Le case superiori

 

 

Non ancora superato l'arco d'ingresso tra i due edifici, abbiamo la conferma che questi formino una fattoria. 

Sulla nostra destra, infatti, troviamo la porta del locale che ospita il frantoio.

Di fronte a questa, invece, quella che è stata la sede dell'UNIONE TRIFOGLIO a Vivara.

Sulla sinistra dell'aia, la CASA COLONICA.

La porta che si apre sul pergolato introduce ad un tipico "cucinone" rustico, con tanto di camino-focolare. Non facciamo fatica ad immaginare il cucinone completamente attrezzato ed in piena efficienza, fino a qualche tempo fa, con pentolame appeso ai muri e la madia, piena di farina, pronta per impastarvi il pane.

All'esterno, infine il pozzo e la scala che conduce al "camerone" superiore.

L'altra casa  di Vivara è la CASA PADRONALE, costruita nel 1681, sembra, dal Duca di Bovino Giovanni Guevara, che già andava a caccia sull'isola. Abbiamo già accennato al frantoio per la lavorazione delle olive e la conservazione dell'olio che si trova sotto l'arco d'ingresso.

Potrà sembrarci strano trovare un frantoio (volendo, funzionante) ai nostri giorni, ma sapendo che subito dopo ci sono le vasche per la lavorazione del vino  ed una perfetta "cantina" (scavata per metà nella roccia) per la conservazione del vino, non possiamo più stupirci, soprattutto ricordandoci che la vite e l'ulivo sono state le due risorse dell'isola ai tempi in cui era un' azienda agricola.

Il forno accanto alla scala che conduce all’ingresso della casa padronale conclude il nostro giro dei locali di lavoro e c’introduce a quella che sicuramente è la più importante delle due case.

Anche quest'edificio presenta una scala d'accesso, ma è più larga, più breve, e più dolce di quella della casa colonica.

Non introduce direttamente in casa ma si ferma su un bel terrazzo antistante alla porta d'ingresso.

Entrando, fin dall'inizio notiamo che non è la tipica casa del '600-'700 che ci saremmo aspettati, con decorazioni barocche di ogni tipo, come quelle che siamo abituati a vedere (dove ancora sopravvivono) nelle nostre città. La semplicità della campagna evidentemente ha moderato, come sempre accade, 

 anche il barocco. Non ci delude, comunque, la sobria bellezza dei vari ambienti, prima fra tutti la cappelletta con il suo pavimento maiolicato ed il semplice ma austero altare.

Sicuramente il posto più bello della casa è la veranda. Attraversando i due locali precedenti, non possiamo immaginare lo spettacolo che si presenterà ai nostri occhi.

Il profilo dell'isola d'Ischia e quello del suo Castello aragonese, che si stagliano al di sopra degli ulivi che circondano numerosi la casa padronale, bilanciano perfettamente il bellissimo panorama di Procida che si gode dal belvedere della casa colonica.

Soltanto la speranza, anzi la certezza, di scoprire altri scorci paradisiaci può distoglierci da quest'incantevole veduta. Ed è, infatti, con questa convinzione che riscendiamo nell'aia per riprendere il sentiero principale...

 

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