Monster
S4
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Novità 2001
Quando nel 1992 Galluzzi ideò quella che avrebbe dovuto
essere una Cagiva e solo all'ultimo momento fu battezzata con il suo nome
(Monster) e il suo cognome (Ducati),
aveva previsto l'impiego del motore desmo a quattro valvole della 888.
Poi, però, problemi di disponibilità dei motori (la produzione
delle Desmoquattro non stava dietro alla richiesta, mentre la 900 SS vendeva
meno di quanto programmato) e di mancanza di spazio per una batteria adeguata
convinsero la dirigenza dell'allora Cagiva Group ad adottare il motore a due
valvole raffreddato ad aria.
Nel 1995 si ripresentò l'idea di una Super Monster, da produrre con
la ciclistica e il motore della 916, ma la nuova supersportiva creava già
attese di mesi nella clientela, e, in più, non si voleva distrarre
l'attenzione del pubblico dalla gamma Superbike verso altri modelli.
Alla fine, la terza volta è stata quella buona. Sulla base meccanica
della ST4 la Ducati ha costruito una moto completamente nuova, anche se, facendo
eccezione per il motore, la S4 è praticamente indistinguibile a livello
estetico dalle altre versioni.
E adesso dovrà scontrarsi con le concorrenti. Ma quali? La nuova Monster
è così unica nella definizione delle caratteristiche dinamiche
che l'aggressivo attacco portato dalla Cagiva Raptor sembra essere maggiormente
sofferto dalla Monster 900 i.e.. La S4 fa classe a sé stante, e in
più è una Ducati.
Descrizione
La
linea è la stessa, notissima, della Monster, e raggiungere questo risultato
a dispetto di una meccanica in realtà diversa è stato uno sforzo
non da poco.
Tutto si fa più interessante parlando del motore: a quattro valvole
nella sua versione a "corsa lunga" di 916 cc, caratterizzato dalle
testate ultimo tipo dotate di albero di scarico ribassato per contenere l'ingombro
in lunghezza della termica anteriore. Il necessario radiatore sporca un po'
la pulizia estetica della moto, ma appare un compromesso inevitabile.
E' sparito anche l'insidioso cavalletto a rientro automatico tipico delle
Ducati. Al suo posto è stata adottata una stampella dotata di interuttore
di sicurezza che, però, non permette l'avviamento del motore nemmeno
in folle e quindi il riscaldamento mattutino del motore senza essere in movimento.
Le sovrastrutture fanno sfoggio di curati pezzi in fibra di carbonio (parafanghi,
fianchetti e cartelle della distribuzione) e il blocchetto di avviamento è
dotato di antifurto a riconoscimento elettronico della chiave; tanta raffinatezza
meccanica ed estetica deve aver costretto la Ducati a qualche concessione
alla spartanità per contenere i costi: il cupolino e del codino denunciano
una realizzazione un po' "leggera", mentre il quadro strumenti accusa
la mancanza del termometro del refrigerante.
Su strada
La sella alta e la postura raccolta con i semimanubri in posizione arretrata
ricordano molto da vicino l'impostazione delle Superbike, assai più
aggressiva di una moto, la Cagiva
Raptor sua ideale concorrente. La posizione avanzata, però, crea anche
una fastidiosa vicinanza tra le gambe e il cilindro posteriore, il cui calore
diviene in breve fastidioso.
La sella è invece comoda e abbastanza ospitale, per lo meno per il
pilota, visto che il passeggero è previsto solo per tratti piuttosto
brevi. In effetti la vocazione "monoposto" è sottolineata
dalle caratteristiche di guida: il motore ha una spinta veramente vigorosa
fin dai 3000 giri (regime a cui accetta la piena apertura del gas), che porta
a raggiungere la coppia massima (a 7000 giri) con la ruota anteriore sollevata
da terra. Insistere fino ai 9200 giri del limitatore non serve, ma fa piacere
sapere che si può!
A tanta esuberanza corrisponde il buon comportamento delle sospensioni e le
ottime caratteristiche di potenza e modulabilità dei freni. Il risultato
è una moto che può essere guidata come se fosse una sorta di
supermotard oppure come una 916 senza carena, sfruttando ora l'agilità
da scoiattolo, ora la precisione direzionale da sportiva pura.
Tecnica
La
nuova nata di casa Ducati non presenta soluzioni tecniche che si discostano
dalla tradizione del marchio. Anzi, fa tesoro delle esperienza fatta con gli
altri modelli per definire un nuovo livello di prestazioni della serie Monster.
Il motore è il ben noto bicilindrico a V di 90°, raffreddato a
liquido e dotato di distribuzione a quattro valvole per cilindro. Laspetto
più caratteristico di questa unità è certamente il comando
desmodromico delle valvole (che vengono aperte e richiuse attraverso bilancieri,
invece di impiegare le comuni molle per riportarle in sede), azionato da cinghie
dentate. Questa soluzione, di chiara scuola automobilistica, è attualmente
impiegata esclusivamente dalla Ducati (in passato lhanno utilizzata
Gilera e Moto Morini). La camera di combustione a quattro valvole porta innegabili
vantaggi in termini di sezioni dei condotti e di forma della camera di combustione:
questo permette di ottimizzare tanto le prestazioni quanto le emissioni inquinanti
(in questo gioca un ruolo fondamentale liniezione elettronica). La messa
a punto del motore prevede, rispetto alle versioni precedenti, alberi a camme
e scatola filtro differenti per garantire migliori doti di erogazione ai medi
regimi.
La ciclistica riprende il telaio e il forcellone in alluminio estruso della
serie ST, completata da raffinate sospensioni pluriregolabili (compressione,
estensione e precarico molle) e da cerchi in alluminio a cinque razze. Interessante
ladozione di un blocchetto daccensione dotato di antifurto a riconoscimento
della chiave, realizzato attraverso un "trasponder" che dialoga
con la centralina.
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