LA PROSPETTIVA IN FOTOGRAFIA

 

L’obiettivo, l’occhio umano e la prospettiva.

 

Un artista che desideri disegnare una vista prospettica di un paesaggio, utilizza talvolta un quadro trasparente che tiene ad una distanza fissa da sé e sul quale traccia i particolari del paesaggio così delimitato, come gli appaiono in trasparenza.

I raggi visivi che partono dall’occhio e passano per i bordi del quadro delimitano il campo visivo, che potrbbe essere rappresentato da una

piramide o da un cono; da qui il nome di prospettiva conica; L’obiettivo fotografico dà una prospettiva simile a quella che otterrebbe un disegnatore dallo stesso punto di vista.

 

   

La prospettiva conica (a) e la prospettiva fornita dall’obiettivo dell’apparecchio fotografico (b).

 

La prospettiva fotografica e la visione umana.

Alcune prospettive registrate dall’emulsione sensibile e riprodotte nell’immagine fotografica possono stupire: le linee sfuggenti dei piani verticali, le sproporzioni dei primi piani, ecc...

Si deve incolpare di ciò la fotografia, anamorfosi non si trovano nel campo della pittura.

La differenza nella resa delle prospettive tra l’obiettivo fotografico e la visione umana si può spiegare solo conoscendo il meccanismo della visione umana.

Gli occhi si spostano nelle orbite sotto l’azione di vari muscoli e tale spostamento consente di coprire un campo da 45° a 50°, se un elemento della scena posto del campo visivo sollecita l’attenzione, lo sforzo muscolare diventa eccessivo e noi preferiamo spostare la testa, cioè cambiamo il punto d’osservazione.

Ma quando non spostiamo la testa e fissiamo un determinato punto, il nostro sguardo non è immobile, la nostra visione è fatta di piccoli e ripetuti spostamenti, di una costante analisi dell’immagine retinica.

Ciò significa che la nostra visione si effettua tramite analisi successive dei diversi piani del soggetto, tramite una variazione continua della messa a fuoco, da ciascuno di questi piani agli altri; poichè l’adattamento è praticamente istantaneo, si ha una sintesi di queste immagini successive.

L’obiettivo fotografico, invece, è immobile. Sotto un determinato angolo, esso riproduce sull’emulsione fotografica tutti gli elementi costitutivi dell’immagine con dimensioni inversamente proporzionali alla loro distanza, il che in prospettiva geometrica è rigorosamente esatto. Ma quando un primo piano è molto vicino all’obiettivo, le differenze di proporzioni tra il primo piano stesso e il fondo risultano materializzate dall’immagine e diventano percepibili all’occhio, che è abituato a fare la sintesi dei diversi piani; ne deriva una spiacevole impressione di sproporzione, di deformazione.

Analogamente, quando si fotografa un edificio tenendo l’apparecchio inclinato, ossia con l’asse ottico dell’obiettivo diretto dal basso verso l’alto, le linee verticali, che nel soggetto sono parallele tra loro, sull’immagine appaiono invece convergenti.

I trattati di prospettiva insegnano, infatti, che per vedere con una prospettiva accettabile l’insieme di un oggetto, occorre porsi ad una distanza pari circa a due volte l’altezza del modello se quest’ultimo si sviluppa in altezza, o ad una volta e mezza la sua larghezza se il modello si sviluppa in larghezza. Un accorgimento per rendere meno evidente la convergenza delle verticali in una fotografia è quello di escludere dall’immagine la linea dell’orizzonte.

Prospettiva e focale

Abbiamo già visto che le immagini ottenute da uno stesso punto di ripresa, con obiettivi di focale diversa, sono geometricamente simili nella loro parte comune. Ciò significa che se si dessero, a queste parti comuni, per ingrandimento, le dimensioni opportune, esse potrebbero essere sovrapposte.

Esistono obiettivi normali la cui distanza focale è circa uguale alla diagonale del formato, obiettivi a focale corta detti grandangolari, ed obiettivi di lunga focale che necessitano di un grande tiraggio e che non devono essere confusi con i teleobiettivi, meno ingombranti ma che producono lo stesso effetto.

Quanto più lunga è la focale, tanto più grande è l’immagine del soggetto principale e di conseguenza tanto più è ridotto il campo periferico, per questo motivo si utilizza un teleobiettivo quando si desidera isolare un soggetto particolare. Può accadere che non si abbia la possibilità di arretrare sufficientemente per ottenere un’inquadratura esatta del soggetto; occorre allora poter centrare il soggetto sotto un angolo più aperto. In questo caso si rivelano utili gli obiettivi a corta focale, poichè il campo coperto da un obiettivo è tanto maggiore quanto più è corta la distanza focale.

Quindi, soltanto la posizione del punto di vista influisce sulle proporzioni relative dei diversi piani del soggetto e non la focale dell’obiettivo.

Prospettiva e composizione

 

Abbiamo visto come la composizione sia basata su un principio di proporzioni nell’immagine inquadrata.

Il primo problema di composizione che si pone naturalmente è quello delle grandezze relative del primo piano e del piano di fondo.

 

Consideriamo i casi principali in cui il fotografo può modificare le grandezze relative al fine di ottenere una migliore composizione.

 

 

 

Conviene utilizzare, senza cambiare il punto di ripresa, un obiettivo a focale più lunga o un teleobiettivo. Se non si dispone di un apparecchio ad obiettivi intercambiabili, conviene effettuare la ripresa normalmente ed ingrandire la parte di negativo che interessa.

 

 

Si può usare un obiettivo grandangolare, un obiettivo a focale corta, oppure indietreggiare maggiormente.

 

 

 Conviene utilizzare una focale lunga o un teleobiettivo ed allontanarsi dal soggetto principale, al fine di diminuire il divario delle distanze tra il punto di ripresa ed il primo piano e tra il primo piano ed il piano di sfondo. Se non si dispone di un apparecchio ad obiettivi intercambiabili, è sufficiente allontanarsi dal soggetto principale fino ad ottenere nel mirino l’effetto desiderato e stampare un positivo del soggetto per ingrandimento.

 

 

Occorre avvicinarsi al soggetto per diminuire le dimensioni apparenti del piano di fondo, dal momento che gli oggetti sono visti con dimensioni inversamente proporzionali alla loro distanza.

 

 

E’ necessario allontanarsi dal primo piano ed utilizzare una focale lunga. Se non si dispone di un apparecchio ad obiettivi intercambiabili, conviene allontanarsi dal soggetto principale fino ad ottenere piano di fondo, ed ingrandire poi la parte corrispondente del negativo. Questo sistema dovrà essere seguito ogniqualvolta si producano deformazioni dovute ad un punto di ripresa troppo vicino al primo piano del soggetto.

 

 

 

 

 

I diversi centri di interesse di un’unica fotografia, possono essere isolati ed ingranditi, formando nuove composizioni.

 

 

 

In queste due fotografie sono incluse certe linee dominanti, che conferiscono alle immagini una differente atmosfera.

 

La predominanza delle linee orizzontali suggerisce idee di pace, mentre la prevalenza delle verticali dà un’impressione di forza.

 

 

Un abile fotografo sa sfruttare sapientemente il gioco dei riflessi sull’acqua, che gli offrono infinite possibilità di composizione.

 

Ecco un esempio di gioco prospettico                                                 In questa immagine, le ombre contribui-

ottenuto con i riflessi sull’acqua                                                         scono a dare il senso della prospettiva   

 

 

Come si è già detto nelle pagine precedenti, conviene fare una distinzione tra composizione e inquadratura: spesso abbiamo solo la possibilità d’inquadrare, cioè di determinare all’interno del formato a disposizione, l’importanza, le proporzioni e la distribuzione degli elementi che costituiscono il soggetto, in funzione di ciò che desideriamo esprimere.

Spesso invece, si vedono fotografie, anche molto buone dal punto di vista tecnico (scelta esatta del tempo d’esposizione, del diaframma, del tipo di pellicola, ecc...), che perdono tutto il loro valore a causa di un inquadratura troppo trascurata.

Occorre sempre sforzarsi di esprimersi con la massima semplicità, introducendo nei limiti dell’inquadratura solo gli elementi necessari alla comprensione dell’immagine. Per quanto riguarda la disposizione degli elementi stessi all’interno del formato, questa deve non solo risultare piacevole all’occhio, ma anche concorrere a rafforzare l’idea espressa.