Associazione Mangusta

		La Mangusta Movimento d'opinione per l'organizzazione autonoma degli Insegnanti

`Un luogo per il` `confronto delle` `Idee sulla scuola` `di Oggi e di` `Domani`		LA CULTURA AL CREPUSCOLO Manifesto del Movimento di Liberazione della Scuola "La Mangusta" Si è costituito un Movimento di insegnanti che intende innanzitutto denunciare i mortificanti contratti imposti dal sindacato confederale (a cui, purtroppo, si sono accodate sigle fino a ieri autonome) ed inoltre vuole contrastare sul piano culturale l’avvento del ‘nuovo modello’ di scuola. Questo sta già devastando la Cultura e svilendo l’insegnamento attraverso vere e proprie calamità legislative, quali il nuovo esame di stato, l’autonomia scolastica, l’obbligo esteso, la riforma dei cicli e quella degli organi collegiali. Ciò comporterà, tra breve, come corollari inevitabili, l’alleggerimento delle discipline, la svalorizzazione dello studio e del merito, la trasformazione dell’aula in un centro sociale di animazione, dove parcheggiare, intrattenere e ‘accudire’, per lunghi anni e per tante ore, uno studente sempre più costretto e demotivato. Pur nell’amara constatazione del profondo degrado e del progressivo snaturarsi della funzione della scuola, ci conforta almeno sapere che da tempo alcune voci si stanno levando [vedi la breve bibliografia alla fine] per denunciare la situazione. Ciò è necessario, ma tutt’altro che sufficiente: occorre infatti la mobilitazione di quella parte della categoria che, consapevole della sua dignità e del valore della educazione intellettuale, non si rassegna davanti alla barbarie modernista, che la vuole irretire con una burocrazia esponenziale e la vuole frastornare con i ‘novi ludi’ pedagogici. Ciò che andiamo sostenendo infastidirà le orecchie, già abbondantemente pelose, di quanti, attraverso un perdurante bla-bla-bla, sperperano denaro pubblico e lucrano sinecure, gestendo le tematiche di regime quali , per citarne solo alcune, disagio giovanile, ‘cultura’ della parità , ‘cultura’ del diverso, didattica multimediale, didattica dei ‘progetti’, educazione non verbale, educazione multietnica. Intanto da cento tribune non si perde l’occasione per convincere il docente che la sua nuova ‘missione’ consiste nell’adattarsi al ruolo di animatore sottopagato di uno studente, che inebetimento e lusinghe vogliono ridotto a consumatore di stimoli alla moda e di tecnologia avanzata. E’ inoltre facilmente intuibile che, con la messa a punto della cosiddetta autonomia scolastica, l’insegnante italiano non potrà contare nè su una decorosa certezza dell’orario di servizio, nè su programmi di studio definiti chiaramente, nè sulla dignitosa salvaguardia delle sue prerogative di status. Il costume consociativo e ‘comunitario’ (inaugurato con l’ impostazione ideologica dei D.D. del lontano 1974), ricattandolo con la vulgata dei ‘bisogni dell’utente’, della ‘uguaglianza sostanziale’ e della ‘partecipazione democratica’, gli impedirà di agire come cittadino adulto, come individuo pensante e, soprattutto, come uomo di cultura. I RESPONSABILI DI UNA SVENTURA Senza alcuna riserva individuiamo, nel dispotismo della ‘triplice sindacale’, nella legislazione ‘riformista’ e nella pedagogia egemone, i principali responsabili dello stato di consunzione della scuola italiana e dello sconforto di chi vi opera come insegnante. A] Con il recente ignominioso contratto (maggio- agosto 1999), alle umiliazioni economiche e normative di sempre, si sono aggiunti veri e propri affronti alla categoria: per il ‘docens communis’ lo stipendio rimane invariato (ben al di sotto dei livelli europei, e con ‘incentivi’ inferiori a quelli del personale ATA), pochi ‘decennisti di qualità’ otterranno maggiorazioni di stipendio (non definitivi e subordinati a procedure selettive), pochi ‘strumentisti del POF’ godranno di una ‘mancia’, in aggiunta a qualche potere, per i ’volontari kamikaze’ delle ‘aree a rischio’ sono previste varie agevolazioni. Denunciamo la prevaricazione del sindacato confederale, che da sempre opera al di fuori della Costituzione (art. 39), estendendo ‘erga omnes’ i suoi contratti politici. Oggi, poi, stante la ‘contrattualizzazione’ di ogni norma del rapporto di impiego (D.L. 29 del 1993), il sindacato sta mettendo sotto sequestro pattizio il nostro stato giuridico. Eppure non ha nè la personalità giuridica per contrattare, nè una rappresentanza democraticamente espressa per negoziare! Il suo perdurante dispotismo gli consente perfino di ‘blindare’ la contrattazione, potendo contare su una posizione egemonica, garantitagli dai poteri statali. Rendendo insopportabile con i soliti fervorini d’accatto il grigiore (anche linguistico) dei suoi contratti, la "Triplice" si presenta ai docenti nelle vesti di ‘un commissario politico’ dei governi, intento ad ‘educare’ la categoria alle disgraziate innovazioni in atto e in progetto, facendosi allegramente beffe sia degli iscritti, sia, soprattutto, dei non affiliati. Siamo inoltre davanti ad un potere forte e senza controllo che, con la cosiddetta concertazione, si è di fatto insediato nell’esecutivo, dando la baia al legislativo. Mentre recitano lo stucchevole copione della ‘controparte’, CGIL-CISL-UIL gestiscono il presunto consenso delle categorie subalterne verso sprechi, propaganda di regime, vessazione fiscale e neoliberismo selvaggio. B] In campo legislativo sono ormai all’ordine del giorno aberrazioni che rasentano il patologico, le quali, purtroppo, sono accolte da molti colleghi, ora con zelo autolesionista, ora con rassegnata indulgenza, ma raramente con la critica o l’ ironia che meriterebbero: l’esame di stato, capolavoro della burocrazia, dove la ‘cabala’ dei punteggi si applica ai più stravaganti ‘crediti’ ed alle più risibili ‘multidiscipline’, il mito dell’autonomia, che attraverso nugoli di ‘progetti’, sciami di ‘esperti’, proliferare di ‘soviet’, riempirà il vuoto mentale col nulla procedurale, il pluralismo culturale, attraverso il quale la libertà e laicità del sapere verranno inquinate con concessioni ai fondamentalismi nostrani e levantini, l’ ‘apertura al territorio’, che porterà in aula rumore di fondo sociale e proselitismo inedito, asservendo la conoscenza ai cosiddetti ‘nuovi bisogni’, il proliferare di educazioni, che dopo quella alla salute, alla sicurezza e quella stradale, moltiplicheranno ‘pulpiti’, ‘responsabili’ e noia didattica. C] Al grave declino della istituzione scolastica ed al profondo malessere della categoria, fa da riscontro la crescente frustrazione dello studente, che va a scuola sempre più per obbligo e per inerzia. In attesa di un sequestro fino alla maggiore età, nel suo interesse si sta mobilitando da tempo una turba di ‘guru’ della pedagogia che, in qualità di ‘esperti in inezie’, s’affannano con i più fatui accorgimenti per procurare molte eutanasie. Costoro, spinti da furia iconoclasta verso l’alta tradizione della scuola, testimone sempre più scomoda della loro pochezza, ora vagheggiano le solite mode, uggiose ed esterofile (già fallimentari dove e quando nacquero), ora proclamano forme di palingenesi formativa, ammannendo con fraseologia saccente la loro sapienza ‘alla don Ferrante’. Così imperversa, con ciarliera solerzia e stucchevole zelo, un inconfondibile ‘coccodè pedagogico’, tutto teso ad incoraggiare: un modello di scuola autoreferenziale e parassitario, infestata da nuovi organi, quali ‘osservatori , comitati e nuclei’ e da illimitate ingerenze esterne, una cultura ridotta a prescrizioni e stimoli superficiali, corredata da insulsaggini ‘creative’, da transumanze ambientali e dall’ ascolto attonito di ‘esperti’, una pedagogia ‘mimetica e pansofista’ che, tra apologia dell’effimero e mistica del sociale, coniuga azienda e videogioco, filantropia e rituali neotribali, una didattica fatta di ‘progetti’, ‘moduli’ ed ‘agitazione di gruppo’, beverone con cui brindare all’eclisse della figura del docente e dello studio individuale. Dobbiamo impedire che la Cultura superiore, frutto dell’opera dei massimi spiriti e luogo del ‘diverso irriducibile’, venga svilita o addirittura estromessa dalla scuola, ormai sequestrata dai ‘bisogni’ del mercato e delle masse giovanili, del resto sempre più omologate dalla Babele mondiale, turbocapitalista, mediatica e multietnica. OBIETTIVI DELLA MOBILITAZIONE. Il nostro Movimento chiama ad una battaglia che è ad un tempo per la difesa della Cultura, per il decoro della Scuola e per la dignità della Professione. La "Mangusta" si propone di aggregare in un unico fronte di liberazione individui e gruppi associati, che siano decisi a contrastare la ricorrente e distruttiva utopia della ‘riforma globale’ della scuola, con tutte le sue conseguenze nefaste. Riteniamo che il ricorso a scioperi non sia, nell’attuale stato di frammentazione sindacale, un’arma di lotta proponibile, ma un gesto rituale di propaganda per certi sindacati (oltre che uno stupida regalia all’amministrazione). Pensiamo invece che la sacrosanta indignazione verso i contratti impostici e le trovate riformiste, debba condurre ad un lavoro di organizzazione paziente, nella chiarezza dell’analisi e nella fermezza dei propositi. E’ necessario darsi una struttura associativa per informare e mobilitare la categoria, denunciando le assurdità e gli sprechi di ogni tipo, e per informare e sensibilizzare la pubblica opinione su quello che di fatto è già, e diventerà ancora di più, la scuola in Italia. Il proposito di azione e di lotta, che, come promotori, coltiviamo da tempo, è suffragato dalla gravità dell’emergenza e deve tradursi nei seguenti obiettivi: a. denunciare la contrattazione collettiva, in contrasto con l’ Art. 39 della Costituzione (mai attuato, nell’interesse dei ‘sindacati democratici’); b. promuovere un referendum per conquistare un Contratto Separato di Categoria e per istituire un Ordine Professionale degli Insegnanti; c. organizzare l’ autodifesa dei docenti contro prescrizioni di ‘organi ed esperti’, che ledono la libertà di insegnamento (Art. 33 della Costituzione) ; d. informare la cittadinanza sulla condizione di deriva della scuola pubblica, sottraendola alla censura interessata di politici e sindacati ufficiali. Come difensori di una scuola al servizio dell’individuo (ma non a lui asservita), fondata su tradizione, merito e buon senso, al di là delle ormai ’gangliari’ diatribe tra ‘destra’ e ‘sinistra’ e al di là degli interessati sofismi, intesi a foraggiare il privato con trovate ‘liberal’ e a devastare il pubblico con trovate ‘levantine’, dobbiamo contrastare l’arroganza del pregiudizio egualitario. Esso presume che tutti abbiano attitudine agli studi superiori e ad ogni tipo di studio, e considera la selezione dei capaci e meritevoli (sancita dall’Art. 34 della Costituzione) un reato di lesa maestà verso il mito dell’"egalitè e fraternitè". Così, tra l’agitarsi di tanti scaltri ‘sanculotti del sapere’ ed il fervore delle immancabili ‘maestrine dalla penna rossa’, i giovani volenterosi e dalle attitudini diverse saranno ingabbiati in una scuola ‘unitaria e dequalificata’, mentre i demotivati e i disadatti vi saranno contro voglia ‘accuditi’ ed ‘orientati’. All’ insegnante, una volta messe in sordina o eliminate le discipline di studio, sarà attribuito il ruolo di ‘agente sociale’. Una volta impostagli la ‘necessità storica’ di formare o parcheggiare il ‘capitale umano’ per l’economia globale, sarà costretto ad operare in un ambiente sempre più inteso come teatro degli incontri sociali e come luogo di pura comunicazione, irrigidito da manierismi relazionali e intrisstito di spontaneità coatta. La scuola si trasformerà sempre di più in un pernicioso centro di ’cura integrale della persona’, attraverso esperienze socializzanti, gratificanti e dealfabetizzate, e si cercherà di occultare o di mistificare la sua tendenziale funzione di valvola di sfogo per il mercato del lavoro e di occasione per buoni affari dei tanti ‘formatori esterni’, che ormai l’assediano. Allo studente, sequestrato per anni dall’apparato scolastico, sarà imposto (evidentemente per il suo bene!) un corredo di prescrizioni conformi e di atteggiamenti ‘politicamente corretti’, che sostituiranno intelligenza, studio e inclinazioni individuali. La sempre più lunga giornata scolastica verrà scandita da attività della massima insignificanza, ma, nel complesso, divertenti, variegate e sicuramente multimediali. Non si tratterà più di trasmettere il sapere, offrendo ai giovani conoscenze solide e strumenti intellettuali critici (come recita ancora pateticamente il T.U. del 1994), quanto di affrontare ‘più urgenti’ incombenze umanitarie: interagire con l’ambiente, raccogliere i bisogni, integrare i diversi, gestire il disagio e aprirsi alle altre ‘culture’. Ovviamente l’ "eurodiploma", reso quasi obbligatorio, subirà inflazioni terzomondiste, e rimarrà l’insegna di una frode, consumata con complice dissennatezza. Intanto per benestanti e ‘introdotti’ esisteranno sempre le scorciatoie all’italiana. PICCOLA BIBLIOGRAFIA. Concludiamo segnalando alcuni testi emblematici scritti di recente, che denunciano il degrado della scuola e il disagio degli insegnanti, e vogliono difendere la tradizione italiana, sia della cultura umanistica (vuoi scientifica, vuoi letteraria), sia del nostro sistema di istruzione, sensatamente non unitario, ma distinto per gradi e per ordini separati di scuole. Tradizione che non può essere irresponsabilmente sacrificata alla cosiddetta ‘cultura europea’, questa chimera che si vorrebbe nata spontaneamente da una artificiosa ed assolutista aggregazione geoeconomica. GIULIO FERRONI - "La scuola sospesa" - Ed. Einaudi (1997) [analisi storica e critica della mania riformista e del pedagogismo] GIOVANNI PACCHIANO - "Di scuola si muore" - Ed. Feltrinelli (1998) [ vivida denuncia della situazione della scuola secondaria superiore] FRANCESCA GIUSTI - "Lettera di una professoressa" - Ed. Donzelli (1998) [ risposta al quasi omonimo ed infelice libello degli anni sessanta ] LUCIO RUSSO - "Segmenti e bastoncini" - Ed.Feltrinelli (1998) [critica delle riforme dal punto di vista dell’ insegnamento scientifico] FABRIZIO POLACCO - "La cultura a picco" - Ed. Marsilio (1998) [analisi del danno che le riforme arrecheranno alla cultura letteraria] DUE DOMANDE, CERTAMENTE INDISCRETE: DEVASTARE L’ ISTRUZIONE PUBBLICA CON TROVATE ‘LIBERAL’ (VEDI AUTONOMIA) E ‘COERCITIVE’ (VEDI OBBLIGO ESTESO), TRASFORMANDO LA SCUOLA MEDIA INFERIORE IN UN CENTRO DI ORIENTAMENTO PER ANALFABETI E LA SCUOLA MEDIA SUPERIORE IN UN ‘PARCHEGGIO HAPPENING’ PER SPOSTATI, CUI PRODEST? SFIGURARE LA CULTURA IN FORME LUDICHE E SOCIALIZZANTI, INTRISTIRE LA DIDATTICA CON ‘SOVIET’ E METODI ‘OGGETTIVI’, TRAMUTARE GLI INSEGNANTI IN TRAVET ED INTRATTENITORI, AL SERVIZIO DEI BISOGNI ATTRIBUITI AL CLIENTE - STUDENTE E SOTTO LA GUIDA DI PSEUDO MANAGER DI FINTE AZIENDE, CUI PRODEST? .... ED ALCUNE PROPOSTE LIBERATORIE: ELIMINIAMO ELEZIONI, RAPPRESENTANTI ED ‘ORGANI’ FITTIZI, TOGLIAMO LA PANTOLOGIA DA SCUOLA ELEMENTARE E MEDIA, LOTTIAMO CONTRO UNA SUPERIORE UNITARIA E OBBLIGATORIA, RIDUCIAMO LE DISCIPLINE E LA DURATA DEL TEMPO - SCUOLA FONDIAMO LA DIDATTICA SUL DOCENTE E SUL PROGRAMMA, CONTRASTIAMO LA PROLIFERAZIONE DI SOSTEGNI E RECUPERI, VALORIZZIAMO MERITO E IMPEGNO, CON UNA SANA SELEZIONE.