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Vivalda Alfredo, un socio che non c'è più

 

di Gianfranco Lelmi

Ai piu giovani, ai nuovi soci del CAI, il nome di Alfredo Vivalda sicuramente non dice niente, eppure se la nostra sezione riusciva negli anni passati ad organizzare per ogni domenica anche tre o quattro torpedoni di gitanti, lo si deve esclusivamente a lui. Tutti i giorni dietro quel lungo bancone di via Ripetta, 142 trascorreva interi pomeriggi, fino a sera inoltrata, per fornire chiarimenti sulle gite, organizzare l'attività dei direttori di gita (allora si chiamavano così), permettendo che la sezione svolgesse una intensa attività alpinistica .Una delle mie prime gite, fu proprio con lui al monte Etra. La coppia inseparabile di direttori di gita era Lasagna, Vivalda; ancora ricordo i colori autunnali della montagna e la breve festa che facemmo in vetta. Era un signore, parlava sempre a bassa voce con un linguaggio forbito che poteva sembrare di altri tempi. Ha trascorso anni dietro quel bancone, senza nessuna ricompensa, anzi la sua scelta di vita di dedicare tutto il suo tempo libero alla sezione, da qualche burlone era stato criticato con parole assurde: "si vede che non ha niente da fare". Eppure se il CAI era diventato una grande famiglia numerosa lo si deve  a lui che in silenzio accettava critiche ed offese con una calma incredibile. Quando qualcuno, invidioso forse del suo potere che non era altro che una grande abilità nel non permettere che le gite andassero in perdita,  lo "scalsò" dal suo posto, lui accettò con calma e rassegnazione gli eventi. Seduto su una sedia guardava con tristezza quello che era stato il suo posto ed era estremamente felice quando qualche socio gli ricordava i bei tempi e scambiava con lui qualche battuta. Poi la sua presenza in sezione cominciò a diradarsi, infine la notizia che era ricoverato in un ospizio. Dal suo decesso sono passati circa 18 mesi e pochi soci sapevano della sua scomparsa. Recentemente all'assemblea dei soci, qualcuno ha parlato di lui, che era sparito in silenzio, senza ricevere quel saluto e quel ringraziamento da parte di tutti noi per quello che ha fatto, senza mai ricevere alcuna ricompensa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Campo Felice, galleria si, galleria no

di Gianfranco Lelmi

Il 12 agosto 2005, una nota informativa del Sindaco dell'Aquila comunicava  l'approvazione tecnica e finanziaria per la realizzazione della galleria di collegamento tra l'altipiano delle Rocche e la Piana di Campo Felice. Il Ministro per  le infrastrutture, Pietro Lunardi, comunicava per via  gerarchica, il contenuto del provvedimento fino a raggiungere gli amministratori degli enti interessati. L'Anas, dopo aver raccolto i pareri delle amministrazioni territoriali interessate, ha stanziato circa 29 miliardi di euro per la realizzazione di tale opera. Nella prossima primavera dovrebbero iniziare i lavori; sempre con il condizionale, il completamento dell'opera é previsto entro il 2008. Questo in sintesi é quello che si verificherà a breve nel Parco Naturale Regionale Sirente-Velino. Da anni guardavo con preoccupazione sulle carte del Touring Club Italiano quei segni tratteggiati che preconizzavano la costruzione di una strada ed una galleria per collegare l'Altipiano delle Rocche con Campo Felice, ora a breve, il tutto sarà realtà. Ricordo ancora quando Campo Felice era una landa deserta, isolata, selvaggia, chilometri di altipiano che visti, sia dal Monte Orsello, sopra a Casamaina, o dal Monte Rotondo, sopra Rocca di Mezzo, ti lasciavano estasiato per la bellezza dei panorami. Poi hanno cominciato a costrire la strada che da Casamaina porta a Campo Felice, gli impianti di risalita, lo scempio sotto il Monte Orsello per collegare la citata piana con l'autostrada ed infine ecco l'atto finale: la devastazione nei pressi di Forca Miccia e parte della piana che corre da Rocca di Mezzo verso il Monte Serra Lunga. Queste sono le informazioni che fino ad oggi vengono divulgate. E' inutile dire come da alcuni, non dico da chi, l'opera viene caldeggiata,  "rappresenta un'opportunità straordinaria per l'Aquila ed il suo circondario", "migliora la viabilità rendendo i collegamenti più facili, rapidi e sicuri nel comprensorio", "E' un'idea di così rilevanti proporzioni che diventerà presto realtà", "E' promozione dello sviluppo economico e sociale delle aree interne e montane". Se effettivamente guardiamo una carta stradale, ci accorgiamo immediatamente che paesi come Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, Rovere, Ovindoli, con la realizzazione di quest'opera usufruirebbero di migliori collegamenti con Lucoli, Tornimparte, Casamaina, Campo Felice ed il casello dell'A 24 di Tornimparte. Una rete viaria migliore dovrebbe in teoria favorire turismo, sviluppo, benessere. Poiché siamo in democrazia, mi permetto anche io di fare alcune osservazioni personali che derivano da una frequentazione abbastanza assidua di questi luoghi. I paesi sopra nominati si vanno spopolando, sull'Altipiano delle Rocche non sono state istituite strutture tali che hanno creato posti di lavoro sufficienti a fermare l'esodo inarrestabile dei suoi abitanti. Sono sorte case, esattamente seconde case, quasi sempre vuote, già fatiscenti dopo qualche anno dalla loro costruzione. Molte sono costruite talmente in economia che d'inverno é impossibile abitarvi. L'architettura di questi immobili é in contrasto con  gli edifici già esistenti, deteriorando in modo irreparabile paesaggio ed ambiente. I cartelli di vendita di immobili si contano senza remore. Il sabato e la domenica i collegamenti con Celano, che possiede un'ottima stazione ferroviaria, da anni sono stati aboliti. Non ci si rende conto che raggiungere questi luoghi con l'auto dalla Capitale, sia i giorni festivi che durante la settimana é un'avventura, é quasi impossibile. Code interminabili sull'autostrada. Poi ad esempio quando arrivi a Campo Felice, nelle belle giornate invernali, una nuvola di gas di scarico sovrasta la piana. Se non vuoi avvelenarti, distruggere i tuoi polmoni, devi allontanarti, prendere quota, le auto sono da per tutto. Per poter effettuare l'agognato collegamento con Campo Felice attraverso Forcammiccia, la struttura viaria esistente nella Piana  di Campo Felice é inadeguata, pertanto occorreranno ulteriori lavori di allargamento della carreggiata, che porterà ulteriori danni. Vale la pena distruggere completamente questi luoghi, per impianti di risalita che consentono a mala pena di effettuare quattrocento metri di dislivello? Cosa ne pensano gli esperti, dell'inquinamento delle falde, dovuto alla benzina verde? Si, allo MTBE, altamente cancerogeno che con le acque di dilavamento finirebbe per essere bevuto sempre di pi? dalle popolazioni a valle. Inoltre sarebbe interessante sentire qualche esperto in decreti legislativi. Se non erro, l'articolo 146, Decreto Legislativo 29 ottobre 199 lettera d) che riguarda i beni tutelati per legge, recita che rientrano nei beni da salvaguardare, le montagne per la parte eccedente i 1200 metri sul livello del mare per la catena appenninica. Inoltre esiste anche il Decreto del Presidente della Repubblica del 24 luglio 1977 n. 616 art. 82 (Beni Ambientali) che evidenzia che il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali puo inibire i lavori o disporre la sospensione quando essi arrechino pregiudizio a beni qualificabili come bellezze naturali anche indipendentemente dalla loro inclusione negli elenchi. Poi occorre considerare che il collegamento con Campo Felice (1400 metri circa)  rientra pienamente nel Parco Naturale Regionale Sirente-Velino. Per ridare vitalità ai paesi dell'Altipiano delle Rocche, a mio avviso, occorre trasformare questi luoghi in un paradiso verde dove ambiente ed economia non si scontrano. Creare una comunitè rurale con un'economia altamente eco sostenibile. E' il silenzio, il traffico quasi inesistente che cerca il turista colpito dallo stress e dai miasmi della città. Gli abitanti del luogo devono sapere che possono vivere in questi luoghi senza dover emigrare per trovare lavoro. Vanno creati servizi efficienti sul posto, non occorre avere altre strade per cercare altrove. Come avviene in paesi civili, vanno creati collegamenti efficienti con corriere che raggiungono le vicine stazioni ferroviarie limitando di conseguenza l'uso dell'auto. Vanno rimesse a posto le vecchie case dei paesi, osservando regole ben precise. Forme di risparmio energetico ecocompatibili come quella fotovoltaica  ed eolica; parcheggi per autovetture, istituiti fuori dei paesi, ostelli e piccole strutture  ricettive contribuirebbero senz'altro al benessere di questi posti. Galleria si, galleria no, questo é il dilemma.