1 Dicembre 2002
Balliamo?
di Mary Nicotra
Ogni
mattina quando ci si alza, inizia un viaggio.
Il viaggio nel mondo della
comunicazione. Si porta il caffè a letto ad una persona cara per
comunicargli il proprio affetto, si manda una e-mail ad
un'amica per informarsi sul suo stato emotivo, si interagisce con i colleghi in ufficio.
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Nei momenti di tristezza ci si
chiude in casa, nel buio della propria stanza, per trovare risposte
a domande che destabilizzano.
Il primo degli assiomi della
comunicazione che Paul Watzlawick e un gruppo di studiosi di Palo
Alto tentarono di fissare riguarda l'impossibilità di non
- comunicare.
Nel suo libro 'Pragmatica
della comunicazione umana' Watzlawick precisa: ''l'attività
o la non attività, le parole o il silenzio hanno tutte valore
di messaggio: influenzano gli altri e
gli altri, a loro
volta, non possono non rispondere
a queste
comunicazioni e in tal modo comunicano anche
loro''. L'eremita che si ritira dal mondo, comunica
qualcosa alla società alla quale appartiene con il suo
isolamento. L'amante che sparisce e non telefona più fornisce
indizi all'altra persona, anche con il silenzio e con
l'assenza.
A seconda di ciò che si
vuole comunicare, si scelgono le modalità che sembrano
più adeguate ad esprimere le proprie intenzioni. Dunque, ogni
atto comunicativo oltre a trasmettere
informazioni, impone un comportamento.
Si stabilisce così una
danza comunicativa tra le persone che si sviluppa
su due livelli: i contenuti, cioè le informazioni che si
vogliono trasmettere e la dinamica relazionale tra i
comunicanti.
Dove si nascondono le radici del
conflitto? Non vi è mai capitato di discutere per
ore ed ore, avere la netta sensazione di dire le stesse
cose, ma di non riuscire comunque a capirsi con i propri
interlocutori?
Le modalità di interazione
sono la manifestazione dell'aspetto più importante di un atto
comunicativo: il tipo di meta - comunicazione che si stabilisce tra
le parti cioè le regole del gioco interagite dai partecipanti al
di là delle loro intenzioni. Quando una relazione è spontanea
e armoniosa, l'aspetto relazionale della comunicazione recede sullo
sfondo, le regole del gioco sono chiare e rispettate da tutti
i personaggi all'interno di un determinato contesto; le
comunicazioni sono fluide. Si trovano sempre soluzioni ai problemi
che
nascono e
finiscono a livello di contenuti. Si reagisce con la
solidarietà, la collaborazione e si cercano insieme percorsi
comuni. Quando, invece, ci si trova in disaccordo sul piano
relazionale, le situazioni si complicano e iniziano estenuanti lotte
sotterrane per stabilire chi è cosa, cioè qual è il ruolo che
ognuno ha in quel determinato contesto. E' il caso di due amanti
che 'decidono' di trasformare il loro rapporto in
un'amicizia. Una nuova danza comunicativa deve prendere
forma e questo spesso richiede tempo e dedizione. Bisogna
ristabilire nuovi patti e avere in chiaro fino
a dove è possibile
negoziare con se stessi, per riuscire comunque a mantenere la
necessaria coerenza interiore. Non è poco.
Ciò che complica
ancora di più, è la tendenza comunemente diffusa nel non voler
riporre attenzione al tipo di scambio relazionale in
atto. Si usano i contenuti come pretesto di discussione
e si mantiene la meta-comunicazione ad un livello di
inconsapevolezza. Molti progetti comuni falliscono per questo
motivo. Se qualcosa non funziona a livello relazionale, ci si
nasconde dietro ad un mancato invio di un fax o una fattura
non pagata; non si affronta il vero problema, non lo si risolve, non
lo si vuole 'vedere'. Attuare un cambiamento a livello di
dinamica relazionale è l'unica soluzione per tentare di superare
situazioni di conflitto. A volte un piccolissimo cambiamento
comportamentale è sufficiente per ottenere risposte molto diverse
dai propri interlocutori. Immaginate due persone che tentano di
ballare insieme, una al ritmo di rock e l'altra di tango argentino.
Riusciranno a realizzare un ballo figurato senza pestarsi i piedi,
se non trovano un ritmo comune? Provate a pensare ad una vostra
situazione
conflittuale.
A che ballo
ballate?
Cosa succederebbe se
variaste il ritmo, la sequenza dei passi, o sceglieste un'altra
musica? Quando si intraprende un viaggio in auto si decidono una
serie di cose: il percorso, la velocità, si valutano le condizioni
meteorologiche e il tempo a
disposizione.
La persona al volante guida
la macchina. Nelle relazioni interpersonali, chi
guida? Automatismi incontrollati, rischiano di non fare
arrivare a destinazione o costringono a fastidiose e anche
dolorose deviazioni di percorso.
Perché lo si permette? Di
quali credenze ci si nutre? A ognuna la sua
risposta...
1 Dicembre 2002 Mary
Nicotra
Bibliografia e letture
consigliate Pragmatica della
comunicazione umana -P.Watlawick - J.H. Beavin - D.D.Jackson -
Ed.Astrolabio Istruzioni per rendersi infelici - P.Watzlawick -
Ed.Feltrinelli A che gioco giochiamo - E.Berne Ed.
Bompiani
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