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§ 0,…: ADE

 

Il vecchio raggiunse l’altra riva con una rapidità mai vista: quasi contemporaneamente a Caronte. E come tutti, era arrivato sofferente, ma tranquillo e felice.

Chiese: "Arriverà tra molto a giudicarmi, colui che è uno e trino?". Caronte rispose, per la prima volta senza emozioni: "Sa già che sei qui. Ci ha già sentiti arrivare. Sente sempre chiunque e prima degli altri. Per questo ho affidato a lui l’entrata. Ora è già dietro di te!".

Il vecchio si girò per vedere finalmente la risposta a tutto ciò che nessuno in vita gli aveva mai potuto spiegare in maniera convincente; e prima che potesse formulare un solo pensiero, lo vide…

E fuggì in massima fretta, immergendosi nuovamente nel Flegetonte: QUELLO ERA IL SUO GIUDIZIO!!

"Si fermerà solo quando gli sarà passata la paura per quanto non ha mai capito in vita sua!", sentenziò colui che è uno e trino. E Caronte sapeva ciò cui corrispondeva, a seconda del luogo del suo regno in cui il vecchio si sarebbe fermato a riflettere con quel poco di coscienza che gli era rimasta: glielo aveva spiegato all’andata! Il signore della morte entrò quindi nel suo regno per incontrare il suo amico: sapeva che un altro compito lo attendeva.

Gli venne incontro un uomo che appariva nel fiore degli anni, di statura di poco superiore alla media, coi capelli lunghi e chiari e la barba incolta: il suo amico!

A loro bastava uno sguardo per capirsi, senza bisogno di parlare, ed il rapido commento fu: "Non ce l’ ha fatta neanche questa volta. ". Ed entrambi sapevano il perché, come il vecchio lo avrebbe potuto evitare, e ciò cui sarebbe andato incontro la prossima volta, la prossima vita, decidendo lui come meglio poteva il modo di condurla, e quindi il risultato a cui sarebbe pervenuto. Loro avrebbero solo aspettato il suo ritorno, quando sarebbe stato il momento; nel caso, Caronte sarebbe andato a riprenderlo.

"Questi è il prossimo. ", disse colui che stava nell’Ade al signore della morte. "Un medio-orientale! ", sbuffò Caronte, facendo finta che il compito non gli andava. Era i loro modo di scherzare; entrambi sapevano bene che sarebbe andato a prenderlo lo stesso. Per Caronte non faceva alcuna differenza: nessuno era mai stato in grado di resistergli!, solo il suo amico lo aveva commosso per…

Distogliendosi dai suoi pensieri, borbottò a bassa voce, ma non troppo da non farsi sentire dal suo amico: voleva solo vederlo sorridere con la coda dell’occhio. "Un altro che, giunto al Lete si lamenterà che il fiume dove scorre il latte è pieno di vipere; che allo Stige si lamenterà che dove scorre il miele è pieno di vespe; che passato l’Acheronte si lamenterà che è inutile essere in mezzo alle odalische, se il corpo non risponde, visto che non l’ ha più;…".

"Ma che, attraversato il Flegetonte, potrebbe aver capito cosa vuol dire essere disposti a seguire un ideale semplice ed universale a qualunque costo; e quindi degno di essere tra noi. ", aggiunse divertito il suo amico. Caronte, ora tranquillo, concluse: "E’ ancora giovane. Sarà meglio che porti i ferri del mestiere!". E uscì prendendo la falce.

Prima di immergersi nuovamente nel suo fiume di ghiaccio tagliente, si appoggiò al suo strumento per chinarsi a parlare con colui che è uno e trino. Ed accarezzandogli la testa color giada, quella centrale, gli disse: "Un altro che non ha ancora accettato la verità. "; ed il suo tono era triste. CERBERO rispose: "Finché chi giunge qui non capisce che la forma non ha la minima importanza, serve solo per comunicare con chi è più lontano nella comprensione della verità, non sarà degno di entrare nell’ADE.". Caronte concluse: "Non mi ha lasciato neppure spiegare che è nel sonno che gli esseri viventi riescono ad eliminare i valori assoluti che creano durante la loro vita; e che solo chi è nell’ADE che elimina, cioè riconverte allo stato di energia, i valori assoluti che restano: la materia. ".

"Non preoccuparti," disse Cerbero, svegliando la testa nera per far riposare quella rossa, mentre quella giada prendeva il suo posto, "Se dovesse ripresentarsi prima del suo tempo, ci penso io a rimandarlo indietro: è questo il compito che mi hai affidato, no?".

Caronte annuì, alzandosi; sapeva di potersi fidare di lui forse più di se stesso.

"Guarda,sta arrivando anche Ajax,"; i sensi di Cerbero erano sempre i più addestrati; e sapeva che gli animali avevano sempre diritto di accesso fino al Flegetonte: il loro istinto non permetteva certi tipi di trasgressioni alla vita, di cui solo il genere umano è capace. Ma difficilmente avevano molte cose da perdonare, cioè valori assoluti eliminati in vita, da poter entrare nell’Ade. Però Ajax aveva sofferto molto. Caronte sentenziò: "Ha solo bisogno di riflettere se vale la pena tentare di vivere da uomo, per poter entrare nell’Ade. Lascialo pure qui fuori a riflettere finché non decide. Saprò la prossima volta cosa ha scelto. ".

E si incamminò mettendosi la falce in spalla. Cerbero aggiunse: "Coraggio! Il prossimo è più sveglio!". Caronte si voltò e fece un gesto che solo Cerbero conosceva: sorrise.