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Senza dubbio i Celti, qualunque fosse al loro origine, si fusero con le popolazioni locali della Britannia e dell'Irlanda, e ne incorporarono usi e credenze. I Celti dunque erano senz'altro politeisti, come tutti i popoli di origine indo-europea e nordica.
Professavano una dottrina originale, per nulla legata, sembra, alle religioni orientali: l'anima è immortale, alla morte del corpo cambia l'involucro e continua a vivere in un Al di là, che i Celti d'Armorica collocavano a ovest, in un'isola alla cui esistenza, in virtù della leggenda di san Brandano, si prestò fede fino al XVI sec.
I Celti credevano in un giudizio finale: verrà un giorno, affermavano, in cui l'acqua e il fuoco distruggeranno il mondo sensibile.
Essi ebbero inoltre fama di grande religiosità,come dimostra il numero delle loro divinità, che si spiega con il culto delle molteplici forze naturali, unito al particolarismo manifestantesi in campo religioso come in quello politico: più di 400 divinità regionali, caratterizzate non tanto dalle loro attribuzioni specifiche (guerra, amore, morte, sole, ecc.) quanto dall'estensione dell'area del loro culto.
Gli dei del pantheon celtico erano rappresentati talora accanto ai simboli delle loro prerogative talora in aspetto zoomorfo. Nei miti dei Celti, è sempre presente l'idea della reincarnazione. Neppure l'arte della trasformazione è estranea alle loro concezioni; basti pensare alle magie trasformiste di Merlino.