Tesi di Laurea - L'Acquacoltura in Italia - Autore: Gianluca Paniccia
CONCLUSIONI
Dallo studio dell'acquacoltura in Italia, teso a stabilire il ruolo e le prospettive del settore è possibile trarre alcune considerazioni.
- L'allevamento costituisce una fonte irrinunciabile per il soddisfacimento della domanda di prodotti ittici, sia in Italia che nel mondo, ma devono essere messi in atto alcuni accorgimenti affinché tale pratica sia sostenibile nel lungo periodo. In particolare l'acquacoltura deve preservare e non degradare le risorse naturali, deve soddisfare i bisogni alimentari e ricreativi delle persone e deve essere economicamente vantaggiosa sia per gli allevatori sia per i pescatori. A tal proposito, dallo studio sono emerse alcune forme di possibile collaborazione tra pesca e acquacoltura (riconversione dei pescatori in esubero verso forme di allevamento) e situazioni di contrasto, per il calo dei prezzi di alcune specie che vengono sia allevate che pescate.
- L'acquacoltura italiana ha acquisito un ruolo di rilievo in ambito mondiale ed europeo, per quanto riguarda i livelli produttivi che collocano il nostro Paese al secondo posto nell'Unione Europea con un tasso di sviluppo tra i più elevati. Tale incremento però è ottenuto attraverso un assai ristretto numero di specie (appena una decina), alcune delle quali trovano una forte e qualificata concorrenza in ambito europeo (mitili, orate, branzini), altre attraversano una fase di perdurante crisi (anguilla), altre ancora necessitano di nuove forme di commercializzazione (trota).
- L'Italia quindi continua ad avere buone possibilità di sviluppare la pratica dell'allevamento ittico, essendo dotata di risorse naturali, di conoscenze tecnico-scientifiche, di risorse finanziarie e di tradizione e considerando che oltre la metà della domanda di pesce, cresciuta negli ultimi anni, è stata soddisfatta facendo ampio ricorso alle importazioni. Sarebbe necessario dare nuovo impulso all'acquacoltura nazionale, a cominciare da uno snellimento degli iter burocratici per l'avvio e l'ammodernamento degli impianti, per proseguire poi nella individuazione di forme di cooperazione tra enti pubblici e imprese private per incrementare la ricerca e lo sviluppo, per creare servizi alle imprese e per migliorare la commercializzazione del prodotto finale. Occorre quindi rimuovere gli ostacoli che hanno impedito all'acquacoltura italiana di potersi sviluppare in modo appropriato e di competere con gli operatori degli altri paesi del bacino mediterraneo, i quali hanno saputo conquistare importanti quote del mercato nazionale. La concorrenza straniera si è avvalsa non solo di costi di produzione (e di conseguenza di prezzi) inferiori rispetto a quelli nazionali, ma anche della capacità di proporre offerte innovative, quali i prodotti trasformati e surgelati: dallo studio degli scambi con l'estero è emerso ad esempio che l'Italia (maggiore produttrice di trote in Europa) è importatrice netta di trote in filetti e affumicate.
- E' evidente perciò come istituzioni pubbliche e private debbano congiuntamente affrontare con serietà tutte le possibilità che si offrono alla moderna acquacoltura quali la introduzione di nuove specie di interesse commerciale, il miglioramento delle tecniche produttive, organizzative e commerciali, una maggiore attenzione alle dinamiche dei bisogni dei consumatori e delle minacce portate dai concorrenti stranieri.
piano dell'opera
sommario | introduzione |
cap. 1 |
cap. 2 | cap. 3 | cap.
4| cap. 5| conclusioni |
bibliografia