Ufficio Economia
I debiti si pagano col riscatto della propria identità
 
 

Quando l'aiuto è sradicato dal tessuto culturale e sociale della comunità a cui è rivolto, quando non la si aiuta a salvarsi da sola, le si insinua il germe compassionevole dell'assistenzialismo.

"Uno scandalo in due capitoli.

Primo: svariati miliardi di denaro pubblico italiano (10,5 milioni di dollari in cosiddetti "crediti d'aiuto", crediti all'esportazione per 59,75 milioni di dollari, infine un dono di 2 miliardi e 960 milioni) che dovevano servire a finanziare la costruzione di una fabbrica di fertilizzanti in Somalia, sono finiti, invece, nelle tasche della famiglia del presidente somalo Siad Barre.

Secondo: altri fondi pubblici italiani sono stati spesi successivamente per coprire il "buco" apertosi nel debio estero somalo a causa della prima operazione finanziaria. La fabbrica intanto è stata costruita e torreggia inerme alla periferia di Mogadiscio: non ha mai funzionato neppure un solo giorno. (La Repubblica, venerdì 1 aprile 1988 - da una interpellanza del Capogruppo radicale alla Camera, Francesco Rutelli al Governo socialista di Bettino Craxi, mentre Francesco Forte - socialista - era il Presidente della Cooperazione per gli aiuti al Terzo Mondo).

"Il 23 ottobre 1984 Bob Geldof, cantante e compositore del gruppo The Boomtown Rats accende il televisore mentre stanno trasmettendo il documentario di Mohammed Amin e Michael Buerk (reportage nei campi profughi etiopici). Inorridito, disgustato. Il giorno dopo si incontra con un amico, Midge Ure, del gruppo Ultra Vox, e lo trova nel suo stesso stato d'animo. Insieme compongono Do They Know it's Christmas?, radunano una quarantina di celebrità della musica pop inglese con cui, il 26 novembre (1984), registrano un quarantacinque giri. Sei milioni di copie del disco vengono vendute nel giro di poche settimane: quasi cento milioni di franchi francese netti, per la carestia, perché cantanti e tecnici hanno lavorato gratis. Debutta così la più straordinaria campagna di carità mai conosciuta fino a quel giorno: Band Aid…..Band Aid attraversa l'Atlantico. Il 13 luglio 1985 cinquecento milioni di televisori trasmettono simultaneamente il concerto "Sfamare il mondo" in duplex, da Wembley e da Filadelfia. Dopo la passerella dei cantanti, le sfilate di moda; dietro i rocker, gli sportivi e gli scolari; "Faschion Aid", "Sport Aid", "School Aid". In quest'ondata di generosità i pubblicitari inculcano nelle grandi firme mondiali il concetto che una carità ben pubblicizzata è un'ottima azione promozionale per la loro produzione, il denaro versato per l'Etiopia rende" (pag. 234 del libro Silenzio di uccide di André Glucksmann e Thierry Wolton, Longanesi 1987 - traduzione dell'originale francese Silence, on true del 1986)

Gennaio 1988, nelle sale parigine in prima visione internazionale esce il film di Marco Ferreri "Come sono buoni i bianchi" (Corriere della Sera 26 gennaio 1988) una furba favola che ci ricorda come l'Occidente "frescone" scarica il proprio senso di colpa privandosi di una minima cosa per assistenzialismo paternalistico, non modificando di un millimetro il proprio atteggiamento culturale affaristico. I Paesi ricchi offrono propri debiti (il dollaro) per sviluppare economie terze le quali possono dare in cambio solo prodotti naturali o passaggi strategici innescando una sudditanza perpetua. Questa pellicola non è mai andata nei grandi canali della distribuzione italiana ed è introvabile!

Se iniziative similari si sono andate sviluppando (Pavarotti & Friends, le nazionali di ogni categoria, ecc.) nell'anno giubilare non poteva mancare qualche analoga operazione di marketing filantropico, questa volta di livello planetario: Jubilee 2000, movimento mondiale per il riscatto economico dei pesi più poveri che propone ai Paesi "ricchi" creditori la cancellazione dei debiti non pagabili. Un sanatoria finanziaria per il Terzo Mondo.

Il fenomeno dei debiti cosiddetti "sovrani", in quanto non riguardanti privati operatori economici ma Stati nazionali, è la somma di varie componenti ed ha genesi più disparate. Fare di tutt'erba un fascio e promuovere una sanatoria erga omnes insospettisce non poco ed è per questo che, nel dare la nostra versione delle cose, riteniamo intellettualmente onesto distinguere e proporre.

La "cooperazione" è un termine usato nel linguaggio diplomatico per indicare le agevolazioni che vengono decise da Stati in favore di altri Stati. Esse possono riguardare dei puri e semplici aiuti in natura (generi alimentari, medicine, ecc.) scambi di personale (tecnici, sanitari, educatori, ecc.) come pure donazioni finanziarie. Vi possono essere delle aperture di credito "di aiuto" rientrando in queste degli interventi a carattere strutturate per impiantistica ed infrastrutture per le quali si possono prevedere degli ampi progetti che dovrebbero avere un loro ritorno finanziario come le produzioni che tali interventi dovrebbero far sviluppare localmente. Infine delle vere e proprie aperture di credito all'importazione di beni e servizi in Paesi svantaggiati, agevolando gli importatori negli scambi internazionali con tempi e modi di pagamento che eccedono le normali prassi bancarie e commerciali, mentre gli esportatori vengono tutelati sulla solvibilità dei creditori. A tutto ciò si è poi aggiunta la normale attività delle banche commerciali che a loro volta hanno finanziato Stati ed Enti pubblici stranieri.

L'affidabilità dei creditori "sovrani" si svolge attraverso l'analisi del "rischio Paese" che coinvolge i maggiori indicatori macroeconomici dell'economia nazionale in esame, e si esprime con l'attribuzione di un determinato punteggio o sigle convenzionali dette "rating".

Le ricorrenti crisi che interessano Paesi debitori e che fanno paventare choc finanziari internazionali qualora si arrivasse all'insolvenza dichiarata di qualche Paese (Messico, Russia, Argentina, Brasile, sono i casi più recenti) e le continue rinegoziazioni dei debiti di Paesi del Terzo Mondo che hanno innescato il motivo della richiesta di sanatoria, fanno facilmente trasparire che tutti i buoni propositi e le analisi avanti accennate in estrema sintesi evidentemente sono saltati, soppiantati da elementi di "opportunità politica" che in tali elargizioni ed affidamenti hanno preponderanza assoluta.

Nel nostro secolo le maggiori carestie si sono avute in URSS nel 1921-1923 e nel 1933-1935, in Cina nel 1959-1961, in Cambogia nel 1979-1981, nell'Etiopia del colonnello Menghistu del 1984-85. Tutti eventi catalogati "naturali" ma guarda caso coincidenti con la politica di piena ristrutturazione delle campagne all'epoca della collettivizzazione forzata. L'eterna regola del comunismo di sradicamento del tessuto sociale contadino, del suo sistema tradizionale di produzione e dei rapporti di mutua assistenza all'interno del gruppo, per fini di gestione centralizzata e pianificata che rende molto vulnerabili le produzioni ed innestano facilmente la propaganda circa le carestie e catastrofi naturali che colpiscono i Paesi poveri nell'indifferenza dei ricchi e che i poveri muoiono per l'ostilità politica di chi vive nell'opulenza.

Il clima di "guerra fredda" instauratosi dopo la seconda guerra mondiale ha visto l'imperialismo americano dilagare nell'Europa, occupata militarmente, con il Piano Marshall il quale ha sì rimesso in produzione quella parte del Mondo sconvolto dalla guerra, con gran beneficio delle industrie esportatrici americane, ma ha visto altresì la distruzione di modelli tradizionali di vita, la frantumazione dei corpi sociali, il crollo delle identità collettive e sul piano strettamente economico l'affermarsi di un turbocapitalismo affaristico finanziario sradicato da ogni "etica del lavoro". I Paesi del Terzo Mondo per difendersi dall'imperialismo americano e non vedendo nell'Occidente europeo alcun baluardo né incoraggiamento per la loro indipendenza hanno orientato ad Est i propri favori ricevendo dalla vecchia URSS solo armamenti e protezione dissuasiva. Agli Stati Uniti è stato facile, quando hanno voluto, controbilanciare tali favori con analoghi armamenti ed un lauto ingaggio in dollari a favore del dittatorello di turno.

I Marcos, i Duvalier, i Barre, i Menghistu, i Bokassa hanno accumulato tesori impressionanti con gli aiuti internazionali ed i finanziamenti facili sotto l'egida del Fondo Monetario Internazionale, devolvendo alle multinazionali il proprio territorio per i bisogni dei paesi industrializzati. Questi hanno sradicato le coltivazioni tipiche di autosufficienza alimentare del luogo facendo coltivare intensamente ananas nelle Filippine o arachidi nel Mali senza che le popolazioni locali si nutrissero affatto di tali alimenti, ma solo per rispondere ad esigenze di mercato mondiale, obbligandoli così ad importare i beni di prima necessità (fagioli, miglio, patate, ecc.). Al momento che i terreni erano divenuti aridi per intenso assorbimento ed andavano rigenerati per future coltivazioni, diventavano antieconomici e venivano abbandonati lasciando le popolazioni locali senza mezzi (esaurimento degli aiuti all'importazione) e senza possibilità di attingere alle coltivazioni locali, oramai sradicate; la siccità ha fatto il seguito. Siccità nel Sahel, catastrofe naturale! E' propaganda per poter far affluire cospicui aiuti internazionali che consentano di arricchire le burocrazie locali, di ripianare debiti internazionali contratti con gli stessi paesi che sono stati causa dei loro guai, e solo marginalmente per debellare la sete.

La Del Monte ha abbandonato la coltivazione dell'ananas nelle Filippine per un semplice calo della domanda, ed ha scatenato la fame nel Paese con annesso terrorismo.

"Noi aiutiamo l'Africa soprattutto per metterci in mostra. Credo che la bontà e la beneficienza che ne deriva nascono da un principio utilitaristico preciso: il consumismo. Durante il colonialismo i negri erano gli schiavi, la mano d'opera. Adesso sono i consumatori. Da qui le spedizioni che sono anche smercio di prodotti. La carità è una forma di sopruso!" (Marco Ferreri, 1988).

Riteniamo di concordare con Jubilee 2000 che l'onere del rimborso ostacola una seria politica in favore di sanità, infrastrutture e istruzione, che la spirale degli interessi erode completamente qualsiasi opportunità di ripianamento, che sostanzialmente la rinuncia non rappresenterebbe che l'8% del debito mondiale. Ben poca cosa rispetto ai volumi intermediati dal circuito finanziario: non se ne accorgerebbe nessuno.

Non concordiamo affatto, invece, con la proposta.

L'Ufficio Economia e Cultura di Identità Europea, sul problema dei debiti dei Paesi poveri esprime le seguenti considerazioni:

  1. Ogni Paese è un caso a sé stante e come tale va trattato. La memoria storica è determinante qualora si voglia realmente sanare per consentire di intraprendere un nuovo cammino.
  2. Dal momento che tutti questi aiuti e finanziamenti non hanno sortito l'effetto sperato, ma sono andati ad ingrassare finanziariamente ben individuate persone fisiche e soggetti, ci appare quantomeno doveroso richiedere la restituzione del maltolto a costoro e solo successivamente la cancellazione del debito.
  3. La cancellazione del debito deve essere incondizionata ma solo ed esclusivamente qualora i Paesi vengano messi nella reale possibilità di dotarsi di strumenti propri di sussistenza senza dover ingenerare nuove richieste di aiuto. Una volta autosufficienti la cancellazione del debito darebbe propulsione alle produzioni locali senza dover sottostare a modelli politici ed economici imposti da Autorità alquanto interessate.
  4. I diritti umani, i modelli politici, lo sviluppo economico sono concetti che hanno declinazioni differenti da Paese a Paese. Non possono rappresentare armi di ricatto per imporre una sanatoria che altro non rappresenterebbe che il punto di partenza per un altro proliferare del "debito dei Paesi poveri" quale fonte di ulteriore arricchimento degli stessi soggetti che fino ad ora hanno profittato di tale business.
  5. Se il Giubileo rappresenta il "riscatto" è bene che coloro che invocano tale evento da parte dei Paesi poveri si adoperino per farli camminare con le proprie gambe invece di volerli ad ogni costo a nostra immagine e somiglianza, di acculturarli all'Occidentale, perché saremo costretti ad "aiutarli" per tutta la vita.
  6. Quando l'aiuto è sradicato dal tessuto culturale e sociale della comunità a cui è rivolto, quando non la si aiuta a salvarsi da sola, le si insinua il germe compassionevole dell'assistenzialismo. La sanatoria deve rappresentare esclusivamente il dono, il riconoscimento della comunità internazionale dei propri errori a fronte di alternative possibili dimostrate, la dichiarazione indelebile dell'avidità, dell'arroganza e dell'invadenza minata dalla volontà dimostrata dalla comunità di riappropriarsi della propria identità.



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