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Lago
di Lesina
Da Foce Schiapparo a Ca' Gravaglione oppure a Punta Pietre
Nere
È un itinerario pianeggiante, privo di difficoltà e si
svolge su sterrate o sentieri. Tempo di percorrenza andata
e ritorno: 2 ore (da Foce Schiapparo a Ca' Gravaglione) e
4 ore (fino a Punta Pietre Nere).
Dalla superstrada Poggio Imperiale - Rodi Garganico si arriva
a Torre Mileto e, piegando a sinistra (ovest) verso la strada
che costeggia il mare e superando Lido di Torre Mileto, si
raggiunge Foce Schiapparo. Qui inizia l'itinerario a piedi.
Oltre il ponte di ferro che scavalca il canale, si imbocca
la sterrata e la si segue, tra rosmarini, lentischi e ginepri,
fino alla cinquecentesca Torre Scampamorte. Si prosegue fino
a Ca' Gravaglione, un casone con grande cancello a sinistra
del sentiero. Qui si piega a destra, attraversando la macchia
retrodunale e scavalcando la duna, si ritorna alla spiaggia
di Torre Scampamorte. Di qui la sterrata già percorsa riporta
al punto di partenza. Volendo, dal bivio di Ca' Gravaglione
si può proseguire lungo il cordone dunale tra mare e lago
fino a Punta Pietre Nere, toccando le masserie Ca' Zappino
e Porcareccia, costeggiando le paludi al pascolo e sorvolate
dal falco
di palude. Il ritorno viene effettuato per la stessa via.
A
Lesina da qualche anno è attivo il Centro Visite del Parco
Nazionale del Gargano. Nato in chiave volontaristica con la
passione del locale gruppo della LIPU, oggi espleta professionalmente
i servizi di accoglienza, informazione e sensibilizzazione
grazie ad un accordo siglato tra la LIPU e l'Ente Parco Nazionale
del Gargano. All'interno del Centro trovano spazio un complesso
percorso espositivo con pannelli didattici e acquari, che
introduce alla realtà lagunare sotto diversi profili, ambientale,
storico, ecc. Da qui è possibile fruire di visite guidate
in catamarano sulla laguna e, eventualmente, approdando sull'istmo
per la conoscenza dell'ecosistema descritto nell'itinerario.
Stanno per essere rese fruibili un'Oasi LIPU sulla duna e
un sentiero per l'osservazione naturalistica dotato di capanno
birdwatching nei pressi del Centro visite.
Centro Visite di Lesina - via Banchina Vollaro (lungolago)
- tel. 0882.992727.
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Foresta
Umbra
Bosco Quarto e Bosco Spigno
Punto di partenza: Caserma delle guardie forestali del Bosco
Quarto (Monte Sant'Angelo).
Punto di arrivo: statale 528 Monte Sant'Angelo-Umbra (5,5
km a nord dell'incrocio con la statale 272) - Tempo necessario:
9-10 ore - Altitudine minima: 664 m - Altitudine massima:
947 m
Come
arrivarci: per raggiungere la caserma delle guardie forestali
del bosco Quarto da Monte Sant'Angelo, si prende la statale
272 per San Giovanni Rotondo e, al chilometro 465, si svolta
a destra in corrispondenza della tabella in legno che indica
la riserva. Quando andarci: in primavera e in autunno. Equipaggiamento:
scarponcini, binocolo, manuale per il birdwatching e una borraccia
con una buona provvista d'acqua. Dalla caserma della Forestale
si scende sulla carrareccia e al primo bivio si devia in direzione
di Girone. Si entra in un ombroso bosco misto di cerri, carpini,
aceri e ornielli, dove in silenzio è possibile osservare luì,
cince, pettirossi e ghiandaie, o il picchio muratore che,
a dispetto del suo nome, è solo un passeriforme che fa buon
uso dell'agilità propria dei picchi per potersi arrampicare
sui tronchi. Giunti a un bivio si volta a sinistra per valle
Ragusa. Dopo l'area attrezzata a pic-nic, si incontra un secondo
bivio, da dove si procede a sinistra per giungere ad un terzo
bivio: da qui si prende a destra verso valle del Pezzente.
Si procede nella fitta faggeta e superato un cutino, una vasca
bordata da un muretto, ricoperto di muschio, si svolta in
direzione di Bosco Spigno. Frondosa e oscura la foresta di
faggi, presenta ora, qua e là, esplosioni di tappeti rosa,
dovuti all'esuberanza dei ciclamini. Il sentiero prende a
salire e si fa strada nel sottobosco rigoglioso di felci,
che s'impadroniscono degli spazi di luce. Curiosando tra le
nodose radici di qualche grande albero è possibile sorprendere
rospi, scarabei, arvicole. E se d'improvviso una fragorosa
risata o una rullata di tamburo interromperà la nostra marcia?
Niente paura. E solamente un picchio: in quest'area boscata
sono presenti il picchio verde, il rosso maggiore, il rosso
minore, il mezzano e il rarissimo picchio dorso bianco.
Avanziamo
sul sentiero principale e superato a sinistra un bivio (l'indicazione
segna a destra "Caserma forestale di Bosco Spigno"),
il paesaggio diventa più luminoso e meno arboreo. Quindi una
salita e poi un nuovo bivio, non tabellato però, che è un
riferimento per i primi 15 chilometri percorsi. Si procede
a destra fino a un pianoro che domina le distese boscate del
Monte Spigno. È il posto ideale per una sosta e fornisce anche
l'occasione per scrutare i dintorni con un binocolo. Non sarà
difficile avvistare la sagoma di un rapace: questi cieli sono
frequentati da poiane, pecchiaioli e anche da predatori d'eccezione
come l'aquila dei serpenti o il biancone. Si riprende il cammino
in direzione est verso il Monte Croce. Si procede in quota
(900 metri in media) e si superano due cutini (purtroppo in
cemento), le preziose riserve dove ristagna l'acqua piovana,
popolati da tritoni crostati e bisce, finché il sentiero diventa
totalmente sassoso.
Alla verde faggeta subentrano i paesaggi carsici del prato
steppico e delle doline. Doppiato il Monte Croce si scende
tra i rimboschimenti a pino, operati in passato dalla Forestale,
e la macchia mediterranea verde di lecci, ornielli e lentischi.
Dopo i primi tornanti, a un bivio in una curva, si svolta
a destra. L'immagine di Monte Sant'Angelo, adagiata sul crinale
che sovrasta la valle Carbonara, si fa sempre più vicina.
I tornanti si susseguono tra i lecci fino a sbucare sulla
statale 528 che, sulla sinistra, porta alla Foresta Umbra
e, sulla destra, a Monte Sant'Angelo.
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Manfredonia
Paludi sipontine (ex Daunia Risi e palude Frattarolo)
La parte sud delle paludi, identificabile con la parte agricola
della Azienda è stata recentemente ricompresa nel nuovo perimetro
del Parco Nazionale del Gargano.Qui
è stato individuato il nuovo accesso controllato per la visita
di quello che, in omaggio alla memoria storica, è stato rinominato
lago Salso. A tal proposito forse sarebbe corretto sostituire
nell'itinerario pubblicato tale toponimo a quello di "Daunia
Risi" la dove ce ne fosse bisogno. L'area è oggetto di
un delicato intervento scientifico gestito dalla LIPU con
il Parco Nazionale del Gargano, nell'ambito del programma
POP 1996-1999 - Regione Puglia. Si tratta della reintroduzione
del Gobbo rugginoso (Oxyura leucocephala) nelle zone umide
del Parco: un'anatra estinta in Italia è a forte rischio di
estinzione nel resto del suo areale europeo, poiché sopravvivono
residui nuclei vitali in Spagna e Turchia. E' di imminente
realizzazione un'area faunistica con Centro Operativo, recinti
di acclimatamento e voliere per esigenze riproduttive degli
animali allo scopo di portare a compimento tale iniziativa
di grande importanza. Di contorno a tali azioni specifiche
stanno per essere resi fruibili capanni e torrette per l'osservazione
faunistica, pannelli didattici e sentieri per la visita controllata
di appassionati e scuole.
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Lago
Salso
Responsabile locale progetto Gobbo: dr. Antonio Bernardoni
0360.795216
Il punto di partenza del sentiero si raggiunge dalla strada
statale litoranea Manfredonia-Margherita di Savoia al km 4,
da un'idrovora in disuso (accesso di fronte al "Lido
Romagna"). Si sviluppa agevolmente per circa 3,5 chilometri
e non offre, al momento, nessuna struttura per l'osservazione
naturalistica (torrette, capanni, camminamenti mimetizzati...);
ma se il gruppo non è numeroso ed è guidato da un esperto
di birdwatching è possibile scoprire la presenza di numerose
specie di uccelli.
La "Daunia Risi", in particolare (il nome deriva
da un progetto mai attuato di trasformare l'area in risaie),
e costituita da circa 500 ha di canneto ed acqua libera, alimentati
dalle fluenze, soprattutto invernali, del torrente Cervaro.
Con le altre zone umide prima accennate, la Daunia Risi rappresenta
una zona umida di interesse internazionale per la presenza
nidificante, di passo e svernante di specie di uccelli, alcune
delle quali ormai sono molto rare. Il comprensorio delle paludi
Daunia Risi e Frattarolo è famoso per il gran numero di specie
di uccelli acquatici che ospita durante tutto l'anno. Il periodo
che va dall'autunno alla primavera è quello in cui è facile
osservarne in concentrazioni notevoli e spettacolari, mentre
dalla primavera inoltrata rimangono solo i nidificanti. La
Daunia Risi è caratterizzata da estesi canneti e da acque
di profondità variabile, da qualche decina di centimetri al
metro e mezzo circa. Offre rifugio soprattutto alle anatre
(alzavole, fischioni marzaiole, germani reali, moriglioni...).
A questi si aggiungono folaghe, svassi, falchi di palude gallinelle
d'acqua, pendolini, basettini, martin pescatori e tutte le
specie di aironi, che qui nidificano con una garzaia che va
ad arricchire ulteriormente l'importanza dell'area. La palude
Frattarolo si caratterizza, invece, per i suoi acquitrini
bassi, con presenza di salicorneti, tamerici, giunchi...,
che conferiscono all'area un aspetto primordiale non dissimile
da quello che doveva presentarsi agli occhi di Federico II.
Lo storico imperatore proprio in queste zone era solito praticare
la caccia con il falcone agli uccelli acquatici. Quest'area,
contigua e complementare alla Daunia Risi, è estesa per 257
ha ed è condizionata dal disordine idraulico dettato dal torrente
Candelaro che l'attraversa e che purtroppo non esonda più
nella palude come una volta, dilatando i periodi di carenza
idrica. Alla palude Frattarolo fanno la loro comparsa chiurli,
pittime, elimicoli in genere, oltre che anatre e ardeidi che
vi trovano possibilità di nutrimento. Da ottobre a febbraio
nuvole di storni volteggiano al tramonto su queste zone umide
e ad esse si accompagna spesso la presenza del falco pellegrino
intento ad insidiarli. Anche il falco di palude offre splendide
scene di caccia al visitatore che, armato di binocolo, frequenti
queste zone, soprattutto da settembre a maggio, quando questa
specie è osservabile con numerosi individui. Non mancano i
"gioielli" più rari: durante il passo le paludi
sono una sosta d'obbligo per le oche, il falco pescatore,
la spatola, il mignattaio, l'aquila anatraia, l'albanella
reale, la cicogna bianca, la cicogna nera e la gru. Altri
protagonisti selvatici di queste paludi sono la natrice dal
collare e quella tessellata, il biacco, il saettone e la sempre
più rara testuggine palustre emys orbicularis. Il rospo smeraldino
è tra gli anfibi più rappresentativi. Tra gli insetti spiccano
le libellule, in particolare la simpetrum sanguineum dal colore
rosso vivo. Le acque limacciose ospitano la tinca, il cavedano,
il pesce gatto e la carpa.
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Le
saline di Margherita di Savoia
La strada litoranea Manfredonia-Margherita di Savoia costeggia
le saline più grandi d'Europa. È riserva dello Stato e zona
umida di importanza internazionale, ai sensi della convenzione
di Ramsar, per un'estensione di quasi 4000 ha. Direttamente
dalla strada, soffermandosi nei punti più idonei, è possibile
affacciarsi sulla distesa d'acqua delle saline e si possono
osservare le molte specie di uccelli acquatici che frequentano
questi ricchi ambienti paludosi per nutrirsi e, in diversi
casi, per riprodursi. Per tutto l'anno la visita consente
l'osservazione naturalistica. Nel periodo primaverile e autunnale
gli uccelli migratori sostano numerosi per rifocillarsi prima
di riprendere il loro lungo viaggio verso i territori di nidificazione
o di svernamento: tra questi gli aironi, le anatre e i limicoli.
In inverno moltissimi uccelli1 come la volpoca, il fischione
o l'avocetta, in gruppi anche di migliaia di individui, trascorrono
la stagione sfavorevole nelle saline. Nel periodo estivo,
invece, apparentemente più "povero" di specie, uno
sguardo più attento svela la presenza di svariati uccelli
che vi nidificano; tra questi i cavalieri d'Italia, le sterne
zampenere, i gabbiani rosei e gli stravaganti fenicotteri
rosa che con il loro profilo un po' bizzarro, solo da pochi
anni impreziosiscono con la presenza di alcune centinaia di
esemplari il paesaggio delle saline.
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Tutte
le foto sono tratte dall'archivio LIPU. |
Sezione
Provinciale di Foggia
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