"Love's
in the air", l'amore è nell'aria diceva David Bowie in una vecchia canzone,
vecchia ma sempre attuale per uno come me che ha fatto dell'aria una ragione
di vita, innamorato come sono di cielo e attratto da tutto ciò che fa
a pugni con la legge di gravità, che rimane aggrappato all'atmosfera con
l'aiuto di un motore, o ne scivola dentro confidando sulla dinamica delle
forme come un aliante o unparacahnte.
Praticare il paracadutismo in tutte le sue varianti, dalle grosse formazioni
al base jump, non ha stemperato in me la voglia di cielo e di aria,
sempre latente come un "richiamo della foresta" che mi fa sollevare gli
occhi al semplice ronzio di un aeroplanino o perdere con la mente dietro
le scie lasciate nel blu dagli aerei dl linea.
Ecco perché vivere il cielo come lo vivono i piloti delle Frecce Tricolori
rappresenta per me il massimo delle sensazioni cui può ambire un comune
mortale.
Un sogno, un desiderio stemperato solo in parte dalla pratica dei lanci,
inseguendo emozioni solo immaginate attraverso i libri e i filmati, e
poi raccontate dalla viva voce dei protagonisti, finché un giorno il sogno
è diventato realtà: ho volato con le mitiche Frecce Tricolori!!!
Chi non conosce la PAN, la Pattuglia Acrobatica Nazionale, designazione
ufficiale delle FrecceTricolori? E chi non ha seguito almeno una volta
le loro evoluzioni?
I più esperti sapranno tutto di loro, dalla macchina, un Aermacchi MB
339 con i fattori di carico che può sopportare, i chili di spinta
del motore, la quota di tangenza, a tutto Il programma acrobatico figura
per figura, pontificando magari che dopo l'Arizona si esegue il
BulI's Eye, mentre il solista inserisce tra i due la Scampanata
e cosa via.
Da terra siamo rapiti dafl'armonia del volo, dalla precisione e dall'eleganza
delle figure, ma è l'aereo che vediamo, o le scie colorate: ci sfugge
che c'è un uomo là dentro, e non un extraterrestre come il casco, la visiera
e la maschera dell'ossigeno fanno sembrare, un uomo che in quel momento,
pur sottoposto ad accelerazioni contrastanti che lo comprimono o cercano
di strapprlo dal soggiolino, riesce a controllare i parametri e a manovrare
i comandi con delicatezza e la precisione estrema che gli consentono di
dominare la macchina per volare, ala contro ala, in perfetta sincronia
con altri nove compagni.
Volare in coro, è il titolo di un bellissimo libro fotografico
dedicato alla Pattuglia... niente di più vero per esprimere questo modo
di volare.
Ma lasciatemi dire che si conosce ben poco della Pattuglia se non si conoscono
personalmente questi ragazzi, soprattutto dopo che certi film ci hanno
proposto la figura del pilota come un improbabile personaggio in cui spavalderia
e aggressività sono i tratti fondamentali.
Niente di più sbagliato: quelli che conosco (ma non solo loro!) sono giovani
e seri professionisti, in loro competenza ed esperienza sono amalgamate
da una sconfinata passione per il volo, e tuttavia la serietà professionale
non soffoca una innata simpatia e cordialità che si esprimono nella semplicità
con cui offrono la loro amicizia. Non per niente anche la particolare
disponibilità di carattere, oltre ai requisiti puramente tecnici e professionali,
è un elemento di selezione per entrare in Pattuglia.
A parte questo, il volo acrobatico richiede una concentrazione mentale
al di sopra di qualsiasi altro tipo di attività, come può essere pilotare
un jet tra i 300 e più di 800 chilometri all'ora mantenendo le distanze
tra ogni aereo ridotte a pochi metri, per giunta in uno spazio tridimensionale.
Nello stesso tempo il corpo deve sostenere lo stress di una pura fatica
fisica che non è data tanto dal governare una macchina, eccezionalmente
docile ai comandi, quanto dai g positivi e negativi che si incassano innumerevoli
volte nel corso di una manifestazione.
I venti minuti del programma che vediamo sono il risultato di ore e ore
di ailenamento intensivo, giorno dopo giorno, accumulando ogni anno centinaia
di esibizioni, effettive o di prova, ognuna delle quali costa al fisico
un dispendio di energie pari a un'attività lavorativa pesante di otto
ore.
Ecco perché quella della Pattuglia deve essere considerata un'attività
sportiva al più alto livello agonistico, che non si esaurisce "soltanto"
negli allenamenti è nelle manifestazioni, ma va ad aggiungersi ai trasferimenti,
ai rischieranenti su basi in altre parti del mondo raggiunte sempre in
volo con i propri aerei, e non ultima un'intensa attività di pubbliche
relazioni, quasi sempre a scopi benefici o umanitari.
Ma non dimentichiamo che la straordinaria efficienza della Pattuglia è
dovuta anche ad altre ottanta persone tra ufficiali e sottufficiali, cui
si deve il funzionamento perfetto delle macchine e la sicurezza di ogni
pilota: sono gli specialisti, i tecnici superesperti di meccanica e di
elettronica, che controllano e mettono a punto il velivolo ore e ore prima
e dopo ogni volo, a qualsiasi latitudine la Pattuglia si esibisca.
Chi ha avuto modo di vederli in azione sulle linee di volo martellate
dalla pioggia e dal gelo, o su piste arrostite dal sole, non può negare
che anche per loro si tratta di pura passione ed entusiasmo per questo
lavoro!
Bene, la mia indimenticabile giornata in Pattuglia inizia alle 8.30 quando
entro alla base di Rivolto come in altre occasioni. Si, ma oggi c'è qualcosa
di diverso e non è certo il clima, che per essere una giornata di maggio
delude un po', con una pioggia fitta e persistente, quasi autunnale.
Il meteo comunque assicura che si manterranno le minime per volare.
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La
mattina si prospetta lunga, ma non ho tempo di annoiarmi impegnato come
sono in tutti i briefing: tanto per cominciare indosso subito la
tuta di volo e la combinazione anti-g... e già il fatto di indossare il
capo più esclusivo nell'abbigliamento di un pilota di jet ha il potere
di portarmi su l'adrenalina! Quindi passo a provare il casco, a familiarizzare
con la maschera dell'ossigeno, per arrivare a una lezione dettagliata
sul Martin Baker e sul suo funzionamento nell'ipotesi di un'emergenza
in volo.
Vedo così smontato il mitico seggiolino che ha salvato tante vite
e vengo istruito sui particolari della sequenza di lancio (eject! eject!
e subito tirare la maniglia di espulsione), non senza battute ironiche
da parte del capitano Riccardo Rinaldi, amico e responsabile delle relazioni
pubbliche, circa mie... "tentazioni" di sperimentare una nuova tecnica
di paracadutismo.
Ancora istruzioni, salendo su un aereo e prendendo confidenza con il cockpit,
gli strumenti di bordo, i comandi di radio e interfono, cosi che arriviamo
alle due del pomeriggio, in gergo "ore tredici Zulu: briefing di missione".
Il tenente colonnello Gianluigi Zanovello è il comandante del 313°
Gruppo Addestramento Acrobatico. Sarà lui che mi porterà in volo insieme
al capitano Antonino Vivona (Nino per gli amici) che ci accompagnerà come
gregario.
Gigì, come si fa subito chiamare Zanovello con la cordialità che
è di casa qui in Pattuglia, presentando il programma di volo lo
fa con meticolosità, ma anche con una semplicità tale che
mi fa illudere di uscire per una scampagnata in bicicletta. A ogni manovrà
che spiega fa seguire un rassicurante " certamente nou avrai problemi",
arrivando in crescendo alla fine di un programma tosto che mi lascia seri
dubbi sulla mia integrità intestinale nelle prossime ore; dubbi che ho
dimenticato quando si va in linea di volo.
Continua a piovere ma poco importa, quando mi avvicino all'aereo casco
sotto braccio e tubo dell'anti-g che penzola sul fianco della mia tuta!
E mi sento più che mai uno di loro quando mi arrampico nell'abitacolo
posteriore e comincio ad allacciarmi le cinghie, aiutato dagli specialisti
che sembrano condividere Ia gioia che evidentemente non riesco a nascondere.
Collego le 'giarrettiere' ai tiranti del Martin Baker, che in caso
di lancio mi raccoglieranno le gambe stringendole al seggiolino in modo
da farmi uscire dall'abitacolo in posizione corretta, regolo il dispositivo
di espulsione secondo il mio peso, indosso il casco, collego ossigeno
e anti-g, abbasso la visiera, ed ecco: adesso sono tutt'uno con l'aereo.
Probabilmente qualcuno l'avrà già detto, ma è vero!
Ho la sensazione che l'aereo sia parte di me, e mi è difficile pensarlo
come una macchina: respiro il suo ossigeno e mi sembra qualcosa che vive
con me, ma è tutta la sua struttura, le ali, il timone, che mi sembrano
parte del mio corpo, e lo sento più vivo che mai quando la pressione delIo
starter anima strunienti, lancette, indicatori, facendoli pulsare
di vita.
Il motore risponde, temperature, pressioni, carburante, radio. Tutto OK,
si chiude il tettuccio, cinture bloccate, spina di sicurezza del Martin
Baker disinserita, a questo punto lo specialista ci autorizza al rullaggio.
Ci fermiamo in testa pista affiancati, Pony 1 e Pony 2 secondo
il codice di chiamata radio, ulitma prova motore, la manetta che saIe,
sale, e il muso che si abbassa trattenuto dai freni, l'indicatore di giri
su fino a 100% rpm, poi giù... e poi su ancora... qui dentro un
soffio attutito, fuori un ruggito infernale che fa scuotere lo stomaco...
"Pony da torre: siete autorizzati al decollo': ci siamo! Via i freni e
una spinta di 1800 chili ci lancia in una corsa che in pochi secondi diventa
volo!
Qui, in volo a soli due metri da noi, ora che siamo nell'aria, il piccolo
339 di Nino sembra enonne, stagliato contro Io sfondo uniforme del cielo
grigio, ma la sensazione di vedere qualcuno che si muove nell'aria cosi
vicino a me ha qualcosa di familiare: ritorno con la memoria al mio primo
indimenticabile relativo, col mio istruttore di tanti anni fa...
ma non è momento di abbandonarsi ai ricordi.
Virata sfogata sulla sinistra, un tranquillo sorvolo della campagna
con l'emozione che aumenta mentre il pensiero va a tutti coloro, laggiù,
che si stanno sporgendo dai finestrini delle loro macchine col naso in
su per guardare noi.
Stiamo per rientrare sul campo alle spalle della torre... ed è quel momento
entusiasmante, epico! che si ripete in apertura di ogni manifestazione,
ma stavolta sono quassù!! e ho la pelle d'oca quando mi sembra di sentire:
"... Signore e signori, ho l'onore di presentare la pattuglia acrobatica
nazionale! Ecco a voi le "Frecce Tricolori!"...! Fumi colorati...
Via! La voce di Gigi scandisce ordine e tempo di esecuzione della figura
come dal vero e saliamo con i fumogeni in azione, su, su, su, in cabrata
per il primo looping.
Inchiodati ai nostri seggiolini dall'accelerazione che segna numeri in
crescendo sul g-meter stiamo passando al volo rovescio, l'orizzonte
si abbassa fino a sparire, le nuvole ci vengono incontro sempre piu vicine,
poi sotto anche loro, finché ecco di nuovo la terra in una prospettiva
assurda sopra di noi, e allora giù!i Continuando la traiettoria che srotola
al contrario il panorama fino a riportarlo al suo posto.
Ma per poco: d'ora in poi niente di ciò che sta fuori rimarrà fermo più
di qualche attimo, e infatti... viiia! Ripartiamo con una Schneider,
una di quelle virate in cui l'aereo si mette a coltello come se dovesse
affettare il terreno che scorre stavolta al nostro fianco! Tiriamo 2,3,
fino a 4 g, e raddrizziamo dopo un'inversione di 180 gradi esatti per
ripartire subito per un altro looping... ma Nino che fa, prosegue
da solo? Terra,.. poi cielo, poi terra... stessa storia di prima ma chi
si annoia? Un giro completo e ci ritroviamo livellati proprio nel momento
in cui infiliamo la nostra stessa scia di fumo in chiusura di un perfetto
cerchio bianco.
Ma eccolo là Nino, davanti a noi! E andiamo a ricongiungere con Pony
2 che ha disegnato la stessa manovra in un'altra parte di cielo: tecnicamente
abbiamo eseguito l'Apollo 313, ma per me stiamo semplicemente correndo
su un fantastico ottovolante che la mia mente ha trasformato in realtà!
Altra Schneider, più tirata stavolta, con la pelle del viso e gli
occhi che si piegano in un espressione che sotto la maschera deve essere
di una tristezza infinita e htvece sono al massimo dei giri!
Leggo 4,5 g... buffo pensiero di vedermi schiacciato da 4,5 me stesso
spaparanzati addosso, con l'anti-g che aggiunge la sua buona dose di pressione
nèl compito di ricacciare in su il sangue che viene spremuto in fondo
ai piedi: è solo l'inizio, però comincio a rendermi conto di cosa sia
la fatica fisica del volo acrobatico
Rientriamo sul campo, volo livellato, prossimo numero Tonneau lento,
"Sei pronto?" come no?... Lentamente si abbassa l'ala destra mentre
si alza la sinistra.., piano, piano, dolcemente... una che punta verso
il cielo, l'altra che affonda verso terra... un movimento lento ma deciso,
che si ferma quando siamo a capofitto ma prosegue... prosegue...
Stavolta niente accelerazioni che trattengono contro il seggiolino, ma
la sensazione di essere appesi alle cinghie, con il tubo della maschera
che sballonzola da un lato all'altro, effetto un po' della rotazione un
po' della mia frenesia nel guardare dentro per curiosare gli strumenti,
e fuori per vedere il campo che rotola intorno.
"Bene, stavolta lo faremo più veloce.., a posto... via!!"
Uau! Stavolta mi becco un avvitamento rapido rapido che finisce così
velocemente com'è iniziato, "tutto bene?" sssì... (però vorrei
sapere dov'è finito il mio stomaco), "allora tonneau in quattro
tempi", il tempo di rimetterci in asse pista con la solita Schneider,
"pronto? ...via!".
Voilà! Un colpo di cloche, e di batto siamo con la pista che si mette
dritta come una parete sulla nostra sinistra, hop! Altro secco strappo
e stavolta la pista diventa il soffitto... hop! E di nuovo un muro che
passa a destra... e hop! con l'ultimo quarto di giro l'aereo riprende
l'assetto perfettamente orizzontale.
Pochi secondi di pausa per ricongiungere... poi Big Apple!
La Grande Mela è ancora una salita a gran volta verso il cielo, muso ancora
su, come su è l'entusiasmo che trasmetto con gesti a Nino qui allineato
in perfetta ala destra, ma sono quasi subito interrotto da un secco ordine:
"Apertura... Via!".
Pony 2 "rompe" e si allontana portandosi dietro la sua scia, lo
vedo rovescirsi con un mezzo tonneau e salire ancora per formare
il picciolo di una enorme mela mentre noi continuiamo il looping
perdendolo di vista...
Ma per poco: dopo qualche secondo eccolo arrivare al traverso sulla nostra
destra, che infila come una saetta il centro esatto della mela disegnata
dai nostri fumi!
E ora? NeIl'interfono mi amva uno scambio di parametri recitati con la
stessi tranquillità di voce di chi se ne sta in pantofole e telecomando
del televisore in mano. Non tutte le parole sono chiare per me, ma una,
magica, si: bomba! Non può esser vero! Io qui, dentro un
aereo delle Frecce Tricolori a eseguire la più famosa e spettacolare delle
figure acrobatiche, creata proprio dalla nostra Pattuglia, unica a eseguirla
in formazione di nove aerei!! Sogno... sicuramente sogno... ma no che
non sogno! Perché Pony 2, che si è riportato qui a due metri in
ala destra, sta scalando ancora le nubi con noi... arriviamo proprio sotto...
ci rovesciamo...
"...Fumi bianchi... via!"
Giù!! e stavolta la picchiata dura di più, il campo è ancora un muro davanti
a noi...
"Pronti per apertura... via!"
Fine della picchiata... scattiamo in direzioni opposte sopra la pista
aprendoci in una corolla di fumate bianche come un'esplosione piovuta
dal cielo, con me che storco il collo per riuscire a vedere Nino schizzato
chissà dove...
"Livellato..."
Qualche attimo come schegge sopra gli alberi, allontanandoci dal campo
mentre vengono confrontate quote, velocità e altri parametri di volo.
"...4, 3, 2, 1, su... 1.200... 1.600... 2.100... quasi rovescio..."
Mi metto tranquillo con i miei inutili contorcimenti perché ora Pony
2 compare sopra di noi, un "sopra" molto relativo perché stiamo salendo
in verticale in posizioni opposte e i lontanissime, tanto lontani ci ha
portati la velocità!
"...3.800... 4.200... rovescio!" ~
Anche quel puntino laggiù che si riconosce solo per la fumata arriva al
culmine del looping, e in perfetta sincronia con noi inizia la
discesa... e
"...2.800... inverto... ora!"
Mezzo tonneau per raddrizzarci... lo perdo ancora, lo cerco, dov'è
finito? E là! Lo vedo, lo vedo! eccolo che arriva! -
Ci buttiamo sull'asse pista e ci corriamo incontro! Il terreno schizza
via a velocità incredibile, - so quale, la sensazione è unica, irripetibile,
sono incollato con gli occhi su Pony 2 che si avvicina... si avvicina...
si ingrandisce, pochi attimi all'incrocio... adrenalina alle stelle! zooom!!!
È passato!!! Mi volto, lo seguo, ed è già un puntino là dietro, che vira
per ricongiungersi con noi.
Vorrei comunicare le mie impressioni ma non riesco a trovare le parole
adatte, qualsiasi termine mi sembra ridicolo, inadatto, perfino povero,
come povera mi sembra quasiasi altra esperienza, i lanci, il base
cosa sono? Ma le riflessioni verranno stasera perché ora stiamo partendo
per la Scampanata!!
Su di nuovo per questa terza dimensione oggi così familiare, stavolta
dritti in verticale con la ferma intenzione di non cedere alla forza di
gravità, e infatti il Viper qui dietro ce la mette tutta per spingerci
su a razzo verso il soffitto di nubi. Ma la teoria del vecchio Newton
è valida, così dopo un po' la velocità scende, scende, rallentiamo,
ma quanto? Non mi viene in mente di guardare gli strumenti, e così a occhio
ho la sensazione che siamo quasi fermi!
Beeeep! Un alarme suona nell'auricolare, tre spie lampeggiano, sto per
chiedere lumi quando mi accorgo dl Pony 2 che sta volando (si fa
per dire) come noi, sulla sinistra, e infatti eccolo là un po' distanziato
stavolta, che riflette come in uno specchio la nostra stessa sorte: la
fumata non più dispersa dalla velocità diventa sempre più densa accumulandosi
dietro la coda dell'aereo, sembra che lo voglia sostenere, anzi no! Sembra
che salga oltre l'aereo, lo avvolge.
Beeeep!! Non sento più il mio peso, senza peso sono le gambe, le breccia,
il tubo dell'ossigeno qualche traccia di polvere prima invisibile.., siamo
fermi, fermi in perfetto equilibrio verticale: per un attimo siamo astronauti
a gravità zero!
Poi la Terra ci richiama, lentamente cadiamo, con il muso che punta verso
il basso sballottandoci proprio come il battacchio di una campana, fuori
e dentro la nostra stessa scia, giù. Non so da quanto stiamo volando,
ormai il tempo è diventato una dimensione irreale, ma dovremmo
essere circa a metà del programma, quindi se ben ricordo briefing
le vere "prove" mi aspettano proprio ora.
È cosi che infiliamo una serie di virate in g negative poi mia stliza
di tonneau a botte, che hanno la caratteristica micidiale di non
avere l'asse di rollio fisso ma in rotazione a sua volta, come all'interno
di una botte, e nella botte di Attilio Regolo mi sembra di essere! Ho
l'impressione di aver perso da qualche parte del cielo il mio stomaco
con quel poco che ho messo giù a pranzo, tanto che accolgo con piacere
i rientri sul campo con quelle belle Schneider che mi ricacciano
a posto anche se con poca cortesia tutte le frattaghie!
Altri dieci minuti così, forse anche più, penso proprio cli usare
il sacchetto di plastica con cui mi sono premunito ma è un falso allarme,
il Comandante qui davanti si congratula per la mia resistenza, cosa che
mi carica non poco: niente tensioni o paure, emozioni alle stelle questo
si, in fondo sto vivendo un sogno diventato realtà, ma ora sto provando
sulla mia pelle la "vera" stanchezza fisica di questo volo.
Sono freddo di sudore, che mi fa scivolare la maschera sul naso durante
le accelerazioni, cerco di guardare solamente fuori, di resistere alla
curiosità di seguire gli strumenti e di limitare i bruschi movimenti del
capo causa principale di disorientamento, così quando mi sento
proporre il prossimo exploit sono un po' titubante, ma mi trascina con
un "finora sei andato benissimo, sei tosto, vai forte, vedrai che non
avrai problemi!" e allora come dire di no? Forza! Facciamoci questa Schneider
tirata a 7 (dicasi Sette!) g!!!
Porto il selettore dell'ossigeno al 100%, tiro qualche boccata....
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