O
Roma
o
morte!
Pio
IX
e
il
Risorgimento.
Paolo
Gulisano
Prefazione
di
Francesco
Mario
Agnoli
Il
dibattito
sull'unificazione
dell'Italia
durante
il
Risorgimento
non
cessa
di
attirare
l'attenzione
degli
studiosi
e
del
largo
pubblico,
grazie
anche
al
lavoro
della
storiografia
che
si
è
voluto
definire
"revisionista".
Temi
come
il
federalismo,
il
rispetto
delle
identità
locali,
la
valorizzazione
delle
culture
regionali
nascono
oggi
in
reazione
a
problemi
innescati
durante
il
Risorgimento.
Questo
saggio
coglie
in
maniera
inedita
e
divulgativa
lo
snodo
centrale
del
Risorgimento
italiano,
e
cioè
il
periodo
che
dal
1848
arriva
al
1870,
attraverso
la
vita
di
un
personaggio
d'eccezione
che
giganteggia
come
contraltare
dei
campioni
dell'Italia
risorgimentale
,
massonica
e
laica:
Papa
Pio
IX,
che
verrà
beatificato
da
S.S.
Giovanni
Paolo
II
nel
settembre
2000.
In
questo
libro
alla
precisione
della
ricerca
storica
si
accompagna
la
scorrevolezza
della
scrittura
tipica
dell'Autore,
rendendolo
appetibile
anche
per
i
non
addetti
ai
lavori
e
per
quanti,
dopo
le
mitizzazioni
dell'insegnamento
scolastico,
non
hanno
più
avuto
l'occasione
di
rivisitare
l'età
risorgimentale.
Quanti
seguono
con
un
minimo
di
attenzione
il
lavoro
della
storiografia
che
si
è
voluto
definire,
con
implicita
critica
del
tutto
fuor
di
luogo,
"revisionista"
si
renderanno
conto
fin
dalle
prime
pagine
come
questo
libro
di
Paolo
Gulisano
nel
quale,
in
un
certo
senso
come
contraltare
dei
campioni
dell'Italia
risorgimentale,
più
massonica
che
laica
nata
dall'alleanza
fra
i
seguaci
della
Rivoluzione
e
le
ambizioni
dinastiche
di
Casa
Savoia,
giganteggia
la
grande
figura
di
Papa
Pio
IX,
vi
si
collochi
a
pieno
diritto
e
apportandovi
nuovi,
preziosi
contributi,
accanto
ad
opere
(cito
per
tutti
il
volume
di
Angela
Pellicciari,
Risorgimento
da
riscrivere)'
e
iniziative
come
la
Mostra
Un
tempo
da
riscrivere:
il
risorgimento
italiano,
organizzata,
volutamente
riecheggiando
nel
titolo
il
lavoro
della
Pellicciari,
nell'ambito
del
Meeting
per
I
'amicizia
fra
i
popoli
riminese
dell'ultima
settimana
di
agosto
di
quest'anno
2000.
Se
con
gli
altri
tasselli
di
giorno
in
giorno
più
numerosi,
che
concorrono
a
comporre
questo
quadro,
fortunatamente
in
via
di
progressiva
sostituzione
all'antico,
il
libro
di
Gulisano
ha
in
comune
la
precisione
della
ricerca
storica,
il
suo
valore
aggiunto
è
costituito
dalla
scorrevolezza
e
piacevolezza
della
lettura,
che
lo
rendono
appetibile
anche
per
i
non
addetti
ai
lavori,
per
chi,
distratto
da
altre
occupazioni
o
respinto
dal
ricordo
un
po'
disgustoso
di
un
eccesso
di
melassa
patriottarda,
non
ha
più
avuto
occasione
di
rivisitare
l'età
risorgimentale
dopo
le
mitizzazioni
dell'insegnamento
scolastico.
Ne
consegue
l'inutilità
della
presentazione
richiestami
dalla
cortesia
dell'Autore
e
dell'Editore,
della
quale
tuttavia
approfitto
non
tanto
per
parlare
del
libro
che,
ripeto,
non
ne
ha
bisogno,
ma
di
avvenimenti
dei
nostri
giorni,
che
ne
comprovano
meglio
di
molte
parole
la
grande
attualità,
la
sua
funzione
(propria
di
ogni
valido
lavoro
storiografico)
di
chiave
di
lettura
per
penetrare,
movendo
dal
passato,
sotto
la
superficie
degli
avvenimenti
del
presente.
Se
s'ignorano
fini
e
propositi
celati
sotto
le
fanfare
risorgimentali
e
che
i
"fratelli
d'Italia"
dell'inno
di
Mameli
erano
in
realtà,
nell'intenzione
dell'autore,
i
"confratelli"
della
loggia
massonica,
la
cui
principale
aspirazione
era
la
distruzione
del
cattolicesimo
o,
quanto
meno,
la
sua
sostituzione
con
una
Chiesa
nazionale
e
la
trasformazione
l
Romano
Pontefice
in
un
ossequioso
cappellano
-
all'epoca
di
Casa
Savoia,
oggi
del
governo
italiano
in
carica
(auspicabilmente
in
eterno
di
centro-sinistra)
-
si
corre
il
rischio,
per
fare
un
esempio
recentissimo,
di
non
comprendere
come
non
siano
un
episodio
isolato
le
critiche
di
cui
è
stato
fatto
oggetto
Giovanni
Paolo
II
da
tutto
l'establishment
politico-culturale
(dai
reazionari
perbenisti
diessini,
all'intera
galassia
verde
e
radical-chic
e
a
non
pochi
liberal)
per
avere
espresso
il
rammarico
della
Chiesa
e
l'indignato
dolore
dei
cattolici
di
tutto
il
mondo
per
la
manifestazione
dell'
"orgoglio
omosessuale",
ma
affondino
le
radici
in
un
passato
di
cui
il
Risorgimento
è
componente
essenziale,
e
nel
quale
trovano
motivazione
e
spiegazione.
Allo
stesso
modo,
restando
in
argomento,
non
è
per
caso
(e
caso
mai
qualcuno
non
1'
avesse
capito
la
trasmissione
televisiva
"Sciuscià"
si
è
incaricata
di
indicare
nella
Chiesa
il
principale
obiettivo
della
manifestazione
omosessuale)
che
si
è
preteso
di
celebrare
il
gay
pride
nel
momento
centrale
dell'anno
giubilare
e
proprio
in
quella
Roma
dove,
a
suo
tempo,
l'élite
risorgimentale,
tutta
di
cultura
e
militanza
massonica,
intendeva,
come
apertamente
proclamava,
piantare
"una
lama
di
coltello
nel
cuore"
della
Chiesa
per
"svellere
dal
seno
di
Roma
civile
Roma
sacerdotale".
Nonostante
le
prime
apparenze
vi
è
uno
stretto
legame
fra
questa
recente
manifestazione
e
i
conseguenti
rimbrotti
rivolti
al
Pontefice
per
il
suo
dissenso
"politicamente
scorretto"
e
il
progetto
enunciato,
fra
gli
applausi
dei
colleghi,
alla
Camera
dei
deputati
nella
seduta
del
20
luglio
1862
dall'on.
Ferdinando
Petrucelli
della
Gattina:
"Fare
la
guerra
alla
preponderanza
cattolica
nel
mondo,
per
tutto,
con
tutti
i
mezzi,
questa
la
nostra
politica
avvenire.
Noi
vediamo
che
questo
cattolicesimo
è
un
istrumento
di
dissidio,
di
sventura
e
dobbiamo
distruggerlo!".
Affermazioni
ribadite,
a
tredici
mesi
di
distanza,
dal
giornale
Il
Diritto,
destinato
a
diventare,
di
lì
a
poco,
il
portavoce
ufficioso
del
governo
Depretis:
"quand'anche
tutti
gli
uomini
che
hanno
autorità
nelle
cose
d'Italia
e
tutti
i
partiti
che
li
secondano,
fossero
concordi
nel
volere,
a
dispetto
della
civiltà
mantenere
intatto
l'edificio
della
Chiesa
cattolica
la
nostra
rivoluzione
tende
a
distruggerlo
e
deve
distruggerlo
e
non
può
non
distruggerlo
senza
perire.
Nazionalità,
unità,
libertà
politica
sono
mezzi
a
quel
fine;
mezzi
che
eventualmente
sono
grandi
e
solenni
benefici
per
noi,
ma
che
pure
sono,
rispetto
all'umanità,
null'altro
che
mezzi
per
conseguire
quel
f
ne,
che
a
lei
,sta
sommamente
a
cuore,
della
totale
distruzione
del
medioevo
nell'ultima
sua
forma,
il
cattolicesimo!".
E
ancora,
dieci
anni
più
tardi,
viene
proclamato
"stolto
e
cieco
chi
non
vedeva
e
non
sentiva
la
terribile
e
peculiare
missione
della
razza
italiana
esser
di
liberare
le
nazioni
dal
giogo
di
Roma
cattolica".
Non
potrebbero
darsi
definizioni
migliori
e
descrizioni
più
accurate
dello
spirito
del
Risorgimento
e
opportunamente
Paolo
Gulisano,
che
sta
dall'altra
parte,
accompagna
al
titolo
del
primo
capitolo
del
suo
libro,
Crux
a
Cruce
(il
motto
attribuito
a
Pio
IX
dalle
profezie
di
padre
Malachia),
un
denso
ed
estremamente
significativo
detto
di
San
Giovanni
Bosco:
"L'unica
vera
lotta
della
storia
è
quella
pro
o
contro
la
Chiesa
di
Cristo".
Nel
corso
di
questo
stesso
primo
capitolo
l'Autore,
dopo
avere
ricordato
che
"Roma
è
da
due
millenni
il
centro
del
cristianesimo"
(una
considerazione
fatta
anche
da
Giovanni
Paolo
Il
a
proposito
del
gay
pride
e
contestata
-
a
volte
irrisa
-
dai
vari
D'Alema),
scrive
che,
appunto
per
questo,
divenne
"nell'800
l'obiettivo
e
la
vittima
designata
di
quel
processo
rivoluzionario
cui
è
stato
dato
il
nome
retorico
e
pomposo
di
"Risorgimento",
termine
che
vuole
esprimere
una
variante
laica
della
cristiana
"resurrezione".
E
ancora:
"Il
grande
scontro
che
ebbe
luogo
nell'Italia
dell'800
non
era
solo
per
dare
vita
ad
una
nuova
entità
statale,
un
paese
dalla
media
importanza
strategica
protesa
nel
Mare
Mediterraneo,
ma
era
una
battaglia
preparata
da
un
lungo
tempo
per
sconfiggere
la
Roma
cristiana,
la
sede
del
Vicario
di
Cristo".
É
evidente,
per
passare
definitivamente
ai
nostri
giorni,
come
queste
brevissime
citazioni
dalle
opposte
sponde
che,
essendo
collocate
nelle
prime
pagine
del
libro
di
Gulisano,
danno
il
tono
al
libro,
ricolleghino
i
programmi
dell'élite
risorgimentalista
non
solo
e
non
tanto
col
gay
pride
(episodio
certamente
significativo
ma,
tutto
sommato,
secondario),
ma
con
quella
che
potrebbe
anche
essere
la
fase
finale
(e
tale
certamente
la
considerano
non
pochi
nemici
della
Chiesa
cattolica
e
del
cristianesimo,
sentendosi,
dimentichi
del
non
prevalebunt,
vicini
al
trionfo)
di
questa
ormai
secolare
battaglia.
Identico
il
fine
così
come
una
parte
degli
strumenti
utilizzati,
per
quanto
assai
più
potenti
e
sofisticati,
essa
non
è
molto
diversa,
salvo
forse
un
aumento
dell'ipocrisia
e
dell'armamentario,
ora
formalmente
legalistico
ora
apertamente
intimidatorio
e
repressivo.
Si
mira,
difatti,
a
conseguire
il
risultato
coinvolgendo,
anche
attraverso
il
varo
di
disposizioni
legislative
a
volte
ad
esso
esplicitamente
dirette,
più
spesso
apparentemente
innocue
o
con
un
oggetto
immediato
diverso,
tanto
i
governi
nazionali
quanto
le
istituzioni
internazionali,
le
quali
forse
ancor
più
dei
primi
non
di
rado
danno
l'impressione,
se
non
con
le
loro
dichiarazioni
con
il
loro
modus
operandi,
di
avere
in
buon
numero
sposato
il
progetto
mondiale
di
scristianizzazione.
Quando
le
formulazioni
legislative
e
le
prassi
amministrative
o
giudiziarie
riescono
inadeguate
o,
comunque,
eccessivamente
lente,
non
si
esita,
in
particolare
fuori
dei
confini
del
mondo
occidentale,
a
fare
ricorso
all'impiego
della
forza
e
delle
armi
o
direttamente
o,
più
spesso,
soffiando
sul
fuoco
dei
fondamentalismi,
che
offrono
anche
una
facile
occasione
di
discredito
per
il
fenomeno
religioso
nel
suo
complesso.
Un
quadro
significativo
di
questa
situazione
è
fornita
dal
comunicato
stampa
diffuso
dal
Segretariato
Italiano
dell'
A.C.S.
(Aiuto
alla
Chiesa
che
Soffre)
in
occasione
della
presentazione
del
Rapporto
2000
sulla
libertà
religiosa
nel
mondo,
che
pone
sotto
osservazione
lo
stato
della
libertà
religiosa
in
ben
193
paesi
e,
dopo
avere
ricordato
i
circa
130
milioni
di
cattolici,
"la
cui
vita
è
spesso
in
pericolo
per
il
solo
motivo
di
appartenenza
alla
Chiesa"
in
terra
mussulmana,
in
Cina,
in
India,
nel
Nepal,
nei
punti
caldi
del
Continente
nero,
colloca
però
l'area
a
rischio
più
estesa,
popolata
da
oltre
214
milioni
di
cattolici,
"paradossalmente
nel
mondo
occidentale
ed
ex
comunista,
dove
si
fanno
strada
leggi
liberticide
e
irrispettose
del
diritto
a
praticare
pubblicamente
la
propria
fede
.
Tra
questi
stati
la
Russia,
alcuni
paesi
dell'Est
europeo,
i
cosiddetti
"Stan"
(le
repubbliche
ex-sovietiche
nel
Caucaso),
ma
tendenze
pericolose
si
manifestano
anche
in
Belgio
e
in
Francia,
al
cui
ambasciatore
presso
la
Santa
sede,
il
9
giugno
scorso,
il
Santo
Padre
Giovanni
Paolo
II
ha
ritenuto
opportuno
rivolgersi,
sottolineando
che
la
libertà
religiosa
"suppone
da
parte
delle
autorità
e
dell'intera
comunità
nazionale,
principalmente
della
scuola
e
dei
mezzi
di
comunicazione,
che
hanno
una
funzione
importante
nella
trasmissione
delle
idee
e
nella
formazione
dell'opinione
pubblica,
un'espressa
volontà
di
lasciare
alle
persone
e
alle
istituzioni
la
possibilità
di
sviluppare
la
propria
vita
religiosa,
di
trasmettere
le
proprie
credenze
e
i
propri
valori
e
di
prendere
parte
ai
diversi
livelli
della
vita
sociale
e
nei
luoghi
di
concertazione,
senza
essere
esclusi
per
motivii
religiosi
o
filosofici,
fatte
salve
le
regole
dello
Stato
di
diritto".
Raccomandazione
pontificia
caduta
nel
vuoto,
perché
pochi
giorni
dopo,
il
23
giugno,
il
Parlamento
francese(2)
ha
approvato
una
legge
che
ha
sanzionato
penalmente,
sotto
la
specie
del
reato
di
"lavaggio
del
cervello",
l'attività
delle
cosiddette
sette
o
"nuove
religioni",
ma
che
senza
eccessivi
sforzi
interpretativi
prefetti,
sempre
potentissimi
in
Francia,
o
giudici
di
buona
volontà
potranno
facilmente
applicare
ad
ogni
confessione
religiosa
ed
in
particolare
al
cattolicesimo.
E
evidente
infatti
che
per
un
"laico",
discendente
diretto
dei
liberi
pensatori
dell'800
che,
fra
l'altro,
tanto
hanno
contribuito
in
Italia
alla
realizzazione
e
continuazione
dell'apparato
culturale
e
propagandistico
del
Risorgimento,
unicamente
il
lavaggio
del
cervello
può
spiegare,
ad
esempio,
la
decisione
di
una
giovane
di
lasciare
la
famiglia
per
monacarsi
in
clausura.
Quanto
alle
organizzazioni
internazionali
basti
osservare
che
non
è
certo
casuale
il
tentativo
di
privare
il
Vaticano
della
sua
posizione
di
osservatore
permanente
all'ONU,
ostinatamente
portato
avanti
da
un
folto
gruppo
di
organizzazioni
non
statali,
fra
le
quali
i
cosiddetti
"Catholics
for
a
Free
Choice",
in
realtà
espressione
dei
potenti
centri
malthusiani
e,
come
ha
recentemente
dichiarato
la
Conferenza
Episcopale
Americana,
dell'industria
internazionale
dell'aborto,
il
cui
bilancio
supera
i
4
milioni
di
dollari
all'anno.
Come
si
è
detto,
se
nel
mondo
occidentale
i
mezzi
apertamente
violenti,
ancora
in
uso
negli
anni
del
Risorgimento
e,
con
ingigantita
intensità
nel
terribile
XX
secolo
che
sta
per
chiudersi,
sono
stati,
salvo
isolati
episodi,
abbandonati,
perché
ritenuti
non
sufficientemente
efficaci
se
non
addirittura
controproducenti,
le
armi
parlano
ancora,
e
sanguinosamente,
in
altre
parti
del
mondo.
E
accaduto
a
Timor
e
continua
ad
accadere
in
Indonesia
in
genere
e
nelle
Molucche
in
particolare
e
in
India,
dove
i
rappresentanti
delle
Chiese
cristiane
si
sono
visti
costretti
ad
esprimere
pubblicamente
allarme
per
la
recrudescenza
di
attacchi
contro
persone
e
chiese
in
una
catena
di
episodi,
che
"delinea
una
precisa
strategia
del
terrore"
nonostante
che
le
autorità
si
ostinino
a
parlare
di
episodi
isolati
e
"esitino
ad
indagare
sul
clima
anticristiano
crato
in
Uttar,
Pradesh,
Orissa,
Gujarat,
Hargana
e
altri
stati",
mentre
"tutte
le
persone
di
buona
volontà,
allarmate
per
questi
sviluppi,
avvertono
una
sinistra
cospirazione
di
elementi
fondamentalisti
(indù)"3.
L'affinità
fra
questi
metodi
e
quelli
utilizzati
dall''élite
che
gestì
il
Risorgimento
non
pone
particolari
difficoltà,
che
possono
invece
presentarsi
quando
si
prendono
in
considerazione
quelli
che
pure
sono
oggi
indubbiamente
i
più
potenti
strumenti
di
scristianizzazione,
pur
non
operando
più
a
livello
politico-istituzionale,
ma
investendo
direttamente
la
società
e
i
singoli
individui,
come
accade
con
certe
forme
della
musica
rock
e
black
metal,
capaci
di
esercitare
fortissime
influenze
negative
in
particolare
sui
giovani
e
sulle
anime
inclini
al
misticismo,
una
tendenza
dello
spirito
che
nella
sua
propensione
al
sovrannaturale
e
all'esoterico
può
essere
facilmente
deviata
verso
i
suoi
lati
più
tenebrosi,
soprattutto
in
un
mondo
già
ampiamente
scristianizzato.
Attraverso
l'impiego
di
questi
nuovi
strumenti,
capaci
di
agire
più
che
sul
cervello
(il
"libero
pensiero"
ottocentesco
è,
a
dispetto
dei
suoi
tardi
epigoni
politici
e
mass-mediali,
decisamente
invecchiato
e
fuori
moda)
sulla
psiche
umana,
è
stata
realizzata
una
cultura
del
magico
e
dell'occulto,
ma
si
potrebbe
anche
dire
direttamente
un
culto
del
Male
non
sempre,
almeno
per
il
momento,
visibile,
ma
comunque
assai
più
diffusa
di
quanto
possa
lasciare
sospettare
la
modesta
consistenza
delle
vere
e
proprie
sette
sataniche
e
che,
di
tanto
in
tanto,
probabilmente
contro
il
volere
dei
suoi
ispiratori,
non
ancora
pronti
ad
uscire
dal
segreto
delle
conventicole,
esplode
alla
superficie.
Si
pensi
ad
episodi
come
quello,
recentissimo,
delle
tre
giovani
minorenni
assassine
di
Chiavenna
che,
si
badi,
non
volevano
uccidere
specificamente
suor
Maria
Laura
Mainetti,
I'anziana
suora
caduta
vittima
dei
loro
colpi,
ma,
da
brave
seguaci
ed
ammiratrici
del
verbo
rock
del
cantante
americano
Marlyn
Manson,
un
qualunque
religioso,
purché
abbastanza
debole
per
non
offrire
eccessiva
resistenza,
un
rappresentante
dell'odiata
Chiesa
cattolica,
la
vera
destinataria
delle
diciannove
coltellate
inferte
con
fredda
e
rituale
ferocia.
Scrive
Carlo
Climati:
"Si
moltiplicano
i
gruppi
rock,
che
promuovono
l'occultismo
e
il
nichilismo,
o
che
fanno
parte
di
sette
sataniche.
Il
grande
equivoco
è
quello
di
credere
che
i
seguaci
del
diavolo
siano
soltanto
pochi
pazzi
incappucciati
che
fanno
strani
rituali
nei
boschi.
In
realtà,
la
loro
filosofia
è
ben
più
profonda.
L'ispiratore
dei
gruppi
rock
più
trasgressivi
è
l'occultista
inglese
Aleister
Crowley
(1875-1947).
É
la
presunzione
dell'uomo
che
vuole
mettersi
al
posto
di
Dio
e
diventare
Dio
di
se
stesso,
seguendo
le
leggi
che
più
gli
fanno
comodo
e
cercando
di
soddisfare
il
proprio
egoistico
piacere.
A
questo
proposito,
il
cantante
Marilyn
Manson
ha
dichiarato:
"Satanismo
non
significa
adorare
il
diavolo.
Significa
che
l'uomo
deve
essere
il
proprio
dio
sulla
terra.
Non
devi
adorare
niente
e
nessuno,
tranne
se
stesso"".
Secondo
Aleister
Crowley
"non
c'èaltro
dio
che
l'uomo.
L'uomo
ha
diritto
di
vivere
secondo
la
sua
stessa
legge".
Di
conseguenza
tutto
diventa
lecito.
Non
a
caso
Marilyn
Manson
è
anche
un
sostenitore
della
legalizzazione
di
tutte
le
droghe.
Sono
questi
i
non-valori
proposti
da
un
certo
tipo
di
musica
e
di
riviste
rock.
Ed
è
questo
il
modo
in
cui
la
non-cultura
esoterico-nichilista
è
in
grado
di
raggiungere
il
cuore
dei
giovanissimi
.
In
Norvegia,
riferisce
ancora
il
Climati,
componenti
di
gruppi
rock
hanno
orga-nizzato
attentati
contro
le
chiese
cattoliche.
Uno
di
questi
rappresentanti
della
cultura
musicale
dell'occulto,
Count
Grishmackh,
condannato
a
21
anni
di
reclusione
per
omicidio
e
incendio
di
un
edificio
religioso,
intervistato
dalla
rivista
musicale
italiana
Flash,
ha
dichiarato
di
volere
armare
la
gente
per
spingerla
ad
azioni
violente
contro
la
Chiesa
e
ha
assicurato
che,
grazie
a
questo
lavoro,
"il
tramonto
del
cristianesimo
è
cominciato".5
Nella
lotta
per
accelerare
tale
tramonto
e
per
renderlo
irreversibile,
impedendo
nuove
aurore,
l'Italia,
nonostante
la
sua
scarsa
importanza
politica
sul
piano
mondiale,
riveste
-
esattamente
come
nell'800,
quando
la
massoneria
proclamava
essere
"terribile
e
peculiare
missione
della
razza
italiana
di
liberar
le
nazioni
dal
giogo
di
Roma
cattolica"
-
un
ruolo
tutto
particolare
e
di
prima
linea,
per
il
valore
simbolico
di
Roma,
sede
del
Papato
e
quindi
da
duemila
anni
centro
della
civiltà
cristiana.
Non
per
nulla
la
già
citata
rivista
Flash
propaganda
in
Italia
le
opere
ed
il
pe-siero
di
Manson
e,
fornendone
il
recapito,
la
stessa
Chiesa
di
Satana
americana,
decantata
come
"l'associazione
più
ed
affidabile
cui
si
possono
rivolgere
gli
amanti
e
i
cultori
delle
teorie
occulte",
fino
a
rivolgere
ai
lettori
il
seguente
invito:
"Se
pensate
che
vi
possa
aiutare
la
conoscenza
del
satanismo,
e
se
volete
far
parte
di
quella
grande
palestra
del
pensiero
che
è
la
filosofia
satanica,
la
Chiesa
di
Satana
vi
aspetta"6.
Come
si
è
accennato,
il
rapporto
fra
l'impiego
di
certa
musica
rock
(e
di
quanto
vi
si
riconnette:
discoteche,
spaccio
di
droga,
sballi,
happening
e
concerti
di
massa
celebrati
come
rituali
religiosi)
come
strumento
per
conseguire
il
fine
della
distruzione
della
Chiesa
cattolica
e
oggi
dello
stesso
cristianesimo
senza
differenze
di
confessioni,
pur
se
il
cattolicesimo
continua
a
rappresentare
l'obiettivo
principale,
e
le
iniziative
politico-legislative
e
burocratiche
anticattoliche
dell'élite
risorgimentale
può
apparire
meno
evidente
e
addirittura
azzardato.
In
realtà
nella
stragrande
maggioranza
quei
bor-ghesi
benpensanti,
quei
"galantuomini"
in
cilindro
e
finanziera,
che
avevano
sostituito
allo
scandalo
del
Vangelo
il
perbenismo
del
deamicisiano
Cuore,
sarebbero
inorriditi
all'idea
di
trovarsi
nella
stessa
barca
dei
Marilyn
Manson
e,
con
ogni
probabilità,
avrebbero
respinto
come
ripugnante
la
musica
rock.
Non
va
tuttavia
dimenticato
che
proprio
all'età
immediatamente
post-risorgimentale
risale
il
culto
"politico-culturale"
di
Satana
(I'Inno
a
Satana
di
Giosuè
Carducci,
il
vate
della
nuova
Italia
e
della
terza
Roma)
e
di
Lucifero
(il
poema
in
stile
miltoniano
Lucifero
del
poeta
e
rivoluzionario
catanese
Mario
Rapisardi)
e
che
appunto
in
quegli
anni
le
strade
di
Roma
e
di
altre
città
furono
per
la
prima
volta
percorse
da
pro-cessioni
i
cui
rumorosi
e
spesso
violenti
partecipanti
seguivano
osannanti
il
drappo,
rosso
o
nero,
della
bandiera
di
Satana,
la
cui
effigie
era
o
dipinta
sulla
stoffa
o
scolpita,
con
tanto
di
corna
e
barbetta,
nel
pomolo
dell'asta.
A
Genova,
nel
1882,
avendo
il
vescovo
della
città,
monsignor
Magnasco,
deplorato
la
presenza
di
simboli
satanici
all'inaugurazione
del
monumento
a
Giuseppe
Mazzini,
gli
anticlericali
replicarono
con
un
lungo
inno
chiuso
dalla
seguente
strofa:
"Nel
nome
di
Satana
-
(rivale
al
Signore
che
adorano
i
preti)
-
dei
preti
terrore,
Fratelli
d'Italia
-
s'indica
la
guerra
Ai
neri
Vampiri
-
che
infestan
la
Terra"7.
Naturalmente,
anche
allora
come
oggi,
quanto
meno
per
i
liberi
pensatori
del
materialismo
positivista,
satanismo
non
significava
adorare
il
diavolo,
ma
proclamare
che
l'uomo
non
deve
avere
altro
dio
che
se
stesso.
Quanto
si
è
finora
detto
potrebbe
lasciar
credere
che
si
dia
per
scontata
l'esistenza
di
un
Grande
Vecchio
o
di
Superiori
Sconosciuti
che,
in
funzione
di
motori
della
storia
quanto
meno
degli
ultimi
due
secoli,
tiravano
e
tirano
i
fili
tanto
degli
ingenui
entusiasti
della
causa
dell'Unità
politica
italiana,
quanto
degli
attuali
cantanti
rock,
delle
loro
case
discografiche
e
delle
connesse
imprese
commerciali
ed
editoriali.
Può
essere,
ma
non
è
necessariamente
così,
anche
se
un
consistente
indizio
in
questo
senso
potrebbe
aversi
qualora
si
accertasse
l'esistenza
di
organizzazioni
che,
in
funzione
anticattolica
e
anticristiana,
soffiano
sul
fuoco
dei
fondamentalismi,
soprattutto
islamici
e
induisti,
spingendoli
alla
violenza,
al
massacro
e
alla
guerra
civile.
Non
risulta
però
che
una
tale
ricerca
sia
stata
nemmeno
iniziata.
Non
si
può,
di
conseguenza,
escludere
che
la
guerra
per
la
distruzione
del
cattolicesimo
venga
autonomamente
condotta
dai
vari
focolai
di
infezione
accesi
in
tutto
il
mondo
dalla
cultura
rivoluzionaria
(della
quale
il
Risorgimento
italiano,
nonostante
le
pie
illusioni
nutrite
al
riguardo
da
Alessandro
Manzoni\
,
fa
parte
a
pieno
diritto,
sia
nella
sua
iniziale
forma
giacobina,
oggi
nuovamente
in
auge,
sia
in
quella
successiva
del
marxismo-leninismo,
oggi
in
declino
ma
non
ancora
scomparsa).
Questa
ipotesi
non
esclude
naturalmente
l'esistenza
di
un
legame,
agevolato
e
cementato
dalla
stessa
matrice
ideologica
e,
pure
in
mancanza
di
un
piano
originario
elaborato
in
comune,
una
collaborazione
a
posteriori,
non
solo
di
fatto,
fra
quanti
con
strumenti
diversi
lavorano
al
medesimo
fine:
la
distruzione
del
cristianesimo.
Note
1.
Ares,
Milano
1998.
2.
Con
grande
stupore
dei
suoi
tradizionali
ammiratori,
i
"quattordicilugliettisti"
di
tutta
Europa,
ma
non
di
chi
ne
conosce
la
storia
dalla
Rivoluzione
in
poi,
la
Francia
sembra
essere
purtroppo
(non
se
ne
può,
difatti,
dimenticare
la
passata
grandezza
di
figlia
primog-nita
della
Chiesa)
il
paese
più
a
rischio
di
cedere
definitivamente
a
quello
spirito
di
intolle-ranza
che
da
qualche
tempo
ha
preso
ad
aggirarsi
per
l'Europa,
minacciando,
oltre
alla
li-bertà
religiosa
(da
sempre
a
rischio),
anche
quella
liberta
di
opinione
che
pure
costituiva
uno
dei
maggiori
vanti
degli
eredi
della
Rivoluzione,
come
dimostra
il
caso
dell'ex-attrice
Brigitte
Bardot
condannata
da
un
tribunale
penale
parigino
per
avere
osato
pubblicamente
criticare,
da
convinta
protezionista
qual
è,
i
metodi
crudeli
coi
quali
ebrei
e
mussulmani
macellano
gli
animali
per
purificarne
le
carni
destinate
al
loro
consumo.
3.
Conferenza
stampa
congiunta
tenuta
il
9
giugno
2000
da
Mons.
Alan
de
Lastic,
arci-vescovodiNuovaDelhiepresidentedellaconferenzaepiscopaledell'India,dalrev.Karam
Masih
e
dal
coordinatore
dell'
United
Christian
Forum
for
Human
Rights,
John
Dayal.
4.
Avvenire,
12
luglio
2000. 5.
Ivi. 6.
Ivi. 7.
Riportata
da
"Civiltà
cattolica",
13
maggio
1882,
serie
XI,
vol.
X,
fasc.
766,
p.
496.
8.
Della
posizione
manzoniana
mi
sono
occupato
(si
scusi
l'autocitazione)
con
una
certa
ampiezza
nel
terzo
capitolo
del
mio
libro
L
'epoca
delle
Rivoluzioni,
11
Cerchio-ltaca,
Ri-mini-Castelbolognese
1999.