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§ 1,…: OBOLO

 

"Che abbiamo da perdere? Solo la vita! E può essere chiamata vita questa? Hanno trovato tutte le scuse per spogliarci di tutto, ma a loro sembra proprio che non manchi nulla! Lo possiamo vedere da come e per quanto tempo girano per strada a far niente! E se tentiamo di chiedergli spiegazioni logiche che valgano per tutti, si rifugiano dietro colpe che secondo loro hanno commesso i nostri nonni! Che noi magari non abbiamo neppure conosciuto! Se vogliono rivangare il passato, come mai non considerano mai cosa hanno fatto i loro bisnonni ai nostri nonni? Ci impediscono persino di avere un affetto, illudendo le nostre donne con cose che loro hanno e noi no: perché ci impediscono di averle! Rubandoci così anche ogni motivo per continuare a lottare! E allora, poiché non ci resta altro che attendere di morire, cerchiamo di farlo portando con noi all’inferno qualcuno di loro! E forse così ci guadagneremo il paradiso: morendo per una giusta causa, semplice, logica ed universale. Ormai è questo tutto ciò che ci resta: scegliere la morte per compagna, per averla come amica quando arriverà!".

Il giovane capo carismatico parlava col fervore di colui che conosce i motivi della tragica azione che avrebbero compiuto l’indomani; non col tono di chi istruisce la massa per seguire un’azione coordinata suggerita da chi guidava un altro per fargli ottenere un risultato che non capiva dove lo avrebbe condotto. Stava insomma dicendo: "armiamoci e seguitemi!", e non: "Armiamoci e partite. ". Rientrò quindi nella sua baracca con la soddisfazione che nessun grande generale della storia, a parte i Celti e gli Spartani, aveva mai avuto: i suoi uomini, o meglio, i suoi amici, avrebbero combattuto con lui e non sotto di lui; per i suoi ideali, e non per lui; nonostante lui ed anche senza di lui.

"Sei sicuro di voler tornare a combattere per i tuoi ideali, nonostante qualunque cosa ti possa succedere?". Il giovane si voltò di scatto a guardare chi era riuscito ad eludere non solo la vigilanza dei suoi uomini, ma, cosa che gli bruciava maggiormente, anche la sua.

"Certo! Vuoi mettermi alla prova? La supererò di sicuro, qualunque essa sia! Io combatto perché tutti gli uomini abbiano gli stessi diritti senza dover calpestare quelli degli altri; non perché il mio gruppo prenda il posto di chi comanda ora! E posso fidarmi dei miei amici; cosa che nessun altro leader di oggi può affermare sinceramente!".

Nelle sue parole vi era convinzione e sincerità, mentre scrutava quello strano uomo vestito di scuro che lo affrontava con un’arma tanto insolita quanto terribilmente efficace.

"Allora avevi ragione a scegliermi per compagno ed a chiamarmi amico. ", sentenziò Caronte. E concluse: "Vieni con me. Il mio amico vuole vederti!". "Ma i miei uomini hanno ancora bisogno di me!", protestò il giovane. E prima che potesse spiegare il suo timore sullo smarrimento che li avrebbe colti per la sua morte, il giovane fu colpito dalla falce. Caronte sapeva che era riuscito a colpirlo perché il giovane sapeva che i suoi uomini ce l’avrebbero fatta anche senza di lui. E che non era neppure indispensabile che riuscissero: raramente, ma si divertiva a far passare le pene dell’inferno a chi aveva tanto fatto soffrire intenzionalmente gli altri senza nemmeno volersene pentire.

Così il giovane capo decise involontariamente di seguire il suo tristo compagno: che ora sapeva che avrebbe avuto maggiore riuscita dell’ultima volta.

 

§ 2,…

 

"Sento scorrere un fiume. ", disse il giovane, seguendo il suo compagno su un sentiero che partiva dall’interno della sua tenda. "Mi stai portando dove scorrono latte e miele?". "In un certo senso. ", rispose senza voltarsi ed allungando il passo l’uomo con la falce, i cui lunghi capelli mostravano solo metà del suo volto.