INTERCULTURALITA' E RIFORMA DELLA
SCUOLA
1948-1998
Dalla cultura dei diritti umani
alla prassi didattica
di ANTONIO NANNI
seconda parte
-
L'educazione
ai diritti umani nelle raccomandazioni degli Organismi Internazionali.
-
Le
raccomandazioni dell'Unesco
-
La
dichiarazione di Vienna sui diritti umani (1993)
-
Proposta
del Consiglio d'Europa per l'insegnamento e l'apprendimento dei diritti
umani nelle scuole.
-
Pronuncia
del CNPI del 23 febbraio 1995
-
Dalla
cultura alla didattica dei diritti umani. Uno strumento importante.
-
Ogni
10 dicembre: celebrare la giornata mondiale dei diritti umani
-
Le
tre generazioni dei diritti umani
-
Una
ricerca sulla Magna Charta Libertarum del 1215
-
Che
cosa comprende il codice internazionale dei diritti umani
-
Un'analisi
comparativa tra dichiarazione universale e costituzione italiana
-
I
diritti del bambino
-
I
diritti della donna
-
I
diritti dei popoli
-
I
diritti delle minoranze
-
I
diritti della Terra
-
Una
ricerca sul carattere universale dei diritti umani
-
L'importanza
dell'articolo 28
-
L'evoluzione
storica del concetto di "cittadinanza"
-
Adottare
un diritto umano
-
Lo
statuto degli studenti
-
Se
fossi il sindaco… i consigli municipali dei ragazzi
-
Sostenere
gli organismi e i movimenti impegnati sul fronte dei diritti umani
-
Per
una biblioteca scolastica sui diritti umani
Nella prima parte di questo nostro contributo sulla cultura
dei diritti umani, in occasione del 50° Anniversario della "Dichiarazione"
universale dei diritti dell'uomo, abbiamo richiamato le raccomandazioni
di vari Organismi Internazionali (ONU, UNESCO, Consiglio d'Europa) e del
CNPI sulla necessità di educare le nuove generazioni ai diritti
e ai doveri del cittadino. In questa seconda parte offriamo una "mappa"
essenziale di attività didattiche. Si tratta di suggerimenti che
gli insegnanti sapranno opportunamente adattare e contestualizzare, com'è
ovvio.
3. Ogni
10 dicembre: celebrare la giornata mondiale dei diritti umani
Non lasciar passare inosservata la data del 10 dicembre,
cogliere invece l'occasione per far riflettere tutta la comunità
scolastica sull'importanza dei diritti umani in una società che
non può fare a meno delle regole che ognuno è tenuto a rispettare.
Le iniziative potranno essere le più diverse e
riguardare di volta in volta i bambini e le donne, i rifugiati e gli stranieri,
le minoranze e i popoli nativi, gli emarginati e i condannati politici,
ecc.
Un modo efficace per celebrare questa giornata è
anche quello di richiamare l'attenzione dei giovani sulla testimonianza
e sul messaggio di uno dei tanti "profeti" dei diritti umani nel nostro
secolo: pensiamo a personaggi "planetari" come Gandhi, M. L. King, Nelson
Mandela, Chico Mendes, Marianela, Iqbal Masih, Aum San Sun Ky, ecc
4. Le
tre generazioni dei diritti umani
Gli osservatori sono soliti articolare il cammino storico
dei diritti umani in tre generazioni, secondo l'espressione usata da K.
Vasak.
Si fa partire la prima generazione dal 1789 e riguarda
i diritti civili e politici, che maturano nel contesto storico degli Stati
liberali. Questa prima generazione di diritti vengono dunque formulati
a partire dalla nozione di diritti naturali (J. Locke). Promuovendo le
libertà fondamentali, i filosofi dei Lumi (C. de Montesquieu, J.-J.
Rousseau ecc.) hanno posto le basi della democrazia moderna.
Si tratta di diritti che hanno una matrice liberale:
libertà di pensiero, di religione, di espressione, di associazione;
il diritto alla vita, all'integrità fisica; il diritto alla partecipazione
politica, all'elettorato attivo e passivo, ecc.
La seconda generazione si fa partire dalla Dichiarazione
universale del 1948 e riguarda i diritti economici, sociali e culturali
che hanno lo scopo di migliorare le condizioni di vita del cittadino, fra
cui si annoverano l'istruzione, il lavoro, la casa, l'assistenza sanitaria
e sociale.
Questa seconda generazione di diritti - ha dunque una
matrice socialista.
Nel sec. XIX i filosofi socialisti (Ch. Fourier, K. Marx,
ecc.) criticarono la concezione liberale dei diritti dell'uomo, di cui
stigmatizzavano il carattere formale, separato dall'ambiente sociale. Essi
promossero una seconda generazione di diritti dell'uomo, quelli economici
e sociali, rilevando come l'esercizio delle libertà fondamentali
possa sembrare derisorio a chi è privo delle condizioni minime di
sopravvivenza.
La terza generazione di diritti, sono di tipo collettivo,
i cosiddetti "diritti di solidarietà" di cui fanno parte l'autodeterminazione
dei popoli, la pace, lo sviluppo, l'equilibrio ecologico, il controllo
delle risorse nazionali, la difesa ambientale.
Possiamo datare questa nuova conoscenza dei diritti umani
collocandola nel periodo che va dal 1972, quando proprio Vasak comincia
ad elaborare il concetto di diritti alla solidarietà, includendo
il diritto allo sviluppo, fino al 1974, quando l'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite adotta una risoluzione in cui sottolinea l'importanza di
un nuovo ordine economico internazionale come elemento essenziale per una
effettiva promozione dei diritti umani.
Questa terza generazione di diritti ha una matrice plurale,
cioè insieme liberale e socialista, ma anche religiosa.
Facciamo un esempio per capire questa più recente
generazione dei diritti. Se prendiamo la Dichiarazione sul diritto allo
sviluppo (ONU, 1986) all'art. 1 troviamo scritto: "Il diritto allo sviluppo
è un diritto inalienabile dell'uomo in virtù del quale ogni
individuo e tutti i popoli hanno il diritto di partecipare e di contribuire
a uno sviluppo economico, sociale, culturale e politico nel quale tutti
i diritti dell'uomo e tutte le libertà fondamentali possono essere
pienamente realizzati, e di beneficiare di tale sviluppo". (art.1)
Riteniamo che un ulteriore sviluppo dei diritti umani
sia ancora possibile e avverrà certamente nella direzione di un
consensus omnium genthum. Questo "consenso" sarà sempre più
universale se saprà avvalersi:
-
dell'apporto del pensiero al femminile;
-
dell'apporto delle culture non occidentali (africani, asiatici…);
-
dell'apporto delle minoranze e dei popoli indigeni.
5. Una ricerca
sulla Magna Charta Libertarum del 1215
15 giugno 1215. Re Giovanni di Inghilterra promulga la
"Magna Charta". Per la prima volta un documento di uno stato garantisce
non a categorie privilegiate di persone o a particolari città ma
a "tutti gli uomini liberi" una serie di diritti.
Trentanovesima clausola: "Nessun uomo libero sarà
catturato, espropriato, posto fuori legge, esiliato o in altro modo danneggiato,
né lo assaliremo o lo faremo assalire eccetto che su giusto giudizio
dei suoi pari o in base alla legge del paese". Questo documento è
all'inizio dell'evoluzione che porterà l'Inghilterra al regime monarchico
parlamentare.
Il fatto storico che sta alla base della concessione
della Magna Charta Libertatum è il seguente:
Il sovrano inglese Giovanni Senzaterra, sconfitto in
Francia, a Bouvines dal re francese Filippo II Augusto, perdendo i possedimenti
inglesi in Francia, compromise il prestigio della Corona tanto da dover
concedere nel 1215 ai suoi baroni la sottoscrizione di un documento (Magna
Charta Libertatum) che imponeva precise limitazioni al potere sovrano".
Si comprende allora perché nella ricostruzione
del cammino storico relativo alla cultura dei diritti umani si faccia riferimento
alla storia europea.
La nozione di diritti dell'uomo è radicata nella
storia europea nordamericana. La Gran Bretagna ne offre le primizie: la
Magna Charta nel 1215, la Petition of rights nel 1629, l'Habeas corpus
nel 1679, il Bill of Rights nel 1688. Ma soltanto alla fine del sec. XVIII
la Dichiarazione americana di indipendenza nel 1776 e la Dichiarazione
francese dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789 le diedero l'espressione
moderna.
6. Che
cosa comprende il codice internazionale dei diritti umani
Il codice internazionale dei diritti umani si pone alla
base della cultura di liberazione e panumanizzazione planetaria, che recepisce
in buona misura istanze e principi di legge naturale e che, appunto attraverso
la formalizzazione di questa in termini di diritti e di vincoli giuridici
su scala globale, ne sancisce, o se si vuole, ne conferma, la intrinseca
universalità.
Possiamo parlare di un processo di internazionalizzazione
dei diritti umani che inizia con la Dichiarazione universale e si sviluppa
nella progressiva opera di codificazione dei diritti umani in precise norme
di diritto internazionale.
Ci riferiamo soprattutto ai due Patti o Trattati sui
diritti dell'uomo adottati all'unanimità dall'Assemblea Generale
delle Nazioni Unite nella seduta planetaria del 16 dicembre 1966.
I due Patti, entrati in vigore nel 1976 dopo il deposito
dei prescritti 35 strumenti di ratifica, sono giuridicamente vincolanti
per gli Stati che li abbiano ratificati.
A questo insieme di testi bisogna poi aggiungere numerosi
altri, tra i quali una particolare importanza hanno i seguenti:
-
Convenzione europea del 1950
-
Convenzione interamericana del 1969
-
Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli 1981
-
Convenzione internazionale sui diritti dei bambini del 1989
7. Un'analisi
comparativa tra dichiarazione universale e costituzione italiana
La Costituzione italiana (approvata il 27 dicembre 1947
ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948) e la Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo (proclamata il 10 dicembre 1948) sono sostanzialmente
fra loro contemporanee. Non è difficile comprendere come il dibattito,
che a livello internazionale preparava la seconda, abbia avuto un qualche
effetto sulla prima, anche perché l'Italia usciva proprio allora
da un regime autoritario, che l'aveva fra l'altro trascinata nella guerra.
Volendo esplicitare alcune specifiche corrispondenze
fra Costituzione italiana e Dichiarazione universale, basti qui segnalare
il tema della libertà personale, della libertà di stampa,
della segretezza della corrispondenza, del diritto al lavoro, del divieto
di discriminazione razziale.
8. I diritti
del bambino
La Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo
è il documento internazionale giuridicamente vincolante per molti
Stati.
Essa definisce in modo più largo e completo come
deve essere l'educazione del bambino. Perciò consigliamo di partire
dall'art. 29 comma 1 della Convenzione del 1989 e di fare riferimento agli
strumenti didattici elaborati da quegli organismi - come ad esempio l'Unicef
- che si sono impegnati efficacemente in questo ambito guadagnandosi anche
un meritato prestigio sociale.
9. I diritti
della donna
Ci sono voluti secoli prima che i diritti umani delle
donne fossero giuridicamente riconosciuti come diritti umani universali.
Non v'è alcun dubbio, tuttavia, che ancora oggi in molti Paesi -
per ragioni culturali - la donna viene sistematicamente discriminata. Da
alcuni decenni, come è noto, le donne si sono organizzate dando
corpo ad un Movimento e ad una nuova cultura "al femminile" che sta gradualmente
ristabilendo una situazione di maggiore equità un po' ovunque. Molto
resta ancora da fare perché le resistenze al cambiamento sono fortissime.
I nuovi strumenti di cui le donne si avvalgono sono l'approccio di genere,
il mainstreaming (la critica di genere) l'empowerment (la capacità
decisionale), ecc.
Uno studio che può risultare molto utile ai docenti
per avere informazioni su questa materia è quello curato da Anna
Maria Donnarumma, "Guardando il mondo con occhi di donna". Dalla Dichiarazione
dei diritti umani 1948 alla Conferenza mondiale della donna 1995. Una ricostruzione
storico-giuridica, EMI, Bologna 1998.
Si potrà utilizzare, in particolare, un testo
interessante che è riportato all'interno: "Proposte per una dichiarazione
universale dei diritti umani secondo un approccio di genere", (pp.54-62)
10. I diritti
dei popoli
Una carta dei diritti dei popoli, veramente riconosciuta
e accettata da tutti, ancora non esiste. La Dichiarazione universale dei
diritti dei popoli, adottata ad Algeri il 14 luglio 1976 da esperti di
problemi internazionali e da rappresentanti di movimenti di liberazione,
risponde solo in parte a questa esigenza e non dispone di quella autorevolezza
morale e di quel senso universale di cui avrebbe bisogno.
Tra i diritti del singolo individuo e i diritti dei popoli
vi è una intima connessione. Tutti i popoli hanno diritto all'autodeterminazione
(che significa poter disporre liberamente e autonomamente del proprio destino)
e quindi di proseguire in assoluta indipendenza il proprio sviluppo economico,
sociale e culturale.
Si ricordi che il periodo 1995-2004 è stato dichiarato
dall'ONU "Decennio internazionale dei popoli indigeni".
11. I diritti
delle minoranze
Le minoranze di ogni genere (etniche, linguistiche, religiose)
sono una realtà di vaste proporzioni su scala mondiale e i problemi
che pongono non possono più a lungo essere disattesi.
È giunto il momento di affrontare seriamente i
grandi problemi delle minoranze tenendo conto dei nuovi bisogni emergenti
in una società sempre più inter-etnica e trans-nazionale.
Si potrebbe avviare un lavoro con gli studenti sulla
presenza delle minoranze nella propria regione, poi in Italia, in Europa
e a livello mondiale.
12. I diritti
della Terra
I diritti della Terra: un tema che va spiegato. La Terra,
infatti, non è titolare di diritti. Siamo abituati a sentir parlare
del diritto "alla" terra (contro i latifondisti, contro gli invasori, contro
i colonizzatori… i diritti degli indios e dei palestinesi, ad esempio,
alla Terra) ma non si parla mai dei diritti "della" Terra. Ossia del nostro
pianeta come "soggetto" di diritti.
A molti tale impostazione del problema potrà apparire
alquanto paradossale. Solo l'uomo, si dirà, è propriamente
titolare e soggetto di diritti. Non la Terra, non le piante, non gli animali.
Si dovrebbe, a rigore, parlare dei "doveri" dell'uomo nei confronti di
queste realtà, non dei loro diritti. Eppure anche questa impostazione
tradizionale tra l'uomo e "le cose" (gli oggetti, i beni, gli esseri viventi
non umani) si sta dissolvendo sotto la spinta della nuova cultura ecologica.
13. Una
ricerca sul carattere universale dei diritti umani
Come è noto, non tutti i Paesi sono d'accordo sul
carattere universale della Dichiarazione dei diritti umani. Dalle critiche
che vengono espresse risulta che l'universalità dei diritti dell'uomo
sarebbe lo strumento ideologico di una mondializzazione occidentale. Sebbene
provengono soprattutto da regimi autoritari o dittatoriali, le critiche
espresse alla Conferenza mondiale dell'ONU sui diritti dell'uomo, che si
è tenuta a Vienna nel giugno 1993, sollevano il problema del carattere
"universale" dei diritti elaborati in un contesto culturale specifico.
Nel libro di A. Cassese "I diritti umani nel mondo contemporaneo"
(Laterza, Roma-Bari 1988) ci si chiede: i diritti umani sono davvero universali?
E l'autore risponde: "Dirò subito che l'universalità e, per
ora, un mito".
Poi argomenta così: "Esistono anzitutto profonde
divergenze nella concezione filosofica (…)
Un'altra divaricazione importante si ha riguardo alle
differenti concezioni culturali e religiose (…)
In misura minore o maggiore, è questa la concezione
occidentale della libertà. Diversa è la visione che ne hanno
sia i Paesi socialisti, sia quelli del Terzo Mondo (…)
Ancora più radicale è la differenza tra
la concezione occidentale e quella che deriva dalle grandi tradizioni culturali
dell'Asia (…)
Lo stesso vale ancora per la tradizione islamica o, almeno,
per la pratica dei Paesi dell'Islam, progressivamente allontanatisi, per
certi versi, dai principi del Corano (…)
Nella tradizione africana, che è soprattutto una
tradizione di usi e costumanze tribali, l'individuo si realizza nella comunità;
questa è diretta da un leader, alla cui autorità tutti devono
piegarsi. La lotta contro il leader non ha ragion d'essere, perché
questi non opprime i membri della comunità, ma li guida, operando
in modo da consentir loro di integrarsi pienamente nel tutto; egli dunque
esige proficuamente nell'interesse della collettività.
Si obietterà che tutte queste tradizioni asiatiche
o africane si sono per così dire stemperate o illanguidite, a contatto
con lo "Stato"; non appena in Asia e in Africa ha preso radici quella formazione
tipica dell'Europa occidentale - appunto, lo stato moderno, centralizzato
e burocratico-amministrativo - si è riprodotta la problematica propria
di quello Stato, e con essa la dialettica autorità-libertà.
Appunto, la relativa "estraneità" delle strutture statali moderne,
rispetto alle tradizioni e alla cultura di quei Paesi, spiega però
perché quelle strutture funzionano così stentatamente in
tanti Stati africani e asiatici. È una pianta che mette solo lentamente
radici, e trova troppo spesso un humus poco consentaneo, se non sterile.
14. L'importanza
dell'articolo 28
Richiamare l'attenzione sull'art. 28 della Dichiarazione
significa aiutare il ragazzo a prendere coscienza, che egli è già
considerato come soggetto di diritto internazionale. L'art. 28 afferma
infatti che: "Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale
nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione
possono essere pienamente realizzati".
Purtroppo non è stato fatto quasi nulla per diffondere
la consapevolezza che ciascuno di noi ha un "ruolo costituente" (riconosciuto)
nell'affermazione di una nuova cultura dei diritti umani.
15. L'evoluzione
storica del concetto di "cittadinanza"
L'idea-guida di cittadinanza è certamente quella
che ci consente di ripercorrere i passaggi culturali e giurisdizionali
più importanti nell'affermazione dei diritti umani.
Dalla cittadinanza come appartenenza etnica (regolata
dai principi dello jus soli e dello jus sanguinis) alla cittadinanza sganciata
da vincoli particolari e fondata sullo stesso statuto di umanità.
Oggi cittadinanza non coincide più con residenza
né con nazionalità. Questi vincoli non hanno più alcuna
ragion d'essere. Dopo l'approdo ad una effettiva cittadinanza sovranazionale,
come quella "europea" (si pensi al passaporto europeo) la cittadinanza
nazionale deve oggi fare i conti soprattutto con la cittadinanza planetaria,
configurata dalle norme giuridiche internazionali sui diritti umani. Lo
status giuridico ordinario delle persone non è quello di cittadini
di un dato stato, ma membri della stessa famiglia universale.
Il fatto che esista - almeno giuridicamente - la cittadinanza
planetaria comporta che, all'interno dei singoli stati, si debba procedere
a profonde trasformazioni di carattere politico-istituzionale e culturale.
In concreto, educare ai diritti umani significa anche far prendere coscienza
al bambino dei cerchi concentrici della sua stessa cittadinanza che è
"plurale": nazionale, europea, planetaria.
16. Adottare
un diritto umano
È una semplice ed interessante prova avanzata dalla
Cattedra di antropologia culturale presso la Facoltà di sociologia
dell'università di Roma "La Sapienza" in collaborazione con il Ministero
della Pubblica Istruzione e con il patrocinio della Commissione nazionale
Unesco, prendendo spunto dalla positiva esperienza dell'adozione dei monumenti
storico-artistici da parte delle scuole (ad esempio Roma e Napoli) propone
di passare a un altro tipo di adozione, e precisamente, all'Adozione dei
diritti umani. Il progetto è coordinato dalla prof. Gioia di Cristoforo
Longo.
In concreto, si ipotizza che all'interno di una classe,
corso o scuola, si decida l'adozione di un diritto umano (per esempio:
diritto alla salute, alla parola, alla giustizia, alla vita) con esplicita
dichiarazione della motivazione della scelta, delle modalità di
espletamento della ricerca e con l'indicazione dei percorsi storici, letterari,
economici, artistici, mass-mediologici, ecc. scelti al fine di: comprendere
in tutta la sua estensione il significato del contenuto compreso nel diritto
scelto; riandare alla sua genesi storica; approfondire la portata culturale,
sociale, politica, educativa; calare il suo significato nelle vicende note
ed in quelle meno note o del tutto sconosciute, sia a livello individuale,
personale, sia a livello collettivo, sociale.
Adottare un diritto umano significa: operare una scelta
sulla base di un interesse; assumere una responsabilità; prendersi
"in carico" o "cura" persone, situazioni, problemi vicini e lontani; stabilire
un'appartenenza e vivere un'esperienza affettiva; ampliare i propri saperi:
memoria del passato, conoscenza del presente, progettazione del futuro;
stabilire connessioni, interdipendenze, reciprocità mettendo in
relazione la propria realtà con gli "altri"; favorire un processo
di presa di coscienza che impegna alla crescita; creare eventi; moltiplicare
relazioni, incontri, confronti; liberare la propria creatività;
vivere un impegno in prima persona caratterizzato da continuità,
fantasia, volontà, nella prospettiva di una concreta promozione
di una cultura della pace: dare mente, cuore, braccia, gambe alle proprie
speranze.
17. Lo
statuto degli studenti
Procurarsi il testo ufficiale dello "Statuto degli studenti"
e commentare ognuno dei 6 articoli, in particolare l'art.2 sui diritti
e l'art.3 sui doveri. Dovrebbe scaturire un dibattito vivace e coinvolgente.
18. Se
fossi il sindaco… i consigli municipali dei ragazzi
Importati dalla Francia, i Consigli comunali dei ragazzi
si stanno lentamente diffondendo anche nel nostro Paese. Le prime esperienze
pilota sono state realizzate presso i Comuni di Tolentino e Morrovalle.
Ma tale esperienza educativa - un prezioso laboratorio
di formazione alla partecipazione democratica e alla cittadinanza attiva
e responsabile - può essere realizzata ovunque, da Roma a Milano,
da Aosta a Bolzano, da Cagliari a Palermo, ma forse risulterà più
incisiva in piccoli centri o nei comuni di frontiera quali possono essere
Corleone, Orgosolo, Villa Literno.
L'obiettivo fondamentale dei Consigli comunali dei ragazzi
è quello di ripensare tutti insieme la città per renderla
più vivibile, più umana, un luogo dove ognuno di coloro che
la abitano possa sentirsi veramente a casa sua.
19. Sostenere
gli organismi e i movimenti impegnati sul fronte dei diritti umani
Si raccomanda di informare i ragazzi circa le iniziative
di azione sociale dei numerosi organismi nazionali e internazionali che
operano per la tutela e la promozione dei diritti dell'uomo. Tra questi
segnaliamo Amnesty International, Survival International, Acnur, Justitia
et Pax, Sos Razzismo, Pax Christi, Green Peace, WWF, Unicef, Nessuno tocchi
Caino, ecc.
20. Per
una biblioteca scolastica sui diritti umani
-
AA.VV., L'educazione alla legalità, Ed. La Scuola,
Brescia 1994
-
AA.VV., Diritti dell'uomo e società multiculturale,
Vita e Pensiero, Milano 1983
-
AA.VV., Cittadinanza e società multiculturale, numero
monografico della rivista "Per la filosofia", n.42, gennaio-aprile 1998
-
Abou S., Diritti e culture dell'uomo, SEI, Torino 1995
-
Amnesty International, Il tempo dei diritti. Piccolo "ideario"
per l'educazione ai diritti umani, ECP, Fiesole 1996 (in particolare la
bibliografia generale ragionata, curata da Giuseppe Giliberti e la filmografia
sui diritti umani curata da Maria Laura Marescalchi)
-
Amnesty International, Liberi di essere. Storie a lieto fine
di Amnesty International, ECP, Fiesole 1997
-
Badaloni P., Bozzetto B., Il libro dei diritti dei bambini,
Edizione Gruppo Abele, Torino 1987
-
Bobbio N., L'età dei diritti, Einaudi, Torino 1992
-
Bonazzi T., Dunne M. (a cura), Cittadinanza e diritti nelle
società multiculturali, Il Mulino, Bologna 1993
-
Cassese S., I diritti umani nel mondo contemporaneo, Laterza,
Roma-Bari 1988 (1994)
-
Concetti G. (a cura), I diritti umani. Dottrina e prassi,
AVE, Roma 1982
-
Corradini L., Peiretti A., Serio S., I diritti umani. Presente
e futuro dell'uomo, Ediz. Pellegrini, Cosenza 1985
-
D'Agostino F. (a cura), Pluralità delle culture e
universalità dei diritti, Sappichelli, Torino 1996
-
Danuvola P. (e altri), I diritti umani, Ed. La Scuola, Brescia
1992
-
Donnarumma A.M. (a cura), Commento alla Dichiarazione Universale
dei diritti umani dell'ONU, Ed. Palombi, Roma 1995
-
Donnarumma A.M., Guardando il mondo con occhi di donna. Dalla
dichiarazione dei diritti umani 1948 alla IV Conferenza mondiale delle
donne, 1995. Una ricostruzione storico-giuridica, EMI, Bologna 1998
-
Drerup A., Educare ai diritti. Una cassetta degli attrezzi,
Amnesty International, Bologna 1995
-
Ferrari V., Giustizia e diritti umani, Angeli, Milano 1995
-
Gilberti G., Strumenti internazionali sui diritti umani,
Amnesty International, Bologna 1994
-
Papisca A., Democrazia internazionale, via di pace, Angeli,
Milano 1988 (II edizione)
-
Rigaux F., La carta di Alberi. La dichiarazione universale
dei diritti dei popoli, ECP, Fiesole 1988
-
Revedin A.M., Diritti dell'uomo e ideologie contemporanee,
CEDAM, Padova 1988
-
Zolo D. (a cura), La cittadinanza. Appartenenza, identità,
diritti, Laterza, Roma-Bari 1994
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