Dal passato al presente



La "terra australe" fu avvistata da esploratori olandesi nel '600 ma solo nel secolo successivo il navigatore James Cook ne prese possesso in nome del re d'Inghilterra. Nel 1788 sbarcarono a Port Jackson, nel sud-est, un migliaio di coloni: erano galeotti, guardie e funzionari. L'Inghilterra usò il continente come colonia penale. Solo successivamente giunsero i primi coloni liberi con alcune decine di pecore. A metà dell'Ottocento l'Australia contava già 400.000 abitanti e un milione di pecore. La scoperta di ricche miniere d'oro dal 1851 in poi accelerò l'immigrazione: nel 1900 gli abitanti erano 3 milioni e mezzo. Benché il territorio a disposizione fosse immenso, l'immigrazione fu limitata ad anglosassoni e nordici; dopo la II Guerra Mondiale fu aperto agli italiani e agli altri popoli mediterranei. Si mantiene il dominio della cultura e della lingua inglese - che è quella ufficiale della nazione - e della religione protestante-anglicana ma oggi più di un quarto degli Australiani sono cattolici e i 300.000 italiani sono la minoranza etnica più consistente. L'immigrazione degli asiatici è in aumento, ma è regolata in modo rigoroso. Le masse asiatiche sono attirate dal "grande vuoto" dell'Australia, perciò gli ingressi clandestini sono sempre più numerosi. La colonizzazione bianca respinse nell'interno e decimò con malattie sconosciute e con l'alcool le popolazioni indigene, così come avveniva nel West americano. Dopo i primi sbarchi, gli inglesi incontra- rono tribù che non avevano mai avuto contatti con il resto del mondo: non conoscevano né l'agricoltura né i metalli, vivevano di caccia e di raccolta, usavano strumenti di legno e di pietra. Non conoscevano neppure l'arco ma avevano inventato un'arma ingegnosa, il boomerang, un ricurvo bastone da lancio che torna indietro se non colpisce il bersaglio. Erano solo 300.000 sull'immenso territorio, divisi in piccole tribù nomadi che in molti casi non avevano né capanne né villaggi ma semplici ripari contro il vento. Si nutrivano di tutto ciò che si muoveva, dai canguri alle cavallette, dalle formiche alle larve, mentre le donne erano abilissime nel trovare sotto terra bulbi e radici. Furono chiamati aborigeni, in quanto abitavano in quei luoghi "fin dalle origini".



Gli aborigeni australiani hanno pelle bruno-nerastra, capelli arruffati ma non crespi, volti rugosi per la vita all'aperto, gambe lunghe e sottili, mani piccole, statura bassa. La religione tradizionale è l'animismo che si basa sulla credenza dell'esistenza di spiriti che animano ogni elemento e ogni manifestazione della natura. Dei 250.000 classificati come aborigeni, una parte sono meticci, una metà vivono nelle regioni costiere e si sono inseriti ai margini della vita dei bianchi, poche decine di migliaia vivono nelle "riserve" e alcune migliaia conducono l'antica vita nomade e indipendente, nel cuore del deserto. Le tribù oggi reclamano, e in parte hanno ottenuto, la "restituzione delle terre" assegnate loro dai trattati e chiedono il riconoscimento della loro cultura originale e dei diritti di cittadini, lamentando di avere una percentuale di disoccupati molto più alta e un reddito medio che è la metà di quello dei bianchi.