INEDITI POESIA

 

SALVO PETTINATO

 

DA: "IL'COMPITO DI ESISTERE"

Scritti e note di vita da vivere

Prefazione

L'esistenza è un accadimento che a un certo punto inizia a coinvolgerci inevitabilmente e che non dipende da noi, com'è noto
Essa si avvia e noi ci siamo dentro volenti o nolenti. La contemporanea e quasi coincidente "vita" è intesa, di solito, come qualcosa di più, cioè come un versante del nostro essere al cui interno la nostra capacità di determinare, di decidere, di scegliere è un elemento essenziale che non può mancare, pena il venire meno del concetto stesso di vita. Nel farci carico della conduzione dell'esistenza e della vita, cui la natura ci chiama del tutto positivamente, in rapporto a noi, perché una volta nati è così splendidamente automatico sentire di dovere andare avanti, diventa altrettanto automatica, ben presto, la centralità del nostro rapporto con gli altri. Spesso la nozione stessa che noi abbiamo della nostra vita èprincipalmente la risultante dell'analisi che conduciamo sui nostri rapporti con i nostri simili. Rapporti ricchi, poveri, esaltanti, deprimenti, attivi, passivi, determinanti, frenanti, stimolanti, noiosi, eccitanti, appaganti, deprivanti, sereni, agitati e potrei continuare sterilmente per tanto tempo ancora.
Dietro la dinamica dei rapporti si nasconde non visto un fattore che può caratterizzare in profondità la cifra che alla nostra conduzione dell'esistenza e della vita possiamo dare in rapporto al nostro benessere ( è troppo impegnativo parlare di felicità, ma ...fate voi ) dato dal governo dei rapporti con gli altri. "Il compito di esistere" è un tentativo, modestissimo sia chiaro, di analisi provocatoria e personalissima, pur in un quadro alquanto orizzontale, dei principali rapporti che instauriamo con i nostri simili vicini a noi in questo "andare avanti" , affiancato da tre temi (Parole, Musica Amore) che pur non soggettivi in senso stretto finiscono col rapportarsi strettamente ai rapporti soggettivi, compresa la Musica che esprime una dimensione parallela del nostro stesso essere in quanto ècapace di rappresentare la lettura alternativa della nostra percezione di tutto. Il motivo ispiratore della combinazione dei brani, che non sono poetici in senso stretto, e che neppure costituiscono narrativa o esercizio di prosa, è quello di rappresentare una lettura personale che ambisce però a trovare identificazioni larghe, cioè condivisione personale di qualche lettore. Ciò in quanto la filosofia generale della elaborazione èstata la percezione della precarietà dei pensieri anche importanti che facciamo tutti, che diventano rigidi solo quando abbiamo motivo speciale perché ciò avvenga dato che i pensieri ci attraversano e non li creiamo noi e la loro proprietà è solo convenzionale, visto che li cambiamo con facilità illimitata a seconda delle priorità che ci ispira a vita in quel momento... ..La mia ambizione modesta sarebbe trovare conferma della sensazione che sono perfettamente equivalenti e quasi universali le seguenti due affermazioni:
1. Siamo proprio tutti diversi fra noi;
2. Siamo proprio tutti uguali fra noi.
La sensazione stessa che queste due frasi cambiano la loro percezione in ciascuno di noi, a seconda dei punti di vista ma anche a seconda dei momenti, dell'esperienza, dello spettro di riferimento delle due stesse frasi, mi apporta, nello stesso tempo, tristezza e gioia di essere uomo ed esalta l'impegno a cercare di evaderlo bene quel compito di esistere di cui....parlavo prima.

Salvo Pettinato

 

 

IO

 

Io mi sento, laggiù, o quaggiù, non so, profondamente dentro di me.
Non so proprio dove, ma mi sento.
Sono là. Ci sono, là. Senza nessuno... per forza...
Ma la solitudine non mi allarma.
Lì non amo, non ho paura, non prego, non aspetto... forse... almeno credo.
Anche se guardo il tempo passare..
E certamente non capisco tutto fino in fondo.
Solo ,registro. Tutto registro. Questo mi è evidente. E mi rispetto senza concepirmi... più di tanto...
Senza definire i miei confini.
Ho cominciato nell' utero, a farlo...
Questo l' ho letto sui libri...e non ho mai smesso.
Lo so che, nel frattempo, ho fatto tante cose.
Ma non mi hanno mai distratto dal registrare.
Questa è stata l' essenza assoluta, l' unico punto fermo del profondo di me.
E' stato bello amare, quando è capitato.
Perché mi distraeva e mi faceva riposare...di giorno soprattutto.
Perché mi impegnava, come anche il lavoro, come i film, le partite, i pranzi, gli amici ogni tanto,
le cose belle da toccare, da comprare,
da riporre a casa.
La casa, l' auto, la chitarra, il treno,
la bellezza per strada delle giovani donne,
i sorrisi dei bambini, certe dolci frasi...
delle religioni, delle canzoni, i quadri, l' arte
La musica, la compassione per le sofferenze
E i bisogni degli altri.
Ma io sempre, soprattutto, registro.
E non capisco davvero.
Mi sembra di non fare altro...
nella realtà più assoluta...
anche se nel frattempo so di fare fisicamente dell' altro.
Contemplo il tempo, mi sembra, ma senza ansia.
Senza timore ma senza neanche fiducia.
Aspetto, allora... forse.. e certamente registro...
credo che tutto ciò avvenga contemporaneamente
senza distinzione.
Esisto, lo sento, e niente è comparabile...
Niente è davvero omogeneo con questa percezione.
Ho letto che è la vita, il fulcro d' ogni cosa
Ma non lo so se è vero, perché gli altri..
dicono che la vita sono i viaggi....
gli abbandoni, le gioie, le cose, il possesso..
il successo, i passi avanti, le consistenze
quando disponibili.
Io credo invece che anche un coma.....
o un incidente stradale siano vita
come un tradimento brutale di una persona amata
un furto con scasso o peggio.
Io comunque non disprezzo niente, perché rispetto gli altri, le loro mire e i loro disegni
Anche quando non li capisco, magari perché sono troppo preso a registrare.
Lo sento di essere occupato nel profondo
Non so farne a meno, e non mi sento in colpa
se lo faccio mentre dico di comprendere...
di capire, di condividere.
Non capisco neanche Dio, alla fine....
e non so neanche se lo sto aspettando in verità.
Forse lo sa lui, ma con me non parla....
Non mi dice niente. Ne ha pieno diritto però...
Perché concentrato come sono sulle mie cose
E' ovvio che non vengo fuori...
E nessuno, neanche lui è raggiunto dal mio pulsare. Nel dubbio.... che comunque non ho....
e che menziono ora solo per artificio dialettico .....
continuo a registrare.

 

CERVELLO

 

Lo trascuriamo sempre...tutti presi dal cuore
Ma è lui che ci fa tutto...anche dimenticare
E' lui che ci fa amare...
odiare,esultare,godere...non solo stabilire
Che ci fa aver paura...
Le sue sinapsi, le sue connessioni, le sue intuizioni
Le sue trasmissioni...sembrano accadimenti esterni
Sembrano complementi...fattori di attuazione
Ma invece siamo noi...semplicemente noi..null'altro
Ci esprimono, sembra...ma invero ci creano
Momento per momento

Lui coincide con le sue funzioni
Unica nostra parte a farlo
Non ha nessuna consistenza in sé...roba molliccia
Materia indefinita e messa chissà come
dentro una scatola di osso
Esiste indubbiamente quando ha un bel risultato...
Quando prepara non c' è ancora..lo si crede assente
Lo si attende forse...ma senza esaltazione
Sarà perché in principio...per tanti mesi...
L' unico segno della nostra vita era rumore...battito
Tamburo esistenziale...che emanava
Tutti quei colpi angelici...avvertiti come magici
Ma dopo è stata un' altra cosa...usciti dalla fantasia
e scesi a terra che è il luogo della vita...
Quante infervorazioni, quante trepidazioni
Quei blocchi così gravi...Quelle palpitazioni...
Quella dolcezza, quella comprensione
L' indifferenza, l' egoismo alieno
Gli accessi di bontà...la fede in Dio magari...
Tutto lavoro suo...di piena proprietà
Diviso con nessuno...con nessun' altra parte di noi
..ammesso che sia parte a questo punto
Bello è il romanticismo, certo..
Bella la fantasia...
Ma l' esser consapevoli ci porta dritti a lui

Che forse è più romantico...
E forse è più fantastico...
Di quello che crediamo...quando vogliamo i sogni
Poggiati alle figure

 

 

MUSICA

 

Passi dolce dalle mie orecchie sempre
Ma punti dritta al cuore...e quindi alla mia anima
Passando dal cervello...
Esplodi uno schema visibile con spazi e con confini...
Che attira il mio ricovero...la mia sottomissione
Mi avvolgi e mi conquisti quando mi prendi dentro
Ma invero poi mi interpreti...mi rendi trasparente
Mi rendi suscettibile di prendere una forma
Una forma alternativa a quella che lo specchio emette
Una forma parallela che espone tutto me
Compagna incomparabile
Del compito di esistere......
In quello che determini mi riconosco sempre
Viene vincente fuori...una strana identità
La mia sublimazione...la mia conformazione interna
Attuata nell'astratto...ma è vita quanto mai
Con lei io sento fervido il nesso della mia memoria
Il punto di contatto...tra quando ancor non c'ero
E quando non sarò

 

ESPRESSIONE

 

E' tendenza insopprimibile di noi se ci svegliamo
E se apriamo la bocca la mattina
Quando abbiam modo di incontrare tutti
Da chi ci ama e ha dormito con noi
A chi ci sta sulle scatole intero
A chi ci cerca...a chi cerchiamo noi
Esprimiamo sempre incontenibilmente
Tiriamo fuori...esponiamo...tracciamo
Costruiamo figure concetti opinioni
Considerandole tracce inevitabili di noi
Che dobbiamo per forza proiettare
Le combiniamo con la voglia di amare e di valere
Con quella di essere considerati
Con la ricerca di molteplici sì
Si tratti di soldi, di mezzi, di figure
Di donne o uomini, grandi e bambini
Capaci di renderci ambiti, quei sì
In decine di cose che sappiamo
Esserci solo eventualmente vicine
Senza nessuna sicurezza...ma solo
Per la determinazione ad imporle
Sperando di chiudere con il segno più
Contando di riuscirci sempre...
Credendo sia da fare...un dovere
Una squallida coerenza con cui
Riempirci la pancia ogni giorno

 

PIACERE

 

Frazioni di secondo lì assiepate
Unificate dalle sensazioni
Dotate del potere di trasmetterci
Il simbolo soltanto sintomatico
Della pena ch'è valso essere nati
Con l'ambizione ch'è paradisiaca
Che siamo destinati a fare nostre
Il più a lungo e largo possibile
Quelle sensazioni....

Ma se restiamo esattamente lucidi
Diventa chiaro che quei movimenti
Son solamente un simbolo accentuato
Di una possibile positività
Di gusto fisico e di quello cerebrale
Sono soddisfazioni solo astratte
Per carità tutte meravigliose
Testimonianza intensa e un po' divina
Ed altrettanto umana anzichè no

Il cui primato intrinseco e vincente
E' però il gusto dell'eccezionalità

 

 

Un Racconto: "L'IDENTITA' INSERVIBILE"

 

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