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a cura di Mary Nicotra e Elena Vaccarino


 

15 febbraio 2004

ARUNA ROY E IL MOVIMENTO PER IL DIRITTO DI INFORMAZIONE IN INDIA di Stefania Francini 

TRASPARENZA E POVERTÀ IN INDIA
Intervista ad Aruna Roy, di Deepak Mahaan, 21 marzo 2003, Jaipur. India

 

"La povera gente deve essere agente del proprio sviluppo. La lotta per l'informazione è la nostra seconda lotta per l'indipendenza. Questa volta non contro il governo inglese, ma contro il nostro stesso governo"


Aruna Roy nasce a Chennai (Madras) nello stato indiano del Tamilnadu, nel 1946, da una famiglia di Brahmini. Per un periodo di sei anni è impiegata, in qualità di funzionario, nell'élite della pubblica amministrazione di Delhi, in cui impara come la burocrazia opera, e come, più spesso, fallisce nel suo operato. Nel 1974 rassegna le proprie dimissioni da questa attività per unirsi al Social Work and Research Center (Centro di Lavoro Sociale e Ricerca) a Tilonia, in Rajastan, un'agenzia che lavora a progetti di sostentamento per i villaggi, fondato da Sanjit Roy, che diventerà suo marito. Lavora in questo centro fino al 1983. Nel frattempo giunge alla conclusione che sia necessario fare di più per cambiare la vita della popolazione rurale indiana, intrappolata in una circolo vizioso di povertà degradante, e comincia a ritenere necessario che i cittadini passino all'azione politica con un ruolo attivo da protagonisti.

Si stabilisce quindi nel villaggio rurale di Devdoondri dove con altri attivisti fonda il "Barefoot College" ("College a piedi scalzi"), in cui si insegnano le abilità necessarie all'autosufficienza rurale e dove successivamente, nel 1990 fonda il Mazdoor Kisan Shakti Sangathana (MKSS), Organizzazione per i Diritti dei Lavoratori e dei Contadini. Si tratta di un gruppo di lavoro composto da contadini e lavoratori che si distingue come esempio concreto di organizzazione trasparente e che dà vita a un movimento popolare di vastità tale da generare un ampio dibattito e una richiesta a livello nazionale per il riconoscimento del diritto del pubblico ad esaminare i registri ufficiali, una forma di controllo cruciale contro il governo arbitrario.

I contadini sono spesso facilmente sfruttati a causa della mancanza di trasparenza nell'amministrazione indiana in stile coloniale, questa cultura intrisa di segretezza ed omertà incoraggia la corruzione che porta, ad esempio, a far si che funzionari dei villaggi paghino gli imprenditori per lavori mai realmente portati a termine, si tratta spesso della costruzione di edifici destinati ad ospitare scuole ed ospedali. La campagna di sensibilizzazione portata avanti da Aruna Roy col MKSS, proprio per la sua incisività, raggiunge presto dimensioni nazionali e ottiene che, ad oggi, in Rajastan e altri cinque stati dell'unione indiana venga approvata la legge per il diritto di informazione.

Aruna Roy lavora instancabilmente per creare consapevolezza per un diritto fondamentale che intende essere veicolo di trasparenza, apertura, responsabilità e coinvolgimento civile. Il suo impegno è stato premiato nel 2000 con il Ramon Magasaysay Award, generalmente considerato il Premio Nobel asiatico, con la seguente motivazione: "per aver aiutato i contadini e i lavoratori indiani a trovare la forza di far valere i propri diritti attraverso l'esercizio del diritto di informazione". Insieme alle altre attiviste ed attivisti del MKKS, Aruna Roy ha deciso di utilizzare i soldi del premio per la costituzione di una fondazione che si occupi di supportare le battaglie democratiche.
In occasione del World Social Forum , che quest'anno ha luogo in India, Aruna Roy è stata presente in qualità di relatrice alla conferenza del 18 gennaio, intervenendo al convegno "Partiti politici e movimenti sociali", insieme ad Evo Morales, Fausto Bertinotti, Luis Ayala, Luis Martino, Prakash Karat, Alejandro Bendana e Grazia Francescato.
Stefania Francini



TRASPARENZA E POVERTÀ IN INDIA
Intervista ad Aruna Roy di Deepak Mahaan, 21 marzo 2003, Jaipur. India
Traduzione di Stefania Francini.

Quali sono le origini del Movimento per il Diritto di Informazione (RTI)?
La campagna è nata da un'agitazione per un salario minimo da parte del MKSS alla fine degli anni 80, ma ha preso pienamente forma solo dopo il 1994.
Gli ufficiali del Governo negano ai contadini poveri ed analfabeti del Rajastan il loro giusto salario, pretendendo di sostenere che "secondo i loro registri, la suddetta gente non ha lavorato". Poiché i registri in questione vengono archiviati, la maggior parte degli analfabeti ha pensato che rendere accessibili al pubblico per un esame minuzioso i registri del governo avrebbe risolto il problema delle dichiarazioni contraddittorie.

La loro posizione è stata sostenuta quando un'inchiesta ufficiale rivelò che una falsa compagnia aveva ricevuto pagamenti illegali per un lavoro che non era mai stato fatto. L'inchiesta permise di rintracciare la compagnia, la Bhairon Nath and Sons, e di risalire fino agli impiegati del governo di Bhim, una piccola città del Rajastan, coinvolti nella truffa.
Nel 1994, un lavoratore di Kot Kirana, un villaggio del distretto di Pali, in Rajastan, denunciò che gli era stato negato il salario. Il MKSS si impegnò a combattere per la sua causa a condizione che lui chiedesse che l'accesso ai registri coprisse l'intero periodo del suo impiego. Lui acconsentì e la campagna in difesa dei suoi diritti iniziò.
Un ufficiale comprensivo consentì al MKSS di trascrivere i dettagli del rapporto di un'inchiesta. Quando tramite visite porta a porta si resero pubblici i risultati dell'inchiesta, la gente si immobilizzò all'istante. Gli imponenti sforzi del governo per soffocare la campagna popolare prepararono il palcoscenico per la prima Jan-Sunwai, udienza pubblica a Kot Kirana, il 2 dicembre 1994. Durante l'udienza pubblica fu richiesto che tutti i lavori pubblici e i loro resoconti fossero resi trasparenti, che venisse effettuata una verifica dei conti da parte della gente per chiarire le responsabilità, e che fosse stabilito un sistema di risarcimento attraverso il quale fosse gestita la restituzione dei soldi rubati.

Le udienze pubbliche furono un'innovazione radicale. Come si sono tenute? E che effetto hanno avuto?
L'MKSS ha preso in considerazione diverse modalità per comunicare il proprio messaggio e ha deciso di scegliere le udienze pubbliche in virtù delle sfide che questo particolare tipo di campagna presenta. Era necessario spostare l'attenzione dei poco comprensivi funzionari statali che non avevano intenzione di prestare ascolto alla gente che era coinvolta.
Le udienze pubbliche offrirono una piattaforma per un pubblico dibattito e dimostrarono che la libertà di informazione poteva tenere a freno l'abuso di potere. Molti dei responsabili restituirono il denaro di cui si erano impossessati illegittimamente dopo una pubblica umiliazione, sottolineando in questo modo l'importanza di verifiche effettuate in pubblico per ostacolare la corruzione.

Che difficoltà hai dovuto affrontare nel cercare di educare la gente riguardo al loro diritto d'informazione e come hai superato le delusioni?
Sorprendentemente, è stata la gente ad educarci. Infatti la serie di cinque udienze pubbliche effettuate dal dicembre del 1994 all'aprile del 1995 dimostrarono lo straordinario potere e il potenziale del diritto di conoscere o di poter raccogliere informazioni. Il governo velocemente si rese conto che condividere informazioni equivaleva difatti a condividere potere ed usò quindi un linguaggio ambiguo per sviare le richieste.
Quando noi lavoriamo collettivamente, le delusioni semplicemente sono una sfida per le nostre strategie e la nostra abilità di lottare in modo creativo. L'importante è andare avanti, non arrendersi. La gente ha riconosciuto l'importanza di connettere i bisogni immediati con benefici a lungo termine e la loro determinazione ha sostenuto la battaglia.

Cosa ha fatto sì che proseguissi nell'affrontare sfide che avrebbero invece potuto scoraggiarti?
E' stato ed è sempre la forza collettiva della gente e anche il fatto che credo che, in qualche modo, la logica e la razionalità prevarranno.
Nei 40 giorni del Beawar-dharna (sit-in di protesta tenutosi a Beawar , città del Rajastan), nell'aprile-maggio del 1996, abbiamo raccolto 400 firme per la mobilitazione. Abbiamo ricevuto gratuitamente verdure per la cucina della comunità, videoregistrazioni gratis e le dharamsalas (alloggi rurali) hanno aperto le loro porte per noi. Un bambino ci ha dato due rupie ogni giorno e i venditori di fiori ci hanno donato cinque rupie al giorno, togliendole dall'incasso delle loro vendite, mentre il Chaiwallah (venditore di tè) ci ha venduto il tè a metà prezzo. Questi sono solo alcuni esempi della solidarietà che abbiamo ricevuto e che ci ha dato speranza ed energia.

Perché proprio una campagna sul diritto di informazione? Perché non ti sei data da fare per altri diritti umani?
Il peccato è che non c'è attendibilità nell'attuale sistema di governo. Tutti i diritti umani dipendono dal basilare diritto di conoscere, di esigere attendibilità. In India, il tessuto sociale feudale ha sfruttato il sistema democratico ufficiale a suo esclusivo vantaggio, perché le persone istruite sono troppo impegnate nel costruire le proprie carriere e i propri imperi per potersi interessare alle diseguaglianze sociali. Ecco perché l'appello del Movimento per il Diritto di Informazione è rivolto a tutti.
Ogni cittadino dello Stato ha il fondamentale diritto di poter dire: "Tu stai spendendo il mio denaro. Rendimene conto." Ma la maggior parte della gente è ignara di questo suo potere e soffre, a causa della propria mancanza d'azione e per la propria ignoranza.

Pensi che per incoraggiare una forte democrazia debba esserci non solo un impegno alla trasparenza da parte dei custodi dell'informazione, ma anche un concreto desiderio da parte dei cittadini di ottenere ed esercitare il loro diritto di informazione?
La gente deve rendersi conto che una forte democrazia rappresentativa che ci ha dato solo alcuni diritti democratici, è per definizione un concetto molto limitato. C'è bisogno di andare oltre il diritto di voto, verso il diritto di partecipare al governo in prima persona. La classe media vuole sempre procedere per procura, ma la democrazia non può funzionare in questo modo. Dando un voto, noi accettiamo la condivisione della responsabilità di formare e controllare il sistema di governo. Non possiamo scrollarci di dosso quella responsabilità per cinque anni, finché il processo elettorale non ricomincia di nuovo. Bisogna continuare a porre interrogativi in modo sistematico perché quello che promuove l'attendibilità e la responsabilità è un processo continuo.

Come ha saputo il Movimento per il Diritto di Informazione dare vita ad una mobilitazione così vasta?
E' stata una lotta della povera gente per il diritto di sapere, il diritto di vivere, che ha coinvolto coloro che erano alle prese con i problemi legati alla necessità di implementare sistemi democratici partecipativi e responsabili. Questioni riguardanti l'attendibilità, la corruzione, il governo arbitrario, l'etica condivisa, che erano state sollevate dal movimento popolare e che hanno unito i diversi gruppi.

A cosa attribuisci il forte legame all'interno del MKSS?
Per essere coese, le organizzazioni hanno bisogno di essere collettivamente responsabili e attendibili. Nella sua amministrazione interna, l'MKSS pratica quello che predica. Noi siamo essenzialmente un pool non competitivo di persone con abilità e competenze complementari., e ci occupiamo dei problemi connessi al lavoro e alla vita personale. Ci critichiamo l'un l'altro, e nonostante questo siamo veramente sorpresi di quanto abbiamo portato a termine.

Quali precauzioni ritieni necessarie perché venga garantito un governo trasparente?
Per assicurare un governo trasparente, i cittadini devono cominciare ad interessarsi del funzionamento del governo, esercitando il diritto di essere informati in merito alle decisioni prese in suo nome.
La gente intelligente deve riconoscere e rendere noto il potenziale dell'applicazione della legge che sancisce il diritto di informazione, diritto che di fatto costituisce la premessa per il riconoscimento e l'esercizio di tutti gli altri diritti costituzionali.

Stefania Francini 




 






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