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A 5 CM. DA TERRA
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Valeria
Ottolenghi Pier Giorgio Nosari HYSTRIO Silvia
Cirillo STRADANOVE , il notiziario digitale |
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GAZZETTA
DI PARMA
Un
uomo e un ragazzo
Valeria
Ottolenghi
A
5 CM. DA TERRA
Per
bambini a partire dagli 8 anni.
Testo
e regia: Gianluigi Gherzi. Con Stefano Jotti e Emanuele Valenti. Luci e scene:
Paolo Baroni. Musiche originali: Leandro Sorrentino e Sacha Ricci.
Si
può vivere in un mondo tanto difficile, conflittuale, colmo di violenza A
5 cm. da terra? Potersi sollevare, avvertire la leggerezza, muoversi con
facilità pur restando vicini alla terra, vedere, capire quanto accade
intorno? Nello spettacolo debuttato in prima nazionale a Parma, al Teatro al
Parco, testo e regìa dell’assai stimato Gianluigi Gherzi, questa doppia
tensione - verso l’alto, l’arte, la cultura / verso la realtà con tutte le
sue sofferenze più acute e amate - attraversa ogni aspetto della messa in
scena, a cominciare dall’organizzazione spaziale, con oggetti raccolti,
cassette di legno, strutture mobili, cose della vita, pesanti, alla ricerca di
legno, strutture mobili, cose della vita, pesanti, alla ricerca però di nuovi
significati, con molle, strutture elastiche, tendenti a sollevare, a rendere
più fresco e lieve, ciò che vi passa sopra, persone e parole. Sul fondo un
telo che evoca la vela. Al centro forme a spirale. Qua e là costruzioni
complesse che sono già crezioni scultoree (la più evidente: l’uccello astratto,
sospeso, fatto scorrere su una fune, a ricordo del ragazzo di colore, morto
ammazzato, di cui solo si viene a sapere la storia).
Due
gli interpreti in scena, Stefano Jotti, tra i fondatori stessi delle Briciole,
presenza essenziale in molti spettacoli della compagnia, attualmente attore
libero, con molteplici progetti di lavoro in cantiere, ed Emanuele Valenti,
molto giovane, che tratteggia la figura di un napoletano dalla vita sbalestrata,
desideroso d’affetto, di cui pure ha paura.
Un
uomo, un ragazzo: un legame. Che si costruisce comunque ai margini dalla società.
Il Maestro -così viene chiamato Jotti - è una sorta di zingaro con vocazione
pedagogico-paterna. Ha già aiutato un giovane a crescere, Ulisse, un immigrato
di colore, universiatario. E ora sente con Ricky la possibilità di sperimentare
nuovamente questa forma di affetto.
Il
testo passa da espressioni poètico-metaforiche (la promessa del volo, l’immagine
della farfalla) a situazioni estreme, di tipo realistico-sociale (la famiglia
disgregata di Ricky, l’uccisione di Ulisse solo per il colore della sua pelle)
e del linguaggio (paiono non esserci sfumature, e più volte ritorna la parola
odio). Non c’è un vero racconto: l’essenza dello spettacolo consiste
proprio nella relazione tra il Maestro e Ricky. Con la promessa che il
ragazzo avrebbe imparato a volare.
Diffidenze,
timori - e poi tenerezza,
solidarietà, fiducia. In forma ondeggiante. Ricky è anche un po’ geloso di
Ulisse - e poi soffrirà per il dolore - del Maestro che, con la morte di quella
specie di figlio, pare non avere più alcun interesse per quanto accade
intorno.
Ricky
si muove con grande libertà, agile, scattante, capace di far ridere in più
occasioni, ma in fondo malinconico, inquieto, incerto. Ancora un tratto di
strada insieme. E poi: il saluto. Ricky dovrà continuare la sua strada da
solo. Resta la memoria, il racconto di quanto è stato. La storia di un’
amicizia, e qualcosa di più. Con la possibilità di farla conoscere a tanti:
con il teatro. Iniziando dal primo esercizio. Chiudere gli occhi, respirare
forte, forte, fare silenzio, sentire il cuore, ricordare il sogno più vero...
"Allora si formerà un grande spazio dentro di voi, un’aria leggera, un
vento. Vi sentirete sollevare. Non tanto però": A 5cm. da terra. Con
tanti applausi da parte del pubblico.
HYSTRIO
A cinque cm da terra
Pier
Giorgio Nosari
A
CINQUE CM DA TERRA, testo e regia di Gianluigi Gherzi. Scene e luci di Paolo
Baroni. Musiche di Leandro Sorrenfino e Sacha Ricci. Costumi di Daniela
Salernitano. Con Stefano Jotti e Emanuele Valenti. Prod. I Teatrini.
«Se
non ti avrò insegnato a volare entro il tuo tredicesimo compleanno, potrai
mozzarmi la testa».
E’
la scommessa estrema di un’educazione “impossibile”, verso un ideale di
umanità realizzata. Il volo diviene la metafora di questo ideale, vira lo
spettacolo in direzione della favola e, al tempo stesso, ne fissa il criterio
estetico, sospeso tra la pesantezza dell’impegno e la leggerezza del sogno,
tra il comico e il lirico, la fabula e il simbolico, il nobile e il volgare.
Sullo
sfondo c’è la vita di strada, una quotidianità di violenza e miseria. Ma
soprattutto c’è un discorso alto sull’educazione, con un rilancio della
posta in gioco che non a caso passa attraverso la diversità dei protagonisti.
L’allievo è uno scugnizzo, il maestro uno zingaro: solo una vita oltre i
margini della “normalità” può rendere possibile l’impossibile. In un
periodo in cui il teatro-ragazzi vive una stasi creativa, con frequenti fughe
nel “buonismo” più edulcorato e nella semplificazione stilistica, questo
spettacolo si assume il rischio di far coesistere lo sguardo bambino con quello
adulto, senza paura di essere crudo ed estremo e senza ricorrere a scorciatoie.
Gherzi,
assistito da una équipe affiatata e ben aderente al progetto, costruisce
una struttura solida ma ricca di aperture, che intesse con leggerezza una fitta
rete di segni e rimandi, al cui interno gli spettatori sono liberi di muoversi e
gli attori di esprimersi. Un piccolo miracolo d’equilibrio.
STRADANOVE , il notiziario digitale 26 marzo 1998
A cinque
centimetri da terra
Comicità e lirismo insieme nell'ultima opera dell'autore-regista
Gianluigi Gherzi e della Compagnia "I Teatrini"