Incontro con IAN RANKIN


Festivaletteratura - Mantova, 5-9 Settembre 2001




Come ci capita di fare ogni anno in occasione del Festival della Letteratura di Mantova, anche quest'anno abbiamo puntato su un incontro con uno scrittore che non conoscevamo ancora, sperando si trattasse di una piacevole sorpresa. Abbiamo avuto fiuto: la nostra 'scoperta' si chiama Ian Rankin, scrittore scozzese sulla quarantina, autore di una fortunata serie di crime stories ambientate ad Edinburgo.
I suoi romanzi sono costruiti intorno alla figura dell'ispettore John Rebus, un poliziotto atipico (come del resto tanti detectives che animano le pagine dei romanzi polizieschi di mezzo mondo) che ha scelto questo mestiere perché indagando sugli altri, interessandosi alle loro vite riesce a distogliere lo sguardo dalla propria, dai suoi problemi irrisolti, al punto che il suo lavoro diventa un mezzo per sopravvivere, un'áncora di salvezza senza la quale probabilmente la sua integrità mentale sarebbe di breve durata.
E in questo, ammette Rankin, il detective è piuttosto vicino allo scrittore, almeno a chi come lui ritiene che lo scrivere sia una specie di terapia.

Rebus è uno che beve troppo (e questo ad Edinburgo non deve essere una grossa novità), fuma troppo, vive spesso più nel passato che nel presente, ora tormentato dagli incubi del periodo di addestramento in un corpo speciale dell'esercito, ora assalito dalla nostalgia per i giorni felici del suo matrimonio (prima della separazione), ogni tanto si rifugia nel conforto della religione (è cattolico), che vive però con una sorta di costante senso di colpa per il fatto di rivolgersi a Dio più che altro nei momenti di bisogno, non disdegna la lettura di un buon libro (il suo preferito è guarda caso "Delitto e Castigo") e l'ascolto della musica jazz.

Rebus si muove in una città che non è la Edinburgo dei depliants turistici, dei monumenti storici, delle cornamuse e dei kilts, ma piuttosto l'altra faccia della città, quella in cui lo squallore del quotidiano si abbina al degrado dei luoghi e delle vite che vi trascorrono, la stessa Edinburgo, dice Rankin, che qualcuno di voi ha iniziato a scoprire grazie a film come "Train Spotting". Ma forse, più della città da incubo del film di Danny Boyle, l'Edinburgo di Rebus è un luogo notturno, velato di tristezza come i suoi sommessi pubs poco prima della chiusura, dove ristagna ancora l'odore di birra e del cibo indigesto ingozzato in fretta dai poliziotti reduci dal turno di notte, inospitale come le sue strade deserte spazzate dal vento e dalla pioggia, difficile da amare, ma non per questo privo di un certo fascino desolato.
E proprio il bisogno di raccontare questa altra Edinburgo sembra essere una delle principali molle che ha spinto Rankin a scrivere.

In contrasto con le ambientazioni dei suoi romanzi e con gli atroci delitti che racconta, Rankin ha un'aria innocente e lievemente spaesata e un forte senso dello humour che si rivela in particolare quando parla della sua vita: prima di diventare scrittore ha provato vari mestieri tra cui guardiano di porci, musicista di un gruppo punk (non a caso chiamato i "Dancing Pigs") autore di fumetti, redattore di una rivista di hi-fi; è poi riuscito a pubblicare un libro ("Cerchi e croci") che gli ha fruttato la bellezza di 200 sterline e gli ha fatto guadagnare la riprovazione perenne della sua prozia (personaggio influentissimo in famiglia), ma prima di potersi permettere di vivere grazie al mestiere di scrittore ha attraversato anni di ristrettezze economiche.

Rankin ha inoltre spiegato di aver fatto particolarmente fatica ad accettare l'idea che i suoi romanzi fossero 'gialli' e di avere per un certo tempo tentato di porre rimedio a questa interpretazione fuorviante procedendo di persona a spostare i suoi libri dallo scaffale delle crime stories a quello delle opere della letteratura scozzese (accanto a Robert Louis Stevenson per intenderci), prima di arrendersi all'evidenza... e alla caparbietà delle commesse delle librerie di Edinburgo.

La sua ansia di documentarsi approfonditamente lo ha poi portato a incontri ravvicinati con la polizia locale, che, quando ancora non era un autore affermato, hanno avuto risvolti tragicomici, come quello di ritrovarsi nella lista dei sospetti per una serie di delitti che avevano inquietanti analogie con la trama del libro che stava scrivendo.

In sintonia con il personaggio è infine la giustificazione della sua scelta di allontanarsi dalla sua città (vive nel sud della Francia): non è tanto la necessità di porre una distanza tra sé e l'oggetto della propria scrittura, tipico di tanti autori (James Joyce, giusto per citarne uno), ma piuttosto una buona scusa per le eventuali manchevolezze della ricostruzione degli ambienti, che altrimenti qualche suo pignolo concittadino non avrebbe sicuramente mancato di fargli notare.

Ian Rankin ha scritto numerose crime stories incentrate sul personaggio di John Rebus (che nel frattempo è diventato anche protagonista di una serie televisiva); due di queste, "Cerchi e croci" e "Anime morte", sono state tradotte in italiano.








A proposito di Libri...