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Ufficio Servizi Culturali del Comune di Mammola
Arte e cultura
I personaggi
 
GIUSEPPE ANTONIO ALBANESE (1813 - 1883)
Di M. Caterina Mammola
 
G. A. Albanese appartiene alla nutrita schiera di patrioti risorgimentali e pensatori che, per affermare le proprie idee e la dignità del proprio autonomo sentire, ebbero a soffrire carcere e ristrettezze economiche. Figlio di umili e onesti contadini, fu avviato agli studi, divenne sacerdote: fiamma di pura fede e di etica di vita che non abbandonò mai, anche quando per la sua concezione, che non ammetteva il potere temporale dei Papi, fu sospeso "a divinis". Si appassionò agli studi filosofici e letterari, conseguì la laurea all'Università di Napoli.
I fermenti sociali e politici che culminarono con i moti del 1848, lo ebbero a protagonista di quelle vicende che, iniziate sotto l'ègida dei Martiri di Gerace, si protrassero per parecchi anni fino all'attuazione dell' unità d' Italia. Fu educatore e insegnante di parecchi di quei giovani che sognavano nella Locride il rinnovamento dell 'Italia e lottavano contro i sistemi oppressivi del governo borbonico; e lui stesso fu animatore della rivincita, finita purtroppo con la condanna a morte di Francesco Ferrari di Mammola e al carcere di molti altri, tra cui pure l' Albanese degli anticodini, degli eredi di Pietro Giannone e di Vincenzo Cuoco che si pronunciavano ormai apertamente contro l'assolutismo monarchico del Re di Napoli.
Il primo Consiglio provinciale di Reggio Calabria, nel 1861, formato in seguito a libere elezioni, lo ebbe tra i suoi componenti per il Mandamento di Mammola; è vi partecipò dignitosamente, perche sincero era il suo desiderio di trasformare le strutture arretrate dei servizi civili, in modo che le popolazioni dei vari paesi traessero vantaggi e nuove prospettive; si adoperò per la costruzione di strade, di scuole. Ma dovette abbandonare l' incarico, per gravi motivi, che lui però non espose dettagliatamente nella lettera di dimissione: primo, la sua dirittura morale che non gli permetteva di occupare uno scanno di consigliere -da prete spretato qual era - e sappiamo anche che per questo motivo rifiutò la cattedra d'insegnamento presso il Liceo Campanella di Reggio Calabria;
secondo, per le ristrettezze economiche che non gli consentivano di dedicarsi in pieno all'attività politica in quei tempi in cui, dopo un iniziale sbandamento delle forze conservatrici e dominanti economicamente, riuscirono a riprendere il potere per lo più quelli che godevano di un alto censo. Il diniego alle cariche politiche favorì 1 'impegno all 'attività saggistica e professionale.
Tra le opere a noi pervenute emerge il saggio ontologico Dell'Idea e dell'Essere, dove, analizzando il pensiero di altri filosofi, anche degli Idealisti, di Rosmini e Gioberti, con un linguaggio efficace e piacevole, formula una sua concezione che culmina -per dirla con le sue stesse parole -nel pensiero che "l'uomo pensa e il termine del suo pensiero è l'Essere". Espressione bellissima che indica la centralità insita in ognuno di noi nel rapporto finito-Infinito, individuo-Assoluto, coscienza di sè-ricerca dell'Eterno.
L 'Albanese non si sofferma solo sull'analisi ontologica, ma esamina il problema gnoseologico formulando una teoria interessante sotto il profilo semiologico; nell'ultimo capitolo espone il suo pensiero sull 'Italia giustamente unita, sul valore storico-sociale della letteratura e della lingua italiana. Era un ammiratore di Dante e della Divina Commedia,. su di lui scrisse un saggio, pure inedito.
Uscirono, stampati, alcuni suoi discorsi e prediche, espressione viva di qualità oratorie e di erudizione che utilizzarono altri predicatori dopo di lui. Invece le opere letterarie e filosofiche non potè pubblicarle: preferiva comprare le altrui opere. senza spendere per stampare le proprie. La sua biblioteca, frutto di sacrifici e di amore per lo studio, la lasciò in dotazione al Comune di Mammola, a beneficio di tutti i poveri che volessero istruirsi: segno di dedizione al prossimo, di un cristianesimo operante e non artefatto.
 
 

 

 
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