le produzioni delle stagioni precedenti
LO SGUARDO DEL CIELO testo e regia di Giovanna
Facciolo con Tadema De Sarno Prignano, Giulia Pica, Francesca Caracciolo luci di Carmine Pierri
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Non si vedono più le stelle. Ormai
sono anni che il fenomeno si è verificato: il cielo ha chiuso i suoi occhi
sul mondo. Perchè? In un’epoca indefinita, tra l’allarme
generale degli studiosi e la cinica rassegnazione dell’umanità, tre
personaggi disarmati si incontrano al limite del mondo, là dove è possibile
vedere "l’infinito per intero". Tre vite che si incontrano e si
scontrano liberando mancanze, bisogni non detti, paure, sogni e sentimenti
che non trovano posto in un mondo che non guarda più in alto per ritrovare il
proprio significato. Spinti dall’inesauribile bisogno di meraviglia e di
leggerezza, daranno vita a poetici tentativi per ritrovare "lo sguardo
del cielo". Per millenni l’uomo è vissuto in simbiosi
con le stelle che regolavano la sua esistenza e i cicli della sua attività.
Da sempre ha avuto bisogno di scrivere nel cielo storie che, riflettendoli
come in uno specchio, rappresentavano significati profondi della propria
esistenza e dei propri sentimenti. Ma oggi il cielo ha perduto ogni funzione. Sappiamo ancora guardarlo a questo modo? |
temi
prevalenti
Cercare
le stelle, fra i tanti contenuti possibili e leggibili, può significare
innanzitutto ritrovare quell’infanzia che oggi viene sempre più negata
attraverso sia i macroscopici meccanismi di sfruttamento mondiale, sia
attraverso realtà di emarginazione, solitudine, negazione dei bisogni,
deprivazione affettiva che si verificano anche dietro l’angolo di casa nostra.
Le
tre protagoniste sono un po’ personaggi simbolo che si portano dietro realtà
di questo tipo: una vende “lucine” per strada, ma vorrebbe appenderle in
cielo per fare ritornare le stelle; un’altra si è lasciata alle spalle una
guerra dove ha perso tutto, anche le parole; l’altra vive in una condizione di
mancanza d’affetto.
Le
loro mancanze le spingono a cercare ancora quella parte magica, di sogno, di
speranza che le stelle rappresentano, quella parte irrisolta, ma impellente, che
chiede di esistere, e per trovarle queste “stelle” - che se ne sono andate
inorridite per ciò che vedono da lassù - si raccontano l’una all’altra
attraverso i propri modi di essere, opposti, provocatori, ma che le spingono ad
uscire dalla solitudine dei loro drammi.
E
la’ ritrovano la leggerezza dell’infanzia che riesce a trasformare anche le
situazioni più pesanti. E lo faranno “per
tutti, anche per chi non ci riesce più o per chi non ci ha mai provato”.
caratteristiche
teatrali
In
scena c’è un deserto, una radio nascosta tra un cespuglio (che reca notizie
del normale incubo quotidiano dell’infanzia: neoschiavismo nelle fabbriche
dell’Estremo Oriente, la tragedia dei meninos
de rua brasiliani...), qualche tronco abbandonato e un cielo, un cielo
grande, enorme, ma vuoto.
linguaggi
teatrali utilizzati
Teatro
d’attore, pantomima, danza, musica, silenzi, sguardi, smorfie, gioco che
reinventa un cielo scomparso con cui dialogare.
Età
consigliata: 6 - 10 anni
Esigenze tecniche: pedana / palcoscenico 7x7x5 - kw impegnati 20
una recensione recite effettuate i disegni e i commenti dei bambini