SVILUPPO DEMOGRAFICO

 In un passo delle sue Storie il monaco Rodolfo il Glabro osservò che, intorno alla metà dell'XI secolo, prese inizio in tutta la cristianità occidentale un gran movimento di riedificazione delle chiese. Questi investimenti comportavano una disponibilità di risorse, impiegabili in attività differenti da quelle agricole, avviando un processo di crescita demografica sia in città sia in campagna e un potenziamento dell'apparato produttivo delle società europee. In mancanza di fonti adeguate la quantificazione dell'aumento della popolazione è precaria. Solo due documenti inglesi si possono considerare: il Domesday Book, un resoconto del 1085-1086 ordinato da Guglielmo il Conquistatore duca di Normandia e re d'Inghilterra; e un censimento fiscale del 1377 quando la popolazione diminuì per le epidemie. Nel documento del 1085-86 la popolazione era di 1,1 milioni e nel 1377 era di 2,2 milioni e probabilmente prima del 1348, anno in cui arrivò la peste, era di 3,7 milioni. Questa è la probabile situazione dell'Inghilterra, ma nel resto d'Europa non ci sono documenti che esprimono dati, ma si ipotizza una situazione simile. La documentazione più importante è quella che ha come obbiettivo il legame tra storia agraria e della popolazione. l'ampliarsi della superficie coltivata può essere interpretato come un effetto di crescita demografica e causa di popolamento di terre prima disabitate. Le carte di fondazione di dissodamento e popolamento dei villaggi, stabiliscono la geografia e la cronologia delle conquiste umane. Inoltre a partire dal XII sec. inizia la frontiera orientale con migrazioni di contadini verso regioni orientali pianeggianti, boscose e paludose scarsamente popolate. Finora abbiamo fatto riferimento solo all'aspetto estensivo dello sviluppo. Ma occorre un aspetto intensivo che si divide in tre livelli: a) la diversificazione delle colture, con l'aumentato peso della coltivazione e con la diffusione della vigna fino ed oltre i limiti naturali; b) il potenziamento della attrezzatura produttiva: da un lato la crescita dell'allevamento del bestiame e delle pecore, utile per il traino degli aratri e per le manifatture tessili; dall'altro lato la diffusione di strumenti di ferro, aratri pesanti e mulini ad acqua; c) lo sviluppo delle pratiche agronomiche: così il progresso complessivo è più ridotto e si limitò alla riscoperta dei libri di agronomia dell'antichità. E' dubbio che i rendimenti siano pari a quelli antichi, ma il progresso è sicuro. L'agricoltura dell'Europa settentrionale si è diffusa con lo sviluppo della rotazione triennale, cioè il terreno lasciato periodicamente incolto; allo stesso tempo la coltivazione dell'avena rendeva possibile un allevamento del cavallo più intenso e il suo uso per gli aratri più pesanti.

 

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