Famiglie Nobili in Sardegna

I Quesada 

 

Genealogia

Ramo dei Marchesi di San Sebastiano

Vittorio Quesada (1864 - 1932)

 

DATA DI NASCITA: 10.8.1864

LOCALITA': Sassari

PATERNITA': Ignazio Quesada

MATERNITA': Nobile Maria Rita Roberti Nin

STATO CIVILE: Coniugato, a Cagliari nel 1895, con Donna Maria Lostia dei Conti di Santa Sofia

DISCENDENZA: ebbe due figli, Carlo e Orazio.

TITOLO NOBILIARE: Cavaliere, Nobile, Don. 3° Conte di San Pietro di Scano e 4° Marchese di San Sebastiano, titolo acquisito per giustizia nel 1897

ALTRI TITOLI: Laurea in Giurisprudenza. Cameriere Segreto di Cappa e Spada con regolare servizio d'anticamera pontificia. Commendatore di San Gregorio Magno, classe civile. Croce di benemerenza d'argento per il giubileo dell'Anno Santo 1925; medaglia d'argento per i benemeriti del giubileo del Santo Padre Pio XI; Croce di ufficiale della corona d'Italia e della croce di cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

PROFESSIONE: Avvocato

DATA DI MORTE: gennaio 1932

LOCALITA': Cagliari

 

NOTE: Vittorio Quesada nacque a Sassari il 10 agosto 1864 da Ignazio, figlio di don Carlo Quesada y Arborio Mella, marchese di San Sebastiano e di donna Adelaide Amat y Manca dei marchesi di Villarios, e da donna Rita Roberti y Nin, figlia di don Edmondo Roberti di San Tomaso e di donna Luigia Carcassona. Compì gli studi nella sua città natale e nel 1887 si laureò in giurisprudenza con il massimo dei voti e la lode; immediatamente dopo esercitò l'avvocatura assieme ai colleghi Angioi e Delitala. Si sposò a Cagliari, divenuta ormai il centro dei suoi interessi, il 28 ottobre 1896 nella chiesa della Purissima, con la nobile donna Maria Lostia y Grixoni dei conti di Santa Sofia. Dalla loro unione nacquero Carlo e Orazio. La sua formazione fu indubbiamente influenzata dalle virtuose tradizioni familiari come pure dagli insegnamenti ricevuti nelle sue assidue partecipazioni alle conferenze vincenziane di cui sarà presidente a vita del Consiglio Particolare. Vittorio Quesada ebbe in dono un'animo soave schiuso al bene e dedicò tutta la sua vita al vantaggio del prossimo. Anche quando la sua casa fu oggetto di afflizioni ingiuste mai si lamentò dei beni perduti, rimanendo sempre incline verso i bisognosi. Certo, nella borsa dei poveri non poté deporre nè oro nè argento ma con la virtù dell'esempio, con la nobiltà del gentiluomo e con la delicatezza della carità seppe infondere coraggio e viva speranza in coloro che, soprattutto miseri e sofferenti, gli si avvicinavano. Fece del bene a tutti cercando di alleviare le sofferenze degli afflitti e dei diseredati ora come membro ora come presidente della Congregazione del Santissimo di Castello, della Congregazione del Santissimo Sacramento della Marina, della Con gregazione dei Siciliani, del Santissimo di Stampace, dell'Arciconfraternita del Santo Monte di Pietà e governatore della chiesa di San Giuseppe; e ancora, nella società di patronato per i liberati dal carcere, nella Cassa Carlo Felice, nell'Ospizio di San Vincenzo de' Paoli, nell'Asilo della Marina e Stampace e nella Congregazione di Carità. Era sempre pronto a infondere ai tribolati il coraggio di confidare nell'avvenire in una Città che celava sacche di miseria molto più estese di quanto non si credesse. Vittorio Quesada aveva una religiosità profonda che alimentava giorno dopo giorno con la meditazione e la preghiera. La sua operosità non passò inosservata al Papa Pio X il quale, poco dopo essergli stata conferita la carica di presidente della Giunta Diocesana, lo annoverò, il 16 febbraio 1911, fra i suoi camerieri segreti di cappa e spada con regolare servizio d'anticamera pontificia. Il Papa Benedetto XV gli confermò l'incarico e altrettanto fece Pio XI; quest'ultimo gli conferì anche la commenda di San Gregorio Magno, classe civile. Il marchese Quesada era insignito di altre onorificenze: della croce di benemerenza d'argento per il giubileo dell'anno santo 1925; della medaglia d'argento per i benemeriti del giubileo del Santo Padre Pio XI; della croce di ufficiale della corona d'Italia e della croce di cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Ma rimase sempre l'amico dei poveri, una persona priva di superbia, una persona semplice. Fu anche un buon giudice esercitando l'ufficio di conciliatore per oltre un trentennio e spesso riusciva a convincere i creditori a usare la mano leggera verso i debitori impotenti per assoluta impossibilità finanziaria a far fronte ai pagamenti. Ovunque trovò modo di mostrarsi cattolico militante e pronto a schierarsi per difendere la sua Fede anche quando cominciò ad interessarsi di politica partecipando attivamente alla vita del quotidiano " La Sardegna Cattolica ", giornale strettamente legato alla Curia, fondato nel 1896 dal conte Enrico Sanjust di Teulada. Infatti, dimostrò non soltanto fermezza di carattere ma anche un fervido attaccamento al cattolicesimo osservante proprio nel momento in cui a Cagliari, come pure nel resto dell'Isola, prendevano piede le correnti democratiche cristiane e l'incipiente marxismo. Si era spogliato di tutto, anche della tomba di famiglia che volle donare a coloro che si erano immolati per la patria. Morì il 21 marzo 1932 e pochi giorni prima espresse il desiderio d'essere sepolto da povero. Riposa nel cimitero di Bonaria nella cappella della congregazione del Santissimo Sacramento della Marina: una semplice lastra di marmo con inciso il suo nome e nient'altro.