Presentato a Capoterra il libro del poeta dialettale “Federicu Lai” “A
sa moda campidanesa - Arregortas de poesias e canzonis”
di Emanuele Atzori La presentazione di un libro è sempre stata per l’autore una ricorrenza importante. Qualche volta, diventa di grande interesse per un’intera collettività. In particolare, quando l’opera pubblicata racchiude l’impegno di una vita intera, rispecchia sentimenti di grande intensità, tratteggia personaggi di una società contadina che ormai non c’è più, rievoca eventi che appartengono alla memoria storica della comunità, usa la lingua e i canoni stilistici dell’etnia di cui fa parte per dare nuovo vigore al proprio koinè, ormai sulla via dell’obsolescenza. È il caso della presentazione del libro dell’improvvisatore dialettale di Capoterra Federico Lai (più noto come Fedele Lai), intitolato “A sa moda campidanesa, Arregortas de poesias e canzonis in dialettu sardu campidanesu de su poeta Federicu Lai”, pubblicato dalla giovane casa editrice di Pula, Sud Ovest Edizioni (casella postale 127, 09010 Pula), diretta da Antonello Alba. L’autore, che i capoterresi nel loro dialetto chiamano “tziu Fidei”, da sessantatré anni si esibisce nei palchi delle varie piazze dell’isola, in occasione di sagre e feste tradizionali, come improvvisatore dialettale per gareggiare con gli altri poeti nelle difficili dispute di poesia campidanese a tema , note come cantadas. Pur avendo 84 anni (è nato il 4 settembre del 1916), quando è in buona salute, accetta ancora l’invito per partecipare alle gare poetiche che gli rivolgono i comitati organizzatori delle feste paesane, e spesso si cimenta con i giovani poeti dialettali emergenti, molti dei quali lo considerano un “maestro”. Con la pubblicazione del suo libro, Fedele Lai ha coronato un sogno perseguito da tempo: fare una raccolta delle sue opere poetiche più importanti e più belle, scritte nel corso della sua vita. L’opera è uno scrigno di perle di grande fascino: questa è la definizione che ha espresso in sardo il relatore della presentazione del testo, il professore Mario Puddu, autore del nuovo e interessante “Ditzionariu de sa limba e de sa cultura sarda” (edito da Condaghes). Secondo Puddu, il libro, oltre ad essere un contributo per la valorizzazione della variante campidanese della lingua sarda, mette in luce valori e canoni poetici che ormai stanno sparendo. È stato lo stesso sindaco di Capoterra, Efisio Baire, a riconoscere il valore di tziu Fidei, che con la sua grande arte di poeta dialettale ha dato lustro al paese. Per questo, in occasione della presentazione del libro, ha voluto onorarlo consegnandogli una targa ricordo. Ma il plauso più grande è venuto dal pubblico che ha affollato la sala consiliare del Comune come accade solo per le grandi occasioni. Il fatto è stato sottolineato anche dal moderatore della manifestazione, Franco Baire, autore di commedie dialettali e regista del gruppo teatrale di Capoterra, Joseph Theatrum. Egli non ha mancato di evidenziare l’importanza del libro di Federico Lai per il paese di Capoterra: lo ha definito un affresco poetico dove sono ritratti non solo i familiari più cari e gli amici dell’autore, ma tanti altri personaggi che hanno fatto parte di una comunità, della quale si stanno perdendo il ricordo e (quel che è peggio) le tradizioni. Franco Baire ha aggiunto che il libro si può paragonare ad un piatto povero della cucina tradizionale sarda, ma verosimilmente il più buono, quello che mantiene inalterati i sapori più genuini della nostra isola. Alla presentazione ha parlato anche l’editore, Antonello Alba, che ha presentato il libro come il suo primo serio lavoro editoriale, avendo, in precedenza, curato soltanto la pubblicazione di una rivista a diffusione locale. Alla riunione hanno partecipato a titolo di amicizia il sindaco di Monserrato, il poeta dialettale Mascia ( che ha raccontato le esperienze comuni nei palchi delle sagre paesane) e altri giovani improvvisatori.
FEDERICO
LAI
Nato
a Capoterra (CA) il 4 Settembre 1916. Ultimo di cinque figli all’età di tre
anni è già orfano di padre. Dall’età di 14 anni comincia a cantare a versi
e a mottetti con gli amici ed alle cerimonie che si svolgono in chiesa come
battesimi e matrimoni. I
primi versi scritti risalgono al 1935 dedicando una canzone alle coetanee del
paese (A sa bellesa de is bagadias de Cabuderra). All’età
di 21 anni la prima vera gara poetica in palco, per la festa di Santa barbara a
Capoterra, con G. Broi di Iglesias, S. Piano di Capoterra e A. Puddu di
Capoterra. La
prima gara poetica fuori paese, si svolge a selargius nel 1940. Nel
1941 si sposa con Felicita Cortis e dal loro matrimonio nascono dieci figli. Nel
1950 è stato uno dei primi poeti campidanesi invitati alla radio, al programma
“Radio Sardegna” per cantare proprie composizioni. Negli
oltre sessanta anni di carriera, ha cantato con i maggiori poeti del campidano,
quali F. Farci, E. Loni, M. Moi, C. Pillittu, F. Loddo, G. Broi, S. Piano, L.
Taccori, A. Marras, U. Lai, ed ancora oggi, all’età di ottantaquattro anni,
non disdegna la competizione della gara in palco, quando se ne offre
l’occasione. Il
poeta con il suo libro di poesie, in lingua sarda campidanese, ha
raccontato la sua vita,
composta da tanti episodi semplici, descritti con semplicità ma con
l’efficacia della satira costruttiva, l’eleganza nella descrizione dei
particolari, la devozione religiosa, il rispetto dell’amicizia e l’onore
della famiglia. Federicu Lai non ha realizzato, le traduzioni in lingua italiana delle sue poesie, oltre che per praticità, anche per logica, perché per capire a fondo un poeta, e coglierne le sottigliezze lessicali e stilistiche, che costituiscono la sua arte, bisogna leggerlo nella sua lingua.
CINQUANT’ANNUS
DE MATRIMONIU
(Federicu
Lai) Felicita
cara si seus’imbecciaus e
podeus’nai grazias’a Deus poberus
ma cuntentus siddus eus cinquant’annus
impari passaus. E
oi seus tottu festeggiaus de
is dexi fillus chi teneus nonnus
felicis’nai si podeus de nebodis e nettas ingiriaus. Ti
rigordas Felicita in diri di oi
su
corànt’unu de Ottobre in su mesi si
femus sposaus nosu dusu. Tui
teniasta annus dexiannoi e
deu ndi tenemu bintitresi oi
ndi teneus’ settant’e prusu. (Federicu
Lai) Antoni
Casula su bellu donu tu’ È
sa natura chi ti dd’hat donau Est’issa
chi hadi assegnau A
dogna omini su donu su’. E
a tui custu donu t’attribù È
sa natura chi nascendi tt dd’hat nau A
su bestiamini ti ses’appassionau E
dogna tanti ti compras unu giù. Compraus
ndi tenis prus de dusu Stasìus
chi serbianta a nienti Ma
a tui Antoni t’est unu giogu. Cun
s’arti chi tenis e is modus tusu Ddus
fais bellus’a mantu lucenti Paridi
chi dd’us’ ingrassisti cun s’ogu. A
ORLANDU
(Federicu
Lai) Orlando
caru amigu stimau ti
tengu sempiri in su penzamentu su
primu goppai chi happu tentu sa
prima filla m’hiasta battiau. A
Maria in brazzus hiasta pigau in
sa fonti po su primu sacramentu e
cun gommai prenus de cuntentu in
sa sagrestia apustis firmau. Sa
cerimonia fut solenni e serena cun
is predis chi si fadianta corona apustis
sa bella firma posta. Mi
naramis cun gommai Filomena “Goppai
a dda biri mann’e bona custa
bellissima fillora nostra. ITA ESTI SA VIDA(Federicu
Lai) Is
bint’annus iscaresciu mai Sa
temous bellu sa gioventudi mia E
in cussa giovanili allegria Cun
su pensamentu torru a passai. Chi
senza mancu de mind’acattai S’inc’esti
po sempiri fuia E
un’altra primavera froria Po
mei no’podit prus torrai. A
passus longus sind’est’andàda Gasi
gasi de dda biri senza Currendi
cantu curridi una vera. S’immagini
sola m’esti atturada S’ierru
m’hat regalau esperienza Ma
mai dannu tengat primavera.
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