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Quando la Protezione Civile non esisteva

di Gianfranco Lelmi  

Era il 23 novembre del 1980, ore 19 circa, ero fermo con la mia 126 sulla piazza di un paesino del Parco Nazionale d'Abruzzo, il mio amico Alessandro era andato a telefonare a casa per avvertire che saremo tornati pių tardi. Mentre guardavo distrattamente la gente che passeggiava sulla piazza, cominciai a sentire che il sedile mi spingeva in avanti, questo per diverse volte, come se qualcuno si divertisse a spostare a strattoni la macchina in avanti. Era il terremoto, la gente cominciava a gridare e scappava in mezzo alla piazza. In quel momento, pių a sud, in Irpinia, migliaia di persone rimanevano senza casa, altre migliaia perivano sotto le macerie.La Basilicata e la Campania risultavano le zone pių colpite. Numerosi soci del CAI di Napoli, Cava dei Tirreni-Salerno, Frosinone, Cassino, Latina, sezioni del Trentino e del Veneto, si muovevano per portare aiuto. La sezione di Roma, come riporta il Dott. Ciancarelli in un suo articolo, dopo una serie di contatti con la Prefettura e la Regione Lazio, lasciava partire due piccoli gruppi. Il primo si recava a Palomnte, Provincia di Salerno, il secondo a Calitri in Provincia di Avellino insieme ai Vigili del Fuoco. Questi due gruppi riportarono informazioni che si rivelarono molto utili per le scelte da intraprendere. La Presidenza Generale del CAI, il Consiglio del CAI in base a quanto riferito dal Presidente della Sezione del CAI di Roma: Franco Alletto, in data 27 novembre 1980 deliberavano l'erogazione di un contributo di diecimilioni di lire ed affidava al Dott.  Ciancarelli, Presidente del Coordinamento delle Sezioni Centro Meridionali, la gestione dell'emergenza. Nella riunione del CMI, il Presidente del CAI di Napoli: De Miranda, il Presidente del CAI di Cava dei Tirreni: Di Marino decidevano di attenersi a quanto riportato dai signori Braccini di Salerno e Laureti di Napoli. A Laviano, nei pressi del Campo Sportivo, con due roulottes del CAI di Napoli e un box metallico, veniva costituito il campo base del CAI per l'apporto di aiuti. Quindi a Laviano, Santomenna e San Giovanni di Conza venivano costruite in montagna, baracche rifugio in legno, per il ricovero del bestiame ovino e bovino. Noi del CAI di Roma, venivamo prelevati al mattino presto dall'elicottero dell'esercito per andare a lavorare i quota. La sera, sfiniti, l'elicottero ci riportava a casa. Una volta nel tardo pomeriggio, la nebbia impedė l'arrivo del nostro mezzo, cosė dovemmo in fretta scendere a valle a piedi, prima dell'arrivo del buio. Collaboravamo insieme agli operai ed ai volontari della Regione Umbria che aveva provveduto a fornire: assi, tavole, lamiere, eternit per il tetto. Il nostro pasto serale avveniva alla mensa della Regione Umbria. Gli assessori di detta Regione, all'inizio ci guardavano con sospetto, come fossimo dei ragazzi in vacanza, poi vedendo la mole di lavoro svolta, arrivarono anche a propormi di operare come carpentiere in pianta stabile per la loro Regione. Non sapevano che il mio lavoro era quello di bancario. Furono edificate circa quaranta baracche grazie anche all'apporto del socio Braccini, del CAI di Salerno. Il CAI di Napoli, nonostante avesse la sede inagibile a causa del terremoto, inviava i soci: Di Finzio, Aji e Vicinanza. Della sezione del CAI di Roma parteciparono ai soccorsi: Gianfranco Lelmi, Massimo Chainello, Edoardo Morgia, MarioRosa, Maria Vaccaio, Franca Allegrezza, Giorgio Meliffi e Rosa Serata. Un altro gruppo era pronto per un successivo turno, ed era composto dai soci: Giovanni D'Asta, Giancarlo Montazzoli, Myriam D'Andrea, Narciso Bulgarelli.