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LE RISPOSTE
ALLE VOSTRE DOMANDE
Domanda:
Vorrei
sapere se esiste in Italia la pillola abortiva
Risposta: Sì
esiste, se va a leggere nella sezione salutenews
troverà un articolo che parla solo della pillola abortiva.
La
redazione
Domanda:
Da qualche mese sto
assumendo un prodotto naturale rasserenante: Iperico Plus prodotto
dalla Bodyspring, composto da Valeriana 22,2%, Passiflora 22,2%,
gelatina alimentare, Luppolo 11,2%, Avena e.s. 11,1%, cellulosa
microcristallina, Iperico 3,5mg (0,8%)(fiori essicati). Assumo 1
capsula al giorno (sulla confezione ne suggerisce 2!). A partire dal
16 aprile ho cominciato ad assumere un contraccettivo orale
monofasico di tipo combinato (Harmonet). Nelle istruzioni è
specificato che preparazioni a base di Hypericum perforatum
potrebbero dare una perdita dell'efficacia anticoncezionale a
seguito dell'induzione degli enzimi responsabili del metabolismo dei
farmaci da parte della preparazione a base di iperico. Vista la mia
dose quotidiana di iperico ci possono essere problemi di gravidanza
indesiderata, o sono necessarie dosi più elevate per avere delle
interazioni?
Per il momento ho sospeso l'assunzione di iperico, ma vorrei saperne
di più.
Aspetto una risposta, distinti saluti
Risposta: Cara
Cristina, così come è scritto nel bugiardino non si deve assumere
alcuna preparazione a base o con Hypericum quando si prendono
contraccettivi orali perché può compromettene l'efficacia.
La
redazione
Domanda:
Riprendere
le sedute di psicoanalisi dopo averle interrotte - pensando di
farcela da sola - per un anno circa sarà faticoso e significherà
ricominciare?
Grazie
Risposta: "Gent.ma
Sofia, l'esperienza di analisi è essenzialmente l'esperienza di
un'elaborazione di sapere, inedito soprattutto, intorno ai punti
focali dei propri sintomi e delle proprie angosce. In questo senso
è un lavoro.
Possiamo dire che una psicoanalisi sia come un'escursione: ci sono i
preparativi, poi c'è l'effettiva partenza, il percorso, e la
conclusione. I preparativi sono il lavoro che permette che ci sia
poi l'effettiva partenza e sono essi stessi interni all'analisi,
anche se non sono ancora propriamente l'analisi.
Se quindi lei ha sospeso l'analisi quando essa era nel tempo dei
preliminari, la ripresa dovrà produrre un'effettiva partenza
dell'analisi.
Se la sospensione dell'analisi è avvenuta quando il tempo
dell'analisi si era effettivamente aperto e lei aveva cominciato a
svolgere un lavoro di cui ha sentito gli effetti sui suoi sintomi,
allora quel lavoro e quella elaborazione certamente non potrà
essere cancellato.
D'altronde gli effetti di un lavoro svolto lei li può sentire nella
suavita quotidiana e nella trasformazione che in essa è
intervenuta.
Molti cordiali saluti,
Rosa
Elena Manzetti
psicoanalista
Gentilissima
dottoressa, desideravo ringraziarla per la premura e la precisione
nella risposta alla mia domanda circa la ripresa delle sedute
psicoanalitiche dopo una lunga interruzione.Oggi ho appuntamento con
il mio dottore. Credo che la "partenza" dell'iter
introspettivo vi sia stata,vedremo se la ripresa sarà fluida. Se può
interessare le invierò le impressioni riguardo alla mia esperienza.
Perché sia utile a qualcun'altro.
Buon lavoro e a presto
Sofia
Domanda:
Dopo il 2° parto,
sono in amenorrea con ovaio policistico (da 6 anni).Desidero sapere
se con l'agopuntura ho qualche speranza e se a Reggio Emilia e
dintorni c'è un bravo agopuntore. Grazie
Risposta: la patologia segnalata dalla paziente è in linea di massima trattabile con successo in agopuntura.
La paziente può ricercare il nome di un agopuntore diplomato di Reggio Emilia sul sito www.agopuntura-fisa.it
oppure rivolgersi a Modena alla dott.ssa Isabella Neri che gestisce in Clinica ostetrico ginecologica dell'università l'ambulatorio di agopuntura.
Cari saluti
Dott. Gianni Allais
Agopuntore
Domanda:
Gent.mi Signori, mi chiamo Luca, ho 25 anni e il mondo della
anoressia/bulimia è entrato improvvisamente nella mia vita. Sto
insieme a una ragazza da due mesi, e il suo fardello con cui vive da
ben 10 anni è ora diventato il mio. Non mi interessa raccontarvi le
mie angosce, i miei dolori, il mio stare male. Io non so nulla di
queste due malattie diaboliche, la mia ragazza me ne parla, ma a
fasi alterne, a volte col contagocce a volte a fiume, ma sempre con
sofferenza. IO SONO UN IGNORANTE. Sto leggendo "Tutto il pane
del mondo" per "farmi una cultura", me l'ha dato lei,
ma più leggo meno afferro più mi sento nulla e nullo.
Ciò che Vi chiedo cortesemente è di rispondere alle domande che
seguono, su come IO DEVO COMPORTARMI nei suoi confronti. Lei vuole
guarire, io voglio che guarisca, voglio esserle utile. Non so
CONCRETAMENTE come. Mi aiutate?
CHI E' ROSA. E' un medico di 27 anni, 153 cm, 43 Kg, bella,
simpaticissima, sprizzante vita e amore verso 1000 persone. Ha
visitato psicologi, analisti, dietologi, con risultati alterni. In
passato ha passato momenti in cui vomitava tutti i giorni, poi più
di rado, addirittura 6 mesi senza; da che la conosco 1 volta a
settimana, ora più spesso. Ma non me le racconta tutte.
Ho l'impressione (erronea forse) che non abbia tanto il problema di
non accettarsi fisicamente, ma di avere dei rapporti sentimentali /
professionali/ di amicizia che la fanno soffrire. Ed in generale di
fronte ad un episodio/giornata difficile......vomita!
LE MIE DOMANDE
- Mi piace fisicamente. E glielo dico spesso. E' un errore?
- Sto male per lei. E' meglio che non glielo comunichi, facendomi
vedere più distaccato di ciò che sono, oppure le è più utile
sapere come realmente sto, senza quindi nessuna protezione da
"campana di vetro"?
- Uno psicologo ha scavato fino a trovare la causa, anni fa, nel
rapporto con la madre. Non conosco i suoi. Dai suoi racconti mi
sembrano splendidi, le danno il 100% di libertà, ma "fanno le
cose per lei", la mamma, impedendole una completa autonomia
personale. Rosa vuole andarsene di casa. Li adora, ma vuole
crescere. Ama i suoi genitori, e per questo non condivido tale
scelta. La dovrei invece appoggiare?
- Quanto devo essere io a farmi vedere attivo nella risoluzione di
questo problema? Quanto lasciare farlo a Lei, alla sua volontà?
- E' opportuno che parliamo della sua malattia oppure è meglio
evitare l'argomento?
- Ho capito che IO sono INUTILE: passiamo giornate stupende insieme.
Poi torna a casa e vomita. E non me lo dice se non qualche giorno
dopo. Perchè accade questo? Perchè tante bugie? Come debbo
comportarmi?
- A QUALI CONSEGUENZE FISICHE PUO' ANDARE INCONTRO?
- SI PUO' REALMENTE USCIRE DA QUESTO INCUBO?
Ci tengo a precisare che desidero avere queste risposte per essere
utile io in prima persona, in quanto Rosa, a quanto dice, ha deciso
di tornare a rivolgersi di nuovo a qualche "addetto ai
lavori".
Con tutta la mia gratitudine
Luca
Risposta:
Gent.mo Luca, Le dico
subito che plaudo alla decisione di Rosa (che spero vivamente
mantenga e realizzi) di rivolgersi a qualcuno di coloro che lei
chiama "addetti ai lavori". E' la cosa migliore che possa
fare e ancora meglio se
avviene prima possibile. Non abbia timore, Luca, noi
"addetti" possiamo a volte accompagnare opportunamente e
con discrezione le persone, nel percorso che permette loro di
reperire dove mette radici la loro sofferenza.
La dissoluzione di un sintomo è un vero e proprio lavoro, svolto
essenzialmente da chi di quel sintomo soffre, ma che può essere
svolto a due condizioni: che la persona sofferente lo voglia in modo
determinato e che il terapeuta non desista nell'implicarsi nella
conduzione della cura a seconda del modo opportuno a quel caso
specifico.
Questo significa, per rispondere a una delle sue domande, che in
generale possiamo dire che si può uscire da quello che lei
definisce 'un incubo', ma che quello che più conta è che bisogna
constatarlo passo dopo passo nel caso particolare.
Il sintomo dell'anoressia/bulimia può a volte condurre a
conseguenze fisiche, quando è portato al limite. Ma non capita in
generale, quindi non so che cosa succeda nel caso di Rosa. Quello
che so è che da un sintomo 'scatenato', come diciamo noi - si
tratti di anoressia o di altro sintomo - il soggetto che ne è
affetto può prendere, per così dire, una certa distanza in quanto,
e soltanto in quanto, si metta a lavorarlo in prima persona.
Naturalmente gli altri, in particolari coloro che ci amano, sono
molto importanti, e necessari. Ma per fortuna nessuno può
soppiantare il soggetto nello sbrogliare la matassa in cui è
implicato e che spesso lo imprigiona. Dico, per fortuna, perché
finché altri si sostituiscono, il soggetto resta preso nella
sofferenza, e senza scampo.Naturalmente però la vicinanza di
qualcuno che, come lei, prova amore, sarà senza alcun dubbio di
stimolo a Rosa per mettere in atto tutto ciò che è necessario per
trovare il bandolo della sua matassa e sbrogliarla. Quello che conta
è che lei offra il suo amore senza contropartita e il sostegno
deciso alla scelta di Rosa di rivolgersi a uno psicoterapeuta. So
che un sintomo come quello di anoressia/bulimia fa sorgere tante
domande. Lei stesso ne ha tante. Purtroppo non c'è una risposta
unica a tutte quelle domande, le risposte sono diverse a seconda
delle persone che portano il sintomo. Non so niente di Rosa e quindi
non ho nessuna risposta, neanche parziale, che possa aiutarla di più.
La saluto molto cordialmente.
Rosa Elena
Manzetti
psicoanalista
Domanda:
Ho smesso di fumare da 2 giorni mentre da + di 15 anni fumo ca 15/20
sigarette light al giorno.
Sono donna e già
in sovrappeso (soprattutto la pancia) , come evitare di prenderne ancora ? Solitamente, nessun problema
per smettere di fumare il primo mese ma dopo, come compensare la mancanza
della sigaretta, specialmente di sera ??? La costanza non è mio forte, dovrò
per forza ricadere nel vizio ? Per favore aiutatemi ... Grazie
Risposta:
Cara Zora, non so niente di lei più di quello che lei dice, che comunque è già
qualcosa. Dice che "la costanza non è il suo forte" ... e tuttavia 15 anni
di fumo con 15/20 sigarette al giorno mostrano una grande costanza, non le
pare?
Quindi è probabile che il problema non riguardi tanto, o comunque non
soltanto, la costanza, ma giri intorno a come lei si rapporta alla mancanza
e a come la sopporta. D'altronde è ancora lei a chiedersi "come compensare
la mancanza", sottolineando anche il momento in cui il problema è più
acuto: la sera.
Posso quindi soltanto risponderle a partire dalla mia esperienza. Quando,
molti anni fa ormai, ho sentito l'esigenza di saperne di più del perché mi
sentivo costretta a tornare sempre agli stessi atteggiamenti, agli stessi
gesti, che d'altra parte non ritenevo più accettabili per me, ho preso una
decisione irrevocabile: ho iniziato un'analisi. Vale a dire, capita, almeno a qualcuno, che arrivi il momento in cui si ha il desiderio
di saperne qualcosa dei meccanismi che costringono "per forza" a ricadere
monotamente nelle stesse difficoltà e negli stessi problemi di sofferenza.
Quando è quel momento si può trovare qualcuno che ci accompagni nel nostro
percorso di trasformazione.
E' forse questo il suo momento?
Saluti cordiali.
Rosa Elena
Manzetti
psicoanalista
Domanda:
Ciao sono una ragazza di 25anni, da un po' ho iniziato a praticare
acquagym e mi diverto molto.Vorrei sapere se fa bene ed a che cosa è utile?
Vivo nell'ansia di essere grossa: peso circa 58-59 kg vestita, sono alta
1,70: il mio peso è normale? quando sono "indisposta" aumento di qualcosina,
è normale?
Attendo risposta grazie
Risposta: Cara Sonia,
venticinque anni è davvero la primavera della vita ed è veramente una
buonissima idea onorarla con quella sorta di danza che è acquagym.
D'altronde la cosa importante è che ciascuno trovi il movimento e lo stile
che più gli si addice e che più conviene al suo corpo.
Sono sicura che sa anche lei che il suo peso, paragonato alla sua altezza,
può essere normale. Altrettanto lo è, per alcune persone, aumentare di
qualcosina quando si è indisposta.
D'altronde però il peso che abbiamo ciascuno lo giudica in modo molto
soggettivo. Ed è quello che emerge nella sua ansia. Ed è quest'ultima che è
preferibile non lasciare crescere troppo. Se sente che l'ansia prende
troppo spazio nella sua vita non la trascuri: ne parli con qualcuno che la
sappia ascoltare nel modo opportuno.
Buona primavera, Sonia.
Rosa Elena
Manzetti
psicoanalista
Domanda:
Sono residente a San Giacomo di Laives (Bolzano), quindi una
provincia a statuto autonomo. Attualmente mi trovo nei primi giorni del
sesto mese di gravidanza. Volevo cortesemente chiederVi se è possibile
anticipare di un mese la maternità obbligatoria, visto che fisicamente non
riesco a sopportare la mole di lavoro, (ad esempio: per recarmi al posto di
lavoro impiego circa 1 ora) ed essendo difficile ottere la maternità
anticipata. Vi ringrazio anticipatamente
Risposta:
Cara Linda, complimenti per aver scelto di essere madre!
Come già a Sua conoscenza l'Istituto della "astensione anticipata " è
l'unico strumento di cui si dispone per anticipare il periodo di astensione obbligatoria per
maternità.
La legge dice chiaramente che l'astensione è possibile allorquando si
ravvedano condizioni lavorative gravose e pregiudizievoli in relazione allo stato di
avanzamento della gravidanza.
L'ufficio provinciale del lavoro ha facoltà di concedere periodi di
astensione determinati, variabili da caso a caso e rinnovabili fino a coincidere
con il periodo di astensione obbligatoria nei seguenti casi:
1)per gravi complicazioni della gestazione e/o preesistenti forme morbose
che si presume possano aggravarsi nel corso della gravidanza;
2)quando le condizioni di lavoro e ambientali siano ritenute pregiudizievoli
alla salute della madre o del nascituro;
3) se la lavoratrice non può essere spostata ad altre mansioni.
Come vede non è affatto semplice ottenere tale riconoscimento, anche perchè
l'iter burocratico è complesso e fastidioso: il mio consiglio è comunque di inoltrare richiesta alla direzione
provinciale del lavoro facendo leva sul caso indicato al punto 2, ritengo
che un burocrate attento potrebbe considerare pesante, per una donna
gravida, affrontare oltre al lavoro anche le 2 ore di viaggio (andata/ritorno).
Mi tenga informata e se crede mi contatti personalmente per suggerimenti
ulteriori. Auguri ed in bocca al lupo!
Antonietta Pedone
Domanda:
Sono una lavoratrice L.S.U. e contemporaneamente studio, sono iscritta alla facoltà di Lingue Moderne per il web. Il mio lavoro
attualmente mi impegna tre giorni a settimana, 6.40 ore al giorno, per un
totale di 20 ore. Purtroppo il dirigente del servizio minaccia costantemente me e le mie colleghe di voler cambiare il nostro orario di lavoro,
(4 ore al giorno per 5 giorni a settimana) malgrado sia a conoscenza di eventuali
obblighi di frequenza richiesti dalla facoltà, e malgrado la nostra
disciplina affermi chiaramente che è un diritto di noi studenti- L.S.U.essere agevolati negli orari di servizio.
Che devo fare?
Risposta: Cara Antonella,
è vero che i LSU possono usufruire di agevolazioni per lo studio!
Il contesto che lei mi descrive non è per me completo, avrei infatti
necessità di sapere se il suo contratto part time è stato stilato in forma
scritta e se ne è stato preventivamente determinato il contenuto, con riferimento
alla durata, alle ore della giornata, ai giorni della settimana, dei mesi e
dell'anno in cui si svolge la prestazione lavorativa.
La mia richiesta può sembrarLe banale, ma è importante per capire se è una
normale lettera di assunzione oppure se è stata ben circonstanziata e
riferita al lavoro part time.
Le chiederei, se possibile, di inviarmi in lettura il suo contratto di
lavoro. In tal caso potrò darLe indicazioni sicuramente più puntuali e precise.
Cara Antonella, mi dica anche come mai siete "minacciate" sia Lei che le Sue
colleghe, avete tutte contratto a part time e siete tutte LSU?
Aspetto le informazioni di cui sopra. Cordialità.
Antonietta Pedone
Domanda:
Una mia cara amica nubile ha un figlio che porta il suo cognome e non è stato riconosciuto dal padre biologico. Qualora si sposasse, dal punto di vista del diritto di famiglia, quale rapporto giuridico si creerebbe tra il figlio e il marito? Il figlio potrebbe venire adottato o sarebbe una affiliazione? avverrebbe in automatico o vi è un iter apposito e che cosa comporta? Cosa consiglierebbe per il bene del bambino?
Risposta:
In riferimento al quesito relativo alla nascita di un figlio naturale, riconosciuto solo dalla madre, la quale, successivamente contrae matrimonio, rispondo qui di seguito alla nostra lettrice, la quale se vorrà potrà, comunque, richiedere ulteriori approfondimentio e/o chiarimenti.
La signora non ha chiarito se il susseguente matrimonio avvenga con il padre naturale del bambino o con un altro uomo: nel primo caso, il padre del minore potrà riconoscere il figlio nell'atto di matrimonio, ovvero con una dichiarazione innanzi all'Ufficiale di stato civile, anteriormente o posteriormente al matrimonio.
Se, viceversa, la signora contrae matrimonio con persona diversa dal padre biologico di suo figlio, e che non ha pertanto generato il minore, tra quest'ultimo ed il marito della madre non si instaurerà alcun rapporto di parentela, affinità o affiliazione.
Tuttavia la legge sull'adozione prevede espressamente l'ipotesi che il minore possa essere adottato dal marito della madre naturale ed
assumere il cognome dell'adottante.
Ovviamente, tale adozione non si verifica automaticamente, ma in virtù di apposito procedimento da instaurarsi avanti al Tribunale dei Minori.
Avv. Simona Napolitani
Domanda:
Sono "fidanzata", con alti e bassi con un uomo senegalese, del quale sono incinta. Il matrimonio è un'eventualità che stiamo valutando, ma che non è sicura. Ho ovviamente intenzione di fargli riconoscere il bambino,
ma vorrrei tutelarmi in merito al pericolo che possa un giorno comportarsi male e cercare di portarlo via dall'Italia. Come fare e quali sono i diritti e i doveri di un padre e di una madre naturali? A chi mi posso rivolgere?
Grazie. Francesca
Risposta:
In Italia, purtroppo, non esiste una legge sulla famiglia di fatto, per cui i conviventi che decidono di avere un figlio in caso di disaccordo possono fare ricorso a poche norme dettate dal codice civile. In particolare, una volta che entrambi i genitori hanno riconosciuto il figlio qualora decidano di lasciarsi e di regolare il loro rapporto da "separati", possono rivolgersi al Tribunale dei Minori per richiedere l'affidamento del figlio. Questo Giudice però si attribuisce una competenza solo per quanto attiene l'affidamento, mentre per ottenere il mantenimento per il figlio e l'assegnazione della casa familiare dovrà rivolgersi al Tribuanle Ordinario.
Il genitore convivente non ha diritto a chiedere alcun mantenimento a titolo personale e dovrebbe il meno possibile far interferire il proprio patrimonio con quello del compagno (immobili, conto correnti ecc,ecc).
Questi sono i criteri generali che regolano i rapporti tra conviventi, i quali pertanto, se comparati alla famiglia legittima godono di minori diritti.
Ho letto che vorrebbe indicazioni di un professionista a cui rivolgersi, se vuole, considerato che ho lo studio a Roma, potrà contattarmi alla mia e-mail:
studionasp@tiscalinet.it
avv. Simona Napolitani
Domanda:
Avevo già raccontato la mia storia ad una operatrice della casa delle donne di Bologna, e ve la riassumo in poche parole anche se potrei sembrarvi molto dura. Quando avevo 17 anni ho subito violenza sessuale dal mio patrigno (che però credevo fosse il mio padre naturale, che a sua volta mi ha abbandonato già da
quando avevo 1 anno). La violenza è andata avanti quotidianamente per 7 anni! fino al giorno in cui mia madre non ha scoperto tutto! E allora, grazie alla sua forza ed al suo coraggio, siamo scappate di casa (insieme alle altre mie due
sorelle minori) rifugiandoci da un fratello di mamma e cambiando città. Abbiamo fatto querela. Il tribunale dei minori di Bologna ha tolto la patria
potestà alla sorella più piccola; c'è già stato il secondo grado dell'appello avanzato dal mio patrigno; ed ora fra un mese ci
sarà la ripetizione del secondo appello perché la Cassazione di Roma ha
rimandato ad un'altra Corte (quella di Perugia) la valutazione del caso.
La querela è stata fatta nel 1993.
Io sono felicemente sposata dal 1995; vado da una psicologa da un anno e mezzo (SERT di Fano), la quale mi ha aiutato con il training autogeno a DORMIRE durante la notte senza fare brutti sogni!
Ma la mia vita non è ugualmente facile perché ho sempre paura che "quella persona" si possa vendicare e possa uccidermi. Ma ora sto
comunicando a spiegarvi come mi sento e forse non avete il tempo per ascoltare la mia storia.
Quello che vi chiedo è questo:
sto cercando del materiale di psicologi, psicoterapeutici, avvocati, storie di altre ragazze che hanno avuto la mia esperienza che vorrei dare al mio avvocato dato che l'accusa
afferma che è IMPOSSIBILE che una ragazza resti nel silenzio per tanti anni! Ho già trovato
qualchecosina nel sito della Cisl regione Emilia Romagna....ma è un p0' pochino.
Potete aiutarmi?
Avete voi del materiale oppure potete darmi aiuto con il vostro sito!
grazie Wanda
Risposta:
Cara
Wanda, ciò che possiamo fare per aiutarti è segnalarti alcune
Associazioni che conosciamo di Torino che si occupano di violenza ed
abusi alle donne. Rivolgendoti a loro sicuramente ti potranno dare
delle informazioni per te preziose.
ASSOCIAZIONE DONNE CONTRO LA VIOLENZA
via Vanchiglia 6 10123 Torino
mar. ore 15.30/19.30
tel. 011 8120375
ASSOCIAZIONE TELEFONO ROSA
via Assietta 13/a 10128 Torino
lun. ore 9.30/16.00 - mar. ore 15.00/17.30 - mer. ore 9.30/12.30
gio. ore 15.00/18.30 - ven. ore 9.30/18.30
tel. 011 530666 - 5628314 fax 011 549184
tel_rosa@show.it www.mandragola.com/tel_rosa
CASA DELLE DONNE
via Vanchiglia 3 10124 Torino
gio. ore 16.00/19.00
tel. 011 8122519 tel-fax 011 837479 casadelledonne@tin.it
Arrivederci
e auguri.
Elena
Vaccarino
Dir. di
DonneInViaggio
Domanda:
Negli ultimi 10 mesi ho avuto due episodi di cistite dolorosa e con sangue nelle urine. Non avendone mai sofferto prima, chiedo:quali possono essere le cause?
Il fatto della recidiva, può voler dire che non era stata debellata?(Non avevo assunto antibiotici)
Grazie Raffaella
Risposta:
Quando
si hanno degli episodi di cistite acuta con perdite di sangue è
assolutamente necessario rivolgersi ad un medico specialista per
seguire una cura specifica, anche con antibiotici. In questo caso il
fatto di non averli assunti, non ha debellato completamente la
carica batterica residuale così da creare una nuova recidiva acuta.
Inoltre,
finita la cura è necessario controllare con un esame delle urine (urinocultura)
se effettivamente si è debellata la cistite. le consiglio pertanto
di farsi vedere da un medico specialista.
dott. Vincenzo Gilli
ginecologo
Domanda:
Ho sempre avuto i cicli mensili regolari, a volte un po' più
abbondanti a volte meno. Lo scorso mese mi sono spaventata, nel
secondo giorno del ciclo nel giro di un'ora ho riempito un
assorbente e ho perso un grumo di sangue coagulato (un cucchiaio
circa) e per un giorno il ciclo è stato abbondante.Poi verso il
terzo giorno è diminuito e regolarizzato.Sono forse sintomi di
qualche malattia in corso? Può aiutarmi? Grazie Maria
Risposta
I
cicli mestruali possono essere di volta in volta molto diversi fra
di loro, senza che necessariamente implichino il fatto che ci siano
dei problemi di qualsiasi natura. Questo inoltre, succede più
spesso con l'avanzare dell'età.
Al
suo posto non mi preoccuperei eccessivamente, se ciò che ha
raccontato rimane un fatto pressoché isolato. Se però dovesse
ripetersi, le consiglierei di fare una visita ginecologica perché
si potrebbe essere in presenza di fibromi o altri problemi da tenere
sotto controllo.
dott. Vincenzo Gilli
ginecologo
Domanda:
Dott.ssa Manzetti,
mi chiamo Edoardo e sono fidanzato con una ragazza bulimica. Lei ha un
carattere particolarmente dolce ed è questo che mi ha colpito, ma alterna giorni di umore pessimo; scontrosità e indifferenza verso gli altri caratterizzano questi momenti.
Davanti a me non ha mai dato sfogo a crisi bulimiche ma quando è sola e la sento per telefono mi accorgo che qualcosa non va o perché sta piangendo o perché la voce è particolarmente smielata, quasi un effetto post-assunzione di droghe, dalle quali ne sono certo è lontana anni luce.
Soprattutto in solitudine e di fronte a momenti di sconforto, spesso nati per ragioni futili, si getta a capofitto sul frigorifero o su qualunque cosa abbia a disposizione e poi infine, con la scusa che sta male e che gli manca il respiro va in bagno per crearsi vomito autoindotto. Questo del vomito accade in media un paio di volte la settimana.
Tutto è cominciato quando aveva 18 anni (oggi ne ha 27) seguendo una dieta di una amica fino all'esasperazione ed ai primi sintomi di anoressia (arrivò a pesare anche 44 Kg).
Tutto questo me lo ha raccontato in un momento di particolare franchezza e di fronte a mie domande sempre più insistenti.
Lei ha la paranoia del fisico e del peso, anche se pesa 54 kg per 1,63-64 di altezza, ma non fa dieta. Ha però delle fisime particolari su alcuni cibi che rifiuta a priori, i formaggi, i fritti, i dolci (ma poi se ne abbuffa quando è da sola), le olive, e dalla carne e dal prosciutto toglie anche l'ultimo grammo di grasso o di nervatura in modo quasi maniacale.
E' in cura presso l'ABA ma oggi non assume alcun farmaco (precedentemente prendeva il Tavor, ma la faceva stare male ed io l'ho convinta a lasciarlo stare, ma non sapevo il motivo perché lo assumesse, mi diceva che era per nervosismo).
Ti scrivo per sapere come comportarmi, se faccio bene ad interessarmi, cerco di starle vicino ma non mi è possibile 24 ore su 24. Devo ignorare la cosa?
Devo rimproverarla? Che rischi corre?
Io per ora cerco di farla mangiare regolarmente dicendogli che se assume cibo in modo regolare evita le crisi di fame, ma di fronte al suo malessere interno credo centri poco la fame.
Puoi darmi qualche consiglio? Te ne sarei grato.
Edoardo Antonini
Risposta:
Gent.mo Edoardo,
E' toccante la tenerezza, la sensibilità e la disponibilità all'ascolto che intesse la sua lettera.
Inoltre lei coglie molto bene, non soltanto la logica delle manifestazioni del fenomeno bulimico, ma anche come tale fenomeno riveli una profonda logica della dipendenza che, pur essendo diversa da altre forme di dipendenza quali per esempio quelle da stupefacenti o da farmaci ma anche dal gioco o dalle immagini, è tuttavia il punto
cruciale nell'ancoraggio del sintomo bulimico.
Naturalmente sono molto importanti i particolari che la sua fidanzata le ha raccontato, anche quelli che lei definisce
"le sue fisime"; ma è soprattutto importante che lei accolga ciò che la sua fidanzata le offre come racconto senza volerne fare qualcosa di particolare; senza cioè credere di potergli dare lei un significato che spieghi il fenomeno che affligge la sua fidanzata, poiché il significato che tutti questi dettagli possono avere per lei, è sicuramente diverso da quello che la sua fidanzata potrà scoprire nella cura svolgendo un lavoro con il suo psicoterapeuta.
Affrontare i propri sintomi è sempre, allo stesso tempo, una cosa che dà sollievo e che non manca di procurare dolore. Quindi è molto importante sentire, nel corso di una cura, di avere vicino una persona, come può essere lei, disposta ad accompagnarti senza pretendere in cambio di voler entrare troppo nelle eventuali scoperte che si stanno facendo sulla causa del sintomo. Come sempre, e in ogni relazione d'amore e non soltanto, è importante sentire la presenza disponibile dell'altro senza alcuna insistenza intrusiva.
Ha ragione, nella questione bulimica non centra la fame di cibo, è in gioco invece tutt'altra voracità e tutt'altra insopportabilità alla mancanza.
Tanto è vero che lo stesso meccanismo che si svolge in rapporto al cibo si svolge probabilmente in altri ambiti della vita quotidiana con la stessa logica. Il suo modo di prendersi cura della sua fidanzata ha
sicuramente più effetto per il messaggio d'amore che trasmette che per l'idea che contiene, legittima ma inefficace nel caso in questione, sul fatto che mangiare regolarmente possa evitare la crisi.
Lo so, non è semplice essere presente premurosamente e senza indifferenza e allo stesso tempo in modo silenzioso e però determinato. Però la posta in gioco, nel caso della bulimia, è veramente di fare in modo, senza che il modo che si sceglie passi attraverso l'insistenza che è veramente
deleteria, che sia la persona a essere senza esitazioni determinata a voler affrontare il sintomo che porta con sé.
Un'ultima cosa, mi chiede dei rischi che la sua fidanzata corre: non
conoscendola non posso davvero esprimermi. Posso dire che ciascuno con il sintomo che si trova corre sicuramente dei rischi, diversi a seconda del soggetto, ma non bisogna dimenticare che ciascuno di noi si trova,
inconsciamente certo, un sintomo per evitare altri rischi che ritiene,
sempre senza saperlo consapevolmente, più insopportabili e meno affrontabili per lui.
Un saluto affettuoso
Dott.ssa
Rosa Elena Manzetti
psicoanalista
Domanda:
Sono una donna di 43 anni, ho avuto il menarca (prima mestruazione) che non avevo ancora compiuto dieci anni, il mio ciclo mestruale é sempre stato di ventiquattro giorni a volte anche meno con perdite fino ad un massimo di sette giorni. Mi chiedevo fino a quando sarò fertile? Come faccio a saperlo con certezza ? Fino a che età una donna può portare avanti una gravidanza? Con qualirischi? Per lei stessa e per il nascituro? Grazie Rita
Risposta:
Gentile Signora, la domanda che lei pone è piuttosto complessa in quanto per nessuna donna di qualsivoglia età è possibile definire a priori il livello di fertilità. Sappiamo sicuramente che la fertilità e' maggiore nella donna giovane per poi diminuire negli anni che precedono la menopausa, ma poiché ogni donna è un caso a sé, sappiamo anche di donne che concepiscono
all'età di 45 o più anni. Purtroppo non esistono test che verifichino questa
opportunità; possiamo solo disporre di esami medici piuttosto sofisticati che si propongono alle coppie in cerca di figli qualora una gravidanza non sia iniziata dopo un lungo periodo di rapporti sessuali non protetti. Come faccio a sapere con certezza se
sarò fertile? mi chiede
lei: Bhé non resta che provarci!!!! Per quanto riguarda i potenziali
rischi cui una donna di 43 anni può andare incontro nell'affrontare una
gravidanza, posso dirle che tutto dipende dallo stato di salute generale, dall'uso quotidiano di farmaci ecc. Se lei ha intenzione di affrontare seriamente il discorso, le consiglio di rivolgersi al consultorio familiare della sua zona dove troverà un
medico che la aiuterà a riflettere sugli eventuali rischi dopo averla interrogata attentamente sul suo stato di salute, quello del partner e su eventuali malattie presenti nelle vostre rispettive famiglie. Avrà in questo modo anche l'opportunità di conoscere quello che oggi la medicina offre per garantire la salute del nascituro ( diagnosi prenatale ecc.).
La saluto
Dott.ssa
Chiara Abbà
ginecologa
endocrinologa
Domanda:
Negli ultimi quattro anni si sono formati 3 fibromi sul mio
utero.Adesso sto valutando gli svantaggi e i vantaggi nell'avere
ancora un utero! Considerando che non rischio, né ho in programma
di restare incinta in quanto sterile, e considerando che ho dolori
molto forti ad ogni mestruazione e crampi dopo le mestruazioni, e
che comunque le pillole antidolorifiche danno effetti
collaterali...potrei decidermi per l´asportazione. Ma una
operazione è pesante da subire con anestesia e terapie del caso. E
il rischio, anche se remoto, di non svegliarsi più. Se non mi opero
probabilmente continueranno a spuntare fibromi, periodicamente. Gli
attuali sono grandi tra i 5 e i 6 cm. Che fare? Ho bisogno di capire
i pro e i contro delle due scelte. Se asporto l´utero come si
svolgerà la menopausa? Ringrazio per l´attenzione. Angela
Risposta:
Stimata
Angela, anche se la paura di una qualsiasi operazione è
assolutamente normale a volte è necessario farsi coraggio ed
affrontare la realtà. In ogni caso, oggi come oggi le tecniche
operatorie sono così avanzate che i rischi effettivi sono veramente
minimi. Se fosse una mia paziente, senza dubbio il mio consiglio
sarebbe quello di operare perché aspettare non serve a nulla e le
cose purtroppo non possono che peggiorare. Questo perché i fibromi
esistenti crescerebbero sempre di più e se ne possono formare
altri.
Per
quanto riguarda la menopausa, direi che non ci sono problemi
particolari, poiché se si esporta l'utero lasciando intatte le
ovaie, lei avrà una menopausa assolutamente naturale e arriverà
quando madre natura lo deciderà. In sostanza, per ora continuerà
ad avere il mestruo come sempre. Naturalmente molto meno dolorose di
oggi.
dott. Vincenzo Gilli
ginecologo
Domanda:
Ultimamente
ho fatto un pap-test di controllo per via di perdite piuttosto
consistenti, l'esito dell'esame era negativo. Adesso la cosa si
ripete ogni tanto, non so dire esattamente a quale punto del ciclo;
si tratta di una sorta di muco molto chiaro e piuttosto compatto: è
normale o mi devo preoccupare? Faccio presente che non uso la
pillola.
Risposta:
Cara
Gabriella, innanzitutto vorrei tranquillizzarti, dicendoti che i
sintomi che descrivi non sembrano segnalare nulla di veramente
preoccupante. In ogni modo, oltre al pap-test che bisogna sempre
fare con regolarità perché è un esame preventivo, ti consiglierei
vivamente di eseguire un esame batteriologico vaginale. Può
essere che ci sia qualche batterio che ti produce le perdite di cui
parli, o semplicemente possono essere il risultato di una buona
ovulazione. Ad ogni buon conto non bisogna mai lasciare fare al
caso.
dott. Vincenzo Gilli
ginecologo
Domanda:
Salve,
sto con una ragazza da due anni, ma ho il sospetto che le piacciono
anche le donne. Il mio sospetto deriva dalle cose che mi racconta,
anche se io ho cercato di parlarne in modo sereno, lei ha detto
sempre di no. Ha detto che non prova proprio attrazione per le
donne, e che quando vede le sue amiche spogliarsi rimane
indifferente. Però mi ha confidato che quando aveva 12 anni si è
toccata con una sua amica più o meno della stessa età. Io poi, le
ho chiesto se ha avuto altre esperienze simili dopo di quella e lei
mi ha detto di non averne avute più. Inoltre poco tempo fa mi
raccontava di aver sognato una donna e di averlo fatto con lei. Mi
ha detto anche che ha provato piacere. Devo preoccuparmi per questo?
Devo pensare seriamente che alla mia ragazza piacciono davvero le
donne. Aspetto una vostra risposta, grazie.
Risposta:
Caro Giorgio,
La sua 'domanda taciuta', ponendo un problema ne pone anche un altro
di basilare importanza.
Il primo problema riguarda il suo sospetto che alla sua
ragazza piacciano anche le donne. Che a 12 anni la sua ragazza si
sia toccata con un'amica, in generale, non significa niente. Invece
è molto più importante quello che la sua ragazza dice dei propri
sentimenti e desideri.
Ma appunto qui viene il vero problema: la sua ragazza dice 'no',
che non le piacciono le donne, e lei sospetta che sia 'sì'.
Qui ci troviamo di fronte al reale problema dei rapporti umani in
genere e dei rapporti d'amore in particolare. Vale a dire qualunque
cosa uno dica, il significato che l'altro raccoglie è sempre frutto
di ciò che ha ascoltato più la sua interpretazione.
A
questo meccanismo nessuno sfugge. Naturalmente però sapere quale
interpretazione siamo portati, tentati, di dare e perché, può
rendere meno angoscianti i rapporti con gli altri. Questo perché ciò
che dipende dalle nostre interpretazioni possiamo a volte, con uno
specifico lavoro sul nostro discorso, quindi su di noi,
trasformarlo.
Quindi, per concludere, torniamo al vero problema: la sua ragazza
dice che non le piacciono le donne e lei invece sospetta che
le piacciono. Sembra di essere di fronte a una situazione che abbia
la finalità di indicare e di mettere in risalto qualcosa di
inconciliabile tra l'uno e l'altro. Intendo dire che lei, Giorgio,
mette bene in chiaro che su questo punto - che è poi quello della
posizione sessuale di ciascuno dei partner - c'è qualcosa su
cui è impossibile il pieno accordo.
Di che cosa si tratti non lo so: saperlo richiede, come dicevo, un
lavoro che può essere solo condotto con il soggetto.
Una cosa è certa però: se nessuna parola della sua fidanzata
riesce a fugare il suo sospetto, questo significa che tanto meno le
mie parole di risposta potrebbero. Parole di una che neppure la
conosce.
Infatti il significato di un sospetto non è mai palese e evidente:
richiederebbe altre parole, altre spiegazioni, altri ricordi, magari
il racconto di altre inquietudini. E' un significato che, senza
saperlo, probabilmente lei porta con sé, quotidianamente.
Sempre ascoltando, la saluto molto cordialmente.
Rosa Elena Manzetti, psicoanalista
Domanda:
Volevo chiederle un consiglio riguardo al fatto che soffro di "fame nervosa":in alcuni periodi mi stresso molto facilmente e questo mi causa degli "attacchi" di tristezza, nervosismo, stanchezza ke nn riesco a cacciar via se non mangiando pur in realtà non avendo fame.
Perchè reagisco così allo stress?Come riuscire togliermi questa.."brutta abitudine"?
Il problema è che così facendo l'ago della bilancia continua a salire e scendere e, per la mia salute vorrei invece riuscire a raggiungere una certa stabilità riguardo al mio peso, perchè ho paura che alla lunga questa situazione possa nuocere alla mia salute.
Spero possa darmi qualche consiglio utile, specie perchè in questo momento ne avrei particolarmente bisogno per affrontare un po' meglio il periodo della maturità.
La ringrazio in anticipo, cordiali saluti, Cornelia
Risposta:
Gent.ma Cornelia,
Di certo gli esami mettono ciascuno alla prova. E non parlo soltanto degli esami scolastici, ma anche di quei momenti della vita quotidiana e delle relazioni con gli altri che mettono a dura prova l'immagine che abbiamo di noi stessi, la nostra capacità di essere flessibili, di accogliere pensieri e idee diverse dalle nostre o anche di dire no quando un'insistenza, un'idea o altro che ci viene incontro non corrisponde al nostro desiderio.
La cosiddetta 'fame nervosa' è effettivamente un fenomeno che per certe
persone interviene come modo di calmare l'angoscia, l'ansia, le difficoltà e i disagi a cui il soggetto non riesce a far fronte. Quasi quasi a volte funziona come una specie di 'farmaco', per quella che viene di solito chiamata ansia o stress; un 'farmaco' che però ha i suoi effetti secondari, tra i quali quello di rendere instabile la forma del corpo e a volte di danneggiare la salute.
Ma la questione sicuramente più gravosa sta nel fatto che ciò che viene
ingurgitato sotto la spinta di quello stimolo 'nervoso' non riempie il
vuoto che ne è la causa e non risolve l'ansia e lo stress. Lei infatti ha messo molto precisamente il dito sulla piaga:
si tratta di individuare perché in 'alcuni periodi si stressa molto
facilmente, diventa triste, ecc. Cosa succede in quei periodi? Che cosa di quello che succede diventa per lei qualcosa di difficile da affrontare? Quali difficoltà la tormentano? Insomma qual è, dove sta la causa della sua inquietudine?
Insomma quando si tratta della cosiddetta 'fame nervosa' è auspicabile
cercarne la causa profonda e spesso un po' nascosta nel campo della
sfera affettiva e come riesce a metterci in difficoltà.
Per intanto molti auguri per l'esame di maturità.
Dott.ssa
Rosa Elena Manzetti
psicanalista
12.06.2001
Domanda:
E' secondo Voi opportuno fare una crociera (del Mediterraneo) con
partenza 1 Luglio p.v. con la moglie all'ottava settimana di
gravidanza ?? Ci possono essere problemi ??! Grazie Luca P.
Risposta:
Prima di
partire consiglierei a sua moglie di sottoporsi a un'ecografia
transvaginale. Se l'esito dell'ecografia è buono, non c'è nessuna
controindicazione per fare una bella crociera rilassante.
Normalmente inoltre, le navi da crociera sono sempre appoggiate in
convenzione con gli ospedali più vicini e se navigano in acque
italiane con il servizio di emergenza dell' elisoccorso del 118. Per
maggior tranquillità sua e di sua moglie, potreste informarvi
all'agenzia di viaggio, quale tipo di convenzione sanitaria esista
sulla nave o se addirittura hanno un medico a bordo.
Non mi
resta che augurare a tutti e due una bella vacanza.
dott. Vincenzo Gilli
ginecologo
Domanda:
Vorrei
sapere quali sono esattamente i giorni più a rischio di gravidanza,
avendo rapporti sessuali non protetti ovviamente sempre con la
stessa persona.
Risposta:
Tutto dipende dal tuo ciclo mestruale. Se è regolare, cioè di
27 -28 giorni, quelli più a rischio di gravidanza per te dovrebbero
essere dall'11° al 16° giorno, se invece hai le mestruazioni ogni
29 - 30 giorni dovresti calcolare dal 12° al 17° giorno. Se invece
cadono ogni 25 - 26 giorni, quelli più a rischio saranno dal 10°
al 15°.
Ricordati
di calcolare dal primo giorno di mestruazioni e non dal giorno dopo
come spesso accade. Inoltre, vorrei ricordarti che anche se le
mestruazioni sono regolari, esistono moltissime varianti, quindi non
è affidabile avere rapporti sessuali, senza una copertura
anticoncezionale se non si desidera rimanere incinte. Personalmente
ti posso dire che conosco parecchi bambini che sono stati concepiti
in 7° - 8° giorno o anche nell'ultimo giorno di mestruazioni.
dott. Vincenzo Gilli
ginecologo
Domanda:
Io odio il mio corpo e detesto il mio aspetto.Apparentemente sembro aperta e sicura di me ma in realtà sono timidissima.Cosa posso fare per aumentare l'autostima?
Grazie
Risposta:
"Cara,
Le parole che scrive, così tristi come sono, indicano già anche uno
spiraglio, una strada che lei stessa traccia. Anzi ha già fatto il primo passo. Infatti aver deciso di scrivere, di dire ad altri, questo suo sentimento così amaro, dimostra il suo desiderio di trovare un
interlocutore che sappia ascoltare le sue parole, quelle parole che, come uno scrigno, racchiudono un segreto, che magari neppure lei ancora sa, e che tuttavia deve essere un dolore che ha provato, e che ancora continua a provare. E' quella timidezza intima, che lei ora ha detto ad alta voce, ad indicare che la sua difficoltà ad accettare il suo corpo risiede prima di tutto in una difficoltà ad accogliere qualcosa nel suo animo.
In fondo noi possiamo accettare quell'estraneo che il corpo è sempre per tutti all'inizio, perché lo sentiamo accettato e amato, sin da quando siamo piccole e inermi ma poi anche dopo, prima di tutto dagli altri che ci stanno accanto e che ci fanno sentire amabili.
Però, e in modo diverso per ciascuno, non mancano mai i momenti che
lasciano segni indelebili e dolorosi. Segni che portiamo con noi come
cicatrici, lungo i sentieri della nostra vita, anche se abbiamo da lungo tempo dimenticato quale fosse la ferita e in quali circostanze ce la siamo fatta.
Possiamo fare buon uso di quei segni (come sono per lei l'intima timidezza e l'odio per il corpo) se e quando decidiamo di rivolgerci a qualcuno che sia preparato ad accompagnarci lungo un percorso di ricerca, nella nostra propria storia: Perché quella ricerca, quel lasciar passare nella parola ciò che prima era silenzio oscuro, ci può permettere di decifrarli, quei segni, e di trasformare quindi quel qualcosa di oscuro e greve che portiamo con noi.
E allora può capitare che qualcosa si sollevi e si scopra di poter fare in modo diverso, nuovo e creativo, con quello che prima sembrava
inaccettabile.
Se le pare che sia il momento giusto per lei, e soprattutto che sia la
strada che fa per lei, potrebbe rivolgersi a un'analista o a un terapeuta che le dia fiducia, per provare a sbrogliare la sua matassa nei punti in cui si è ingarbugliata. Lei sola però può decidere davvero se è la soluzione giusta per lei.
E soprattutto se è il momento per lei di mettersi in cammino.
In punta di piedi mi allontano e la saluto.
Dott.ssa Rosa
Elena Manzetti
psicanalista
Domanda:
vorrei
sapere se si possono prevenire le infezioni di Candida Vaginalis.
Grazie,
Nadia.
Risposta Cara
Nadia per parlare di prevenzione per la Candida, prima di tutto
bisogna sapere cosa è e le sue caratteristiche. La Candida è un fungo
quindi è una forma sporigena che sopravvive alle normali manovre di
pulizia della persona, dei servizi igienici e ai lavaggi di
biancheria intima, indumenti, asciugamani ecc. Per sterilizzare in
modo efficace questi ultimi bisognerebbe metterli in autoclave,
così come si fa in Ospedale, me non credo che a livello domestico
questo sia possibile. Risulta quindi, che negli indumenti anche ben
lavati, rimangano le spore e di conseguenza ci si può reinfettare.
Un altro serbatoio di mantenimento della Candida è il basso tratto
dell'intestino e le vie urinarie, quindi è facile che la persona si
autoinoculi da sola. Il terzo
elemento di recidiva da Candida è da imputare al fatto che molte
volte vengono curate le donne che vanno dal medico, ma non il loro
patner, che essendo un portatore sano gliela ripassa. Detto
questo quindi, direi che domina il problema del proprio sistema
immunitario. Se si ha un buon sistema immunitario, anche se si viene
a contatto con la Candida non la si piglia e non ci sono recidive. Se
invece si è soggetti, bisogna innanzitutto capire se il proprio
patner è un portatore e fargli fare la cura; secondo cercare per
quello che è possibile di fare un cambio radicale della biancheria
indossata durante il periodo di ricaduta della Candida (questo vale
anche per lui), e per la stessa ragione non scambiarsi con figlie,
amiche o parenti indumenti come ad esempio il costume da bagno ecc.
(anche se perfettamente puliti e lavati); terzo tenere sotto
controllo il proprio intestino, chi soffre di stipsi è facile che
la Candida prenda il sopravvento. Eventualmente
poi, esistono anche delle terapie farmacologiche di lunga durata
contro i funghi, ma ovviamente sarà il madico a decidere se è il
caso di intraprenderle. Spero di essere stato esauriente.La Saluto
cordialmente.
dott. Vincenzo Gilli
ginecologo
Domanda:sono disperata. Ho fatto di tutto per darle una buona
educazione e l'altro giorno, quando ho aperto la porta della sua
camera, non potevo credere ai miei occhi.
Mia figlia era
avvinghiata alla sua migliore amica...io non so che fare, cosa dire,
devo portarla da uno psicologo, cosa significa, passerà? Aveva un
ragazzino tanto carino qualche anno fa, può essere colpa mia? C'è
qualche psicologo che ha qualche consiglio - non voglio perdere mia
figlia. Grazie Antonella
Risposta: La disperazione che l'ha spinta a scrivere queste poche
righe, è sicuramente ciò di cui prendersi cura prima di
tutto. Infatti l'esperienza insegna che il solo motivo valido e
autentico per andare da uno psicologo, da uno psicoterapeuta, o da
uno psicoanalista, è che l'esigenza nasca dalla persona stessa che
decide di rivolgere loro una domanda. E non mi sembra che sia questo
il caso per quanto riguarda su figlia, almeno dalle poche righe che
lei scrive. E' invece forte e scolpito il dolore che accompagna
le domande che lei rivolge a chi, come me, ogni giorno ascolta le
angosce che per motivi diversi scuotono la vita quotidiana delle
persone. Ciò che lei scrive non lascia trapelare alcun motivo per
cui dovrebbe "perdere" sua figlia, come lei scrive. Però questa
domanda semplice che lei pone lascia trapelare una piena di
sentimenti che si accavallano e persino si ostacolano tra loro. E
una ridda di pensieri i più diversi e magari contrastanti. E'
questa matassa, più o meno ingarbugliata, che potrebbe magari un po'
sbrogliare se decidesse -quando lei lo ritenga necessario - di
rivolgersi a qualcuno di sua fiducia che possa ascoltare dalla sua
stessa voce raccontare la pena che si è insinuata nel suo
cuore. E' certamente angosciante accorgersi di avere un'idea 'su'
di una persona - ma anche su situazioni, relazioni, ecc. - che in
realtà non corrisponde alla persona reale, alla situazione reale,
alla relazione reale. Direi persino che in qualche modo questa
disparita tra idea e reale è sempre la vera causa dell'angoscia.
Naturalmente siamo in un certo senso responsabili dell'idea che ci
facciamo, almeno per il fatto che ci mettiamo del nostro nel
farcela, ma questo non fa di per se una colpa. E d'altronde ciò non
toglie neanche che in ogni relazione, anche quella tra genitori e
figli, ciascuno ci metta la sua parte specifica, che conta e ha
delle conseguenze di solito incalcolabili. Nella relazione tra
lei e sua figlia lei ci mette e ci ha messo sicuramente la sua parte
così come sua figlia ci ha messo la propria. Per fortuna - dico per
fortuna perché a pensarci bene che sia così è una condizione per
qualche verso meno pesante - gli essere umani neanche appena nati
sono delle semplici tavolette di cera su cui gli altri, già adulti,
incidono quello che vogliono. In fondo ogni essere umano accoglie a
suo modo quello che gli altri gli offrono e ci mette del suo nella
scelta della propria soggettiva modalità di esistere. Ma la
questione della responsabilità soggettiva di ciascuno, lo so, non
può rispondere al suo eventuale senso di colpa. Quello è così intimo
e soggettivo che merita che sia preso in considerazione nella
discrezionalità di un rapporto in cui lei possa esprimere tutti gli
affetti e le emozioni anche conflittuali che l'hanno portata a farsi
quella domanda. E per finire, a proposito del 'che fare, cosa
dire: ha provato a parlare in modo semplice e pacato con sua figlia?
A parlare con lei senza volerla convincere di qualcosa, ma
desiderosa di ascoltarla con il fine soltanto di saperne un poco di
più su di lei? Molto cordialmente.
Dott.ssa Rosa
Elena Manzetti
psicanalista
Domanda:
Ho 27 anni e da appena uno ho avuto il mio primo rapporto
col mio ragazzo. La storia è finita e mi sono perdutamente
innamorata di un'altra persona. Lo conosco da poco ma vorrei fare
l'amore con lui. Odio i preservativi e siccome prendo la pillola
anti-concezionale vorrei evitarli. Il mio grande dubbio è uno solo:
posso rischiare qualche contagio non conoscendo la storia sessuale
precedente del mio partner? Cosa fare per comunicargli questo mio
dubbio e come poterlo risolvere? Grazie
Risposta: la risposta alla prima domanda è
certamente affermativa. Il rischio verso le malattie sessualmente
trasmesse è abbastanza rilevante soprattutto per quel che riguarda
le infezioni ad alta incidenza come l'Epatite B e C nonché la
Clamidia, oltre che all'Aids naturalmente, anche se quest'ultimo in
percentuale è molto meno probabile. I dubbi quindi sono
assolutamente giusti e legittimi. Ma come fare? Chiedere al proprio
compagno la sua pregressa storia sessuale può risultare imbarazzante
per entrambi e di poca efficacia per due motivi: il primo perché non
si può avere la certezza che venga raccontata tutta la verità e
secondo perché in molti casi la persona può essere portatrice sana
di alcune infezioni.
Credo quindi
che sia molto meglio convincere il proprio patner a sottoporsi ad un
semplice esame ematologico sul sangue per verificare tutte le
possibilità di infezioni correlate alle malattie sessualmente
trasmesse. Questo naturalmente non solo per proteggere la sua (di
lei) salute, ma anche per proteggere quella di lui.
La Clamidia ed
esempio, se non viene curata, è un'infezione che può portare la
sterilità nella donna e la percentuale di incidenza nella
popolazione è abbastanza elevata; si va da un 2%-4% a delle punte di
8% in alcune zone d'Italia.
Spero di
esserle stato utile e di averla aiutata a risolvere il suo problema.
Se avesse ancora bisogno, sa dove trovarci. Auguri.
dott. Vincenzo Gilli
Domanda: Da qualche tempo ho voglia di farmi fare un
piercing nella zona del pube. Vorrei sapere se è pericoloso e se
toglie sensibilità erogena.
Aspetto con
ansia!!! Grazie Alis '75
Risposta:
le nostre
consulenti sono concordi nel dire che qualsiasi "intervento" (anche
una semplice iniezione) se non è condotto in condizioni di perfetta
sterilità totale può avere conseguenze. Le più comuni sono le
infezioni, per non parlare di rischi più gravi quali l'epatite C o
l'HIV. Per quanto riguarda l'interferenza sulla sensibilità erogena,
non dovrebbero essercene.
In definitiva
ti consigliano di rivolgerti ad un centro estetico accreditato che
abbia tutte le garanzie di serietà e professionalità
dovute.
La
redazione
Domanda: voglio avere un figlio senza rapporti sessuali con un
uomo. Alcune mie amiche ci hanno provato utilizzando il seme di un
amico introducendolo in vagina con una siringa. Ma nessuna di loro è
rimasta incinta. Come mai? Perché? Cosa devo fare?
Paola
Risposta:
Sono una
ginecologa italiana e ho avuto un'esperienza di una nascita da
autoinseminazione. Ho aiutato una donna per quanto riguarda la parte
tecnica, che peraltro è molto semplice. Più complessa è poi la
gestione dell'aspetto sociale e legale (riconoscimento o no da parte
del donatore se è un amico, suo peso nella vita della creatura,
interferenza con una eventuale co-madre, visibilità
dell'avvenimento, ecc.). Per questo bisogna essere il più possibile
chiari fin da subito e muoversi con molta delicatezza, anche per
cercare di preservare il bimbo/a da confusioni, curiosità esterne e
chiacchiere.
Tornando agli
spetti tecnici, è meglio che il donatore faccia prima un esame del
liquido seminale, oltre agli esami per malattie infettive o
ereditarie. Se non ci sono problemi, si può raccogliere il seme
direttamente in un barattolo per urocultura; dopo 20 -30 minuti,
quando è più liquefatto, si aspira con una siringa senza ago e lo si
introduce in vagina stando distese. Eventualmente al seme si può
aggiungere una goccia di soluzione fisiologica nel
barattolo.
Per aumentare
la possibilità di riuscita si può ripetere l'autoinseminazione ogni
2 giorni per 2-3 volte nel periodo dell'ovulazione (per esempio in
10° 12° e 14° giornata in un ciclo di 28 giorni)
Molto utile è
la consultazione del libro "Autoinseminazione" di Lisa Saffran,
edito in Italia da Il Dito e la Luna di Milano (casella postale
10023 -20110 Milano). Se non funzionasse dopo qualche mese può
essere un caso (basta continuare) o può dipendere da tutti i motivi
che intervengono nei rapporti normali. Auguri!
dott.ssa
Silvia Donadio
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