ERMETISMO

Si suole designare col termine ermetismo quella tendenza della letteratura italiana contemporanea, e quel gusto, che, riallacciandosi alle correnti irrazionali, decadenti, della cultura e dello spirito europei, specie francesi, dal simbolismo al surrealismo, hanno trovato le loro preminenti manifestazioni nella poesia e nella critica. Propriamente la definizione di ( <<ermetica>> cominciò ad usarsi, intorno al 1930, per la poesia << pura>>, essenziale, affermatasi via via dopo il Pascoli e il D'Annunzio (come, in Francia, dal Mallarmé e dal Rimbaud in poi): quasi a sottolinearne, non senza ironia da parte degli avversari, quel carattere di difficoltà o scarsa accessibilità che le deriva dal suo analogismo estremo. Poesia <<lirica>>, affidata piuttosto alla suggestione fonica della parola che al suo significato; più al magico gioco dei <<gridi>> e dei  <<silenzi>>, delle  <<illuminazioni>> e delle pause (i « bianchi »), che a un coordinato disegno di versi e di strofe e al canto disteso; più alla macerazione critica e alla elaborazione tecnica che all'ispirazione. Il termine complessivo di ermetismo divenne invece d'uso comune più tardi (1938 circa), quando col diffondersi, ad opera specialmente di scrittori della nuova generazione, di una singolare forma di critica  <<oscura>>, acquistarono maggior rilievo i caratteri o le apparenze generali del fenomeno: del quale si cominciò da molti a parlare come di cosa nuova, mentre quella critica non era che l'ulteriore svolgimento, in sede riflessa, di un gusto già dominante nella poesia, l'estremo sbocco di un processo in corso da un venticinquennio. Perchè l'ermetismo nel suo anelito all'ineffabile, nel suo misticismo estetico fu ai poeti postdannunzíani, da D. Campana a G. Ungaretti, mezzo per reagire sia a quella struttura razionale e a quella intonazione oratoria che sono proprie, in genere, della tradizione poetica italiana, sia alla sciatta discorsività dei <<crepuscolari>> e, su su, dei poeti <<scapigliati>> e  <<borghesi>>; e quindi giovò a rinnovare dall'intimo il linguaggio poetico, attuando a suo modo quell'ideale di una poesia moderna di spiriti e forme, usuale di lessico ma pregnante di forza lirica, che era tra le più vitali eredità del romanticismo. Esso venne insomma a compiere per la poesia quell'ufficio che il « frammentismo», col quale ha molteplici interferenze, aveva compiuto per la prosa. D'altra parte l’ermetismo non si arrestò a quei modi balenanti: dalle sue macerazioni espressive è risorta a grado a grado la necessità e possibilità di un discorso poetico e di un canto, vigilatissimo sempre, ma articolato, come dalla sua reazione alla poesia classica è rinata l'amorosa consuetudine con i classici, massime col Leopardi e col Petrarca: sia pure mescolata con lo studio di poeti stranieri, ermetici o sentiti tali, da P. Eluard a T. Eliot. E lo svolgimento dell'ermetismo poetico negli anni fra le due guerre, dal « secondo » e maggiore Ungaretti ed E. Montale a S. Quasimodo a L. De Libero ad A.Gatto a L. Sinisgalli, è stato appunto nel senso di tale chiarimento spirituale e formale. Quanto alla critica ermetica, essa, essenzialmente irrazionalistica, intese opporsi al crocianesimo, e offrire un'illuminazione e una giustificazione dei testi poetici più moderni. Pertanto si riallacciò alle più varie forme o esperienze del pensiero contemporaneo, dal bergsonismo al gentilianesimo, dal freudismo a certo trascendentalismo cattolico, e, come ad antecedente o modello letterario, a quella critica « sensibile », di gusto, che, affermatasi negli anni fra la Voce e la Ronda, aveva portato nell'ambito del crocianesimo le istanze e i fermenti della nuova letteratura. Solo che essa diede alla parola e allo stile un valore di rivelazione, un ufficio magico e demiurgico ignoti a quella. Ma la sua posizione rimase tuttavia contraddittoria, come contorta, confusa fu la sua espressione, per mancanza di un vero pensiero superatore di quello cui intendeva opporsi. Il suo travaglio è infatti indice della crisi non solo di un'estetica e di una filosofia, ma dello spirito contemporaneo. Pertanto come l'ermetismo lirico è acquisito alla coscienza poetica d'oggi, al punto che ogni nuova poesia deve fare i conti con esso; così certe istanze dell'ermetismo critico, certa capillarità tormentata si ritrovano al fondo di parecchie delle nuove correnti critiche, filosofiche (a cominciare dalle esistenzialiste) e letterarie: anche di quelle che vorrebbero o parrebbero negarlo. 

DIZIONARIO ENCICLOPEDICO ITALIANO: ISTITUTO DELLA ENCICLOPEDIA ITALIANA FONDATA DA GIOVANNI TRECCANI ROMA 1970

Luigi Tripodaro

Giuseppe Bonghi

La "poesia pura" - L'ermetismo

  Allo spirito del Crepuscolarismo ed alle istanze della Voce si ricollega una nuova corrente poetica, che trova le sue espressionì principali in Ungaretti ed in Montale e che originariamente si muove in opposizione al dannunzianesimo ed anche in contrasto con gli atteggiamenti più sentimentali e spirituali del Pascoli. Tale poesia in particolare trae ispirazione da quelli che erano stati i motivi più originali e più fecondi del Decadentismo, ossia dal simbolismo francese (Baudelaire, Rimbaud, Mallarmè, Valery), dal Surrealismo (che equivale ad un nuovo linguaggio che si riferisce non a dati razionali ma ad intuiziomi) e soprattutto appare animata da una esigenza di totale allontanamento dalla letteratura tradizionale. La sua prima aspirazione è la ricerca di un nuovo linguaggio e di nuovi temi e soprattutto di una nuova dimensione spirituale ed artistica. Gli autori che sostennero un tale programma ebbero in primo luogo una profonda consapevolezza della condizione umana e diffusero un messaggio spesso amaro e drammatico. Essi trattarono infatti la solitudine dell'uomo, il male del vivere, descrissero il venir meno delle speranze, il mistero e aderirono ad una sorta di autobiografismo che si configurava nella ricerca della propria interiorità, nella Confessione dei propri stati d'animo. A tali concetti corrispose l'elaborazione di un nuovo linguaggio, nel quale la coordinazione logica viene superata spesso da un metodo espressivo nel quale predominano immagini rapide spontaneamente dettate dalle intuizioni dell'autore e improvvisi passaggi concettuali. Lo studio intenso della parola, vista nelle sue capacità evocative e scrupolosamente purificata da risvolti ornamentali gratuiti, accentua quel carattere di oscurità e di concentrazione che ha portato i critici (Flora) a definire “ermetici” i poeti di questa corrente, che in realtà giunsero spesso a soluzioni espressive profondamente personali e tali da conferire alle loro poesìe toni e significati concisi e di difficile comprensione per coloro che non hanno sufficiente dimestichezza con il nuovo linguaggio poetico. In ciò essi non ubbidivano a motivi gratuiti, bensì mostrarono spesso competenza e sincerità e soprattutto diedero prova di una volontà di ricerca e dì scavo sul piano stilistico e spirituale; inoltre, per la convinta adesione al nuovo spirito poetico, oltre che per la spontaneità con cui si sentirono vicini al problemi e alle istanze spirituali più tipiche del Novecento, gli ennetici svolsero una funzione di collegamento tra  la cultura italiana e quella europea in generale.