "razza" al plurale (ad esempio quando
dice: "invitare persone di altre razze o colore...).
Oltre ad attività relative alle discriminazioni per così
dire razziali il testo suggerisce attività sulla discriminazione
sessuale, sulla discriminazione delle minoranze e dei portatori di handicap.
Nessuna conclusione. Invito a continuare.
Questo libro è un invito, non un punto di arrivo! Con questa
espressione il testo invece di concludere riapre il discorso. E anche noi
ci permettiamo di aggiungere alcune considerazioni e proposte, ma sul prossimo
numero.
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