La Tecnica

  

Arte difficile quella della xilografia: la correzione non è ammessa, se non ripartendo da una nuova tavoletta di legno.  Basta un graffio o un cedimento minimo della mano sulla superficie lignea e si avrà una ferita che non si rimargina.  I ferri della sgorbia, del bulino o dell’ago della macchina da cucire non perdonano a differenza di una spatola o di un pennello usati in pittura.

La tecnica d’incisione a rilievo esige dunque la massima sicurezza d’esecuzione da parte degli xilografi che utilizzano un legno duro come il bosso, ma preferibilmente quello di alberi fruttiferi come il pero e il castagno.  La tavoletta deve avere la superficie liscia come uno specchio, ma spesso non basta: il legno, seppur stagionato, è materia viva e può capitare che  possa muoversi, curvarsi o, peggio, spaccarsi; anche per questo vengono utilizzate tavolette non più grandi di 15-20 cm.

  Il disegno si riporta sul blocco da intagliare ricalcandolo, ma tenendo ben presente che sulla matrice si dovrà ottenere l’orientamento contrario rispetto a quello che poi verrà stampato; un po’ come l’effetto del  negativo nella fotografia.

I chiaroscuri, i volumi e le prospettive si otterranno a seconda del grado di profondità e della larghezza dell’incisione e del continuo incrocio dei tagli del bulino con gli scavi delle oncelle.

La stampa delle xilografie si fa per mezzo del torchio tipografico, a piano o a rulli.

La prime stampe xilografiche risalgono al XIV secolo e riproducevano immagini sacre corredate da brevi didascalie.

 

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