"ULTIME DELLA NOTTE" di Petros Markaris




Continuo il mio giro alla scoperta di grandi città europee viste con gli occhi di scrittori di detective stories (e dei loro protagonisti): dopo la Edinburgo di Ian Rankin e dell'ispettore Rebus, ecco Atene vista con gli occhi di Petros Markaris e dell'ispettore di polizia Kristos Charitos : un'altra piacevole scoperta per chi (come il sottoscritto) non è particolarmente informato sugli ultimi, interessanti sviluppi della letteratura greca contemporanea, che è stata tra l'altro al centro dell'edizione 2001 della Fiera del Libro di Francoforte.

Il punto di forza di questo romanzo è la costruzione passo dopo passo della figura del protagonista, il commissario Charitos appunto, che si occupa (all'inizio piuttosto di malavoglia) delle indagini sull'uccisione di una coppia di albanesi, per poi scoprire che dietro questo delitto si celano dei segreti e delle implicazioni che porteranno le indagini sempre più lontano, fino a confrontarsi con personaggi che frequentano le stanze alte del potere, un ambiente dove Charitos si muove con una certa difficoltà.

L'impatto del lettore con il protagonista non è dei più facili: nella prima parte del romanzo sembra emergere la figura di un uomo piuttosto cinico, rude, che non ha riguardi verso i suoi sottoposti, che non è esente dai soliti clichées e pregiudizi nei confronti degli immigrati di turno (albanesi); inoltre da qualche fugace flash back, affiora un lato 'oscuro' del suo passato, e par di capire che Charitos abbia preso parte alle violenze sui detenuti politici nel periodo buio del regime dei colonnelli.

Pagina dopo pagina, però, si scopre un altro Charitos, dapprima in ambito familiare (nelle piccole battaglie quotidiane con la moglie Adriana e nelle elaborate strategie di riconciliazione, nelle brevi telefonate con l'adorata figlia Katerina), dove emerge tutta l'umanità del personaggio, che si rivela poi anche nel suo rapporto con gli altri protagonisti della vicenda, per poi arrivare alla rivelazione che, anche nei periodi più bui della sua storia personale (e della recente storia greca), Charitos non ha mai perso la sua umanità, conquistandosi il rispetto e l'amicizia proprio di uno di quei prigioneri politici di cui avrebbe dovuto essere l'aguzzino.
Particolarmente felici sono le pagine in cui vengono descritte le riunioni di Charitos con il suo superiore Ghikas, a cui lo stesso Charitos deve riconoscere una grande abilità nel destreggiarsi nei rapporti con i 'potenti', ma di cui non può fare a meno di rimarcare, con una buona dose di ironia, i numerosi vezzi che gli derivano dall'aver fatto uno stage di 6 mesi all'FBI.

Un altro punto di forza del romanzo è l'efficace descrizione dell'ambiente in cui a un certo punto deve muoversi l'inchiesta: un mondo fatto di giornalisti ambiziosi e superpagati, di magnati dell'editoria che hanno stretti legami con i ministri di turno, di potenti uomini d'affari che alla fine riescono comunque a farla franca; a 'illuminare' questo quadro poco edificante ci pensa il contrasto con la figura di Charitos, con i suoi problemi a far quadrare il bilancio familiare senza scontentare la moglie, il suo fastidio per i sotterfugi del potere, la sua ricerca della verità, anche quando questa è scomoda e sgradevole, la sua pietà per i poveracci che ogni volta rischiano di pagare per gli altri.

L'intreccio invece, il susseguirsi degli eventi e lo sviluppo delle indagini è a tratti avvincente, a tratti, a mio avviso, un po' macchinoso e anche la città di Atene resta un po' in ombra: emerge solo a tratti con il suo traffico spasmodico, il suo grigiore, il tempo imprevedibile (chi l'avrebbe mai detto?) e i suoi angoli più tristi, così lontani dai luoghi comuni delle guide turistiche, con le casette ammassate, tanto strette che, anziché col metro, si possono misurare col palmo della mano, dove gli affari dei negozianti sono così scarsi che la lista della spesa dei loro rari acquirenti gli resta impressa come l'inno nazionale.
Una città comunque da scoprire, vista, o più che altro intuita, per brevissimi squarci, dal finestrino della Mirafiori di Charitos, che impreca per il traffico, non vede l'ora di tornare a casa e dedicarsi alla sua passione preferita, la lettura dei dizionari, sperando magari di trovare per cena i ghiemistà, i pomodori ripieni, il suo piatto preferito, che segna l'avvenuta riconciliazione con la moglie.


P.S. Purtroppo non abbondano in rete le recensioni di questo romanzo e nella mia rapida ricerca non ne ho trovate di particolarmente interessanti, forse con un'eccezione, consigliata a chi sa bene lo spagnolo (non è il mio caso): la recensione pubblicata all'indirizzo www.archivodenessus.com/rese/0305, che mi pare contenga spunti interessanti. Segnalo invece per la ricchezza e la qualità del sito www.gialloweb.net

Andrea








A proposito di Libri...