Commento all'articolo di di Giannozzo Pucci e Giovanna
Carocci per l'Associazione Fioretta Mazzei
La persecuzione
contro il Crocifisso
nelle scuole
Quando i primi cristiani decisero di assumere la croce a proprio segno
distintivo, operarono una scelta difficile, ma dal profondo significato
religioso ed umano. La croce è un patibolo, non un palco di trionfo;
colui che pende da essa è per i credenti cattolici, protestanti,
ortodossi, il Figlio di Dio, che con il suo sangue ha riscattato le colpe
degli uomini.
Per i mussulmani un grande profeta, per gli ebrei un giusto. Per tutti,
anche i non credenti, è il simbolo dell'umanità sofferente,
della moltitudine di "poveri cristi" che tribolano negli ospedali,
nei campi profughi, nelle prigioni...
Non mi pare quindi che il crocifisso possa essere definito "un
simbolo che divide"; ciascuno può identificarsi in esso e
vedervi un frammento della sua umanità, delle sue sofferenze. Nessuno
può sentirsi offeso o leso dalla sua presenza in un'aula scolastica,
in un ospedale, in un tribunale (ove ricorda ai giudici l'obbligo dell'umiltà,
la possibilità dell'errore)
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