Nel
corso
del
suo
Pontificato
Giovanni
Paolo
II
ha
più
volte
ricordato
che
il
nostro
secolo,
dolorosamente
percorso
da
immani
tragedie,
ha
conosciuto
il
ritorno
dei
martiri;
ciò
è
il
risultato
non
solo
dei
diversi
totalitarismi,
ma
soprattutto
del
clima
ideologico
e
culturale
venutosi
a
determinare
dopo
duecento
anni
di
sogni
(o
sarebbe
meglio
dire
incubi)
della
ragione,
che
ha
voluto
violentare
la
natura
e
l'uomo
in
forza
delle
pretese
dell'utopia
e
delle
sue
realizzazioni
pratiche.
Tra
questi
eventi
uno
appare
denso
di
significati,
per
i
fatti
in
sé
e
per
l'operazione
di
rimozione
storica
a
cui
è
stato
sottoposto:
il
martirio
del
Messico
avvenuto
alla
fine
degli
anni
'20
e
conosciuto
con
il
nome
di
Cristiada,
o
rivolta
dei
Cristeros.Un
evento
di
considerevole
importanza
e
che
incredibilmente
non
è
pressoché
rilevato
in
alcun
manuale
di
storia.
In
campo
narrativo
forse
qualcuno
ricorda
il
romanzo
di
Graham
Greene
Il
potere
e
la
gloria,
scritto
nel
1940
e
ambientato
in
un
Messico
rivoluzionario
dove
infuria
la
persecuzione
religiosa.
Opera
di
uno
scrittore
inglese
e
cattolico
dalla
problematica
esistenziale
e
artistica
complessa
e
sofferta,
viene
tuttavia
ricordata
soprattutto
per
la
figura
del
sacerdote
indegno
,
umanamente
debole
di
fronte
alle
terribili
vicende
cui
prende
parte.
Al
di
fuori
di
questo
il
nulla.
Eppure
si
trattò
di
una
grande
insurrezione,
di
una
guerra
civile
che
ebbe
luogo
in
un
paese
importante
come
il
Messico,
che
durò
tre
anni
e
che
si
trascinò
poi
per
moltissimo
tempo,
lasciando
effetti
duraturi
sulla
struttura
politica
e
sociale
del
paese,
e
determinando
in
maniera
irreversibile
il
destino
non
solo
messicano,
ma
forse
dell'intero
sub-continente
latino-americano.
Fu
un
conflitto
che
si
determinò
con
caratteristiche
che
pure
dovrebbero
attirare
l'attenzione
degli
studios
,
in
primo
luogo,
ma
anche
di
chi
abbia
a
cuore
valori
come
la
libertà,
i
diritti
umani,
la
giustizia
sociale:
la
rivolta
dei
cristeros
fu
infatti
il
più
importante
moto
autonomo
contadino
avvenuto
nell'America
Latina
in
tutto
il
ventesimo
secolo,
e
certamente
uno
dei
principali
a
livello
mondiale.
La
rivolta
fu
soprattutto
la
reazione
di
una
società
contadina,
tradizionale,
cattolica,
all'aggressione
perpetrata
dallo
stato
autoritario
uscito
dalla
rivoluzione
degli
anni
Dieci,
uno
stato
formalmente
espressione
della
rivoluzionaria
volontà
popolare,
ma
in
realtà
profondamente
estraneo
al
popolo
"vero",
quello
che
viveva
nei
barrios
delle
grandi
città
come
quello
delle
campagne,
come
gli
indios
delle
foreste.
L'auspicio
è
che
queste
vicende,
uscite
dall'oscurità
dell'oblio,
arrivino
all'attenzione
di
molti
a
cui
stia
a
cuore
ciò
per
cui
i
cristeros
combatterono,
soffrirono
e
morirono:
per
la
loro
fede,
per
difendere
la
libertà
religiosa,
per
sè
e
i
propri
figli.
PAOLO
GULISANO
VIVA
CRISTO
RE!
Cristeros:
il
martirio
del
popolo
del
Messico,
1926-29 Paolo
Gulisano
Protagonista
di
una
delle
mostre
principali
dell'edizione
1999
del
Meeting
per
l'Amicizia
tra
i
Popoli
di
Rimini,
la
rivolta
dei
Cristeros,
i
contadini
cattolici
che
in
Messico
impugnarono
le
armi
contro
i
governi
militari
in
difesa
della
propria
religione
e
della
libertà,
è
una
delle
più
grandi
e
misconosciute
rivolte
di
popolo
di
questo
secolo.
Ll'Autore
ricostruisce
tutte
le
fasi,
i
retroscena
politici
ed
economici
ed
il
suo
chiaro
intento
antireligioso
e
scristianizzante:
una
lettura
scomoda
e
coinvolgente.
Il
Cerchio
Iniziative
Editoriali
Collana
Mito,
Storia,
Prospettive
Pag.
144
Anno
1999
Per
ulteriori
informazioni: www.ilcerchio.it