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L'ANIMA SUI COP

Spettacolo multimediale sull'emigrazione trevigiana e veneta



Con Nora Fuser, Sandro Buzzatti e Stefano Rota

Testi poetici originali Luciano Caniato
Prologo Gianluigi Secco
Musiche originali Paolo Troncon

Allestimento, Ideazione scene e Regia Mirko Artuso


Aiuto regia: Enzo Toma
Disegno luci: Alessandro Scarpa
Multivisione: "Il Parallelo Multivisione"
Assistente di scena: Alessandra Cavallin, Domenico Migliaccio
Fonica: Leonardo Benetollo, Alberto De Grandis - Scenografie: Vittorio Suppiej


Stefano Mazzoleni, contrabbasso - Paolo Troncon/Dimitri Romano, pianoforte

Cecco Ceccherini
Donna con mazzolino di viole, 1959
particolare
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Spettacoli per il pubblico:

Treviso, Teatro Sociale (ex Ariston) 15.02.2001 - ore 21.00
Vittorio Veneto, Seminario Vescovile 02.03.2001 - ore 21.00
Castelfanco Veneto, Teatro Accademico 11.03.2001 - ore 21.00
Mogliano Veneto, Auditorium Collegio Astori 16.03.2001 - ore 21.00
Conegliano, Auditorium "Dina Orsi" 19.03.2001 - ore 21.00
Oderzo, Teatro Cristallo 03.04.2001- ore 21.00
Caerano San Marco, Teatro Maffioli 07.04.2001 - ore 21.00


Con il contributo di
REGIONE VENETO
PROVINCIA DI TREVISO - Assessorato alla Cultura
COMUNE DI TREVISO - Assessorato alla Cultura

In collaborazione con
Fondazione Villa Benzi-Zecchini - Comune di Castelfranco Veneto
Comune di Conegliano - Comune di Montebelluna
Comune di Oderzo - Comune di Vittorio Veneto

Con il patrocinio del
Provveditorato agli Studi di Treviso

Produzione
ENSEMBLE 900

 

 

NOTE

E’ la storia di due contadini veneti, Bepi e Maria Freschet che, spinti dalla povertà, sono costretti ad emigrare in Brasile con la loro famiglia. Partono perciò da Genova il 2 dicembre 1888 per arrivare nella “terra promessa” il giorno di Natale dello stesso anno, proprio nel momento in cui nasce il loro ultimo figlio.
Bepi, baldanzoso ed ingenuo, è sicuro che la nuova terra porterà loro fortuna. Maria, più cauta, è continuamente assalita da dubbi e insicurezze.
Ritroviamo i nostri personaggi molto più tardi, nel 1901 quando, con prospettive rovesciate, Bepi è un uomo demotivato e scarico e Maria ha invece preso su di sé il carico della famiglia eleggendo il Brasile come sua patria.
Tra i due si inserisce il personaggio di Franceschin, un vincente senza l’onere di una famiglia al seguito, che ha saputo ottenere ciò che voleva con intraprendente baldanza e lavorando sodo.
Dall’intreccio di dialoghi e monologhi esce un’umanità sofferente, ma mai doma; un esempio di resistenza al dolore e alla sfortuna.
Perché, comunque, vada, bisogna edificare un futuro (i cop) su cui piantare la bandiera del proprio coraggio (l’anima). Come hanno fatto gli avi.
L’epilogo, infine, si pone come riflessione sulla perdita della cultura contadina e sulla presente consunzione del dialetto che ne è stata l’espressione.


Scritto nel dialetto di Conegliano e dintorni, con intrusioni lessicali pedemontane, L’anima sui cop, è un omaggio agli emigranti di ieri e di oggi. Bepi e Maria sono infatti personae simboliche attraverso cui passa e si amplifica la vasta gamma dei sentimenti di chi abbandona la terra natale per ritrovare altrove dignità e fortuna.

Luciano Caniato è nato nel 1946 a Pontecchio Polesine (Rovigo) e vive e lavora a Conegliano dal 1951. Ha esordito in poesia con E maledetto il frutto (1980) cui sono seguiti Nevi (1986); Pensierimi (1990); La siora nostra morte corporale (1992) e i testi poetici per il teatro Di memoria e di pietà (1998); Cardiodramma (1999).
In campo critico ha pubblicato: La ragione e il disgusto (sulla poesia di Nelo Risi); Terra, lingua, origine in “Filò” di Andrea Zanzotto (1991); Il potere, l’urlo, l’erta strada (in collaborazione con L. Cecchinel e M. Munaro) (1994); L’occhio midriatico. L’interpoesia di Cesare Ruffato da “Parola bambola” a “Diaboleria” (1995). È inoltre autore di numerosi saggi storici.

 

Pensieri per l’allestimento e la regia
Mi ha sempre affascinato l’idea che il linguaggio sia una malattia che passa di bocca in bocca. Amo il linguaggio, ma in fondo credo che sia un trucco, un’invenzione. Diamo nomi alle cose, ma poi finiamo col comprendere e coll’intenderci solo sui nomi, e ci sfuggono le cose.

La tecnologia in sé non mi preoccupa: le macchine sono stupide, imparano velocemente, ma non hanno la capacità di dimenticare. Ho invece paura del piccolo mondo tecnologico che ci costruiamo nelle case: videoregistratori, computer, segreterie telefoniche di cui ci circondiamo finendo per dipenderne e per alienarci completamente dall’ambiente che ci circonda: c’è un’ossessione collettiva per gli oggetti, una corsa ad avere più cose possibili. Ma nessun essere umano risolve i suoi problemi (ammesso che i problemi esistano veramente) con le cose.

Eppure con questa illusione abbiamo costruito intere città e le comunità che le abitano.

Nella nostra vita ci sono spazi vuoti che spesso riempiamo d'angosce. La gente ha paura, molta paura del futuro, a cominciare dall’economia. E avendo paura diventa sempre più reazionaria, intollerante. Molte facce sono intrise di solitudine.

E’ la stessa solitudine e sono le stesse paure che i nostri conterranei hanno vissuto molti anni fa nel partire, lasciando ciò che non avevano per coltivare una speranza.

Terra !!! America !!!

Parole che suonavano forti. Musica inebriante. Sogno e speranza.

L’opera teatrale che abbiamo ideato racconta quindi di un mondo contadino e delle sue contraddizioni, dei luoghi da cui migliaia di uomini, donne, bambini ogni anno sono partiti per cercare fortuna. Uno sguardo lucido sul fenomeno dell’emigrazione cercando possibili legami tra ieri e oggi con l’intenzione di sospendere il giudizio e preoccuparci dei veri protagonisti: l’uomo e il paesaggio.

Sappiamo benissimo che non ci può essere presente senza futuro così come non può esserci futuro senza passato. E’ una condizione naturale con la quale l’uomo si deve confrontare quotidianamente. Ovviamente, in questo confronto, c’è chi vince e c’è chi, suo malgrado, perde.

Oggi molti di noi sostengono di aver vinto.

Quello che non capisco è cosa abbiamo vinto.


Mirko Artuso

 

CURRICULA
Eleonora Fuser, uno dei fondatori del gruppo TAG Teatro specializzato nella commedia dell’arte, si è formata sotto la guida di Carlo Boso. Nel 1981 partecipa alla scuola di antropologia teatrale diretta da Eugenio Barba. La sua specializzazione sulla commedia e il teatro barocco la porta a collaborare con diversi gruppi di musica antica soprattutto all’estero; insegna regolarmente al Conservatorio di Brema. Collabora con S. Stubbs e Paul O’Dette, ricercatori americani di musica antica. In Italia con Livio Picotti della “Cappella Ducale” di Venezia e con il gruppo “Pro Musica Antica” di Firenze. Dal 1993 è attrice presso il Teatro Stabile del Veneto diretto da Giullo Bosetti. Partecipa a diversi allestimenti per la regia di G. Emiliani: “Chi la fa l’aspetti” di C. Goldoni nel ruolo di Clarice; “Una delle ultime sere di Carnevale” di C. Goldoni nel ruolo di Siora Marta; “Se no i xe mati no li volemo” di G. Rocca nel ruolo della vecchia Nana. Nel 97/98 sotto la direzione artistica a M. Carbonoli: “La Guerra di C. Goldoni” regia L. Squarzina, ruolo Orsolina la vivandiera; “Il Re Cervo” di C. Gozzi, regia di E. Allegri, ruolo Smeraldina la serva. Negli anni 1999/2000 collabora come docente con diverse realtà del territorio per un lavoro di ricerca su maschera, maschera al femminile origine archetipo mito memoria. Realizza il progetto “Festa” con il Comune di Mogliano e Progetto Giovani. Cura la regia del laboratorio di Jesolo, compagnia “Gli Ingordi” realizzando il “Canovaccio spettacolo” e “La barca dei Folli ovvero i finti servi”. Partecipa come attrice al Carnevale 2000 sulle “Città Invisibili” di Italo Calvino. Partecipa come attrice al Festival Filo a Londrina in Brasile con il Gruppo Potlac. Partecipa con il suo spettacolo “Il racconto” al Festival del Monologo di Stoccolma. Partecipa con il suo spettacolo al Festival delle Ville promosso da Moby Dick che per la stagione 99/2000 è promotore del riallestimento del “Racconto dei Racconti”. Vince la medaglia doro come miglior attrice al Festival di Chiusdino S. Galgano in Toscana.

Sandro Buzzatti, conseguita a Belluno la maturità classica, si trasferisce a Firenze dove si dedica allo studio della teoria e tecnica della comunicazione orale, propria del mondo popolare, conseguendo la laurea presso la Facoltà di Scienze Politiche di Firenze assistito da Roberto Leydi. Sperimenta forme di teatro e musica popolare al seguito di Dario Fo (Milano, Palazzina Liberty) e Giovanna Marini (Nuovo Canzoniere Italiano). Attore professionista dal 1974, entra in “Nuova Scena” di Bologna dove partecipa a “la Ballata dello spettro” di Vittorio Franceschi. Dopo aver fondato a Milano il Teatro Officina, incontra a Venezia il regista Carlo Boso con cui collabora approfondendo la ricerca sulla commedia dell’arte. Assume la direzione del TAG Teatro di Venezia fino al 1990. È un memorabile “Capitan Finimondo” ne’ “Il Trionfo di Arlecchino”” e “Scaramuccia” al Carnevale di Venezia 1995. Fondatore del BEL.Teatro, promuove, progetta ed organizza dal 1991, a Belluno, il festival “Non c’è niente da ridere”. Dal 1995 con il “Calderon” di P.P. Pasolini, inizia una feconda collaborazione con Mirko Artuso. Per Moby Dick-Teatri della Riviera mette in scena “La storia de Nane” e “La Gigia”, con la regia di Mirko Artuso, due poemetti di Romano Pascutto che hanno riscosso importanti consensi nella stampa nazionale. Con "Cardiodramma" di Luciano Caniato ("Storie sul Novecento che Muore") consolida la sua personale ricerca sul teatro di poesia e sulla risonanza della parola poetica.

Stefano Rota, diplomatosi nel 1988 alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, debutta in “Passaggi” di e con Remondi e Caporossi. Dal 1989 al 1991 lavora per la cooperativa TAG diretta da Carlo Boso in: “La pazzia di Isabella”, canovaccio di Flaminio Scala; “La locandiera” di Carlo Goldoni; “The Merchant of Venice” di William Shakespeare; “La moscheta” di Angelo Beolco. Nel 1992 prende parte all’ottava edizione di “Riso in Italy”, festival concorso della comicità e alla produzione di Teatridithalia “Resti umani non identificati e la vera natura dell’amore di Brad Fraser” per la regia di Elio de Capitani e Ferdinando Bruni. Nel 1993 prende parte a “Endzeit - discorso sulla fine del tempo” dedicato a Georg Buchner, coprodotto da Santarcangelo dei Teatri e Teatro Stabile Abruzzese.
Per Teatridithalia, con la regia di Elio de Capitani, interpreta nel 1994 “Roberto Zucco” di S. M. Koltès e nel 1995 “I Turcs tal Friul” di P.P. Pasolini. Nell’estate dei 1995 porta in scena un proprio monologo dal titolo “C’era una volta, una volta si e tre no” e partecipa all’undicesimo Festival dell’umorismo di Grottammare. Nel 1996 interpreta “Giulio” di Fabio Modesti e nel 1997 lavora con la compagnia Pantakin di Venezia in “La moglie muta”, canovaccio di Luca Franceschi che ne firma anche la regia. Nel 1998 interpreta il ruolo di Lorenzo nel film Viola, diretto da Donatella Maiorca, con Stefania Rocca e Maddalena Crippa. Nel 1999, per il Teatro Stabile del Veneto, debutta al Teatro Olimpico di Vicenza nel “Re cervo” di Carlo Gozzi con la regia di Eugenio Allegri. Nel 2000 porta in scene “Patanostrada”, un monologo scritto a quattro mani con Sandra Mangini che ne cura anche la regia ed è Ruzante nella “Moscheta” di Angelo Beolco, regia di Virgilio Zernitz.

Mirko Artuso
, inizia la sua attività professionale nel 1981 collaborando con “Studio ’900” di Treviso diretto da Marco Paolini, con il quale collabora all’organizzazione di rassegne teatrali e corsi di formazione per insegnanti e allievi attori. Successivamente inizia una lunga collaborazione con la compagnia “Laboratorio Teatro Settimo” di Torino diretta da G. Vacis. Prende parte alle maggiori produzioni della compagnia: “Libera Nos” (1989); “La storia di Giulietta e Romeo” (1992) premio UBU; “Trilogia della Villeggiatura” (1994) premio IDI e Biglietto d’Oro. Nel frattempo collabora con le compagnie “TAG Teatro” di Venezia negli spettacoli “Arlecchino servitore di due padroni” e “Il Falso Magnifico” per la regia di Carlo Boso e con “Teatro Kismet” di Bari nello spettacolo “Vangelio - Progetto-Teatro & Handicap” per la regia di Enzo Toma.
È stato direttore artistico dello “Stabilimento Teatrale” con il quale ha messo in scena “Greco cerca Greca” vincitore del concorso “Vetrine ’95” promosso dall’ETI. È stato tra gli interpreti del film “I Piccoli Maestri” di D. Luchetti. Attualmente è impegnato nel progetto “Teatro & Handicap” in varie realtà del territorio nazionale in collaborazione con “BEL Teatro” (PD) e “Dimensione Cultura” (TV). Collabora con “Moby Dick - Teatri della Riviera” per “La storia di Nane” e “La Gigia” di Romano Pascutto.

Paolo Troncon, compositore, analista musicale e pianista. Ha scritto la musica per diverse produzioni teatrali tra cui “Tiri in porta” di Marco Paolini; “Una losca congiura” di S. Tofano (per Teatro Verdi di Padova); “Cardiodramma”, regia di Mirko Artuso; “Il giro del cielo” di Pennac, regia di Sandro Buzzatti; “Dis Joe” di S. Beckett, regia di R. Padovan. Sue composizioni sono pubblicate dalle case editrici Pizzicato e Ensemble 900. I “6 Preludi e Fughe” per pianoforte sono stati incisi dalla prestigiosa etichetta americana Music & Arts. Ha recentemente pubblicato su CD per Opusavantra Studium “6 composizioni su melodie tradizionali trevigiane” con Donella Del Monaco. È direttore responsabile della rivista analitico-musicologica “Diastema” e responsabile delle collane librarie Diastema-Analisi, Diastema-Divulgazione e Diastema-Libri (una trentina di volumi complessivi). È direttore artistico del Concorso di Esecuzione Pianistica “Premio Città di Treviso”. Insegna Analisi e Cultura Musicale al Conservatorio di Vicenza.

 

INFORMAZIONI

Ufficio Cultura della Provincia di Treviso, tel 0422-656721 - fax 0422-656724
(responsabile: dott.ssa Maria Rosa Zandomeneghi)

Ensemble 900: tel. 0422-260226 - fax 0422-265584