"THE OTHERS" di Alejandro Amenabar




Ambientato in una splendida dimora vittoriana sull'isola di Jersey (a pochi chilometri dalle coste francesi) è una specie di racconto gotico giocato sull'ambiguità tra la vita e la morte, l'ombra e la luce.

Nella casa, immersa nella nebbia e in una lugubre atmosfera invernale, vive una giovane donna, Grace (Nicole Kidman), lasciata sola dal marito partito per la guerra (la seconda guerra mondiale, siamo nel '45) e non più tornato; con Grace ci sono i suoi 2 bambini, Anne e Nicholas , affetti da una grave e insolita malattia che, a detta della madre, li condannerebbe a atroci dolori e forse persino a conseguenze irreparabili se esposti alla luce del giorno (come non pensare a inquietanti esseri notturni, evocati anche dal pallore dei piccoli?).

Questo costringe Grace a schermare la luce del sole con pesantissime tende e, per evitare ogni rischio, la porta a imporre una bizzarra regola (che è anche una delle circostanze che fanno aumentare la suspence nei momenti di massima tensione del film): quella di non aprire mai una porta prima che l'ultima sia stata chiusa (a chiave).

All'atmosfera sepolcrale e claustrofobica che viene ad instaurarsi nella casa contribuiscono anche alcuni tratti della psicologia di Grace, che cerca di imporre ai figli una rigida educazione religiosa, fatta di letture della Bibbia ad alta voce, severi castighi e modelli di comportamento tratti niente meno che dalla vita esemplare di... giovani martiri cristiani; inoltre la casa è animata da inquietanti presenze, avvertite soprattutto dalla piccola Anne e che Grace inizialmente rifiuta di ammettere, ma di cui, col procedere della vicenda, sarà costretta a farsi una ragione; infine i tre nuovi domestici che all'inizio sembrano portare un po' di normalità e calore umano nella casa, col passare del tempo si rivelano artefici essi stessi dell'incubo che si appresta a travolgere Grace e i suoi figli.

Partendo da questi 'ingredienti' il regista Amenàbar costruisce un film che lascia il segno (grazie anche all'interpretazione della bravissima Nicole Kidman), la cui qualità migliore è a mio parere, la capacità di inquietare e far crescere la tensione senza far ricorso a nessuna delle scene ad effetto, agli spargimenti di sangue e alla 'disseminazione' di cadaveri tipici di tanti film horror, tanto più che la suspence viene costruita molto più sul non visto che su quello che viene effettivamente mostrato, e addirittura l'evento chiave del film non è stato 'filmato' dal regista ma solo evocato.

Viene voglia di saperne di più su questo Amenàbar.


P.S.: a voler cercare il pelo nell'uovo non è che non si trovi qualcosa che non convince del tutto... per quanto mi riguarda è una certa forzatura nella seconda parte del film, finalizzata a 'fuorviare' lo spettatore per rendere ancor più sconvolgente la svolta finale, ma anche questa piccola pecca è ampiamente riscattata dal finale magistrale e dalle tante qualità del film.

Un'ultima annotazione: tra le recensioni migliori che ho avuto modo di leggere segnalo sicuramente quella di Curzio Maltese sul Venerdì di Repubblica, riportata anche sul sito www.theothers.it

Andrea








Parliamo un po' di cinema...