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Ciao RAFFA

di Gianfranco Lelmi

Chiedo scusa a chi mi legge per il tono confidenziale con il quale voglio ricordare Raffaello Ciancarelli e la sua Signora Maria Luisa. Non è per un eccesso di libertà od altro, che mi sono permesso di chiamarlo così. Il nome Raffa mi suona ancora nelle orecchie quando la moglie, Maria Luisa, chiamava con velato affetto il suo Raffaello, durante i lunghi pomeriggi trascorsi in Sezione ad aggiornare lo schedario dei soci.I soci del CAI di recente iscrizione che leggeranno queste righe, poco potranno capire dei tempi passati della nostra bella Sezione. Al  massimo si limiteranno a dire: è un altro dei vecchi che se n’è andato. Eppure cosa spinge un socio qualsiasi come me, a scrivere ed a parlare di Raffaello Ciancarelli? La risposta è semplice. Quando ti trovi davanti una persona semplice, umile, che con il suo lavoro “silenzioso” riesce a dare tanto a tutti, assicuro, che il suo ricordo rimane indelebile. Benché la sua persona non lo lasciasse trasparire, sfogliando l’Appennino degli anni 60 –70, la figura di Ciancarelli ci appare sotto le vesti di un notevole alpinista. Sede preferita delle sue vacanze estive con la moglie Maria Luisa era la Valtorunanche.  Conosceva bene le guide Ferdinando Gaspar e Armando Pezzon; con loro, insieme ai soci della Sezione: Adriana Ortolani e Vittorio Antonelli, salì lo Zinalrothor nel 1962, scalò il Cervino;  nel 1964 si recò alle Grandes Murailles dalla Capanna Aosta. Insieme alle guide preferite, alla socia Ortolani effettuo numerose salite nell’Alta Valpelline, giunse quasi in cima alla Dent d’Herens. Nel 1966 dal rifugio Monzino si recò all’Aiguille Croux, poi alla Conca di Cheneil ed alle Aiguilles de Chamonix.  La vera figura di Ciancarelli si evidenzia, per le Cerimonie Celebrative del Centenario del CAI. Fù lui che con la sua padronanza ed abilità, riuscì a portare a termine l’incarico affidatogli dal Conte Datti, curando l’organizzazione di varie cerimonie e ricevimenti che culminarono con l’incontro con il Santo Padre ed il Presidente della Repubblica. Fece parte dell’Assemblea Generale dei Delegati, nel 1963 ed in periodi successivi fece parte del Consiglio della Sezione. Insieme a Pettenati fu Vicepresidente della Sezione di Roma. Sempre rispettoso dei principi che il CAI non è una società di servizi, diede tanto alla Sezione, regalando gran parte del suo tempo libero, insieme alla moglie Maria Luisa. Fu Vice Presidente e poi Presidente del Comitato di Coordinamento. Indimenticabili le sue gite a  Camaldoli nel Casentino. Nella vita privata ricoprì incarichi di prestigio. Ingegnere elettronico, alto funzionario dell’IRI, segretario dell’Ordine Nazionale Ingegneri ed Architetti, fu fautore di numerose iniziative sullo sviluppo dell’energia elettrica. Benchè fosse un uomo di notevole intelletto nell’ambito sezionale operò in qualsiasi settore, accettando anche i lavori più umili. Sotto la reggenza Alletto, fu l’uomo ombra della sezione, permettendo a quest’ultima di funzionare  anche in assenza  del suo presidente. Si distinse come parte pacificatrice tra i diversi schieramenti che operavano nell’ambito sezionale. Sul cancello di viale Trastevere n. 80, sul citofono esiste ancora il suo cognome. E’ da li che partiva per tante avventure in montagna, è da lì che raggiungeva la “sua” Sezione di via  Ripetta 143. Presto anche quel cognome sparirà dal citofono, ma nei nostri cuori rimarrà sempre l’immagine di Raffa e della sua cara Maria Luisa.