23 febbraio 1930
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J. M. F.

Tury-Assù, 23 febbraio 1930

Carissimi fratello, sorella e Nipoti,

La pace del Signore sia sempre con noi.

Dopo un ottimo e lungo viaggio di 36 giorni di mare, sono arrivato finalmente sano e salvo nel mio amato Tury-Assù, campo del mio apostolato dove ho sparso molti sudori e sempre pronto a spargere tutto il mio sangue per la salvezza di queste anime, affidatemi dalla Divina Provvidenza.

Benché questo popolo non sia ancora alla portata dei tempi che corrono, pure ha fatto il possibile per mostrare, al mio arrivo, l’amore che portava al suo Pastore. Ed ecco che, appena il piccolo Piroscafo gettò le sue ancore, ed io misi piede in questo bel porto, il popolo, riuniti dal mio confratello P. Gaudenzio da Rescalda, con tutte le autorità civili e religiose, stava aspettando ansioso per darmi il benvenuto, degnandosi di accompagnarmi fino alla mia umile residenza tra le più calde acclamazione di Evviva, suon di musica, fuochi artificiali e mortaletti!...

A questa spontanea e sincera dimostrazione di affetto, io ne rimasi commosso, e, dopo avergli diretto un saluto di ringraziamento, lo congedai dando a tutti un piccolo ricordo, cioè una medaglia benedetta dal Papa, del quale rimasero tutti soddisfatti.

A bordo di G. Cesare, da Genova a Rio de Janeiro, ho avuto l’onore di parlare sovente volte col Nunzio Apostolico, coll’Ambasciatore e Ambasciatrice italiani al Brasile, anime buone e sante, che, dandomi una generosa elemosina, mi promisero di sempre interessarsi della mia amata Missione.

Appena arrivato nella Capitale del Brasile[1], la più bella del mondo per le sue bellezze naturali, procurai subito un sicuro appoggio per non pagare la dogana delle cose preziose che portavo seco per la Missione (6 grandi bauli) e lo incontrai nella buona persona di S. Eccellenza Costa Fernandez, Deputato al Parlamento, il quale, amicissimo dei Cappuccini, fece tanto che non ho speso un centesimo. Di tutto ne sia ringraziato Iddio che sempre protegge i suoi servi.

I bravi e fervorosi novelli Missionari, ch’io ebbi l’onore di accompagnare fino al Maragnone, presentemente stanno studiando la nuova lingua. Uno di essi, presto, mi raggiungerà per lavorare assieme in questa santa Vigna del Signore.

Le vacanze straordinarie concessimi dai miei ottimi Superiori, terminarono, ebbene adesso, al lavoro; e lavorerei certamente con più lena di prima perché il dolce clima della bella Brianza mi ha abbastanza ringiovanito.

La sorelle Adele migliorò di salute?... ed il carissimo Alessandro ha trovato un buon impiego?... Spero che si.

Non trovo parole sufficienti per ringraziarvi degnamente dell’ottima accoglienza fattami durante il mio soggiorno a Roma. Che il Signore vi benedica e vi ricompensi facendo piovere su di voi tutte le più elette benedizioni.

Procuriamo sempre fare del bene a tutti e santificarci, perché soltanto questo è che vale per l’eternità. A Besana ho già mandato ai nostri cari parenti le stesse notizie. Se la buona Anita vorrà mandare mie nuove alle mie nipoti Suore, le sarò molto grato.

Augurandovi a tutti buone feste pasquali, e raccomandandomi sempre alle vostre fervorose orazioni, ricevete una benedizione speciale dal vostro fratello e zio che tanto vi ama e vi ricorda.

P. Natale M. da Besana - M. C.


[1] Allora Rio de Janeiro

 

 

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