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A 5 CM. DA TERRA

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la locandina di Massimo Staich Valeria Ottolenghi     GAZZETTA DI PARMA

Pier Giorgio Nosari     HYSTRIO

Silvia Cirillo     STRADANOVE , il notiziario digitale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

GAZZETTA DI PARMA                                                            Lunedì 23 Marzo 1998

Un uomo e un ragazzo cercano di volare

Valeria Ottolenghi

A 5 CM. DA TERRA

Per bambini a partire dagli 8 anni.

Testo e regia: Gianluigi Gherzi. Con Stefano Jotti e Emanuele Valenti. Luci e scene: Paolo Baroni. Mu­siche originali: Leandro Sorrentino e Sacha Ricci.

Si può vivere in un mon­do tanto difficile, conflit­tuale, colmo di violenza A 5 cm. da terra? Potersi sol­levare, avvertire la legge­rezza, muoversi con facili­tà pur restando vicini alla terra, vedere, capire quan­to accade intorno? Nello spettacolo debuttato in pri­ma nazionale a Parma, al Teatro al Parco, testo e re­gìa dell’assai stimato Gia­nluigi Gherzi, questa dop­pia tensione - verso l’alto, l’arte, la cultura / verso la realtà con tutte le sue sof­ferenze più acute e amate - attraversa ogni aspetto della messa in scena, a co­minciare dall’organizza­zione spaziale, con oggetti raccolti, cassette di legno, strutture mobili, cose della vita, pesanti, alla ricerca di legno, strutture mobili, cose della vita, pesanti, al­la ricerca però di nuovi si­gnificati, con molle, strut­ture elastiche, tendenti a sollevare, a rendere più fre­sco e lieve, ciò che vi passa sopra, persone e parole. Sul fondo un telo che evoca la vela. Al centro forme a spirale. Qua e là costruzioni complesse che sono già crezioni scultoree (la più evidente: l’uccello astrat­to, sospeso, fatto scorrere su una fune, a ricordo del ragazzo di colore, morto ammazzato, di cui solo si viene a sapere la storia).

Due gli interpreti in sce­na, Stefano Jotti, tra i fon­datori stessi delle Bricio­le, presenza essenziale in molti spettacoli della com­pagnia, attualmente atto­re libero, con molteplici progetti di lavoro in can­tiere, ed Emanuele Valen­ti, molto giovane, che trat­teggia la figura di un na­poletano dalla vita sbale­strata, desideroso d’affet­to, di cui pure ha paura.

Un uomo, un ragazzo: un legame. Che si costruisce comunque ai margini dalla società. Il Maestro -così viene chiamato Jotti - è una sorta di zingaro con voca­zione pedagogico-paterna. Ha già aiutato un giovane a crescere, Ulisse, un im­migrato di colore, univer­siatario. E ora sente con Ricky la possibilità di spe­rimentare nuovamente questa forma di affetto.

Il testo passa da espres­sioni poètico-metaforiche (la promessa del volo, l’im­magine della farfalla) a si­tuazioni estreme, di tipo realistico-sociale (la fami­glia disgregata di Ricky, l’uccisione di Ulisse solo per il colore della sua pel­le) e del linguaggio (paiono non esserci sfumature, e più volte ritorna la parola odio). Non c’è un vero rac­conto: l’essenza dello spet­tacolo consiste proprio nella relazione tra il Mae­stro e Ricky. Con la pro­messa che il ragazzo avreb­be imparato a volare.

Diffidenze, timori -  e poi tenerezza, solidarietà, fidu­cia. In forma ondeggiante. Ricky è anche un po’ geloso di Ulisse - e poi soffrirà per il dolore - del Maestro che, con la morte di quella spe­cie di figlio, pare non avere più alcun interesse per quanto accade intorno.

Ricky si muove con gran­de libertà, agile, scattante, capace di far ridere in più occasioni, ma in fondo ma­linconico, inquieto, incer­to. Ancora un tratto di stra­da insieme. E poi: il saluto. Ricky dovrà continuare la sua strada da solo. Resta la memoria, il racconto di quanto è stato. La storia di un’ amicizia, e qualcosa di più. Con la possibilità di farla conoscere a tanti: con il teatro. Iniziando dal pri­mo esercizio. Chiudere gli occhi, respirare forte, for­te, fare silenzio, sentire il cuore, ricordare il sogno più vero... "Allora si forme­rà un grande spazio dentro di voi, un’aria leggera, un vento. Vi sentirete solleva­re. Non tanto però": A 5cm. da terra. Con tanti applau­si da parte del pubblico.

 

HYSTRIO                                                             Gennaio - Marzo 1999

A cinque cm da terra

 Pier Giorgio Nosari

A CINQUE CM DA TERRA, testo e regia di Gianluigi Gherzi. Scene e luci di Paolo Baroni. Musiche di Leandro Sorrenfino e Sacha Ricci. Costumi di Daniela Salernitano. Con Stefano Jotti e Emanuele Valenti. Prod. I Teatrini.

«Se non ti avrò insegnato a volare entro il tuo tredicesimo compleanno, potrai mozzar­mi la testa».

E’ la scommessa estrema di un’educazione “impossibile”, verso un ideale di umanità rea­lizzata. Il volo diviene la metafora di questo ideale, vira lo spettacolo in direzione della favola e, al tempo stesso, ne fissa il criterio estetico, sospeso tra la pesantezza dell’im­pegno e la leggerezza del sogno, tra il comi­co e il lirico, la fabula e il simbolico, il nobile e il volgare.

Sullo sfondo c’è la vita di strada, una quoti­dianità di violenza e miseria. Ma soprattutto c’è un discorso alto sull’educazione, con un rilancio della posta in gioco che non a caso passa attraverso la diversità dei protagonisti. L’allievo è uno scugnizzo, il maestro uno zin­garo: solo una vita oltre i margini della “nor­malità” può rendere possibile l’impossibile. In un periodo in cui il teatro-ragazzi vive una stasi creativa, con frequenti fughe nel “buo­nismo” più edulcorato e nella semplificazione stilistica, questo spettacolo si assume il rischio di far coesistere lo sguardo bambino con quello adulto, senza paura di essere crudo ed estremo e senza ricorrere a scor­ciatoie.

Gherzi, assistito da una équipe affiatata e ben aderente al progetto, costruisce una struttura solida ma ricca di aperture, che intesse con leggerezza una fitta rete di segni e rimandi, al cui interno gli spettatori sono liberi di muoversi e gli attori di esprimersi. Un piccolo miracolo d’equilibrio.  

 

 

STRADANOVE , il notiziario digitale                                                              26 marzo 1998

A cinque centimetri da terra
Comicità e lirismo insieme nell'ultima opera dell'autore-regista Gianluigi Gherzi e della Compagnia "I Teatrini"

Silvia Cirillo  

Se chiudete gli occhi, e respirate forte;
se ascoltate il battito del vostro cuore
e pensate al vostro sogno più vero
si creerà un vuoto dentro di voi,
che vi solleverà.
Non tanto però,
solo un poco:
a cinque centimetri da terra.

   Splendido! Non ci sono altre parole per definire il nuovo spettacolo di Gianluigi Gherzi e della Compagnia de "I Teatrini" la cui prima nazionale si è svolta a Parma il 21 marzo nel Teatro al Parco.
   "A cinque centimetri da terra" è davvero uno degli spettacoli migliori di Gherzi che rende a pieno la ricerca di un teatro popolare, comico e lirico insieme, che questo autore-regista porta avanti da tempo.
   Dedicato ad un pubblico di bambini dagli otto anni in avanti, questo spettacolo è in grado di coinvolgere, trascinare e commuovere anche gli adulti. "A cinque centimetri da terra" è teatro a tutti gli effetti, dedicato ai bambini da chi è consapevole che spesso il loro cuore è più in grado di quello dei "grandi" di percepire e capire molte cose. È una storia di scugnizzi che volano, il cui desiderio di volare prende tanto più valore in quanto viene da una condizione in cui si conoscono la fame, la privazione, l'umiliazione quotidiana per le strade.
   In questa storia di orfani, di piccoli furti e astuti espedienti, di abbandoni e di vita di banda, a un certo punto qualcuno arriva: ti indica il cielo e ti invita a guardare in alto, e non per dimenticare la vita da cui vieni, ma perchè quel guardare in alto potrà essere utile a tutti, realizzare un sogno che la brutalità del presente ha soffocato.
   Bravissimi anche i due attori in scena: Stefano Jotti ed Emanuele Valenti che, nonostante le loro diversità, sono riusciti ad ipnotizzare il pubblico per più di un'ora.
   Stefano Jotti, sanguigno attore di origine emiliana, duttile e versatile, istrionico e fantasioso ma nello stesso tempo rigoroso, già protagonista di alcuni spettacoli del Teatro delle Briciole come "Il grande racconto", "Racconto orientale" e "La notte dei mulini", ha saputo dare al suo personaggio di maestro-zingaro un grande spessore ed una spietata dolcezza, davvero incredibili.
   Emanuele Valenti, giovanissimo attore napoletano con esperienze importanti insieme a Enzo Moscato e Sergio Longobardi, con la freschezza del suo approccio al teatro ha reso al meglio il personaggio di Richy, il piccolo scugnizzo.
   Magica anche la scenografia, realizzata da Paolo Baroni con materiali recuperati tra le discariche napoletane e pugliesi. Partendo anch'egli dal "pesante", pezzi di ferro, scafi di vecchie barche, cassette di legno e molle acrobatiche, ha cercato per questi materiali una nuova dimensione, alla ricerca di una leggerezza, di una meraviglia, di una memoria non scontata della propria origine povera.
   A coronare il tutto le musiche di Sacha Ricci e Leandro Sorrentino, componenti dei gruppi musicali dei 99 Posse e dei Bala Perdida, che hanno saputo avvolgere la storia di suoni inquietanti e contemporanei.
   "A cinque centimetri da terra" esprime il desiderio, l'anelito di sollevarsi dal suolo, al di sopra della realtà, «È un'altezza simbolica» dice Stefano Jotti «da cui non si tocca terra, ma non vi si è nemmeno troppo lontani. La vicenda narra di uno scugnizzo di Napoli convinto da uno strano maestro di vita, che in lui riconosce qualcosa di diverso, un dono, ad imparare a volare. A cinque centimetri da terra simboleggia una sensazione mentale di ebbrezza, di felicità». Questo spettacolo è tutt'altro che povero di contenuti: primo tra tutti l'antirazzismo in ogni sua forma, «Levità e pesantezza sono i binari paralleli su cui ci si muove anche nell'affrontare temi profondi, difficili» ha continuato Jotti «Il maestro porta lo scugnizzo nella casa dove ospita anche un altro ragazzo per avviarlo agli studi. Pur essendo una sorta di zingaro, un emarginato della società, il maestro raccoglie le persone in cui riconosce, in una percezione elettiva, un dono speciale. Il legame evidenzia un'ambivalenza nel rapporto tra i due, come se fossero padre e figlio ritrovati. Un'altra tematica trattata è quella della trasmissione dell'esperienza tra genitori e figli, fratelli, docenti e allievi».
   Uno spettacolo insomma che vale davvero la pena vedere, a qualsiasi età: «una sberla in faccia» lo ha definito il regista Gigi Gherzi «che nello stesso tempo faccia sorridere e mandi a casa gli spettatori sollevati possibilmente a cinque centimetri da terra».

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