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Nel
1933, Valentino Orsolini Cencelli, Commissario dell'Opera Nazionale
Combattenti, inforcò il cavallo e con il fidato Sisciò, si addentrò
nella selva di Terracina alla ricerca di un luogo ove far sorgere la nuova
città.(*).
Individuato il
sito, occorreva decidere il modo con cui costruire ex-novo una città. Si
scelse di indire un concorso nazionale per Architetti ed Ingegneri. I tempi furono brevissimi e
dopo solo un mese dal bando di concorso (21-04-33) furono consegnati gli
elaborati grafici dai vari progettisti. Vinsero quattro giovani
architetti: Gino Cancellotti, Eugenio Montuori, Luigi Piccinato e Alfredo
Scalpelli. (Gli Architetti di Sabaudia)
I termini del concorso erano i seguenti: un
"centro eminentemente rurale" che su 14.429 ettari doveva
servire 20.000 abitanti, di cui 5.000 nel centro urbano, e doveva
prevedere una serie di opere ben precise (**).
La città nacque su 65 ettari, serviti da
11 chilometri di strade e piazze.
Il 15 aprile 1934 - 253 giorni
dopo la "prima pietra" posata da Mussolini - Sabaudia era pronta
per l'inaugurazione. Il Re, Vittorio Emanuele III, e la regina Elena
visitarono il Comune e, affacciandosi da questo, salutarono la folla. Tra
questi molti tra gli operai (***) che con immense fatiche avevano permesso
di concludere la costruzione in tempo record. |
(*) «...piegammo
giù per un viottolo e, a mano a mano che avanzavamo il sentiero diveniva
sempre più stretto, sì da dover procedere veramente a fatica tra gli
sterpi e le piante di rovi che erano più alti della testa. Il mio
cavallo, nonostante le sollecitazioni, ad un tratto rifiutò di avanzare.
Praticamente eravamo rimasti prigionieri della vegetazione...Mi alzai
allora in piedi sulle staffe ed apparve ai miei occhi uno spettacolo
stupendo: avanti a me era tutta una grande distesa di erica fiorita che
arrivava fino al lago; alla mia sinistra il Circeo spendeva al sole in
tutta la sua imponenza e di fronte, in una frattura delle dune, si vedeva
il mare. Eravamo verso il tramonto, ed il giallo dell'erica, l'azzurro del
lago e del mare, la massa verde scura del Circeo, formavano un quadro
d'incomparabile bellezza. E li pensai potesse sorgere la nuova città.» |
(**)
Gli edifici previsti nel bando di concorso erano: Comune con torre, Casa
del Fascio, Dopolavoro, Caserma della Milizia, dei Carabinieri e della
P.S., Casa dei Balilla, Chiesa con campanile e casa parrocchiale, Asilo
d'infanzia, Scuole elementari, Ospedale, Opera Maternità Infanzia,
Associazioni combattentistiche, Direzione O.N.C., Poste e Telegrafi, campo
sportivo, mercato coperto, cinematografo, mattatoio, fabbricati di civile
abitazione con 60 appartamenti e 30 negozi, cimitero
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(***)
Alcuni dati:
4560 operai veneti, romagnoli, toscani,
abruzzesi e romani, che hanno
lavorato 500.000 giornate, mettendo in opera:
- 20.000 quintali di
cemento
- 3.000 tonnellate di ferro
- 200.00 metri cubi di calcare del Circeo
- 9.000 metri cubi di legname
- 14.000.000 di mattoni
- 12.000 metri quadrati di travertino
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