Pompei
Il 24 agosto del 79 d.C., dal
Vesuvio, che gli antichi abitanti di Pompei si erano ormai abituati a considerare nel suo
aspetto di ridente montagna dai fertili declivi ricoperti di boschi, vigneti e uliveti,
fuoriuscirono improvvisamente enormi quantità di cenere e lapilli che seppellirono sotto
uno strato di 6-7 metri l'intero nucleo urbano. Non vi fu scampo per le persone: perirono
lungo le strade nel vano tentativo di fuga o furono uccisi dai gas venefici, nei
sotterranei delle case, dove speravano di trovare rifugio. La drammaticità dell'evento ci
è stata consegnata dagli ultimi disperati gesti di poveri esseri umani, fissati per
sempre dai calchi in gesso. Il corso della vita di un'intera città si interruppe in un
breve volgere di tempo: strade, piazze, case, edifici pubblici scomparirono
sepolti. Quell'immane catastrofe ha fatto sì che Pompei, una delle tante piccole cittàà
dell'impero, destinata molto probabilmente a non lasciare tracce significative, divenisse
la massima espressione visibile delle forme cittadine dell'antichità. Di Pompei nel corso
dei secoli si era offuscata anche la memoria ed il luogo fu designato con l'espressione
generica Civita. Solo nel corso del XVI secolo ne venne ristabilita l'esistenza e dal 1748
cominciarono gli scavi del sito archeologico, mentre nel 1763 il ritrovamento di
un'iscrizione restituì al luogo il suo vero nome: Pompei.
Subito in tutta Europa si diffuse una vera e propria infatuazione per il ritrovamento
archeologico che divenne subito una delle mete obbligate del Grand Tour.
I primi scavi vennero effettuati con metodi tutt'altro che scientifici e numerosi reperti
furono trafugati per abbellire i giardini e palazzi delle corti europee. Gli scavi si
fecero più rigorosi e sistematici nel corso dell'Ottocento, quando la città cominciò a
prendere una forma più compiuta: si portarono alla luce parte delle mura, il Foro, i
quartieri intorno al Teatro e l'Anfiteatro, la casa dei gladiatori, il Tempio della
Fortuna Augusta, le Terme del Foro e alcuni quartieri e strade. Dopo l'unità d'Italia la
ricerca archeologica divenne ancora più sistematica, grazie anche al rigore e all'impegno
di Giuseppe Fiorelli. A lui si deve l'ingegnoso metodo delle colate di gesso nei vuoti
lasciati dalla cenere, processo che consente di ricavare calchi sia di persone, ma anche
di molte strutture lignee.
A 2000 anni di distanza è possibile comminare sul lastricato delle strade, soffermarsi
sul Foro, sostare davanti alle numerose botteghe, entrare nella intimità delle case,
molte quasi intatte, e ammirarne le raffinate decorazioni.
Pompei, contrariamente ad altre città campane come Cuma e Napoli di origine greca, fu
fondata da popolazioni osche sul versante meridionale del Vesuvio. Il sito, in prossimità
del mare, risultava particolarmente indovinato, sia per la fertilità del suolo, che per
la facilità
dei commerci. Il nucleo più antico della città risale al VI secolo
a.C. ed occupa una parte limitata dell'attuale superficie urbana: probabilmente il luogo
era già stato in precedenza occupato da popolazioni agricole che abitavano
la valle del Sarno.
La localizzazione litoranea della città era troppo importante per sfuggire all'egemonia
greca tanto che Pompei fin sotto l'influenza dello stato cumano. I greci vi
costruirono un tempio dorico e introdussero il culto di Apollo, anche se per loro la
città valeva principalmente quale base per i traffici verso l'entroterra. In seguito fu
dominata dagli Etruschi che sembra non abbiano lasciato tracce significative.
Verso la fine del V secolo, una popolazione italica, i Sanniti, proveniente dai monti
dell'Irpinia e del Sannio, si oppose con successo all'influenza greca ed etrusca,
consentendo a Pompei di far parte della prima unificazione politica della Campania operata
da genti italiche.
La città venne ampliata secondo forme architettoniche italiche ed assunse nelle sue linee
essenziali l'assetto definitivo. L'intero nucleo urbano fu cinto da una cerchia muraria
lungo un perimetro di 3-200 km, dove si aprivano otto porte d'ingresso. Il tracciato
viario era caratterizzato da due grandi decumani, via dell'Abbondanza e via di Nola,
tagliati dal cardo massimo, via di Stabia. Furono realizzati i principali edifici pubblici
e molte abitazioni private con il classico impianto ad "atrium", con i vari
ambienti ad affacciarsi su un cortile interno. La città era divisa in settori e dotata di
strade lastricate fiancheggiate da marciapiedi. L'approvvigionamento idrico inizialmente
era assicurato da pozzi, ma successivamente si provvide alla costruzione di un acquedotto.
Gli impianti produttivi (mulini, forni, trattamento della lana) erano numerosi a
testimonianza della florida vita economica della città
In seguito alla vittoria di Roma sugli eserciti italici, Pompei, nell'80 a.C., fu occupata
e divenne una colonia romana con il nome di Colonia Cornelia Veneria.
In epoca romana, l'impianto urbanistico della città non subì modifiche, nonostante, nel
62 d.C., fosse colpita da un violento terremoto: la calamità fu occasione per restaurare
templi e altri edifici pubblici e costruirne di nuovi. La città, che al massimo del suo
sviluppo contava 20.000 abitanti, si presentava come una tranquilla e agiata provincia e i
suoi abitanti dediti soprattutto alla passione del guadagno e ai giochi. Il Foro, posto a
sud-ovest, nella parte più pianeggiante e assolata, costituiva il centro religioso,
politico e commerciale, dove erano situati i principali edifici pubblici come il tempio
della Triade capitolina, il tempio di Apollo, il Macellum (mercato), la Basilica, mentre
nella zona sud-orientale una vasta area accoglieva altri edifici pubblici come
l'Anfiteatro e la Palestra romana.
[Napoli] |