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Comunicare nel Tecnomondo

IV. La personalità artificiale

I mezzi di comunicazione di massa sono diversi l'uno dall'altro, per quanto riguarda le tecnologie e i sensi ai quali si rivolgono, ma in essenza non si sono molto allontanati dalla comunicazione orale e gestuale.

Il racconto di un mito all'interno di una comunità tribale o il medesimo racconto scritto su una pergamena o inviata tramite un e-mail, presentano notevoli differenze di ricezione e godimento dell'informazione, tuttavia la base del linguaggio utilizzato è comune. Concentrandoci sulla differenza di godimento che ogni media produce, attraverso il sistema tecnologico e formale che utilizza, ci rendiamo conto che è proprio la differenza di godimento a dare più o meno sapore all'atto comunicativo e a cambiare anche il carattere della trasmissione della conoscenza. Scopriamo con sorpresa che il sapore derivato dal sistema di comunicazione utilizzato è parte integrante dell'informazione.

Dalla forma che il mezzo conferisce all'informazione (racconto orale; scrittura su pergamena o su un liquid crystal display ecc..) partono una serie d’influssi in direzione dell'individuo. Questi influssi hanno come interfaccia alcuni luoghi privilegiati del corpo umano, in particolare i sensi della vista e dell'udito, e recentemente del tatto nelle realtà virtuali. Tutti gli influssi che raggiungono l’individuo attraverso i sensi, sono indirizzati verso la mente, intesa come luogo di elaborazione dell'informazione e manifestazione delle reazioni personali.

Per via dell'uso quotidiano e ripetuto di uno o più mass media, ognuno di noi può assistere, se si osserva con una certa attenzione, alla nascita e al consolidamento di particolari atteggiamenti che, interiorizzati automaticamente, sono riconosciuti, alla fine, come parte della propria personalità. Con il tempo, la personalità artificiale che abbiamo assorbito, si sviluppa in abitudini. Queste abitudini si strutturano in comportamenti che l'individuo è portato, per un processo d’adattamento, ad identificare come propri anche perché li sente socialmente accettati. Infatti, è necessario che l'individuo s’integri nella società, sul piano economico (consumo di prodotti e prestazione di lavoro), sul piano del comportamento (integrazione nei modelli morali dominanti) e sul piano della comunicazione, con l'utilizzo dei linguaggi vigenti e rispettando le abitudini che si sono affermate attraverso l’uso quotidiano dei mass media.

Le abitudini che l'individuo sviluppa, partendo dall'uso di un sistema di comunicazione piuttosto che da un altro, possono essere considerati una traccia dell'influsso che i sistemi di comunicazione hanno sul piano della condizione esistenziale. Per questo è importante studiare l'impatto che un sistema di comunicazione, qualsiasi esso sia, ha sull'individuo sia sul piano della mente, in quanto generatrice dei comportamenti, che sul piano del corpo, in quanto attore che mette in scena quei comportamenti. E' necessario distinguere, al riguardo, fra una comunicazione che ha l'individuo come protagonista (la comunicazione orale), e una comunicazione che rende l'individuo semplicemente uno spettatore (nei media tradizionali), o un protagonista di second’ordine insieme ad un puppet virtuale (nel cyberspazio). Sono tre ruoli questi abbastanza diversi l'uno dall'altro e vale la pena di comprenderli un po' più da vicino.

La comunicazione orale che usiamo ogni giorno per parlare con i nostri familiari, con gli amici, i conoscenti e negli incontri occasionali, ci è troppo vicina e intima per distinguerci facilmente da essa. Per questo è opportuno fare qualche riflessione su cosa sia questo linguaggio mentale, che diventa all'occorrenza parola o scrittura (Cfr. 1.1), e poi quale sia la sua peculiarità e ancora che tipo di relazione interpersonale favorisca e stimoli. Così, parallelamente, è opportuno chiedersi che tipo di comunicazione sia quella televisiva o radiofonica. Allo stesso tempo ci si può chiedere che effetto faccia navigare in internet e quali influssi, insieme ad altri strumenti tecnologici, abbia sulla nostra personalità (Cfr. 2.1 sgg.).

Nel tentativo di cercare delle risposte a queste domande complesse s’incontrano aspetti interessanti, attraverso i quali possiamo avere una maggiore chiarezza sui nostri comportamenti che fino ad oggi, soprattutto se siamo nati e vissuti in mezzo ad una comunicazione fortemente mediata, abbiamo appreso senza sapere come, ed eseguito, in un certo senso, automaticamente, senza una vera e propria consapevolezza.

Sarebbe interessante comprendere l'evento della comunicazione anche sul piano individuale, in pratica sapere cosa ci accade e quali trasformazioni si possono compiere in noi. Avere un’idea precisa e plausibile di questi temi ci orienta, con una maggiore presenza, nella foresta delle informazioni e ci fa anche capire gli altri nel loro navigare fra appendici mentali, la cui qualità artificiale s’imprime nella psiche, in relazione alla forma dei mezzi di comunicazione che utilizzano.

A questo punto viene spontanea una domanda: l'individuo può regolare se stesso limitando gli sgradevoli effetti di un'esposizione selvaggia ai mezzi di comunicazione di massa? Una risposta può essere utile soprattutto a coloro che vivono il disagio dell'esposizione ai media, ma anche a coloro che non sanno di essere esposti o non vogliono saperlo.


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