Se vi apprestate a fare il tour eno-gastronomico del Gargano, mettete da parte la bilancia al ritorno a casa. Bando agli inutili rimorsi allora, per gustare, anzi degustare, la cucina del Gargano. I suoi punti forza sono nei prodotti più tipici di questa terra: il grano duro, il pomodoro, l'olio d'oliva, il vino. Il tutto accompagnato da un ottimo pane e dalle verdure selvatiche E che dire del pesce? Ai pugliesi piace crudo. Insomma, tanti buoni motivi per conoscere il Gargano e i suoi sapori unici ed inconfondibili.

Primo giorno
Per raggiungere il Gargano, l'uscita dell'autostrada A14 più comoda è senza dubbio San Severo. E' proprio da qui che vi consigliamo il viaggio alla scoperta dei mille sapori del Gargano. San Severo val bene una passeggiata nel vicoli e strade principali del suo centro storico con i suoi bellissimi palazzi e splendide chiese barocche, tra cui degna di nota la Cattedrale e la Chiesa della Madonna del Soccorso, patrona della cittadina. Vanta inoltre una lunga tradizione di produzione vinicola. Una ragione in più per fermarsi e visitare le cantine più note della città. Qui grazie alle spiegazione del personale potrà iniziare il viaggio nel mondo del vino inoltrandosi nei segreti dei processi di lavorazione, trasformazione e imbottigliamento dell'ottimo vino bianco San Severo D.O.C. per terminare con la degustazione e l'eventuale acquisto. Ci sono poi quelle cantine che non si limitano a produrre dell'ottimo vino bianco, ma che intendono superare se stesse con uno spumante prodotto con metodo naturale. Non ci resta che rifocillarci prima di riprendere il nostro viaggio. I ristoranti di San Severo offrono ai palati più fini un'ottima tradizione culinaria tipicamente locale, in cui le mozzarelline di bufala provenienti dai caseifici della zona, il pan brioche con asparagi e formaggio, i crostini con melanzane grigliate, le orecchiette ai funghi porcini e i caldarelli con salsiccia la fanno da padrone. Siamo così pronti ad affrontare la salita che ci porterà (… comodamente in macchina!) al convento di San Matteo. Qui, di notevole rilievo, la ricca biblioteca e l'antiquarium. Iniziamo così il percorso sacro: infatti, nei pressi di San Severo iniziava la strada che conduceva alla grotta dell'Arcangelo Michele e si arrampicava sulla montagna garganica.. Tappa successiva è San Giovanni Rotondo, una delle tappe più importanti del turismo religioso garganico. Qui tutto è testimonianza dell'enorme devozione per Padre Pio. Il viale dei Cappuccini unisce il paese al convento in cui visse e morì il frate con le stigmate. Giunti infatti al Santuario di Santa Maria delle Grazie, potete visitare l'annesso convento dei cappuccini con la Cella, il Coro, il Crocifisso, la Cripta e la Tomba di Padre Pio. La nostra prima giornata termina qui. Ma prima di andare a letto, regalatevi un pensiero dolce, le puprète: tipici dolci di miele o zucchero con un'aggiunta di vino cotto.
Secondo giorno
Continuiamo il nostro itinerario tra sacro e profano e proseguiamo la nostra salita fino a Monte Sant'Angelo. Nel V sec. Divenne un luogo di devozione della cristianità, dopo l'apparizione per l'appunto dell'Arcangelo Michele sul monte. Da secoli, la grotta dell'angelo è una tappa fondamentale per i pellegrini che si dirigono in Terra Santa. Anche San Francesco vi sostò prima di imbarcarsi alla volta di Gerusalemme. Iniziamo così la nostra visita partendo proprio dalla Basilica, scavata nella roccia, che custodisce una bellissima statua di San Michele. Attenti però, si sa che la gloria nel regno dei cieli va conquistata, perciò preparatevi ad affrontare novantanove scalini prima di vedere la luce. Usciti dalla basilica, ammiriamo l'enorme campanile ottagonale costruito secondo le proporzione delle torri di Castel del Monte. Proseguiamo poi con la Tomba di Rotari e il Castello federiciano. Passeggiando nel quartiere più vecchio del paese, il quartiere medievale Junno, non lasciatevi sfuggire le botteghe che vendono dell'ottimo pane di grano duro dalle proporzioni pantagrueliche: ben dieci chili di assoluta bontà che conserveranno la loro fragranza per più giorni. La cucina locale offre pasta, carni, formaggi ed eccellenti latticini. Ottime poi le laine, pasta locale, al sugo di baccalà e ceci o le immancabili orecchiette e cime di rape. C'è poi un piatto tradizionale, fave e cicorie condite con olio extra vergine di oliva pugliese crudo o con cipolla tagliata a fettine sottili e soffritte. I secondi? Da provare i torcinelli: pezzetti prelibati di coratella, fegato, milza, polmone e animella avvolti con la budella ben lavata, cotti alla brace e accompagnati con le patate. Comprate poi, prima di lasciare il paese le ostie piene da sgranocchiare lungo il percorso. Si tratta di ostie grandi ripiene di mandorle, miele e zucchero, chiodi di garofano e cannella.
Dal Monte Sant'Angelo ridiscendiamo verso il mare fino a raggiungere Manfredonia dopo una ventina di chilometri. La nostra tappa sarà ora il castello voluto da Manfredi, figlio naturale di Federico II. L'interno ospita una bella collezione di stele daune del VII e VI sec. a.C., che probabilmente venivano infisse verticalmente nel terreno sul luogo di sepoltura. Non dimenticate di comprare un po' di farrata, fatta di spoglia di pasta, riempita di grano macerato, ricotta, maggiorana e cannella. Lasciata Manfredonia proseguiamo il nostro itinerario fino ad arrivare a Santa Maria Maggiore di Siponto, unico edificio superstite dell'antica città. Di particolare interesse architettonico la cripta, divisa in campate da una selva di colonne. Degna di nota è anche l'abbazia di San Leonardo, a pochi chilometri a sud. Fondata nel XII sec., serviva da ospizio ai pellegrini della Via Sacra.
Terzo giorno
Il nostro viaggio non può escludere le isole del Gargano, le isole Tremiti, quelle che un tempo ospitarono Diomede, l'eroe greco della guerra di Troia, seppellito nell'isola di San Domino e rimpianto con incessanti lamenti, e che perciò anticamente furono chiamate Diomedee. San Nicola, San Domino, il Crepaccio, Capraia e Pianosa: cinque isole di rara bellezza circondate da un mare verde-azzurro, i cui fondali ospitano distese di alghe come l'acetabulana e la corallina mediterranea oltre alla ricca fauna ittica. Il modo migliore per apprezzare la bellezza di questa natura ancora incontaminata è affittare un gommone o una canoa e scoprire da soli le baie e le insenature più belle e le grotte dai nomi suggestivi. Ma se non siete lupi di mare, potete sempre visitare la rocca dell'isola maggiore, San Nicola, la più popolosa delle isole con il suo piccolo nucleo abitativo o passeggiare lungo i sentieri di San Domino. Se poi avete voglia di fare solo il bagno, avrete l'imbarazzo della scelta degli angoli più solitari per tuffarvi in assoluta calma. La cucina tremitana saprà sicuramente come concludere questa bellissima giornata. A base di pesce, sono da provare i troccoli al sugo di seppia e il sauté di mare. Tra i secondi, troverete varietà ittiche in ogni stagione, ma a farla da padrone dell'insalata di mare è il polpo che qui troverete in ogni mese dell'anno.
Quarto giorno
Il Gargano ha proprio tutto: mare, monti, spiagge e … laghi. Ben due laghi: il lago di Lesina e il lago di Varano. Tanti aspetti diversi che rendono diversa anche l'arte culinaria. L'acqua del lago di Lesina è salmastra perché proviene dalle polle di un vulcano spento e da tre canali collegati al mare. Inoltre, solo una striscia di terra separa il lago dal mare. La favorevole posizione geografica e la tranquillità economica garantita dalla pesca spinsero i monaci cassinesi a stabilirsi qui. Ma detto tra noi, furono invogliati anche dalla gastronomia: le ottime anguille della laguna! Qui le cucinano in umido aromatizzate con origano e una foglia di alloro, ma soprattutto , secondo la ricetta locale marinate con senapi, cicorie o altre verdure selvatiche. La laguna offre un'altra specialità gastronomica, la salicornia, una pianta palustre che viene conservata sott'olio o sotto aceto. La prossima tappa è Apricena, posto tra due torrenti, il Vallone e il Candelabro, ed inserito nella grandiosa muraglia del Gargano. Nel centro storico è possibile visitare il palazzo baronale, che racchiude i resti dell'antico castello fatto edificare da Federico II, e la parrocchia di San Martino. Vale la pena visitare le cave di marmo di Apricena, da cui si estraggono marmi pregiati. Proseguendo lungo la statale raggiungiamo Sannicandro Garganico, a metà strada tra il lago di Lesina e il lago di Varano e noto per la sua produzione di fiori secchi. Ma la zona merita la visita anche per la sua produzione di latticini e in particolar modo di canestraio, pecorino e caciocavallo. L'origine di quest'ultimo è collegata all'antica usanza di appendere le forme di formaggio al cavallo di un bastone orizzontale per garantire la corretta stagionatura. Il modo migliore per gustarlo è alla brace, preparata con legno d'olivo che dà un sapore particolare. Anche le croccanti e dorate frittelle con la ricotta non sono da ignorare, soprattutto se fritte con abbondante olio extra vergine di oliva pugliese.
Quinto giorno
Concludiamo il nostro tour gastronomico del Gargano scendendo lungo la litoranea con i suoi paesini a picco sul mare dalle stradine ripide e dai paesaggi mozzafiato. Per arrivarci attraversiamo il polmone verde del Parco Nazionale del Gargano, la Foresta Umbra che coi i suoi 5.500 ettari offre bellissimi esempi di flora e fauna locale, come le sue orchidee e ciclamini. La nostra prima tappa della giornata è la bellissima città di Rodi Garganico, il cui centro storico è un fitto districarsi di stradine e scale. Vi consigliamo di vedere il santuario della Madonna della Libera. L'interno custodisce il quadro della Madonna della Libera, che la tradizione vuole essere stato portato dall'Oriente da una nave veneziana, che un giorno si fermò di fronte la spiaggia di Rodi. Per tre volte l'icona custodita nella stiva apparve sulla spiaggia di Rodi tra lo stupore della gente e per tre volte fu riportata a bordo. Solo quando il capitano della nave si decise a lasciare il quadro a Rodi, la nave poté riprendere la sua navigazione. Riprendiamo l'itinerario e scendiamo lungo la costa fino ad arrivare a Peschici. Tutto intorno alla costa, gli agrumeti, gli ulivi, gli alberi di fico e le carrube spandono profumi nell'aria. Il suo nucleo antico conserva un sapore moresco per via delle cupole di alcune delle bianche case nel fitto reticolo di stradine in salita. Passeggiando nelle stradine non potremo non accorgerci del profumo che emanano i forni. Qui si producono oltre ai buonissimi pani, taralli, scaldatelli, mostaccioli , scarselle, tutti tipi di taralli sottili, delicati e friabili. Una buona scorta ci aiuterà a fare i prossimi 19 Km che ci porteranno a Vieste con le stradine che dividono il centro storico dalle case bianche edificate su frammenti di roccia. In alto alla rocca, quasi a dominare il nucleo abitativo e il mare, il castello e la cattedrale medievale. Da non perdere uno dei pochi trabucchi ancora in funzione, dietro la chiesa di San Francesco. Tutto queste girovagare vi ha fatto venir fame? Niente paura, i ristoranti locali offrono un'ottima cucina a base di pesce e prodotti della terra: melanzane, pomodori, olive, la mitica ruchetta, peperoni, cetrioli fanno da cornice a calamari ripieni, cozze al forno, zuppa di pesce, polipo in umido, filetti di pesce e all'immancabile caciocavallo. Il tutto secondo la migliore tradizione garganica. Se poi volete portarvi a casa un souvenir gastronomico di questi giorni, allora scendete al mercato giornaliero di Vieste, dove troverete melanzane, peperoni e pomodorini secchi sott'olio, verdure selvatiche come le cicoriette campestri, i carboncelli, i sivoni e i finocchietti, per non parlare poi delle lumachine da terra e dei lampascioni, gustosissimi cipollacci amarognoli, caratteristica unica di questa regione, che si mangiano lessati e conditi con olio, pepe e aceto, ma potete comprare anche olio, olive in salamoia, orecchiette, caciocavallo e quant'altro ben di Dio.

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