A proposito di libri...



La cerimonia del massaggio - Alan Bennett
Il campo di nessuno - Daniel Picouly
Le vostre segnalazioni
Altre recensioni di Laura e Andrea



In questa pagina abbiamo deciso di inserire le nostre impressioni sugli ultimi libri letti (una specie di recensione), più eventuali curiosità, consigli e sconsigli tutti relativi alla lettura.

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"LA CERIMONIA DEL MASSAGGIO" di Alan Bennett

Il nostro primo 'sconsiglio' (quando ci vuole ci vuole!) è un libretto di poco meno di 100 pagine recentemente pubblicato da Einaudi.
La trama in breve: in una chiesa londinese si celebra il funerale di Clive, un giovane 'massaggiatore' (apprezzato soprattutto per servizi di altro tipo generosamente prestati a clienti di entrambi i sessi) che annoverava tra i suoi affezionati frequentatori il meglio del jet set londinese; la particolarità del funerale è l'affollamento di vip convenuti per dare l'estremo saluto al giovane amico e lo stupore di tanti che pensavano di avere con Clive un rapporto 'più esclusivo'.
Anche Padre Joliffe, che celebra la funzione (una funzione piuttosto fuori dal comune a dire il vero) ha buoni motivi per rimpiangere il giovane Clive.
Ma più che la commozione per la dipartita del giovane amico, quello che, dopo l'imbarazzo iniziale, riesce veramente a scuotere dall'indifferenza i presenti, è la preoccupazione, tutt'altro che disinteressata, per la causa della morte di Clive: si tratta di aids o si tratta di altro?

Bene, anche se il tema non è propriamente allegro, né, a mio avviso, particolarmente originale, l'intento dell'autore sembra essere quello di trarne uno spaccato ironico e divertente dell'ambiente sociale rappresentato. Non mi sembra che l'obiettivo sia stato raggiunto.
Incapace di appassionare, a volte persino un po' fastidioso, sembra un libricino scritto di getto, con personaggi (o meglio, macchiette più che veri personaggi) che spuntano fuori all'improvviso, dicono la loro battuta e scompaiono nel marasma generale.
Anche lo stile di scrittura non riesce ad essere convincente e ad amalgamare la narrazione dandole un taglio personale; tanto per rendere l'idea, basterebbe leggere qualche pagina di un libro che ha uno stile personale per sentire la differenza: a me viene in mente (solo a titolo di esempio e senza voler fare accostamenti azzardati) "Il giovane Holden" di Salinger.

Certo ci sono svariati fattori da considerare: è sicuramente difficile, forse impossibile, rendere in italiano l'ineffabile humour inglese e non potendo cogliere i riferimenti a situazioni e personaggi dell'ambiente sociale rappresentato, si perde probabilmente buona parte dell'effetto esilarante del libro. Inoltre le aspettative ingenerate dai panegirici riportati sull'ultima di copertina (si tratterebbe di uno scrittore capace di far scoppiare dalle risa dalla prima all'ultima pagina) sono sicuramente eccessive e questo nuoce al raggiungimento dell'effetto comico, suscitando una certa insofferenza.

A dire il vero, un aspetto originale (e piuttosto divertente) nel libro c'è: è la visione ben poco ortodossa della religione - o meglio del suo cerimoniale e di alcune manifestazioni esteriori della stessa - propugnata da padre Joliffe, la figura più convincente di "La cerimonia del massaggio" (forse non è molto, ma avrebbe potuto essere un buon inizio...).

Andrea




"IL CAMPO DI NESSUNO" di Daniel Picouly

E' stato definito dall'autore un libro autobiografico al 98,94%.
Il protagonista del libro è un ragazzino che, come Picouly, è nato nel 1948 alla periferia di Parigi, undicesimo di tredici figli nati da padre nero della Martinica e da madre bianca.

La storia, narrata in prima persona, si svolge tutta nell'arco di una giornata, dal risveglio al mattino fino alla novità che il padre annuncerà alla famiglia alla sera e che introdurrà un importante cambiamento nella vita familiare.
L'impronta autobiografica emerge con chiarezza fin dall'inizio: leggendo il libro si ha l'immediata sensazione di avere davanti a sé l'autore che racconta la sua infanzia. Infatti, sebbene Picouly abbia scelto di far raccontare la storia da un ragazzino di 10 anni, il linguaggio non è mai infantile o ingenuo, ma sempre incalzante, ricco di ironia e autoironia.
A questa scelta stilistica, peraltro molto riuscita, l'autore sacrifica in parte l'effetto realistico della narrazione: è evidente che il linguaggio usato non appartiene ad un bambino, né tantomeno rispecchia un modo di pensare ed esprimersi riconducibile agli anni '50.

Lo stile è quello di un racconto orale, con continui riferimenti a fatti precedenti e spunti che verranno ripresi e approfonditi in seguito; a volte questi incisi durano poche righe e a volte più pagine.
Il rischio potrebbe essere quello di interrompere il ritmo del racconto, ma qui sta l'abilità dello scrittore, che riesce invece a tener desta l'attenzione del lettore dall'inizio alla fine con uno stile fresco e vivace che invoglia a leggere il libro tutto d'un fiato. Il protagonista infatti conquista il lettore nel giro di poche pagine, con la sua fantasia e anche con i suoi piccoli insuccessi.

E' molto accurata la descrizione del mondo del protagonista: persone, animali e oggetti che ne fanno parte vengono presentati in modo vivido e realistico e pagina dopo pagina al lettore diventano familiari anche gli altri personaggi del romanzo (i fratelli, i genitori, gli amici, il maestro).
Proprio la famiglia è al centro della narrazione, con le sue due figure centrali, il padre e la madre, e i numerosi fratelli e sorelle, alcuni descritti approfonditamente ed altri solo abbozzati. Con il procedere della narrazione le figure del padre e della madre acquistano sempre più spessore, ciascuno con le proprie particolarità.

Il padre è quasi un mito per il protagonista, tanto che a volte questi si lascia prendere la mano, trasformandolo in una sorta di Superman, capace di salvare la vita a Charles De Gaulle, primeggiare nello sport e nel suo lavoro. Viene descritto come un uomo misterioso e affascinante, dedito a inquietanti riti stile voodoo, ma anche capace di sciogliersi in un sorriso.

La madre, pur non essendo descritta con la stessa enfasi, ha un ruolo di pari importanza nell'ambito della famiglia: è lei che dirige perfettamente la vita familiare, stabilendone i ritmi e le regole. E' una donna forte e coraggiosa che anche fuori casa sa farsi rispettare e opporsi alle ingiustizie e ai soprusi. La sua presenza è talmente forte che, mentre il protagonista racconta, interviene come una voce fuori campo, rimproverando il bambino se dice una parolaccia o correggendolo se, mentre sta raccontando un fatto avvenuto, aggiunge qualche particolare non proprio veritiero.

Il tono del romanzo è dunque leggero, ma non banale. Ci sono infatti riferimenti storici e sociali che danno spunto a riflessioni. E' ambientato in un preciso contesto storico-temporale: siamo nella Francia della fine anni cinquanta, all'inizio del boom economico e in un'epoca in cui è ancora molto vivo il ricordo della seconda guerra mondiale e della Resistenza (a cui hanno partecipato anche i genitori del protagonista). Sono anche gli anni della guerra d'Algeria. Questi temi ritornano spesso nel romanzo e sono trattati con serietà e al tempo stesso con delicatezza.

Un'altra caratteristica del romanzo è quella di contenere numerosi riferimenti a personaggi, avvenimenti, piuttosto che film o canzoni del periodo in cui si svolge la vicenda. Per chi non è francese, ed è nato magari in un'epoca più recente, risulta però difficile apprezzare l'effetto di "amarcord" che ciò dovrebbe suscitare.
Il libro risente un po' anche della traduzione. Bisogna riconoscere che il lavoro di Yasmina Melaouah (traduttrice tra l'altro dei libri di Daniel Pennac) non deve essere stato semplice, in quanto il linguaggio usato è colorito e ricco di espressioni idiomatiche. Tuttavia la traduzione di alcuni passaggi suscita qualche perplessità e rischia di compromettere la scorrevolezza della narrazione. Varrebbe forse la pena di leggere il libro nella versione originale.

Laura




Le vostre segnalazioni

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