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§ 1: OBOLO

 

"MA DIO C…!!"

L’anziano scienziato era giunto al termine della più grossa crisi depressiva della sua vita.

Erano 50 anni che ci provava, da quando si era laureato in fisica matematica. Da allora, ogni giorno, tentava di trovare una formula semplice che riunisse chiaramente i campi elettrici, magnetici e gravitazionali. Fin da studente delle superiori si era accorto dell’incredibile similarità tra di loro, ma qualcosa gli era sempre sfuggito; anche questa volta.

Prima di ricominciare, quella sera, aveva promesso a se stesso di essere disposto a rinunciare a qualsiasi cosa, pur di riuscire nel suo intento e poterlo spiegare ad altri; persino ai suoi numerosi e prestigiosi premi. E forse persino alla propria anima!

Per questo aveva rovesciato il tavolo con tutto ciò che vi era sopra; sentiva di aver perso ogni cosa, anche la speranza. Si sentiva come coloro di cui era stato detto: Avete occhi, e non vedete; orecchi, e non sentite!

E nel pronunciare quella frase, giunse le mani, quasi in un gesto che non ripeteva più da molti anni, ormai: pregare!

 

E in quel momento sentì!

 

"Mi hai chiamato: eccomi!"

Una figura avvolta in un manto scuro, i cui lunghi capelli coprivano più di metà del volto, si ergeva di fronte a lui: dalla voce capì che era un uomo.

Passarono alcuni minuti, prima che lo scienziato si accorgesse che non stava sognando. Quell’uomo non sarebbe potuto entrare dalla porta chiusa, eludendo il suo fedele dobermann, che ora, invece di abbaiare, guaiva.

"Chi sei? E che vuoi da me?". Era veramente spaventato, mentre osservava quell’individuo accarezzare il suo cane che non reagiva; non era mai successo, prima!

"Davvero non mi riconosci? Ajax invece ha capito benissimo, chi sono."

Dunque conosceva anche il nome del suo cane!

Passarono altri minuti in un silenzio di tomba, in cui l’uomo guardò l’attonito scienziato con l’unico occhio visibile; poi, pacatamente, disse: "La tua morte: il dio cane che hai invocato."

Lo scienziato ritrovò la forza di reagire, e disse: "Io ho avuto una istruzione classica, non egiziana, e per me la morte si presenta come una donna anziana e con la falce. Tu non l’ hai; e per giunta avrai si e no trent’anni!"

"Allora dovresti sapere che ci sono due modi per morire:" replicò l’uomo, "uno violento, detto Tanatos, e uno voluto, detto Escaton. Sei stato tu a chiamarmi: quindi non mi serve la falce, da usare come il bastone di un pastore, per chi non vuole seguirmi quando deve. Il mio amico ha detto che le sue pecorelle riconoscono la sua voce: non mi serve obbligarti. Quanto all’età, neppure tu dimostri i tuoi settantasette anni: perché io dovrei dimostrare di averli tutti?"

L’anziano, riconoscendo che era venuto il suo momento, rispose: "E’ vero, ti ho invocato perché non riuscivo a capire… Ormai non importa più! Ma sono uno scienziato: mi piacerebbe capire cos’è e come funziona la morte. E magari anche a che serve."

"Il mio amico ha detto: ‘chiedete, e vi sarà dato ’". Sospirò, poi proseguì: "Tu hai pensato di rinunciare a tutto, e questo è il significato dell’obolo che un tempo lontano veniva messo nella bocca di chi aveva voluto morire: la rinuncia alle cose materiali: TUTTE!" Poi si girò dicendo: "Solo l’amore può commuovermi! Saluta dunque Ajax e seguimi."

L’anziano diede una grattatine dietro l’orecchio di Ajax, che ora era tranquillo, mentre i loro sguardi si dicevano che era l’ultima volta che si vedevano. Poi si rialzò, e, raggiungendo l’uomo che si allontanava su un sentiero che partiva dall’interno della sua camera e si richiudeva dietro le sue spalle, chiese: "Ascolta: andrò all’inferno o in paradiso?"

L’uomo rispose: Non spetta a me deciderlo! E non dirmi ascolta. Il mio nome è Caronte!".