Il territorio

Il territorio escolchese ha un’estensione di 1472 ettari. La maggior parte di esso è fertile ed è coltivato a grano, a fave e a ceci. Queste coltivazioni si praticano nelle località "sa gruxi santa", "serrai" "is ceas" e "San Simone". Fra queste la più fertile è quella di San Simone, dove prevale la coltivazione del grano. Il restante è occupato da ulivi, viti e mandorli. Questi si trovano nelle località di Fala sa pira, pralei, sa grutta, genna noa, carrogas, arimentrius, is serra e aoledu.

Le viti e gli ulivi sono molto diffusi, mentre i mandorli lo sono meno. Una zona adatta per le viti è pranus; i vini prodotti in tale zona possono definirsi dei veri "Crus".

L ’orticoltura riveste una certa importanza per il paese e viene praticata dove c’è abbondanza di acqua.

La vite

L’ulivo

Escolca ha sempre posseduto degli uliveti nelle zone di GENNANOA, PALA SA PIRA, PRALEI E SA GRUTTA in cui la produzione d’ olio è stata sempre abbondante . Il periodo della raccolta va da settembre a gennaio, ma a seconda della produzione può andare anche da novembre a febbraio. La raccolta dei frutti si svolge in due fasi , che sono sa spipidadura e sa bottitura de terra . L’oliva raccolta viene poi scelta e messa in salamoia o portata a macinare nel frantoio.

L'ulivo

 

GLI ATTREZZI

La falce (sa fracci) è un attrezzo da taglio , usata per le graminacee e ha la parte agente costituita da una lama a forma di mezzaluna è una corta impugnatura di legno. E' sostituita oggi dalla mietitrebbia. Simile alla falce e' il falcetto (sa pudazza) usato per tagliare l'erba . La falce fienaia (sa fracci furistera) invece viene usata per tagliare il foraggio e il fieno e, ha un manico composto da due impugnature. Agli attrezzi da taglio appartengono le roncole (is cavunas) , le scuri (seguris) , le accette (sigureddas) , le seghe (is serronis) le forbici e i coltelli. Ci sono poi gli attrezzi da presa tra i quali il rastrello (tragavenu) usato per ripulire l'aia;

Il tridenti (trebuzzu) ha il numero dei denti (is corrus o forcidda) variabile;

Il forcone (su frucconi) viene usato per lavorare la paglia e per scaricarla negli appositi locali;

La pala in legno viene usata per la trebbiatura.

Il carro a buoi rappresentava fino agli anni sessanta quasi l'unico mezzo di trasporto usato dai contadini sardi per il loro lavoro. Questa persistenza ha condizionato il modo di vita nelle campagne sarde perchè le abitazioni concentrate nei villaggi erano lontane dai campi, poi c'era bisogno di continui spostamenti e mancava una rete viaria adeguata. Il carro sardo si colloca tra i carri "a forcella" diffusi sopratutto nell'italia meridionale. Un timone di legno costituito da un solo blocco (sa skara de su karru) lungo circa 5mt. costituisce la parte trainante e portante del carro. Nella parte anteriore del timone va inserito il sistema d'attacco per i buoi: il giogo (su iari) che nella parte inferiore ha due incavi semicircolari per attraccare i buoi alla nuca, sulla quale viene collocato per essere fissato alle corna con delle corregge (is lorus) . Il timone del carro si biforca fino a raggiungere il metro di lunghezza. Su tutto ciò si colloca il pianale di carico, (su sterrimentu) costituito da una serie di grosse tavole e delimitato da sponde laterali (is lingius) che vengono fissate da perni in ferro (is trobidroxias). Con l'aggiunta di semplici accessori come sopra-sponde (is carrubas), pertiche di legno (fruccaxias), vagge o graticci (cerdas) confezionate col fusto del VERBASCUM SINUATUM (cadumuru), il carro diventa un contenitore utile per trasportare molti prodotti come legna, letame, cereali, uva etc. La parte motrice e' formata da un'asse di ferro (s'ascia) messo sotto il pianale di carico nel quale si inseriscono le due ruote (is arrodas) .Queste sono costituite da un cerchio in ferro (su lamoi) che circonda la parte esterna delle ruote unite da grossi chiodi nel quale si inseriscono dodici raggi che dipartono dal mozzo.

I nuraghi

I nuraghi, di cui tanto scrissero il generale Alberto della Marmora, il P. Bresciani, ed il sardo Canonico Giovanni Spanu, sono grandi edifici in forma rotonda, fabbricati senza cemento alcuno, formati da enormi macigni posti gli uni sopra gli altri sopra la linea di un cerchio. Le opinioni variano sull'uso e sul tempo in cui sono stati edificati: chi li ritiene servissero come abitazioni, chi come fortezze, chi afferma che servissero come sepolcri e altri come templi.
In questo territorio vi erano i Nuraxi Accas, Linus, Mogurus e Su Idili.
Nel salto di S. Simone su Nuraxi Mannu, Ruinali sa figu e Ruinali sa pruna, ma ora tutti sono diroccati e si vedono appena le tracce.