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Silvestri Giovanni un amico ricco di spirito e di allegria

di Gianfranco Lelmi

Correva l'anno 1963, stavo effettuando la mia prima gita con il CAI: la traversata da Campo Catino a Trisulti. L'arrivo era previsto a Trisulti, ma il torpedone non poteva salire a causa dell'interruzione della strada e così dovemmo effettuare a piedi altri dieci chilometri per arrivare a Collepardo. E' in questa traversata che conobbi l'amico Giovanni Silvestri. Eravamo tutti stanchi per il lungo percorso, lui aveva ancora la forza di scherzare e di farci ridere. Quel simpatico signore lo incontrai tante altre volte in gita: alla Lazio, al Cai, sempre sorridente, sempre pronto alla battuta sagace. Nato a Cavezzo in provincia di Modena nel 1916, pubblicista, collaboratore a diverse testate giornalistiche, entrò nel CAI negli anni 50. Amante della montagna fece parte della Lazio Escursionismo per oltre 25 anni. Le mure domestiche gli stavano strette, era curioso di  tutto, appena poteva, partecipava a conferenze, a dibattiti, frequentava la Società Geografica a Villa Celimontana, con gli amici: Palmieri, Galeazzi, Belardinelli, Simonetti, partecipava a lunghe escursioni nel nostro Appennino Centrale. Non si perdeva mai d'animo, tra gli episodi curiosi viene raccontato che perso il treno per il rientro a Roma, si fece prestare le chiavi di un'auto per dormirci dentro. Amante del paese di Orvinio, rimpiangeva i bei tempi di una volta, dove potevi facilmente vedere le lucciole, sentire le cicale, sentire gli odori della campagna. Chiamato affettuosamente dagli amici: "Sciaboletta", come ha scritto di lui l'amico Palmieri: "a nessuno sembra che lui non ci sia più".  

Foto gentilmente concesse da Roberto Silvestri