Ruzante - Angelo Beolco, detto il - (1500 - 1542)
E' tra i più singolari rappresentanti di quella grande fioritura drammaturgica che in Italia riempì di sé la prima metà del secolo XVI . Padovano, vissuto alla corte di Cornaro, costituì tra i cortigiani una compagnia di attori con la quale rappresentò le proprie commedie, scritte in un'imitabile lingua popolare, a descrizione della vita e delle passioni di un mondo contadino, rivisitato con affettuosa ironia ; quadro nel quale spicca come vera e propria maschera , il contadino Ruzante.

Il tratto più originale dell'opera di Ruzante è segnato, per generale consenso della critica, dai DUE DIALOGHI IN LINGUA RUSTICA : Il Parlamento e Bilora che la leggenda degli antichi frontespizi definisce "sententiosi, arguti et ridiculosissimi". In realtà il loro contenuto è tutt'altro che comico, anche rispetto al gusto cinquecentesco. In questi due brevi componimenti il Ruzante è finalmente riuscito a definire i caratteri peculiari della sua poetica e della sua visione del mondo

Il primo dialogo, che reca il titolo aggiunto di parlamento de Ruzante che iera vegnu' de campo (cioè parlata, discorso del reduce dal campo militare) è un potente scorcio demistificatorio della realtà della guerra: il ritorno di un villano dalla peripezia bellica, stracciato, sfinito, coperto di malattie e pidocchi, il racconto di un lungo, allucinato terrore. Al colmo della sua vergogna, l'eroe del primo dialogo evade in un impossibile sogno di rivalsa; oppone istintivamente una realtà immaginaria a quella vera . L'ultima immagine che la commedia ci lascia di lui è simbolo di una umanità che trasferisce la propria vitalità nel rifugio delle illusioni, incapace di riscattarsi.

Il secondo dialogo, noto con il nome di Bilora, si incentra sulla vicenda del contadino protagonista; il suo soprannome designa in pavano la faina, la donnola, animale a cui la voce popolare attribuisce un istinto subdolo e sanguinano. E sanguinario, torbido, è il personaggio, natura ben diversa dal protagonista dell'altro dialogo; come ben diversa è anche la fine del dramma, che si chiude, unico nel teatro ruzantiano, con un omicidio.
Nella sua stringatezza il “Bilora”  atto unico di insospettabile vitalità, profondità e dinamismo teatrale, condensa nel protagonista, un contadino sceso in città per riprendersi la moglie rapitagli, tutta la gamma degli stati emotivi dell'animo umano: il dolore, l'amore, la debolezza, la viltà, l'avidità la violenza, la crudeltà la vendetta. L'uccisione del vecchio rapitore perduto nella sua repellente smania senile è rea­lizzata mediante una progressione drammatica di  tale potenza da far passare quasi inosservate le più grosse libertà di linguaggio.

 

Il parlamento de Ruzante che iera vegnu' de campo

 
IL QUADRO STORICO:
 

Massimiliano D'Austria

Papa Giulio II

Luigi XII

Nei primi anni del 1500 la Repubblica di Venezia era una delle potenze più importanti. Possedeva gran parte della Jugoslavia, Dalmazia, Istria, la costa Jugoslava, molte isole della Grecia, Turchia, l’isola di Candia, Rodi, la costa del Libano, della Siria e poi la Romagna, tutto il corso dell'Adda da Lecco al Po, le Marche, il Gargano le Puglie . Sul piano economico-commerciale non v’era chi le stava dietro, prestava milioni di allora ai reali d’Inghilterra di Spagna e di Francia. E proprio la Spagna, la Francia (Luigi XII), l' Austria (l’imperatore Massimiliano), il Papato (Giulio II), l'Inghilterra, Savoia, con l’aggiunta di Urbino, Mantova e Ferrara intervengono per bloccare questa potenza che sta dilagando. Si fondono in una lega : la lega di Cambrai - 10 dicembre 1508 - e decidono di bloccare con un attacco frontale la sua avanzata. Lo scontro con l’esercito di Venezia e quello della Lega, detta anche la battaglia di Agnadello (14 maggio 1509) avviene nelle terre di Ghiara D’Adda che è al confine tra Lombardia e le Venezie, tra Milano e Crema . Uno scontro spaventoso con un esito disastroso per la Repubblica di Venezia (una specie di Caporetto di quei tempi). Circa 8000 tra soldati e contadini morti in battaglia . Perché dei contadini ? Bisogna ricordare che i contadini dell’area padana, udinese, sud-tirolo avevano già combattuto in forma partigiana contro gli austriaci, contro l’imperatore Massimiliano d’Austria ed erano riusciti a cacciarlo dalle loro terre con tale abilità e persistenza nella loro lotta che avevano suscitato la meraviglia e lo stupore anche del Macchiavelli che si trovava allora nel Veneto. In una sua lettera da Verona del 2 novembre 1509 si esprime nei seguenti termini :
«...negli animi di questi contadini é entrato un desiderio di morire e di vendicarsi, che sono divenuti più ostinati e arrabbiati contro a' nemici de' Veneziani che non erano i Giudei contro a' Romani e tuttodi occorre che uno di loro si lascia ammazzare per non negare il nome veneziano. E pure iersera ne fu uno innanzi a questo vescovo che disse che era marchesco (cioè della repubblica di San Marco), e marchesco voleva morire, e non voleva vivere altrimenti, in modo che il vescovo lo fece appiccare; né promesse di camparlo, ne' d'altro bene lo poterono trarre di questa opinione».
Ma un conto è combattere nella propria terra, in uno spazio ben conosciuto con trappole, a sorpresa, e un conto invece è combattere all’interno di eserciti con regole ed andamenti ben precisi. Infatti in quest’occasione, merito anche del generale Bartolomeo D’Aliviano, il comandante delle truppe veneziane, che compì in questa guerra gravi errori di strategia militare, Venezia incassa una clamorosa sconfitta. I contadini che si erano buttati a combattere sperando di avere privilegi sulle proprie terre, presero in quest’occasione una batosta  madornale. Ruzzante è un superstite disertore di questa battaglia, di questa tragedia che arriva correndo a perdifiato, spaccandosi le gambe per ritornare a Venezia, a cercare la Gnua, la sua donna e Menato il suo amico.


L’attore che interpreta il personaggio di RUZZANTE è Giuliano Brunazzi, Paco Giovannini è MENATO, Paola Brunazzi la GNUA, Eddy Foroni il BRAVO. Regia di Claudio Zinelli.


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